PERCHE’ NON CREDERE ANCHE NEL CORANO ? ….

PERCHE’ NON CREDERE ANCHE NEL CORANO ? ….

 

18 Marzo 2014

La religione Coranica non riconosce Cristo né come profeta né come messia, gli Ebrei ( il popolo di DIO … alleanza eterna … Ezechiele 37 : 26 Farò con loro un’alleanza di pace, che sarà con loro un’alleanza eterna. Li stabilirò e li moltiplicherò e porrò il mio santuario in mezzo a loro per sempre. 27 In mezzo a loro sarà la mia dimora: io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. 28 Le genti sapranno che io sono il Signore che santifico Israele quando il mio santuario sarà in mezzo a loro per sempre».) non riconoscono alcun valore al Nuovo Testamento che considerano completamente manipolato essendo stato redatto da diversi autori dopo la morte di Cristo ed essendo privo, perciò, di qualsivoglia prerogativa celeste o divina. L’unico libro sacro, per gli ebrei, è dunque l’Antico Testamento, composto di diversi libri e ispirato a vari profeti. Il carattere sacro, perciò, viene dagli ebrei attribuito soltanto all’Antico Testamento.
Per i musulmani, invece, sia l’Antico sia il Nuovo Testamento (però … non alterato) sono considerati testi sacri. Tuttavia, va precisato che il termine “vangelo”, nella terminologia islamica, indica esclusivamente il Nuovo Testamento.
Tutti i profeti menzionati in queste Scritture anche per i Mussulmani sono profeti.

Le disposizioni morali contenute nei dieci comandamenti, quali “Non uccidere”, “Non rubare”, “Non desiderare la casa, la donna, i beni del tuo prossimo”, eccetera, sono fuori discussione. Inoltre, i Mussulmani ammettono anche i miracoli di Gesù di cui parla il Nuovo Testamento. Gli atti e i comportamenti di Gesù Cristo riferiti dal Nuovo Testamento sono di indole universale e servono come modelli di retta condotta e di verità. Ecco perché sarebbe un grave errore respingere l’Antico e il Nuovo Testamento come attualmente si presentano.

Va anche precisato che un cristiano e un musulmano, con il termine “rivelazione” non intendono la medesima cosa. Per i Mussulmani la rivelazione è il messaggio inviato da Dio altissimo a sua maestà Maometto. In stato di estasi, il profeta esprimeva la Parola proveniente da Dio altissimo così che queste parole formano il Libro sacro dei Mussulmani ( Corano ). Orbene, la rivelazione cristiana non è la medesima cosa. I detti e gli atti di Gesù Cristo furono redatti più tardi dalla sua morte e quindi trasformati in libro dagli autori dei Vangeli (il Nuovo Testamento).
In questo senso, quello che i Mussulmani chiamiamo “hadit” e “sunna”, cioè l’insieme delle parole e degli atti del profeta, sono considerati dai cristiani come “rivelazione”.

Gesù Cristo non aveva al suo fianco scribi che trascrivessero all’istante la rivelazione che egli riceveva. Erano invece apostoli, evangelisti, coloro che più tardi misero per iscritto quanto avevano visto o sentito. Si capisce, perciò, perché si abbiano diversi Vangeli, il cui contenuto essenziale è senz’altro il medesimo, ma formulato in maniera differente dagli autori, per quanto tutti fedeli all’essenziale. Ispirati da Gesù Cristo, questi autori hanno tuttavia fatto delle aggiunte di propria iniziativa. Per esempio lo stesso Paolo, che non aveva mai visto Gesù Cristo, ne ha mai condiviso personalmente nessuna esperienza ha contribuito alla redazione del Nuovo Testamento con una sola domanda dove ha preso i vari riferimenti che lo hanno portato ad esprimere le sue tesi?

In altri termini, il concetto cristiano di rivelazione non si fonda sull’estasi di Gesù mentre entra in comunicazione con il divino e detta, di conseguenza, la parola divina agli scribi, dei quali invece non vi è neppure traccia nei testi tradizionali islamici. Il santo Corano, invece, parla esplicitamente di apostoli.
Sarebbe quindi improprio dire che la “sunna” e la “hadit” musulmane equivalgono a ciò che la religione cristiana chiama rivelazione.
Un’altra divergenza che, forse, costituisce il più grande motivo di contrasto tra le due religioni è, per così dire, il concetto di trinità che sta alla base della fede cristiana secondo la quale Gesù Cristo è considerato Figlio di Dio. La fede musulmana ammette soltanto Dio, del quale non si può affermare né che è stato generato né che ha generato un figlio. Dio è Uno, e distinguerlo in tre sarebbe come attribuirgli dei simili, il che contraddice nettamente ai principi fondamentali del monoteismo.

La religione Mussulmana, non ammette che possa aversi un triteismo, ma soltanto una interpretazione filosofica peraltro abbastanza difficile da comprendere per i musulmani. I problemi posti dalla Trinità furono a lungo dibattuti nel corso della storia, sia dai cristiani sia dai musulmani. Tanto che esistono molti gruppi di cristiani o singoli cristiani che non accettano la Trinità.
Dal punto di vista della convivenza con i cristiani ci sembra di grande importanza guardare a questi problemi soltanto per approfondirli nella prospettiva di creare un clima favorevole al dialogo interreligioso. In altre parole, volendo soprattutto favorire il processo di pace, sarebbe meglio non entrare in discussioni puramente filosofiche su questi argomenti. Riprendere continuamente questi problemi non servirà che a provocare la reazione delle masse ignoranti e ne approfitterebbero soltanto i politici male intenzionati.

Sappiamo per esperienza che questo genere di politici e i mercanti di armi si sono sempre serviti delle interpretazioni errate e ingannevoli dei fanatici. Spesso a causare delle guerre sono state proprio queste divergenze tra punti di vista religiosi diversi.
Al contrario, i punti di convergenza sono molto più numerosi delle diversità e riguardano proprio l’essenziale.

Il giudaismo, il cristianesimo e l’islamismo riconoscono tutti e tre che un solo creatore ha creato l’universo. Il creatore è misericordioso, benigno, ama e perdona. Tra le sue creature, l’uomo è quello che a Lui più assomiglia; avendo da Lui ricevuto la ragione, la volontà e la coscienza, è di conseguenza in grado di distinguere il bene dal male; e questo lo “condanna” alla responsabilità.

Dio non abbandona mai l’uomo.

