ARMAMENTI INVECE DI OSPEDALI! CHISSA’ SE LA TAC SI POTRA FARE IN UN CARRARMATO…

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BUONGIORNO E BUON INIZIO DI SETTIMANA. Questo paese si è ridotto, sicuramente nelle sue istituzioni, e nei mezzi di comunicazione, ad un covo di guerafondai ad oltranza! I “telelacchèscribacchinidiregime”, svolgono il ruolo di diffondere il verbo, e nel farlo, calpestano la verità facendo violenza sulle loro coscienze (ammesso che ne siano dotati), Non posso immaginare che non conoscono la verità; ma un redivivo Paul Joseph Goebbels, (in foto) il fu ministro della propaganda di Hitler, evidentemente li obbliga al loro ruolo di disinformatori di regime, anche dall’oltretomba! Ha ragione Mattarella che il “Terzo Reich” è ritornato redivivo; solo che ha sbagliato a collocarlo in Russia; mentre la sua nuova collocazione è in UE e nel nostro paese! Sabato scorso il popolo bue, si è ritrovato per manifestare a favore delle armi e della guerra contro la Russia, tramite gli ucraini, destinati al ruolo di carne da macello! Quello stesso popolo bue (per fortuna non molti a giudicare dal flop della manifestazione,  nonostante il 99% del parlamento, dei sindacati, delle associazioni varie, inclusi i pacifisti cattolici, si siano mobilitati per trascinarli in piazza); che poi reclama investimenti nelle varie priorità del paese: sanità scuole, ricerca sostegno alle famiglie, lo sa che spendendo la nostra ipotetica quota di 800 miliardi di euro in armi, per il resto il piatto è vuoto? Chissà se qualcuno dei presenti in quella piazza, si sia mai chiesto veramente come tutto è incominciato… aldilà del piatto confezionato e diffuso dai piazzisti telegenici, avranno mai provato a cercare informazioni diverse dal cantico ufficiale?La risposta è no…a quanto pare. Io, con questo blog, sono oltre 5 anni che lotto per portare altre verità su quello che realmente è accaduto ed accade ogni giorno; a decorrere dalla fantapandemia, progetto NATO per educare le masse ad essere docili ed obbedienti, l’informazione pubblica diventa  corrotta e servile: molto più del solito; ha rinnegato il suo ruolo di informare, abbracciando, per opportune convenienze, il ruolo di diffusori di balle di stato! Personalmente, ho più volte pubblicato il video che ritorno a proporre oggi…ma a giudicare da quanti realmente lo abbiano visto, mi sento esattamente come il cristo dei cristiani: un predicatore nel deserto! Ma non mollo. Oggi rinnovo l’invito a guardare il documentario di Massimo Mazzucco… e se trovate la forza di farlo, non so in quanti, rimarranno poi, a  bersi la novena di regime. 

 

 

IL MONDO CAMBIA…TORNANDO INDIETRO!

BUONGIORNO! Oggi nel blog pubblichiamo tre post a seguire; l’attualità corre; ed inseguirla diventa sempre più arduo… riuscire a pubblicare; a mettere su carta il proprio pensiero e le proprie idee mi diventa sempre più dura! Ma la voglia di lottare…di contrastare in qualche modo la deriva autoritaria in cui ci stanno infilando, e cominciata con la fanta pandemia, che possiamo definire fase uno per portare le masse ad essere docili ed obbedienti, rimane intatta. In altri tempi lo avrei fatto con un mitra tra le mani… oggi ho tra le mani solo una penna per combattere e lo faccio… chissà, magari la “trojana tedesca” (nel senso che ha di sicuro origini da Troja, riferito alla città) domani stanzia qualche milione di euro e arma pure me…                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         12 Marzo 2025 18:00 Angela Fais su  “l’Antidiplomatico”

 La ‘sedo-analgesia’ con cui ci tengono in ostaggio

720x410c50                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Dalla pandemia al riarmo europeo. Come il sistema neo-liberale riesce ad anestetizzare le masse?

Davanti al piano di riarmo da 800miliardi di euro c’è chi definendolo “solo un primo passo”, rilancia e chiede “l’esercito europeo”. D’altronde “la pace è forza” gli fa eco, pronta, la Von Der Lyen. Così attraverso un teatrino di rilanci compulsivi si arriva nel giro di poche ore alla proposta del Ministero dell’economia di un piano di mobilitazione il cui scopo è coinvolgere l’industria privata, sfruttando le garanzie pubbliche (leggi: soldi dei cittadini dal momento che non ci saranno sovvenzioni dell’ Europa). Già Mussolini: “ Il nostro piano economico è dominato da una premessa: la ineluttabilità della guerra”. Un brutto déjà vu? Proprio così. Tra gli anni ’20 e il ’33 Krupp imposta di sua iniziativa il riarmo della Germania, e insieme a Thyssen (Thyssen & Krupp vi dice qualcosa?) e molti altri industriali decidono di finanziare la prima “milizia totalitaria” e la campagna elettorale dei nazisti. In Italia gli industriali e gli agrari della Valle Padana finanziano i Fasci di combattimento e Mussolini dichiara che lo Stato è incapace di gestire i publici servizi. Così industriali e banchieri ‘sponsorizzano’ la guerra: “20 milioni li dà l’Associazione Bancaria, 15 il gruppo massone di Cesare Goldmann, altri la Confindustria e i signori della carta, della gomma, dell’elettricità”, come racconta Giorgio Bocca in uno dei suoi primi libri.

