Si poteva fare peggio di prima in sudditanza alla NATO? SI; questa allegra brigata di pseudopolitici ci è riuscita facile….

Si poteva fare peggio di prima in sudditanza alla NATO? SI; questa allegra brigata di pseudopolitici ci è riuscita facile….

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di Leonardo Sinigaglia Su L’ANTIDIPLOMATICO “22 gennaio 2022

Dopo la TIM venduta al fondo speculativo KKR, legato all’ex-direttore della CIA David Petraeus, l’accanimento terapeutico-militare verso il regime di Kiev e l’approvazione del nuovo Patto di Stabilità, il governo Meloni ha voluto nuovamente rimarcare la sua sudditanza rispetto all’asse euro-atlantico. L’occasione è data dalla partenza della missione militare europea “Aspis”, nata per accompagnare quella angloamericana “Prosperity Guardian” nella “tutela del commercio e della libertà di navigazione” nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden. La marina italiana garantirà nel Mar Rosso a sostegno della campagna intimidatoria di Washington due navi, le fregate Fasan e Martinengo, che saranno accompagnate da unità di altri paesi europei.

Questo nuovo invio di reparti coloniali a sostegno del morente impero statunitense è particolarmente odioso in quanto diretto a reprimere l’azione di solidarietà internazionale del popolo yemenita, che, incapace di assistere in silenzio al genocidio in corso a Gaza, ha deciso di utilizzare una delle più classiche armi di pressione internazionale, imponendo un embargo sulle navi israeliane o su quelle connesse per traffici o merce all’economia sionista. Non disponendo del controllo dei mari o dei cieli, gli yemeniti hanno fatto ricorso alla loro forza missilistica, fruttuoso risultato delle capacità tecniche e militari di un popolo che per anni ha dovuto resistere a una violentissima guerra d’aggressione. Dalla confisca della nave Galaxy Leader il 20 novembre scorso ad oggi le azioni d’interdizione del commercio messe in campo dagli yemeniti non hanno portato a vittime, ma unicamente al danneggiamento di alcune navi che non hanno obbedito agli ordini impartiti della marina militare di San’a, rifiutando di essere sottoposti a controlli. Ciò non ha peraltro “interrotto il commercio”, come pretendono i propagandisti occidentali. Per quanto si sia ridotta la navigazione, anche a causa dell’aumento vertiginoso delle assicurazioni sui trasporti marittimi, attraverso il Mar Rosso e il canale di Suez continuano giornalmente a veder transitare numerose navi, in particolare collegate alla Russia o alla Cina per bandiera o proprietà. Queste non solo sono state lasciate indisturbate, ma addirittura molti equipaggi hanno voluto segnalare la presenza a bordo di personale cinese, o testimoniare apertamente l’assenza di affiliazioni con il regime sionista per evitare qualsiasi equivoco.

Come più volte ribadito dalla dirigenza yemenita, non esiste nessun pericolo nel Mar Rosso per la libertà di navigazione o i traffici mercantili. Ciò che sta accadendo, e che rende ancor più meschina la partecipazione italiana a qualsiasi campagna militare, è una pura e semplice reazione al massacro di Gaza, è un estremo tentativo di mettere pressione sul regime sionista affinché si interrompa una vera e propria pulizia etnica che vede nell’Occidente allargato un complice attivo. Le missioni “Aspis” e “Prosperity Guardian” non sono altro che l’ennesimo capitolo di questa complicità, forse la più chiara dimostrazione in tempi recenti del “doppio standard” occidentale, con l’attenzione dell’asse Washington-Bruxelles sempre pronta a perseguire qualsiasi violazione dei diritti umani, vera o, più spesso, presunta, in qualunque parte del mondo, ma assolutamente cieca di fronte al massacro di decine di migliaia di civili e alla sistematica distruzione di ospedali, abitazioni, scuole, uffici pubblici e luoghi di culto.