La salvezza è possibile soltanto obbedendo alla Parola divina. Tutte e tre le religioni monoteiste credono nell’inferno e nel paradiso, negli angeli e nel demonio, nella vita nell’aldilà, nel giudizio finale, nella risurrezione, eccetera.
Secondo tutte e tre queste religioni, Dio è essenzialmente una volontà inaccessibile, indeterminabile, impercettibile. Tuttavia, la religione cristiana comporta, al riguardo, maggiore immanenza rispetto alla fede musulmana che, salvo per quanto attiene ai sufiti, si colloca maggiormente sul piano della trascendenza. Insomma, secondo l’insegnamento cristiano, Dio è in qualche modo coinvolto in questo universo, il che spiega la possibilità dei miracoli in qualunque momento. Per esempio, la Vergine può apparire in qualche luogo, c’è chi può guarire gli altri o prevedere il futuro. Al contrario, nel sistema dottrinale musulmano, il miracolo e ogni fenomeno di preveggenza sono esclusi. Dio solo ha creato l’universo, Lui solo può conoscere ciò che è stato e ciò che sarà. Sua maestà Maometto è l’ultimo “messaggero”; non ci sarà più né un altro profeta né un altro messaggero né altra persona del genere. Il messaggio divino è stato interamente comunicato, l’appello è stato trasmesso.

L’esistenza dell’universo costituisce la prova del miracolo celeste.
Malgrado le differenze di accento sull’immanenza e sulla trascendenza, tutte e tre le religioni professano l’inaccessibilità del mistero divino. Dio, nella sua infinità, ha creato per amore l’universo. L’universo materiale è un segno concreto della Sua grandezza. Accedere a Lui è perciò impossibile. La spiritualità che si manifesta all’interno del mondo materiale, il suo aspetto astratto e la morale sono tutti segni dell’esistenza di Dio.
In tutte e tre le religioni, i primi esseri umani sono Adamo ed Eva. Diversamente dall’islam e dal giudaismo, la religione cristiana dà un fondamento materiale e concreto al peccato originale.
Secondo la fede musulmana, Allah ha posto ad Adamo ed Eva una scelta libera tra il bene e il male, condannandoli in questo modo all’avventura del dimostrare la loro dignità e non già a subire la penitenza del loro peccato, perché egli li aveva già perdonati.
Questo punto di vista islamico è accettato dalle Chiese Nestoriana e Siriaca che vengono chiamate le Chiese d’Oriente, e dalla Chiesa ortodossa. Le Chiese Cattolica e Protestante insistono sul concetto di Peccato Originale.

I versetti del Corano
riguardanti Gesù Cristo e la Vergine Maria
Gesù Cristo e la Vergine Maria si incontrano in circa 100 versetti del Corano, dei quali 25 menzionano Gesù Cristo, 11 il Messia, 34 la Vergine Maria, 12 il Vangelo (il Nuovo Testamento) e 14 i cristiani (nazareni). Ci sembra che, tra i 6666 versetti coranici, questo numero sia rilevante.
Com’è noto, al momento della redazione del Corano, non è stato rispettato l’ordine cronologico dei versetti. Se disponiamo i versetti cronologicamente, notiamo che la prima metà (quelli cosiddetti “della Mecca o meccani”) riguarda i principi fondamentali della fede, mentre la seconda parte (quelli cosiddetti della “Medina o medinesi”), appartenendo a un momento in cui lo Stato islamico era già stato costituito, pur rimanendo di indole spirituale privilegia le formalità attinenti alle procedure amministrative. Rispetto ai versetti medinesi quelli della Mecca danno uno spazio più rilevante a Gesù Cristo e alla Vergine Maria e invitano l’umanità al sistema di fede non alterato da Gesù Cristo, e cioè all’islam, letteralmente “il rendiconto”.

Gesù Cristo, la Vergine e il Cristianesimo
nei versetti della Mecca o meccani
Composta di 98 versetti, dei quali 50 trattano di questi problemi, la sura “Maria” così affronta questi argomenti.
Zaccaria prega Iddio di dargli un figlio. Sua moglie è sterile e lui è ormai molto vecchio. Affidandosi totalmente ad Allah, egli continua la sua preghiera, tiene stretto il libro con forza e riceve l’annuncio della buona novella di un figlio (riassunto dei versetti 2-11).
I versetti 12-14 parlano di Yahya (Giovanni). Egli è saggio, tenero e purificato. Analoghi propositi sono presenti anche nei versetti 89, 90 e 91 della sura “I Profeti”.
La sura “Maria”, fino al versetto 33, riporta il racconto della Vergine.
Dio sovrano dice espressamente al versetto 17: «E noi le inviammo il Nostro Spirito». Si tratta dunque della nascita di Gesù, dell’intervento dello Spirito Santo, che è una delle Persone della Trinità, sul cui contenuto si è discusso particolareggiatamente per secoli giungendo poi alla sua definizione in occasione di concili che condannarono come eresia ed empietà ogni forma di dissidenza, il che diede origine alla nascita di nuovi sistemi dottrinali.
La tradizione musulmana interpreta lo “Spirito Santo” come l’arcangelo Gabriele. Al versetto 19 della sura “Maria” si allude all’angelo. Onde evitare malintesi, ci sembra necessario citare i suddetti versetti:

  1. «Ed essa prese, a proteggersi da loro, un velo. E Noi le inviammo il Nostro Spirito che apparve a lei sotto forma d’uomo perfetto.
  2. Ella gli disse : “Io mi rifugio nel Misericordioso, avanti a te, se tu sei timorato di Dio!”.
  3. Le disse: “Io sono il Messaggero del tuo Signore, per donarti un fanciullo purissimo”.
  4. “Come potrò avere un figlio”, rispose Maria, “se nessun uomo m’ha toccata mai, e non sono una donna cattiva?”.
  5. Disse: “Così sarà. Perché il tuo Signore ha detto: ‘Cosa facile è questa per me’, e Noi per certo faremo di Lui un Segno per gli uomini, un atto di clemenza Nostra: questa è cosa decretata”.
  6. Ed essa lo concepì e s’appartò col frutto del suo seno in luogo lontano.
  7. Ora le doglie del parto la spinsero presso il tronco di una palma e disse: “Oh fossi morta prima, oh fossi ora una cosa dimenticata e obliata!”.
  8. E la chiamò una Voce di sotto la palma: “Non rattristarti, ché il Signore ha fatto sgorgare un ruscello ai tuoi piedi.
  9. Scuoti verso di te il tronco della palma e questo farà cadere su di te datteri freschi e maturi.
  10. Mangiane dunque e bevi e asciuga gli occhi tuoi! E se tu vedessi qualcuno, digli: ‘Ho fatto voto al Misericordioso di digiunare e non parlerò oggi ad alcun uomo’”.
  11. Poi venne col bambino alla sua gente portandolo in braccio: “O Maria”, le dissero, “tu hai fatto cosa mostruosa.
  12. O sorella di Aronne! Non era tuo padre un uomo malvagio né fu peccatrice tua madre!”.
  13. Ed essa indicò loro il neonato, e dissero: “Come parleremo noi a chi è ancora nella culla bambino?”.
  14. Egli disse: “In verità io sono il Servo di Dio, il quale mi ha dato il Libro e mi ha fatto Profeta,
  15. e m’ha benedetto dovunque io mi sia e m’ha prescritto la Preghiera e l’Elemosina finché sarò in vita,