Il sospetto che l’Europa sia in mano a un manipolo di psicopatici, guerrafondai senza scrupoli acquista sempre maggiore concretezza. Eppure nè a seguito di questo sospetto né a seguito del dejavu, né di fronte alle ripetute violazioni dello Stato di diritto e agli strappi alla Carta Costituzionale segue mai un’ autentica contestazione. Al massimo si levano singole voci, più o meno autorevoli cui non fa mai seguito una forma di protesta strutturata e condivisa che arriva a infiammare la comunità. Oggi “partono tutti incendiari e fieri ma quando arrivano sono tutti pompieri”, per cui al massimo si condivide un post sui social. Questo il gesto rivoluzionario più estremo: “L’ho postato su X”. Viviamo un’atmosfera ovattata in cui ciò che accade pare non ci riguardi mai da vicino. Neppure quando le restrizioni delle libertà sono state drammaticamente limitanti, come è occorso durante la pandemia. Un’anestesia generalizzata ci tiene in ostaggio. Non una narcosi vera e propria ma quel genere di anestesia che in chirurgia viene denominata ‘sedo-analgesia’, per cui si versa in uno stato soporoso in cui si è coscienti ma non del tutto, in cui non si connettono più i fatti e le loro concause; determinando così la accettazione incondizionata di tutto ciò che accade. Trionfo del torpore e glorificazione dell’ottundimento. A riprova di ciò il forte incremento di analgesici oppioidi e l’allarme degli esperti preoccupati dall’abuso e dal misuso che  determina una vera e propria dipendenza psicologica. Si riscontra infatti una consistente percentuale di consumo anche in assenza di prescrizione medica grazie alla loro semplice reperibilità.

Molto interessante è considerare l’inquietudine che sopravvive alla anestesia e le modalità in cui questa viene lavorata dal sistema, anche presso il cosiddetto “ mondo del dissenso” che la inscrive e la incornicia, neutralizzandola, attraverso tutta una serie di concetti che di fatto altro non fanno che depotenziarla.
Soggiogati dalla psicologia positiva, sembra si debba rispondere all’imperativo categorico del benessere a tutti i costi. Si pensi ad esempio che gli psichiatri americani che hanno curato il DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) nella sua quinta edizione, hanno inserito il lutto in una precisa categoria diagnostica, qualora persistano ancora “sintomi” dopo 12 mesi. Il ‘disturbo da lutto persistente e prolungato’  è descritto come l’incapacità di superare il dolore per la morte della persona cara, sofferenza accompagnata da pensieri fissi e ricordi della persona morta avuti quasi ogni giorno dal momento della sua morte. Una condizione universale che riguarda tutti gli esseri umani da che mondo è mondo, viene medicalizzata e patologizzata come ostativa al funzionamento sociale del soggetto.

Oggi assistiamo infatti alla psicologizzazione di ogni forma di analisi: tutto viene interpretato come caratteristica del sentire individuale, come ‘crescita personale’. Se il lavoro è fonte di sofferenza non si fa un’analisi politica, al massimo si fa un pò di Mindfulness, si lavora su sé stessi. Mettendo così a punto e affinando di continuo nuove tecniche di adattamento. Ed ecco che qui entra in gioco un concetto cardine: quello di ‘resilienza’. Mutuato dalla fisica dei materiali, il concetto di resilienza implica una reificazione dell’esistenza. Già di per sé questa analogia con materiali inorganici è rivelatrice della reificazione che ‘gli eroici animi dei resilienti’ subiscono. C’è un’ambiguità di fondo nel concetto di resilienza: assorbire lo shock, adattarsi e infine accettare. Accettare le determinazioni politiche.