Non esiste una chiave di lettura realistica alternativa a questa, ed è significativo come media e politici occidentali trattino la tensione nel Mar Rosso come un qualcosa di separato e distinto rispetto all’assedio di Gaza, cercando di ricondurla invece verso pretese “mire dell’Iran”, che vorrebbe “destabilizzare la regione” a suo vantaggio. Ben altro ha notato la diplomazia cinese per bocca di Zhang Jun, rappresentante permanente della RPC all’ONU: “L’attuale situazione di tensione nel Mar Rosso è una delle manifestazioni degli effetti di ricaduta del conflitto a Gaza. Permettere che il conflitto a Gaza si trascini aspettandosi che non si estenda è un pio desiderio e un’illusione. Inoltre, chiedere di prevenire da un lato l’estensione del conflitto e dall’altro gettare benzina sul fuoco provocando uno scontro militare è contraddittorio e irresponsabile”[1].

“Benzina sul fuoco” è quello che esattamente sono i bombardamenti angloamericani e la missione europea lanciata con la complicità del governo Meloni: al posto di lavorare per la distensione e la risoluzione della “questione yemenita”, e quindi di quella palestinese, i governanti dell’Occidente provano a riproporre l’infame formula della “diplomazia delle cannoniere”. Ma questa idea, quella di poter silenziare a furia di bombardamenti il moto solidale di un popolo intero che affolla in massa le strade per protestare contro l’imperialismo anche sotto le bombe, è un retaggio degli Anni ‘90 che non trova posto nel mondo di oggi, quello che vede con sempre più insistenza il sopravvento delle tendenze alla multipolarizzazione sulle resistenze del decadente sistema egemonico di Washington.

Il governo italiano si rifiuta ancora una volta di prendere coscienza della realtà per come è, preferendo la sudditanza all’asse atlantico rispetto alla dignità e all’indipendenza nazionale. Il nostro paese, con una Storia peculiare e fruttuosa di rapporti di amicizia con il mondo palestinese, potrebbe e dovrebbe agire per risolvere alla radice la causa di questo crescendo di ostilità che rischia di travolgere tutta la regione, dovrebbe impegnarsi contro le azioni genocide dell’entità sionista, chiamando al rispetto dei diritti umani e delle storiche risoluzioni delle Nazioni Unite, come peraltro stanno facendo numerosi Stati, dal Sudafrica all’Indonesia, passando per la Slovacchia, membro dell’UE. Continuare a nascondersi dietro al dito della “destabilizzazione iraniana” significa accettare una gravissima responsabilità storica, quella che ricade su chi attivamente si impegna perché una situazione potenzialmente ancora ricomponibile degeneri nello scontro diretto, con conseguenze imprevedibili ma sicuramente letali. Significa scegliere di continuare a vivere fuori dal mondo reale, preferendo la sudditanza all’Egemone a qualsiasi sussulto di autonomia, l’affondare con lui piuttosto che avere il coraggio di abbandonarlo alla pattumiera della Storia dove è destinato ad essere lasciato.

La riprova della dannosità dell’intervento occidentale si ha nel fatto che, nonostante i bombardamenti, stando alla dirigenza yemenita di assai scarso impatto, le navi mercantili associate ai sionisti cotninuino a venire prese di mire, e a queste sono state aggiunte in risposta anche quelle collegate al regime di Washington. L’egemonia statunitense, ormai correttamente percepita in tutto il mondo come una tigre di carta, sta ricevendo un’umiliazione quotidiana innegabile, sintomo della sua sempre più rapida decadenza. Una classe politica degna si renderebbe conto di ciò, e, perlomeno, si assocerebbe a quelle forze che a livello internazionale promuovono processi di pace e di ri-costruzione della stabilità. Ma far ciò significherebbe mettere in dubbio il supporto incondizionato a Israele, ossia alla roccaforte degli interessi statunitensi nell’Asia occidentale, significherebbe mettere in discussione l’unipolarismo e l’egemonismo imperialista degli Stati Uniti. Non un qualcosa alla portata di tutti, né umanamente né politicamente, sicuramente fuori dalle possibilità (o volontà) della Meloni e dei suoi ministri. A indicare la via della pace sono ancora una volta i paesi promotori del multipolarismo, dalla Russia, al Sudafrica, alla Cina. Tra tutto quello che è stato detto, è importante ricordare le parole del presidente Xi Jinping, che, affermando come non possa continuare l’ingiustizia storica sofferta dal popolo palestinese, ha identificato come unica possibile soluzione al conflitto, dalla Palestina allo Yemen, il riconoscimento di uno Stato palestinese entro i confini stabiliti nel 1967 e con Gerusalemme come capitale[2].