Il fatto che tutti i profeti menzionati nelle Sacre Scritture siano riconosciuti dai  musulmani e soprattutto che la Vergine Maria e suo figlio godano di una considerazione del tutto speciale rappresenta un fattore di incontro tra la teologia cristiana e quella musulmana. Ovviamente non mancano divergenze

  1. e m’ha fatto dolce con mia madre, non mi ha fatto violento e scellerato.
  2. Sia pace su di me, il dì che nacqui e il dì che muoio, e il dì quando sarò suscitato a Vita”».

Ne deriva che Gesù Cristo è uno dei due profeti nati senza padre ( l’altro è Adamo ). La sua nascita è dovuta alla grazia divina accordata attraverso l’intermediazione dello Spirito che ha recato alla Vergine il “soffio”. Guardando alla situazione concreta, noi ci troviamo di fronte a un magnifico miracolo.

La volontà divina invia l’arcangelo Gabriele come Spirito Santo che trasmette il soffio divino alla Vergine, da cui nasce Gesù Cristo come una prova e un atto di misericordia di Dio. È quello che si incontra nel versetto 50 della sura “I credenti” (al-Mu’minûna): «E Noi designammo il figlio di Maria – come pure sua madre – come un segno; e a tutti e due noi demmo asilo presso un luogo tranquillo da cui sgorgava un ruscello d’acqua».
Insomma lo Spirito Santo è venerato anche nell’islam. È stato Lui che ha assicurato la comunicazione tra Maria e la volontà divina.
Tenuto conto di quanto detto sopra, sarebbe davvero senza senso che un musulmano reagisse negativamente quando si parla di Spirito Santo o della Sacra Famiglia.
I versetti 30-37 parlano di Gesù neonato. Egli è “parola della verità” e non figlio di Dio. Vorremmo insistere un po’ su questo concetto di “parola della verità”. Con uno sguardo esclusivamente teologico e senza ricorrere alla filosofia, e cioè identificando la “parola” con la sua fonte, si può facilmente cadere nell’errore di confondere l’essenza e l’esistenza; e chiamare Dio o figlio di Dio la “parola” che ne esprime di fatto l’essenza. Attribuire l’essenza divina a Gesù Cristo è, in effetti, la conseguenza di una tale interpretazione, quanto mai discussa, della teologia cristiana. L’islam, invece, fa questa distinzione dichiarando che Gesù è parola di Dio, ma per nulla Dio né figlio di Dio.
Pertanto, trascurando l’importanza di Gesù e della Vergine Maria appellandosi a questa interpretazione, anche il mullah cade nell’errore.
La sura VI “Gli Animali/Le Greggi” “al-An’âm” elenca la catena dei profeti da Abramo fino a Maometto, precisando che essi sono stati tutti «collocati al disopra d’ogni altra creatura» (alamîn).
83. «Questo è l’argomento che Noi demmo ad Abramo contro il suo popolo. Noi eleviamo a diversi gradi quelli che vogliamo: in verità il tuo Signore è saggio e sapiente.

  1. E ad Abramo Noi donammo Isacco e Giacobbe, ciascuno dei quali Noi dirigemmo sulla retta via. E prima ancora guidammo al Vero Noè e, fra i suoi discendenti, David e Salomone e Giobbe e Giuseppe e Mosè e Aronne: così Noi compensiamo i benefici.
  2. E anche Zaccaria e Giovanni e Gesù ed Elia, ciascuno dei quali fu annoverato tra i santi,
  3. e Ismaele e Eliseo e Giona e Lot, ciascuno levammo al di sopra d’ogni altra creatura».

Allo stesso modo, al versetto 13 della sura XLII “La Consultazione/La Deliberazione” (as-Sûrâ), il tema è sempre lo stesso: si tratta dell’obbedienza ai profeti:

  1. «Egli ha prescritto a voi quel culto che già raccomandò a Noè e che rivelammo a te, e che raccomandammo ancora ad Abramo e a Mosè e a Gesù, dicendo: “Osservate la religione e non dividetevi in sette” ».

Il posto di Gesù è espressamente indicato nei versetti 57-66 della sura XLIII “L’Ornamento” (az-Zuhruf):

  1. «E quando fu proposto ad esempio il figlio di Maria, ecco che il tuo popolo vociferò
  2. dicendo: “È costui migliore dei nostri dei?”. Ma non ti propongono questo paragone altro che come pretesto di disputa, ché son gente amante di liti.
  3. Egli non è che un Servo cui concedemmo i Nostri favori e ne facemmo un esempio per i figli di Israele
  4. (ché, se volessimo, faremmo ereditare la terra, dopo di voi, ad angeli).
  5. Ed egli non è che un presagio dell’Ora: pertanto non dubitate che essa venga, e seguite Me; questo è il retto sentiero.
  6. E non vi distolga Satana, ché egli è vostro dichiarato nemico.
  7. E allorché Gesù venne, con prove chiarissime, disse: “Io sono venuto a portarvi la Sapienza, sono venuto a chiarirvi qualcosa di quello di cui disputate: temete dunque Iddio e obbeditemi.
  8. In verità Iddio è il mio Signore e il vostro Signore, adorate Lui: questo è il sentiero diritto”.
  9. E le Fazioni discordarono tra loro: ma guai a coloro che operano iniquità; guai, per il castigo di doloroso giorno!
  10. Che cos’altro possono attendere se non che li colga d’un tratto l’Ora, mentre di nulla si avvedono?».