L’adattamento è un valore neoliberale. Le vite individuali devono adattarsi e così essere normate, normalizzate. Secondo la definizione di un teorico ordo-liberale governare oggi è una “tecnica di influenzamento, di conduzione come sistema dolce di ricompense e punizioni”. Si governa attraverso la libertà: il governato è condotto a far qualcosa, non è costretto. Nella Governamentalità neoliberale manca la dimensione coercitiva del potere; anzi fare in modo che ci sia la libertà è lo strumento per mezzo del quale si impegnano i comportamenti, il mezzo attraverso il quale vengono disciplinati gli individui. Il potere per funzionare nel neoliberismo ha bisogno di creare alcune libertà presso coloro sui quali si esercita, diversamente sarebbe solo violenza. Ecco a quale idea di potere è funzionale il concetto di ‘Resilienza’, che si rivela il grande anestetico prescritto dal sistema neoliberista, che di dispositivo in dispositivo piega la protesta e dalla piazza la porta in consulenza dal coach.

Stabilito che il potere non è una cosa ma si trasferisce come un meccanismo, Foucault  parla di ‘diffusività del potere’ che si snoda in una catena infinita di rapporti, suscitando una serie di dispositivi molto diversi tra loro che rendono maggiormente invasivo il suo esercizio. Per intenderci il Green pass era un dispositivo.

In quest’ottica sia la psicologia positiva, sia il coaching, ma anche i vari guru e facilitatori che colorano la caleidoscopica galassia della new age, abbracciando gli alberi mentre fanno ‘lievitare le coscienze’, possono essere equiparati a dispositivi neoliberali che disinnescano e spengono ogni fermento di protesta sociale, riconducendo tutto alla dimensione individuale. Si sottrae così la protesta alla socialità, la si porta lontano dalle piazze. Si ortopedizzano protesta e malcontento che vengono declinati unicamente nella dimensione angusta dell’ego. Grazie anche alle “buone pratiche ” che ormai debordano la dimensione psicologico-esistenziale per diventare diktat anche a livello sociale e politico, vedi gli inviti a stili di vita sostenibili generati dal capitalismo woke.

Si colga l’importante cambio di paradigma per cui “il potere non è più trionfante ma sospettoso e modesto se confrontato ai rituali maestosi della Sovranità”, scriveva Foucault. I dominati non sanno più di esserlo perché “il potere non incatena più le forze ma cerca di piegarle”. Finchè può cerca di piegarle. Sinora il neoliberismo infatti ha agito in una dimensione seduttiva e ha articolato il potere tramite una serie di dispositivi ben congegnati. Però se in una Europa ormai al collasso, le masse portate al culmine dall’ esasperazione e dall’ inflazione, da povertà e guerre, torneranno a protestare e a riempire le piazze, allora cosa farà? A giudicare dai fatti in Romania e dalle manifestazioni pro-Palestina represse con estrema violenza dalla polizia in Germania, aspettiamoci l’annientamento brutale e violento tipico di ogni regime totalitario. E’ proprio lì infatti che il neoliberismo mostra il suo volto più autentico, per cui è lecito chiedersi se non sia forse proprio in vista di un duro scopo repressivo che oggi si pensa alla creazione di un esercito europeo.

Angela Fais

Angela Fais

Laureata in filosofia del linguaggio alla Sapienza di Roma e Dottoressa in psicologia scrive per varie riviste e collabora con l’Antidiplomatico

15 marzo c.a. In piazza scendono i sette nani al canto di “andiam andiam, andiamo a guerreggiar”Ma Biancaneve ci saràà?

BUONGIORNO! Oggi; in questo paese, si è “risvegliata” la voglia di guerra; si è arrivato all’assurdo di marciare per la guerra…neanche nostra, poi. L’accozzaglia messa insieme da un certo Michele Serra, di professione “ex satiro antisistema, divenuto buffone alla corte del potere”, ha comunque un merito: smascherare gli ipocriti che ogni giorno affondano l’Italia per consegnarla poi nelle mani dei mandanti! In piazza tutta, quello che prima era la sinistra progressista che per un ventennio ha illuso il paese ed il popolo, di poter prendere fra le mani il proprio destino, è stata fagocitata sino a diventare loro i tentacoli del potere! Chi l’avrebbe detto qualche decennio fa, che i “comunisti sarebbero morti democristiani”! E’ successo. In questo post proponiamo la lettura di un ampio stralcio di Agata Iacono, edito su “l’Antidiplomatico”, ed un video del prof. Frajese, sul tema, e mutuato da RadioRadio, visibile nel post successivo assieme ad altri due.

 

“Non saliremo sul carro (armato) della guerra imperialista”: le prime defezioni alla manifestazione di Repubblica del 15 marzo

 

“Parafrasando una felice espressione della contro-manifestazione indetta il 15 marzo a piazza Barberini a Roma, “l’effetto serra” nuoce gravemente alle maschere della sedicente sinistra.

A dire la verità, queste maschere sono già cadute da tempo, ma in modo graduale, quasi omertoso e distopico, ma non tutte insieme.
La partecipazione entusiasta alla manifestazione per armare l’Europa, (con distinguo chimerici ridicoli ), equivale ad una bomba (tanto per essere in tema).