IN QUESTO PAZZO MONDO SI PUO’ GONGOLARE BEATI QUANDO SCOPRI CHE PERSINO LO YEMEN, ULTIMA RUOTA DEL CARRO MONDIALE, RIESCE A PRENDERE A SBERLE I COSIDDETTI “BUONI” OCCIDENTALI

La strage infinita: sempre più palese, patrocinata diretta e voluta dagli anglo-americani, prosegue imperterrita  sulla pelle dei più poveri, dei più deboli; possibilmente più colorati di scuro!  Con la scusa di garantire il transito libero di navi occidentali nel mar Rosso, hanno attaccato lo Yemen; un paese che, pur essendo l’ultima ruota del carro, in campo economico e militare, ha il coraggio di di mollare qualche sberla sul muso di questi paesi canaglia (USA, Gran Bretagna e sodali Nato)Questi “…fra cui spicca l’Italietta: specializzatasi in proclami roboanti di “Mussoliniana memoria”!  Questi “delinquenti” stanno provocando il caos ad ogni angolo della terra per il loro, esclusivo interesse! (i vari  Netanyahu, “Zelensky”, ) sono le marionette principali con i quali gli “strateghi Usa ed alleati, intendono disegnare un nuovo mondo, a loro immagine e somiglianza! Serbia, Cina, Argentina, Georgia, Moldavia,I focolai principali presi di mira. Ma per la prima volta nella storia, questa elite globalista sta prendendo sonore sberle sul mus! Persino da parte dello Yemen, che non è certamente la Russia di Putin! Proponiamo un articolo integrale sull’argomento di Caitlin Johnstone, consortiumnews.com edito su “donchisciotte,org” il 17 c.m.

ddaDi Caitlin Johnstone, consortiumnews.com

Dopo aver sostenuto per anni le atrocità dell’Arabia Saudita nello Yemen, gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno bombardato il Paese più povero del Medio Oriente per aver cercato di fermare un genocidio. Questo è l’impero statunitense.

Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno colpito oltre una dozzina di siti nello Yemen utilizzando missili Tomahawk e jet da combattimento, con il supporto logistico di Australia, Canada, Bahrein e Paesi Bassi.

Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, in una dichiarazione, ha affermato che gli attacchi contro “obiettivi nello Yemen utilizzati dai ribelli Houthi” sono una “risposta diretta agli attacchi senza precedenti degli Houthi contro navi mercantili internazionali nel Mar Rosso”.

Ciò che Biden non menziona nella sua dichiarazione sulla “risposta” della sua amministrazione agli attacchi degli Houthi alle navi nel Mar Rosso, è che quegli attacchi nel Mar Rosso sono essi stessi una risposta ai crimini israeliani contro l’umanità a Gaza.

Non è stato nemmeno menzionato il fatto che gli attacchi hanno avuto luogo dopo il primo giorno del procedimento presso la Corte internazionale di giustizia in cui Israele è accusato dal Sudafrica di aver commesso un genocidio a Gaza.

Quindi gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno appena bombardato il Paese più povero del Medio Oriente, colpevole di aver cercato di fermare un genocidio. Non solo, hanno bombardato lo stesso Paese che per anni ha subito le atrocità genocide dell’Arabia Saudita (sostenute dagli stessi USA) che, tra il 2015 e il 2022, ha massacrato centinaia di migliaia di persone  nel tentativo, non riuscito, di impedire agli Houthi di prendere il potere

US and UK Bomb Dozens of Sites in Yemen The Houthis have warned of a major response by Dave DeCamp @DecampDave #Yemen #Houthis #Gaza #RedSea #Biden https://news.antiwar.com/2024/01/11/us-and-uk-bomb-dozens-of-sites-in-yemen/ Mostra altro
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Prima dell’attacco gli Houthi, formalmente noti come Ansarallah, hanno minacciato di reagire ferocemente a qualsiasi azione degli Stati Uniti e dei loro alleati. Abdulmalik al-Houthi, che guida il movimento Houthi, ha dichiarato che la risposta a qualsiasi attacco americano “sarà più grande” di una recente offensiva Houthi che ha utilizzato decine di droni e diversi missili.