I commentatori del Corano concordano nel sostenere che l’Ora sta ad indicare il giorno del Giudizio finale. La traduzione del versetto 61 differisce da una versione all’altra:
«È un segno dell’Ora » (traduzione di Régis Blachère).
«Gesù è, in verità, l’annuncio dell’Ora »
«Questo Corano è, in verità, la scienza dell’Ora»

Ne risulta che è Gesù ad avere la conoscenza di un evento fondamentale come il Giudizio finale. È lui che dispone della saggezza, verrà prima del Giudizio finale per farne partecipi le genti, vale a dire salverà l’umanità. La credenza che Gesù ritornerà è ancora abbastanza diffusa anche nell’islam.
Ecco, in grandi linee, il posto di Gesù nelle sure della Mecca, in cui figurano soprattutto la Vergine, Gesù Cristo e altri profeti che sono considerati senza eccezione profeti dell’islam o, in altre parole, che sono collocati nell’insieme del sistema, professandone ciascuno, a suo turno, il rendiconto. Quindi, è chiaro che la Vergine e Gesù hanno una posizione del tutto particolare e assolutamente eccezionale.

Gesù Cristo, la Vergine e il cristianesimo
nei versetti medinesi
La buona novella della salvezza è chiaramente annunciata ai cristiani, giudei e sabei nel versetto 62 della sura II “La Giovenca” (al-Baqara), che è la prima a riunire i versetti medinesi:

  1. «Ma quelli che credono (i musulmani), coloro che praticano il giudaismo, i cristiani e i sabei, quelli cioè che credono in Dio e nell’Ultimo Giorno e operano il bene avranno la loro mercede presso il Signore, e nulla avranno a temere né li coglierà tristezza».

Alcuni pensano che per ottenere la salvezza i cristiani, i giudei e i sabei dovrebbero convertirsi all’islam. Non siamo affatto d’accordo, proprio perché questo versetto sembra dire il contrario. Se il santo Corano, libro sacro dei musulmani, comprende i non musulmani e precisa per essi la condizione della salvezza, si tratta allora di un giudizio del tutto particolare, chiaro e definitivo.
A sua volta, il versetto 87 di al-Baqara afferma che Gesù era sostenuto dallo Spirito Santo:

  1. «In verità Noi demmo a Mosè il Libro e gli facemmo successivamente seguire gli altri Messaggeri, e demmo a Gesù figlio di Maria prove evidenti e lo confermammo con lo Spirito di Santità. Ma dunque, ogniqualvolta un Messaggero vi porta ordini non graditi, voi superbamente vi ribellate e alcuni ne smentite, altri ne uccidete?».

I versetti 135 e 136 della medesima sura accentuano l’importanza assegnata ad Abramo:

  1. «Ed essi dicono: “Diventate ebrei o cristiani o sabei ben guidati! Ma tu rispondi: “No, noi siamo della Nazione di Abramo, che non fu affatto tra i pagani”.
  2. E dite loro ancora: “Noi crediamo in Dio, in ciò che è stato rivelato a noi e in ciò che fu rivelato ad Abramo, a Ismaele, a Isacco, a Giacobbe, e alle Dodici Tribù, e in ciò che fu dato a Mosè e a Gesù, e ai profeti del Signore; non facciamo differenza alcuna fra loro e a Lui tutti ci diamo!”».

La stessa sura, al versetto 253, indica una gerarchia tra i profeti, mettendo in testa ad essi Gesù. Ne offriamo qui diverse versioni:

  1. «Di questi Messaggeri, alcuni li abbiamo resi superiori ad altri: ad alcuni Dio ha parlato ed Egli li ha elevati alcuni di vari gradi. A Gesù figlio di Maria demmo prove e lo abbiamo confermato con lo Spirito di Santità »
  2. «Noi abbiamo elevato alcuni profeti al di sopra degli altri. Ad alcuni Dio ha parlato, e Dio ha elevato molti di loro a gradi superiori. Abbiamo dato a Gesù figlio di Maria delle prove chiare. L’abbiamo confermato con lo Spirito di Santità »
    253. «Noi abbiamo posto alcuni Apostoli al di sopra di altri. Tra loro ve ne sono alcuni ai quali Allah ha parlato. Allah ne ha elevati altri gerarchicamente. Noi abbiamo dato le prove a Gesù figlio di Maria, che Noi abbiamo assistito con lo Spirito Santo»
    253. «Noi elevammo i profeti gli uni al di sopra degli altri. I più elevati sono quelli a cui Dio ha parlato. Noi abbiamo inviato Gesù figlio di Maria accompagnato da prove evidenti, e l’abbiamo fortificato con lo Spirito di Santità »

Dalle diverse traduzioni risulta chiaramente che, tra gli inviati, esiste una gerarchia e che coloro ai quali Dio si è rivolto direttamente sono collocati agli stadi superiori, come Gesù, con il richiamo al sostegno da lui ricevuto dallo Spirito Santo.
La sura III “La Famiglia di Imràn” (Âl ‘Imrân) parla diffusamente di Gesù e di Maria, particolarmente ai versetti 33-67. In sintesi, Dio accoglie la fanciulla, la fa crescere molto bene e l’affida a Zaccaria. Purificata da Dio, Maria riceve il suo nutrimento da parte di Dio che dona, senza limiti, il suo sostentamento a chi Egli vuole. Nessun’altra madre di profeta è altrettanto venerata nel Corano. Leggiamo il versetto 45 che è interessantissimo:
Leggi da qui

  1. «E quando gli angeli dissero a Maria: “O Maria, Iddio ti annunzia la buona novella di un Verbo che viene da Lui, e il cui nome è: il Messia, Gesù, figlio di Maria, eminente in questo mondo e nella vita immediata e ultima; egli è tra i vicini a Dio”».
    In modo visibile Allah annuncia la buona novella di un Verbo che emana da Lui. Sua Maestà Gesù Cristo è dunque benedetto, è il Messia.
    Secondo il versetto 46, Gesù, appena nato, parla agli uornini: 46. «Ed egli parlerà agli uomini dalla culla come un adulto e sarà nel numero dei giusti».
    Il versetto 49 parla dei suoi miracoli: egli modella dall’argilla un uccello soffiandogli la vita. Guarisce il cieco e il lebbroso, resuscita i morti.

Un tema che si trova nel Nuovo Testamento viene spiegato nel versetto 50, come, per esempio, che Gesù è mandato per dichiarare lecite alcune cose che erano state dichiarate proibite:
50-51. «E sono venuto a confermare quella Torah che fu rivelata prima di me, per dichiararvi lecite alcune cose che v’erano state proibite, e v’ho portato un segno da Dio; pertanto temete Dio e obbeditemi. Allah è il mio Signore e il vostro Signore. Adoratelo: questa è la retta via».
Il versetto 55 annuncia che Gesù, dopo la morte, sarà chiamato presso Dio stesso:

  1. «[Ricorda] quando Dio dice: “O Gesù, io ti chiamerò a me, e poi ti innalzerò fino a me e ti purificherò dagli infedeli e fino al giorno della Risurrezione porrò coloro che ti hanno seguito al di sopra degli infedeli. Poi a Me tutti tornerete e io giudicherò tra voi delle vostre, discordie”».