Il collante sembra essere l’antitrumpismo, perché Trump è “di destra”.

Trump distrugge come un elefante in una cristalleria tutta la patina di falso buonismo dem della cultura woke, falsamente di sinistra , falsamente ecologica, falsamente paladina dei deboli (leggasi donne islamiche, migranti, transessuali) e altrettanto indifferente per i diritti economici e sociali.

Forse non è peregrina l’ipotesi che, in effetti, non è la guerra combattuta quella che i “Serrapiattisti’ (altra felice definizione, di Pino Cabras)

vogliono.

Anche perché sarebbero imbecilli, pazzi furiosi, se pensassero tutti di poter sconfiggere la Russia, visto che quest’ultima non ha alcun interesse a voler invadere questo pastrocchio di vecchia europa affetta da demenza senile.

Quindi?

Ricordate la terminologia del periodo covid?

Nemico, coprifuoco, app di tracciamento, lasciapassare…

Cioè controllo.

È questo il controllo, già sperimentato con la paura, il terrorismo mediatico, l’isolamento e la criminalizzazione dei portatori di pensiero autonomo, lo scopo della militarizzazione?Un’Europa che ha perso tutti i treni della Storia, dalla possibilità di essere mediatore di Pace alla capacità di dialogare con il mondo multipolare dei BRICS, abbandonata anche dagli USA, non può che andare incontro ad un declino epocale accelerato.

Quindi, ha bisogno di una organizzazione militare, repressiva, emergenziale e di estremo controllo per affrontare le inevitabili manifestazioni di rivolta sociale.

È un’Europa che non fa più neppure finta di essere democratica, che decide il riarmo senza consultare il parlamento e disconosce le elezioni nazionali se non sono funzionali alla narrazione, impedendo addirittura a Georgescu di ricandidarsi.

Le contraddizioni scoppiano proprio per la Serrata di Via Solferino : PD, CGIL e persino ANPI aderiscono al progetto di militarizzazione del piano di repressione e controllo.

Il re è nudo e qualcuno osa ormai gridarlo alla folla.

Sono queste prese di posizione che “spaccano”, più di qualsiasi contro manifestazione.

Sì susseguono le prese di distanza e credo che sia opportuno dare loro voce.

“NON SALIREMO SUL CARRO (ARMATO) DELLA GUERRA IMPERIALISTA”

Abbiamo letto con stupore e rammarico il recente comunicato della segreteria nazionale ANPI circa la manifestazione lanciata per il 15 marzo dal giornalista Michele Serra.

Nel testo si ribadisce (correttamente) che l’ANPI è contraria al piano ReArm, ma allo stesso tempo si dichiara la partecipazione di delegazioni territoriali alla manifestazione.
Crediamo sia un errore grave che potrebbe avere ripercussioni importanti sia per la popolazione in generale sia per la vita della nostra stessa associazione.

Innanzitutto non si può dichiararsi contro il piano di guerra e allo stesso tempo aderire
alla piazza per sostenerlo. Una evidente contraddizione che non è passata inosservata. Nelle ultime ore la pagina nazionale dell’ANPI è inondata di proteste degli iscritti che non hanno condiviso la scelta della Segreteria e che minacciano seriamente di lasciare l’Associazione.

La manifestazione lanciata da Michele Serra è una “chiamata alle armi” a danno dei popoli – dall’inizio della guerra sono quasi 10 milioni gli sfollati ucraini e centinaia di migliaia i soldati mandati al massacro da entrambi gli schieramenti in conflitto – e delle risorse, già di per sé scarse, per scuole, sanità e servizi pubblici.

Per altro, soldi che in larga parte saranno sottratti dai fondi per lo sviluppo e la coesione, ovvero da quelle già insufficienti risorse destinate al meridione d’Italia.
Non si può lottare (giustamente) contro  l’autonomia differenziata e al tempo stesso sostenere una guerra finanziata col saccheggio del sud.”

 

 

LA DEMOCRAZIA E’ UN OPZIONAL CHE SI USA SOLO SE CONVIENE!

 

 

 

Si può aggiungere solo una frase “la paranoia dei poteri non più tanto occulti, sta devastando l’Europa!” Quello che succede in Romania ne è l’emblema; da due dei tre video proposti (il primo si riferisce al post precedente) e mutuati da “Radio Radio” emerge che solo se sei conforme al pensiero unico… qualche diritto te lo lasciano esercitare. 

Un mostro aleggia sul vecchio continente ed ha un nome: Unione Europea! 

 

 

 

FILM VERITA’ CHE NARRA GLI EVENTI DELL’11 SETTEMBRE ATTRAVERSO UN INCHIESTA GIORNALISTICA OSTEGGIATA IN TUTTI I MODI!