“Noi, il popolo yemenita, non siamo tra quelli che hanno paura dell’America”, ha detto al-Houthi in un discorso televisivo. “Siamo a nostro agio in un confronto diretto con gli americani”.

Un anonimo funzionario statunitense, che poco prima che si verificasse l’attacco allo Yemen ne aveva informato Akbar Shahid Ahmed dell’Huffington Post, ha lamentato che gli attacchi aerei “non risolveranno il problema” e che l’approccio “non si aggiunge a una strategia coesa”.

Ahmed aveva precedentemente riferito che, dietro le quinte, i funzionari di questa amministrazione sono diventati sempre più nervosi per il rischio che Biden scateni una guerra più ampia in Medio Oriente. Quest’ultima escalation, insieme alla promessa di rappresaglia degli Houthi, aggiunge molto peso a questa preoccupazione. [Alcuni legislatori statunitensi e gruppi di difesa dei diritti hanno condannato gli attacchi come incostituzionali].

E tutto questo per cosa? Per proteggere la capacità di Israele di condurre un massacro di palestinesi a Gaza che dura da mesi.

Questo è l’impero statunitense. Questo è ciò che è sempre stato.

Queste persone ci stanno mostrando esattamente chi sono.

Probabilmente dovremmo credergli.

Di Caitlin Johnstone, consortiumnews.com

12.01.2024

Fonte: https://consortiumnews.com/2024/01/12/empire-bombs-yemen-to-protect-israels-genocide/
Traduzione di Costantino Ceoldo

ALCUNE BREVI CONSIDERAZIONI SUL FINE COVID…MAI!