Al versetto 59 Gesù viene paragonato ad Adamo:

  1. «Gesù, presso Allah, è come Adamo. Egli lo creò dalla terra, poi gli disse: “Sii, ed egli fu”».
    Gli apostoli vengono ricordati in diverse sure, come “La Famiglia di Imràn” (versetto 52); “Il Rango” (as-Sâff) (versetto 14); “La Mensa servita” (al-Mâ’ida) (versetti 111-112).

Con il termine “apostoli” intendiamo i credenti che si sono legati a Gesù durante la sua vita, che l’hanno rispettato con fedeltà, proprio come i compagni del Nostro Profeta. Da questo punto di vista, gli apostoli di Gesù, canonizzati dalla religione cristiana e menzionati nel Corano, devono essere adeguatamente rispettati dai musulmani. Ciononostante, non è sempre così. Non è affatto raro che da noi un musulmano comune abbia un atteggiamento negativo verso san Giovanni o san Pietro.
La sura “Le Donne” (al-Nisâ’), che occupa il quarto posto nel santo Corano, ai versetti 156-159 parla anche di Maria e di Gesù. In questi versetti si tratta dei conflitti tra giudei e cristiani:

  1. «[Noi li abbiamo maledetti] a causa della loro incredulità per aver detto contro Maria una calunnia immensa,
  2. per aver detto: “Abbiamo ucciso il Messia, figlio di Maria, il profeta di Allah”, mentre né lo uccisero né lo crocifissero, bensì qualcuno fu reso ai loro occhi simile a Lui. Coloro la cui opinione è diversa a questo proposito restano certamente in dubbio. Non hanno alcuna conoscenza di Gesù: essi non seguono che una congettura;
  3. essi non l’hanno certamente ucciso, ma, al contrario, Allah lo ha innalzato a sé. Allah è potente e saggio.

Gesù Cristo e la Vergine Maria si incontrano in circa 100 versetti del Corano, dei quali 25 menzionano Gesù Cristo, 11 il Messia, 34 la Vergine Maria, 12 il Vangelo (il Nuovo Testamento) e 14 i cristiani (nazareni)

  1. Non c’è nessuno della gente del Libro che non creda in lui, prima della sua morte, ed Egli nel giorno della Risurrezione sarà testimone contro di loro».
    Al versetto 171 vengono disapprovati i sostenitori della Trinità e, ancora una volta, viene riaffermato che Gesù non è figlio di Dio:
  2. «O gente del Libro! Non siate stravaganti nella vostra religione, e non dite di Dio altro che la verità. Il Messia Gesù figlio di Maria è soltanto il profeta di Allah. Il suo Verbo immesso da Lui in Maria è uno Spirito emanante da Lui. Credete dunque in Allah e nei suoi profeti e non dite affatto: “Tre”; smettete di farlo. Sarà meglio per voi. Allah non è che una sola divinità! Gloria a Lui! A Lui non piace di avere un figlio. A Lui appartiene ciò che è in cielo e ciò che è in terra. Lui solo basta a proteggerci!».

Il versetto 172 ribadisce che Gesù, come peraltro gli angeli, non sono che servitori di Dio:

  1. «Il Messia non diversamente degli angeli vicini al Signore non hanno disdegnato di essere servi di Allah».

D’altra parte, il versetto 27 della sura LVII “Il Ferro” (al-Hadid) ingiunge l’obbedienza a Gesù e a Maria, senza dei quali non sarebbe sorto il monachesimo:

  1. «E allora sulle loro orme in successione inviammo i nostri profeti e dopo di loro inviammo Gesù figlio di Maria. A lui demmo il vangelo e ponemmo nei cuori di coloro che lo seguirono mitezza e misericordia, e il monachesimo fu da loro instaurato (e non fummo noi a prescriverlo loro) unicamente per desiderio di piacere ad Allah. Essi però non l’hanno osservato come avrebbero dovuto. E a quelli fra di loro che credettero abbiamo dato la loro ricompensa, ma molti fra di loro sono empi».

Al versetto 6 della sura LXI “Il Rango” (as-Sâff), si accenna all’annuncio da parte di Gesù di un futuro profeta di nome Ahmad:

  1. «E [ricorda] quando Gesù figlio di Maria disse: “O figli di Israele! Io sono il messaggero di Dio a voi inviato, a conferma di quella Torah che fu data prima di me, e ad annunzio lieto di un Messaggero che verrà dopo di me e il cui nome è Ahmad”. Ma quando egli [Gesù] portò loro prove chiarissime, essi dissero: “Questo è un chiaro incantesimo”».

Un’altra sura medinese che ha un ruolo importante per quanto attiene a Gesù e Maria è la V, intitolata “La Mensa servita” (al-Mâ’ida), della quale circa trenta versetti trattano di questo argomento.
I versetti 14-19 criticano i cristiani per aver detto che «Dio è, in verità, il Messia figlio di Maria», e li dichiarano empi.
La stessa sura sembra attribuire ai cristiani uno statuto quasi autonomo. Particolarmente il versetto 48 spiega la saggezza che si cela dietro le diverse vie e direzioni rivelate all’umanità:

  1. «E a te (Muhammad) Noi abbiamo rivelato il Libro secondo Verità, a conferma delle Scritture rivelate prima e a loro protezione. Giudica dunque fra loro secondo quello che Allah ha rivelato. Non seguire le loro passioni a preferenza della verità che ti è giunta. A ognuno di voi abbiamo assegnato una regola e una via, mentre, se Allah avesse voluto, avrebbe fatto di voi una comunità unica, ma ciò non ha fatto per mettervi alla prova in ciò che vi ha dato. Gareggiate dunque nelle opere buone. Ad Allah voi tutti tornerete. Allora egli vi informerà sulle cose che ora vi dividono».

Secondo questo versetto appare chiaro che la pluralità delle leggi e dei cammini da seguire costituisce una cosa saggia e che l’umanità dipenderà da legislazioni diverse. Il Dio Altissimo non maledice nessuno di coloro che cercano di superarsi nel compimento delle opere buone. Quale che sia la sua fede o confessione, ognuno è servitore di Dio.

