PERLE DI COVID, DI GUERRA E DI…SAN REMO!

BUONGIORNO! NON NE AZZECCANO UNA…AMMESSO CHE NE ABBIANO MAI AZZECCATO! SIGNORI: A VOI LE “VIROSTAR” MADE IN ITALY… Il pezzo di oggi procede poi con un articolo mutuato da “donchisciotte.org” di Belisario sui continui disastri del governo della “balilla”. Poi ancora un video su quanto ci costa la guerra NATO in Ucraina, seguito da un articolo sulla corruzione endemica in quel paese, mutuato da “ByoBlu24” . Un ultima notizia: Zelenskyj non sarà a San Remo; motivo? Ingaggiato come comico…pretendeva di fare il politico-statista!

 

I SALTI DELLA QUAGLIA DI GIORGIA E GUIDO

   crosetto_meloni-2                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         Di Belisario per ComeDonChisciotte.org

C’è sempre uno scarto, più o meno ampio, tra i programmi politici elettorali e quelli che poi vengono effettivamente realizzati una volta al Governo. In una certa misura, lo scarto è fisiologico, in quanto corrispondente alla naturale differenza tra il dire ed il fare. Ma ultimamente nella politica contemporanea abbiamo assistito molto frequentemente al triste spettacolo dei cd “salti della quaglia”, ossia di leaders e partiti politici che una volta al Governo, sorprendono i relativi elettori con drastiche marcie indietro, fino a politiche di segno opposto a quelle dichiarate, o comunque preventivate dagli elettori.

Un caso lampante di “salto della quaglia” fu quello di Alexis Tsipras in Grecia: fu eletto Primo Ministro nel 2015 da una alleanza tra estrema sinistra e destra nazionalista, sul collante della ferma opposizione alle condizioni imposte alla Grecia da Commissione UE, BCE e FMI. Condizione rifiutate dal 61,3% degli elettori nello specifico referendum nazionale del 27 giugno 2015. Alla faccia di tutto cio’, il 13 luglio 2015 – due settimane dopo il voto referendario – Alex Tsipras accettò il micidiale pacchetto imposto dalla cd Trojka, riuscendo ad ottenerne l’approvazione parlamentare solo grazie al ricorso ai voti dell’opposizione europeista, sconfitta sia alle elezioni politiche che nel referendum.

Altro lampante “salto della quaglia” fu quello della politica energetica e fiscale di Boris Johnston nella GB. Dopo aver condotto con successo le fasi più importanti e decisive della Brexit, Boris impose al Paese la follia iperecologista – fondata sulla favola del global warming causato dalle attività umane – del “carbon free” entro il 2025, obbligando i contribuenti britannici a sussidiare pesantemente le “fonti verdi”, ed al tempo stesso a strapagare le bollette energetiche tradizionali.

Milioni di Britannici – cittadini e imprese – si sono improvvisamente trovati con bollette raddoppiate o triplicate – attenzione, prima della guerra russo-ucraina! Come se avessero votato per la nota ragazzina svedese! E come se non bastasse, Johnston ha poi aggiunto la famigerata “payroll tax” di qualche punto percentuale su tutti gli stipendi.

A fronte del calo vertiginoso del consenso, il partito conservatore britannico si è quindi posto il problema di come levare di torno Boris senza perdere la faccia. Con la consueta ipocrisia – tanto estrema quanto la sessuofobia dell’epoca vittoriana – è quindi partita la campagna sui parties a Downing Street, che milioni di imbecilli worldwide si sono bevuti…”ehhh, la democrazia britannica”…”ehh, loro si che rispettano le regole”.

Campagna che ricorda la dichiarazione di guerra alla Germania del 5 agosto 1914, asseritamente “per tutelare la neutralita’ del Belgio”. Nessuno storico anglosassone, neanche il più bugiardo, ha mai avuto il coraggio di negare che la GB sarebbe comunque entrata in guerra.

Diciamolo chiaro, lo spettacolo dei “salti della quaglia” greco e britannico avevano in qualche modo migliorato, meramente “al contrario”, il giudizio sul teatrino politico italiano: da decenni, in Italia – la patria di un autentico caposcuola in materia, Pietro Badoglio – non si vedevano “numeri acrobatici” del genere.

Ma il sollievo è purtroppo durato molto poco.

La maggior parte degli elettori che hanno votato per il centrodestra aveva richiesto, in estrema sintesi: a) la fine dell’immigrazione clandestina; b) l’avvio di una politica fermamente negoziale di protezione degli interessi nazionali nei confronti della Commissione UE; c l’inversione di una politica fiscale sempre più oppressiva, in particolare nei confronti delle classi medie.

Nemmeno dopo qualche mese, i tre sopradescritti capisaldi delle aspettative degli elettori sono stati già letteralmente demoliti, uno per uno: “più veloce della luce”, sembra il motto.

Quasi nessuno si era atteso che il numero degli immigrati clandestini sarebbe aumentato, non diminuito, dopo solo qualche mese di governo della Cinderella nazionale. Eppure, è proprio quello che è successo. Ma in cambio abbiamo avuto lo spettacolo di una bella rissa con la Francia…….d’altronde, non c’eravamo qualificati ai Mondiali, e bisognava offrire un qualche surrogato……….

Non solo: la Cinderella della Garbatella (come resistere alla rima?) si appresta a ratificare il MES, ossia il definitivo cappio al collo della sovranità italiana, come sa chiunque sia familiare con i relativi meccanismi. Alla prossima crisi finanziaria europea – c’è per caso qualcuno che dubita che prima o poi arriverà? – ci troveremo letteralmente con le spalle al muro: un comitato bancario privato lussemburghese, di fatto extraterritoriale e non ricorribile, potrà perfino espropriare o congelare i depositi bancari degli Italiani – modello Argentina!