BUONGIORNO!  ALCUNE BREVI CONSIDERAZIOINI  SUL FINE COVID MAI…    pfizer                                                                                                                                                                                                                                           PROCURA DELLA REPUBBLICA DI MATERA per tramite stazione dei carabinieri di Policoro prov. Matera. Il sottoscritto Sozio Nicola, nato a Montalbano J. Mt il 06 novembre 1950 e residente in Policoro prov. Mt via Grosseto 9 tel. 348 7383404 espone quanto segue: PREMESSA: in data 30 gennaio 2020, l’Organizazione mondiale della sanità, dichiarava lo stato di emergenza mondiale a causa del nuovo coronavirus denominato “SARS-COV-2”, e più comunemente definito COVid-19, avente avuto origine in Cina, e poi diffusosi a livello planetario. Il giorno successivo, primo paese al mondo a dichiarare lo stato di emergenza, tutt’ora in vigore, fu il governo italiano. (ma detta dichiarazione di emergenza, da parte del governo italiano, non diede seguito poi, all’attivazione del piano pandemico, (scaduto) che pur doveva essere immediatamente adottato; e questo è stato già ampiamente trattato in seguito alle innumerevoli denunce presentate nelle varie procure italiane, comprese quelle da parte del sottoscritto, in particolare dai magistrati di Bergamo) In data 20, 21, 22, e 23 gennaio 2020, durante l’annuale “ World Economic Forum” di Davos, (Svizzera) a cui parteciparano i vertici dell’OMS, e dove pur si discusse, del problema riguardanti il nuovo coronavirus cinese; e dove poteva sembrare logico, dichiarare lo stato di emergenza sanitaria, senza aspettare altri 6 giorni; ma questo non avvenne. (Magari una settimana di anticipo, poteva anche essere utile per attrezzarsi a fronteggiare meglio l’emergenza) In data 23 gennaio 2020, veniva, nel frattempo pubblicato su una rivista scientifica: “Eurosurveillance”, uno studio denominato “Corman-Drostern”, che tratta del Test RT-PCR Reverse Transcriptions – Polymerase Chain Reaction (Reazione a catena della polimerasi con trascrittasi inversa) Come mai uno studio diagnostico di un nuovo virus, è proposto già bello e pronto, quando ancora il virus non era stato neanche sequenziato o quasi? Come mai la pubblicazione dello studio avviene a tempo di record? “Eurosurveillance” che è una rivista medico-scientifica che si occupa di epidemiologia, prevenzione e controllo di malattie trasmissibili. La pubblicazione è a cura dell’ European Centrefor Disease Prevention and Control che è un agenzia indipendente dell’Unione Europea, la cui missione è rinforzare le difese europee contro le malattie infettive. Normalmente qualsiasi studio scientifico, al fine di essere pubblicato deve essere “peerreviewed” cioè deve essere esaminato dai membri del comitato scientifico della rivista e questo processo di verifica di solito richiede diversi mesi di lavoro, soprattutto se si tratta di metodologia diagnostica, perché i procedimenti devono poter essere replicati e validati in laboratorio. A maggior ragione se si tratta di uno studio sul quale si baserà il test per un virus che ha colpito la popolazione dell’intero pianeta. Lo studio Corman-Drosten è stato inviato dagli autori a Eurosurveillance il 21 gennaio 2020 quindi è stato approvato per la pubblicazione il 22 gennaio e poi pubblicato il 23 gennaio 2020. In pratica dal suo invio alla sua pubblicazione sono passate 48 ore. Non solo. Lo studio Corman-Drosten è stato immediatamente accettato come test standard internazionale dall’OMS, che ha iniziato a produrre e inviare il kit diagnostico alle regioni colpite dal virus (segue il pdf della denuncia integrtale.) Ricapitolando, questo è il testo introduttivo di una delle denunce che il sottoscritto ha indirizzato alla procura della repubblica di Matera. Chiaramente senza riscontri tangibili! Tutta la denuncia si fonda  sull’approvazione del test PCR che si basa sull’applicazioni in cicli del prelievo di materiale dal naso del caso sospetto covid. E qui il primo “broglio” adottato per far si che vi fosse un numero enorme di test positivi al covid sars-2;  infatti se un campione viene amplificato a più di 30 cicli, crea risultati inattendibili e falsi positivi. Risulta a chi scrive che molti test sono stati amplificati oltre 36 cicli e fino a 45 cicli…quindi invece del covid, possono aver trovato la positività di un virus trasmesso da tua madre durante il tuo parto! Oltretutto, questo test aveva bisogno di tempi superiori alle 24 ore, per creare comunque anche un falso positivo; in più, come all’epoca scoprì persino Bruno Vespa, noto “giornalaio di regime” il test rapido, prima di essere validato come positivo al covid, doveva avere il conforto della riprova col test pcr…riprova che nel 99% dei casi bocciava la positività del tampone rapido e fai da te. Allora cosa fare per alzare i numeri, creare la paura, giustificare i provvedimenti beceri adottati dal governo con l’avvallo del presidente, non degli italiani, non il mio, ma solo il presidente dei “vaccinandi prossimi venturo”? Si stabilì che non era più  necessario validare il test rapido col test pcr e che bastava da solo ad etichettare un individuo, positivo ad un virus influenzale, perché il tampone rapido scova quello usando l’accortezza di chiamarla “positivìtà al covid! Favola o incubo? Io dico incubo; e che nonostante l’emergenza pandemica sia stata considerata chiusa dall’OMS… per le ALS, gli ospedali, professionisti e specialisti, o il direttore sanitario di turno continuano a chiedere il tampone negativo ad un virus che forse non è mai esistito! Evidentemente il famoso premio indennizzo (io ho sempre detto “incentivo”) di “premiare” un giorno di ricovero covid, con un contributo di euro 3.200 circa…e di oltre 9,300 euro circa se ti portano a fare un soggiorno di 24 ore in terapia intensiva e rianimazione! Questi incentivi risultano ancora attivi…magari sono il vero motivo per cui la pandemia, in Italia continua imperterrita?