Pertanto il versetto 51 proibisce ai credenti di venire a patti con giudei e cristiani:

  1. «O voi che credete! Non prendete i giudei e i cristiani come alleati: alleati essi sono gli uni con gli altri, e chi di voi si alleerà con loro diventerà dei loro. In verità, Dio non guida il popolo degli ingiusti».
    Questo versetto, pensiamo, deve essere interpretato raffrontandolo con i versetti 66, 67, 68 e 69 della medesima sura, in cui i veri cristiani sono rassicurati contro vane afflizioni.

Soprattutto il versetto 69 che in gran parte è simile ad al-Baqara 62 spiega bene la situazione:

  1. «Se essi avessero messo in pratica la Torah e il Vangelo, e quel che è stato loro rivelato dal loro Signore, essi avrebbero goduto dei frutti che hanno sulle loro teste e sotto i loro piedi. Vi è tra di loro un gruppo che segue la via diritta, ma molti di loro quanto agiscono male!
  2. O Messaggero! Comunica agli uomini ciò che ti è stato rivelato dal tuo Signore, poiché se non lo farai non avrai comunicato il Suo messaggio. E Allah ti proteggerà dalle genti. Certamente Allah non guida al bene i Negatori.
  3. Di’: “O gente del Libro! Voi non farete nulla di buono finché non metterete in pratica la Torah e il Vangelo e quello che vi è stato rivelato dal Signore”. Ma in molti di loro ciò che a te è stato rivelato dal tuo Signore aumenterà la ribellione e l’empietà. Non ti crucciare per questa gente empia!
  4. Ma coloro che credono, e i giudei, e i sabei e i cristiani (quelli che credono in Allah, nell’Ultimo Giorno e che compiono le buone opere) nulla essi hanno da temere e non saranno rattristati».

A noi sembra che, secondo il Corano, il compimento delle opere buone e la fede nell’Ultimo Giorno, siano sufficienti per la salvezza. In altre parole, essere un credente virtuoso e di buona condotta e accettare l’esistenza dell’aldilà basteranno per la salvezza.
La sura della “Mensa servita” rimprovera i cristiani (versetti 72-75) di attribuire a Dio dei simili sostenendo il terzo di tre e di pretendere che il Messia figlio di Maria è Dio; così pure rimprovera i giudei per aver dubitato della castità di Maria e di non aver riconosciuto Gesù come profeta.
Per riassumere quanto detto, l’uomo, quale che sia la sua fede, può sempre ottenere la salvezza a condizione che:
a) sia di buona condotta;
b) creda nel Giudizio finale;
c) non attribuisca a Dio dei simili;
d) creda che Gesù non è affatto figlio di Dio, ma Parola di Dio;
e) riconosca la castità e la verginità di Maria.
Sia egli cristiano o giudeo, chiunque mette in pratica le suddette condizioni, potrà ottenere la redenzione senza aver nulla a temere. La sura della “Mensa servita” (versetto 82) sembra confermarlo:

La pagina di un’edizione del Corano miniata a Istanbul nel 1867

  1. «Troverai che i più feroci nemici di coloro che credono sono i giudei e i pagani, mentre troverai che i più cordialmente vicini a coloro che credono sono i cristiani che dicono: “Siamo cristiani”. Questo avviene perché tra di loro ci sono preti e monaci che non si gonfiano di superbia».

Appare chiarissimo che i preti modesti sono indicati come i più vicini ai credenti. Il che vuol dire che si può costruire un ponte di amore nei confronti dei cristiani virtuosi e non smarriti.

I versetti 110, 111, 112 e 113 della stessa sura privilegiano nuovamente Gesù e Maria attraverso il racconto dei miracoli, della mensa servita discesa dal cielo su Gesù e i suoi apostoli. I versetti 116, 117 e 118 riprendono il tema su Gesù che non è Dio.

Conclusione
Per concludere, come abbiamo già detto, si potrebbe contribuire al processo di pace precisando il posto di Gesù, di Maria e dei cristiani nel Corano. I musulmani, al pari dei cristiani, avrebbero così l’opportunità di vedere l’importanza data dal Corano a Gesù e a Maria. Non bisogna infatti dimenticare che la diversità di religione è una delle cause principali dei conflitti internazionali. Gli adepti di ciascuna religione cercano di propagare la loro fede. I missionari sono in piena attività. Perciò la Turchia, futuro membro dell’Unione europea, deve imporre l’idea del dialogo. Coloro che vi si oppongono mancano di fiducia in sé stessi. Resta naturale che l’idea del dialogo implica l’idea di convincere o di convertire l’interlocutore. La fede musulmana non ha nulla da temere.
Dio Altissimo stabilisce d’altronde questa concorrenza, ma attraverso uno stile elegante: «Non discutere con la gente del Libro che nel modo più cortese, eccetto che con coloro che, tra di essi, sono crudeli (o empi)» (“Il Ragno”, 46).