Ed infine, niente nuove tasse, ma decine di milioni di pensioni appena decenti non sono state adeguate ad un inflazione vicina al 10%, fatto equivalente sotto ogni profilo ad una nuova tassa sul reddito delle classi medie e – attenzione – perfino medio-basse. Ovvio l’intento di sottrarre la marea dei redditi bassi e/o sussidiati al voto di PD e 5Stelle.

dulcis in fundo, è arrivato il rifiuto di tagliare le tasse sulla benzina, nonostante il relativo prezzo abbia una esponenziale valenza inflazionistica letteralmente su tutto. Ed anche la guerra contro l’anello di gran lunga più debole della complessa catena del prezzo della benzina (produttori, trasportatori, raffinatori, grossisti e dettaglianti), ossia i benzinai, che hanno un utile medio di 3 centesimi al litro.

Complimenti, Giorgia! “Più’ veloce della luce!” E tralasciamo l’incessante fornitura di armi all’Ucraina, solo perchè promessa preannunciata nei programmi elettorali e – questa si! – rigorosamente mantenuta.

Lo sgomento tra le file degli elettori del centrodestra sta aumentando ogni giorno. La presa in giro della Cinderella della Garbatella, spalleggiata dal Gigante Buono di Cuneo, é esponenziale.

E’ ormai chiaro come la luce che al duo interessava una sola cosa: il potere individuale, che viene evidentemente anni luce prima degli interessi del Paese. Quello che al duo interessa, è solo dimostrarsi affidabile all’oligarchia delle lobbies politiche, economiche e finanziarie di Washington, Bruxelles e Francoforte. Un altro “salto della quaglia”, e fine del discorso.

Non è sempre così! Va detto, lo scarto tra quello che Conte ed i 5Stelle avevano preannunciato nella piattaforma elettorale e quello che hanno effettivamente realizzato una volta al Governo è stato infinitamente minore di quello offerto dalla Cinderella della Garbatella e dal Gigante Buono di Cuneo. E tra poco, al festival di Sanremo, toccheremo il fondo demagogico della comparsa del Presidente ucraino Zelensky. Gli era andata male per la cerimonia della consegna degli Oscar negli USA ma, apparentemente grazie ad una nullità di presentatore televisivo della RAI – in Italia l’ha spuntata.

Manovra degna dell’ Istituto Luce del ventennio, ma nessuno lo dice: che strano, proprio l’unica volta che il paragone calza!

 

UCRAINA, ANCORA CAMBIAMENTI NEL GOVERNO IN PREDA ALLA CORRUZIONE

Continua l’instabilità nel governo dell’Ucraina, causata principalmente da una corruzione elevata, radicata e tuttora presente nel Paese. Il prossimo a essere messo alla porta sarà il ministro della Difesa, Oleksii Reznikov, che potrebbe rientrare in un altro ministero.

Il cambio potrebbe avvenire nelle prossime settimane, come ha annunciato Davyd Arachamija, capogruppo del partito Servitore del popolo, fondato dall’attuale presidente Zelenskyj.

Prima andranno infatti nominati i capi del Ministero degli Affari interni e del Servizio di sicurezza, perché il governo ucraino, sostenuto ampiamente dall’Occidente nel conflitto con la Russia, vive però settimane confuse tra corruzione e avvicendamenti.

Al posto di Reznikov, che ha recentemente escluso la possibilità di utilizzare armi a lungo raggio degli Stati Uniti per colpire la Russia, dovrebbe essere nominato Kyrylo Budanov, capo dell’agenzia di intelligence militare.

Le fatture del Ministero della Difesa

Reznikov paga lo scandalo che aveva visto coinvolto in particolare il suo ex vice Shapovalovarrestato nelle scorse settimane perché ritenuto responsabile dell’acquisto di cibo per i soldati a prezzi tre volte superiori, peraltro da un’azienda già entrata nel mirino per avere presentato false documentazioni.

Non solo: l’ex vicedirettore del Dipartimento degli appalti statali del Ministero della Difesa, Bohdan Khmelnytskyi, è accusato di appropriazione indebita di fondi statali dopo l’acquisto di giubbotti antiproiettile considerati di bassa qualità.

Arresti e sostituzioni

Oltre ai nomi già citati, in Ucraina era stato arrestato il viceministro delle Infrastrutture, Vasyl Lozynskyi, accusato di aver intascato una tangente da 400mila dollari per l’importazione di generatori, dando vantaggi a un’azienda.

Tra dimissioni e rimozioni, erano invece andati via i ministri dell’Industria Strategica e dello Sport, il vicecapo dell’Ufficio di presidenza e il sostituto procuratore generale. E pure i capi del Ministero degli Affari interni e del Servizio di sicurezza saranno sostituiti questa settimana con nuove nomine.

Epurazioni, ma la strada è lunga

Dietro il repulisti deciso dal quasi sanremese Volodymyr Zelenskyj, ci sarebbero le pressioni dei veri padroni dell’Ucraina, ovvero gli Stati Uniti. Washington dà infatti parecchi miliardi al suo braccio armato in chiave anti russa, utilizzati però in modo discutibile da corrotti veri o presunti del governo guidato dall’ex attore comico.

Peraltro, per entrare nell’Unione europea, come è stato già previsto alcuni anni fa e confermato dalla candidatura ufficiale, l’Ucraina dovrebbe rispettare determinati parametri, tra cui appunto un livello di corruzione basso che, almeno per il momento, non c’è.

Ma in Europa si fa finta di nulla, continuando a finanziare un Paese che veniva definito “il più corrotto d’Europa” e che veniva deriso per il suo presidente ex attore comico, oggi idolatrato da politici e direttori artistici nostrani.