Diciamolo subito: tra i due c’è un vuoto incolmabile.
• Il Gesù del Corano infatti è solo “figlio di Maria”.
• Il Gesù del Vangelo è anche e soprattutto l’Unigenito Figlio del Padre, Egli stesso Dio come il Padre e lo Spirito Santo.
Prima di approfondire la sostanziale differenza tra le due espressioni, una domanda molto importante: Maometto, nato e vissuto nella Penisola arabica seicento anni dopo Cristo, ha conosciuto la Bibbia e in particolare il Vangelo?
Per chi ha letto il Corano, la risposta non può essere che positiva. Lungo i centoquattordici capitoli o sure del Corano, si incontrano continuamente personaggi, episodi, riferimenti tratti dalla Bibbia, anche se la loro interpretazione è riduttiva e distorta.
Maometto, persona intelligente ed esperto commerciante, ha conosciuto sia il Vangelo, sia gli scritti apocrifi, quali ad esempio, il Vangelo di Tommaso, il Vangelo dell’infanzia ecc., e non può non essersi ispirato ad essi nella presentazione che fa di Gesù nel Corano.
I teologi islamici, anche per accentuare “l’origine divina” del Corano e la sua “inimitabile bellezza”, negano questa dipendenza. Sostengono che Maometto, non sapendo né leggere né scrivere, fatto non storico, non può aver conosciuto la Bibbia e in particolare il Vangelo.
Le innegabili somiglianze con la Bibbia, essi affermano, si spiegano con il fatto che il Corano, essendo il sigillo, cioè il coronamento della divina rivelazione, contiene anche le precedenti rivelazioni che Allah-Dio ha fatto per mezzo di altri profeti, da Abramo fino a Gesù, figlio di Maria.
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Il Gesù del Corano
Il Corano descrive la nascita, l’identità e la missione di Gesù. Gli esprime profonda ammirazione. Egli è il più grande, è il più santo di tutti i profeti inviati da Allah-Dio prima di Maometto. Ma Gesù, afferma categorico il Corano, non è figlio di Dio, non è Dio. Gesù è un uomo, creato direttamente da Dio nel grembo verginale di Maria. Creato sull’esempio di Adamo che Dio ha tratto dall’argilla e poi disse: “Sii! ed egli fu”. Il versetto 116 del capitolo 5 del Corano mette in bocca a Gesù l’affermazione che egli non è figlio di Dio, non è Dio. “E quando Dio gli domandò: o Gesù, figlio di Maria, sei tu che hai detto agli uomini: prendete me e mia madre come dei oltre a Dio? La risposta di Gesù: Gloria a te! Come potrei dire ciò che non ho diritto di dire?”. Secondo il Corano, Gesù rigetta con forza l’idea di essere Dio. Ai suoi discepoli dice: “In verità, Dio è il mio Signore e vostro Signore: adorate lui, dunque! Questa è la diritta via”.
Chi è dunque Gesù per il Corano? Gli sono riconosciuti molti attributi: egli è un profeta di Dio, è l’inviato di Dio che porta una legge nuova: la Scrittura, la Sapienza, la Torah, il Vangelo. Egli “è una grazia emanante da Dio. È proposto come modello esemplare ai pagani de La Mecca e ai figli di Israele, perché Gesù è un segno per gli uomini e per i mondi”. Ancora: “Gesù è un fedele servitore di Dio, che chiama suo Signore. Certamente è puro, è nel numero dei santi, è illustre nella vita di quaggiù e nella vita futura”. Gesù dice di se stesso: “Dio ha fatto di me un essere benedetto ovunque mi trovi, mi ha raccomandato la preghiera, la purezza di vita. Non ha fatto di me un essere violento votato all’infelicità”.
Quale la missione di Gesù, sempre secondo il Corano? Come profeta, egli è inviato da Dio come “suo messaggero presso gli israeliti per confermare la Torah (la Bibbia) che essi hanno già ricevuto”. Egli è un segno. La sua predicazione è delle più semplici: “O figli di Israele, adorate Dio, mio Signore e vostro… È qui un retto cammino. Temete Dio e ubbiditemi!”.
Dio ha dato a Gesù il “permesso” di fare molti miracoli: parla alla madre Maria mentre è ancora nel suo grembo, la difende da accuse calunniose quando è ancora nella culla. Guarisce i ciechi, i lebbrosi, risuscita i morti. Tutto con il permesso di Dio, sull’esempio di altri profeti, quali Mosè, Noè, Elia…
Il Corano afferma che Gesù ha avuto la speciale missione di “annunciare la nascita di un messaggero che verrà dopo di lui, il cui nome sarà il molto-glorioso = Maometto”. Egli sarà il “Sigillo dei profeti, il più grande, il coronamento della divina rivelazione”.
Ma la missione di Gesù, narra il Corano, non ha successo. I figli di Israele non credono in lui, lo accusano di magia. Ordiscono complotti per ucciderlo… Si vantano anzi di avere “ucciso il messia Gesù, figlio di Maria, messaggero di Dio! Illusione: non l’hanno per nulla ucciso, né crocifisso, perché Dio l’ha sostituito con uno che gli somigliava…”.
La vita di Gesù termina con la promessa di Dio: “O Gesù – è scritto nel Corano – certamente io ti richiamerò, ti innalzerò verso di me, ti libererò dagli infedeli. Poni coloro che ti hanno seguito al di sopra dei miscredenti fino al giorno della risurrezione”.
Così si conclude, secondo il Corano, la vita di Gesù, figlio di Maria, profeta di Dio.
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Il Gesù del Vangelo
Senza enfasi: tra il Gesù del Vangelo e quello del Corano, corre la stessa distanza che c’è tra il cielo e la terra. Nel Simbolo apostolico professiamo: “Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, Figlio Unigenito di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato della stessa sostanza del Padre… Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo…”.
Al di là del linguaggio teologico, la Parola di Dio ci svela il Mistero di Cristo, cioè la sua precisa identità e la sua missione salvifica. Nella pienezza dei tempi, Gesù, il Verbo eterno del Padre, ha assunto la nostra natura umana e si è fatto uno di noi, escluso il peccato, per attuare il progetto di Amore del Padre: cioè la nostra riconciliazione con Lui e la nostra elezione a suoi figli adottivi: un Mistero di Amore assolutamente gratuito. Gesù stesso, durante i tre anni di vita missionaria, ci ha svelato gradatamente la sua identità e la sua missione. È stato un Maestro incomparabile di amore e di fedeltà al Padre e di commovente dedizione a tutti, specialmente ai malati, ai poveri, ai peccatori, agli stessi suoi nemici. Apriamo il Vangelo e ci farà bene riascoltare dalla sua bocca quanto Gesù afferma di sé, del Padre, della sua missione. Ai suoi increduli ascoltatori, che lo seguivano per spiarlo, dice: “Se voi conosceste me, conoscereste anche il Padre mio: Egli mi ha mandato”. E aggiunge: “Io sono la Luce del Mondo, chi segue me non cammina nelle tenebre… Io sono il buon Pastore, io sono la Porta: chi entra attraverso me sarà salvo”. Ancora: “Per questo il Padre mi ama, perché io offro la vita e poi la riprendo. Nessuno me la toglie, sono io che la offro di mia volontà”. Gesù svela il motivo della sua presenza tra noi: una presenza di amore, che lo porta a condividere in piena libertà e consapevolezza la Volontà del Padre: “Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi. Rimanete nel mio amore… Io sono la Via, io sono la Verità e la Vita”. Illuminante l’episodio dell’amico Lazzaro. Dinanzi al suo sepolcro, Gesù dice per essere ascoltato dai presenti: “Padre, ho parlato così perché essi credano che tu mi hai mandato”. Poi, a voce alta e decisa, dice: “Lazzaro, vieni fuori!”. Racconta Giovanni, presente al fatto, che subito il morto di tre giorni ritorna in vita. Non è un gesto magico, è il segno indiscusso della potenza divina di Cristo, Signore della morte e della vita. A Marta, sorella di Lazzaro, estasiata di questo strepitoso prodigio, Gesù dice: “Marta io sono la risurrezione e la vita. Chi vive e crede in me non morirà mai”. Un’altra testimonianza significativa: rivolto ai suoi contestatori, Gesù afferma: “Io e il Padre siamo una cosa sola”. “Tu bestemmi – ribattono gli avversari – sei solo un uomo e pretendi di essere figlio di Dio. Chi credi di essere!”. Replica Gesù: “Il Padre mi ha consacrato e mandato nel mondo. Allora perché mi accusate e dite che bestemmio se affermo di essere Figlio di Dio? Credete alle opere che io compio, così vi accorgereste e sapreste che il Padre è in me e io nel Padre”.
Gesù afferma la sua identità fino all’ultimo: dinanzi al processo che lo condanna alla morte in croce, come bestemmiatore.
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Il Mistero Pasquale: mistero di amore e di redenzione
L’apostolo Paolo dice: “È stato Dio a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe”. E Giovanni aggiunge: “Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo unico Figlio, perché chi crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché esso si salvi per mezzo di Lui”.
Continua la nostra professione di fede: “Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre…”. Durante i tre anni di vita evangelica, Gesù ha compiuto fino al sacrificio di sé il progetto di Amore affidatogli dal Padre. “Mai si chiuse alle necessità dei fratelli e delle sorelle. Con la vita e la Parola ha annunziato al mondo che Dio è Padre e ha cura di tutti i suoi figli”.
Torniamo per un attimo al Corano. Maometto, a quanti gli chiedevano un miracolo che con fermasse la sua missione di profeta di Allah-Dio, rispondeva di non aver avuto il dono dei miracoli. Effettivamente non ne ha mai fatti. È morto nel 632 d. C. a Medina e là si trova il suo sepolcro. Anche a Gesù i suoi avversari chiedevano ostinatamente: “Che segno ci dai per dimostrarci che parli in nome di Dio e che sei suo Figlio?”. Gesù rispondeva con i tanti miracoli che erano sotto gli occhi di tutti. Ma ha voluto darne uno di valore assoluto, che avrebbe coinvolto direttamente la credibilità di Dio: la sua Risurrezione dalla morte. La storia ha registrato che Gesù è realmente morto, che dopo tre giorni è realmente risorto, che è realmente apparso a innumerevoli testimoni che hanno testimoniato con la propria vita la loro fede in Cristo Risorto. A Gerusalemme si venera ancora il suo sepolcro, ma è vuoto. “Non è qui, è risorto, proprio come aveva detto”.
La Risurrezione di Cristo, afferma san Paolo, è il fondamento del Mistero Pasquale. Giustamente Gesù Cristo “è il vero Agnello che ha tolto il peccato del mondo, è Lui che morendo ha distrutto la morte e risorgendo a ridato a noi la vita”. “Mediatore tra Dio e gli uomini, Giudice del mondo e Signore della storia, non si è separato dalla nostra condizione umana, ma ci ha preceduti nella dimora eterna per darci la serena fiducia che dove è Lui, Capo e Primogenito, saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria”.
Maometto e con lui i musulmani non credono al peccato originale, non credono al Mistero Pasquale. La morte in croce di Cristo è per loro uno scandalo, un assurdo che ripugna al loro concetto di Dio. La morte di Gesù, affermano, sarebbe il segno dell’impotenza di Dio di fronte allo spirito del male. Il Crocifisso, sempre secondo i musulmani, è l’espressione più umiliante, e quindi inaccettabile, della sconfitta di Dio.
Per noi cristiani cattolici invece il Crocifisso è il segno più convincente, più straordinario, più sublime dell’Amore salvifico del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Con la liturgia, cantiamo: “Con la sua Morte ha distrutto la nostra morte, con la sua Risurrezione ha ridato a noi la vita”. Rivolti al Padre, lo ringraziamo così: “Il Cristo, tua Parola vivente, è la Via che ci guida a Te, la Verità che ci fa liberi, la Vita che ci riempie di gioia”.
Dinanzi al Crocifisso, Mistero di Amore e di Salvezza, san Paolo ripeteva: “Mi hai amato e hai dato la tua Vita per me!”.
I musulmani sono nostri fratelli proprio in virtù del Sacrificio redentivo di Cristo. Ne siamo certi: tutti i musulmani in buona fede si salveranno. Non si salvano però in virtù del Corano e di Maometto. Si salvano grazie a Gesù Cristo, Figlio di Dio e Dio Egli stesso.
Ci auguriamo che anch’essi, un giorno, abbracciando il Crocifisso, che oggi guardano con raccapriccio, facciano la stessa professione di fede dell’apostolo Tommaso: “Signore mio e Dio mio!”.

ECCO COME SI PRESENTAVA GESU’ …..

Matteo 8,20
Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
Matteo 9,6
Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora al paralitico, prendi il tuo letto e va’ a casa tua».
Matteo 10,23
Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo.
Matteo 11,19
È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere».
Matteo 12,8
Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
Matteo 12,32
A chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro.
Matteo 12,40
Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Matteo 13,37
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo.
Matteo 13,41
Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità
Matteo 16,13
Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?».
Matteo 16,27-28
27 Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni. 28 In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell’uomo venire nel suo regno».
Matteo 17,9
E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Matteo 17,12
Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, l’hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».
Matteo 17,22
Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini
Matteo 18,11
[È venuto infatti il Figlio dell’uomo a salvare ciò che era perduto].
Matteo 19,28
E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele.
Matteo 20,18
«Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte
Matteo 20,28
appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti».
Matteo 24,27
Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo.
Matteo 24,30
Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria.
Matteo 24,37-39
37 Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38 Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell’arca, 39 e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell’uomo.
Matteo 24,44
Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà.
Matteo 25,31
Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.
Matteo 26,24
Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».
Matteo 26,45
Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l’ora nella quale il Figlio dell’uomo sarà consegnato in mano ai peccatori.
Matteo 26,64
«Tu l’hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico:
d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo
seduto alla destra di Dio,
e venire sulle nubi del cielo».
Marco 2,10
Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati,
Marco 2,28
Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».
Marco 8,31
E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’uomo

 

Concludendo … non si capisce una mazza … certamente DIO si è saputo divedere dando agli uomini quello che gli uomini hanno chiesto nel rispetto delle loro religioni …. Ad ognuno una verità diversa …. O NO !!!!

 

PERCHE’ NON CREDERE ANCHE NEL CORANO ? ….ultima modifica: 2017-06-23T14:37:24+02:00da RomaninoRomano