“Sterrare umanum est”: #testdrive sulle strade bianche della #Rivierafriulana con #Subaru XV

#testdrive Subaru XV terra

Oggi ci sono pochi siti per imparare a guidare con scarsa aderenza

Restano le strade interpoderali e quelle in mezzo alle campagne

‘Sterrare umanum est’, diceva un mio professore del liceo classico appassionato di fuoristrada in moto, scherzando sul noto motto in lingua latina, che ci ricorda che ‘sbagliare è umano’, …perseverare è diabolico. E in effetti, sbagliare sulle strade non asfaltate può, ma non deve capitare. Salvo che si siano percorse decine di migliaia di km di sugli sterrati. Come poteva capitare a quelli della mia età. Training, che oggi è pressoché impossibile da praticare. Perché ci sono regole diverse sulle strade, macchine che guidano da sole, una parte ciclistica dell’auto e motori ben più evoluti. Troppo evoluti, come lo sono le auto, per poter imparare a guidare. Perché è proprio dagli errori, a volte ‘perdonati’ da sbandate di decine di metri, che si impara, a vivere, e a guidare. A perdere …e a vincere. A me personalmente piace poter perdere, perché poi c’è la possibilità di vincere. Ah, c’è un altro problema non ininfluente che limita la possibilità di imparare a guidare su terra: il nostro vero nemico è l’asfalto.

L’asfalto è figlio del progresso e ha ucciso strade come Ligosullo-Paularo, Canebola,Volterraio

Il figlio del progresso del XX secolo, ha ammantato quasi tutte le più belle strade bianche sulle quali ci siamo impratichiti da giovani: la strada a mezza costa tra Canebola, Porzus, Forame (Ud) del rally delle Alpi Orientali, la Ligosullo-Paularo (Ud), della stessa gara ma anche del San Martino di Castrozza, parte dell’Altopiano di Asiago. Perfino il Volterraio, il Calamita, parte della Lacona-Monumento (Gr) all’Elba. Ricordate la mitica speciale incassata tra i terrapieni su una delle alture dell’isola, sulla quale Amilcare Balestrieri, con l’Alfa Gtv 6 cil., Walter Rorhl, con l’Opel Ascona, Stig Blomqvist, con la Saab, ci riempivano di polvere con le auto, che non erano nemmeno per un istante allineate alla strada. Guidare sullo sterrato è infatti paragonabile a una danza. È un po’ come guidare a tavoletta sulla sabbia: bisogna lasciar ‘galleggiare’ l’auto sopra la polvere, lasciarla scorrere e lasciarle scaricare energia fin quando riprende aderenza. Al volante su terra, occorre prendere il ritmo di una danza anticipando le curve e controllando l’auto di traverso anche dopo le curve.

Ma tutto questo, oggi, è ancora possibile? Abbiamo provato a farlo con un crossover tra quelli più sicuri sul mercato mondiale dell’automobile

La Subaru XV per ritrovare le emozioni della terra, ma state tranquilli, è incollata alla strada impossibile farle perdere …la calma

La #Subaru XV, 150 HP, 2000 di cilindrata e diesel. Tutto quello che serve per affrontare una bella strada bianca con la grinta necessaria. Non ci aiutano in questo nostro goliardico proposito le gomme, invernali, che hanno parecchio grip anche in queste condizioni.

Oggi, Siamo nella #RivieraFriulana, a Carlino, tra le valli da pesca e le acque dolci e placide del fiume Zellina. Da queste parti è stata scoperta una grande fornace romana. Qui i romani cuocevano le suppellettili in terracotta per le loro truppe da inviare in oriente. Prima opzione del #testdrive. Al quale uniamo un #roadtest anche per potervi allietare con immagini del territorio. Guidiamo normalmente, assecondati ala perfezione dall’elettronica della macchina giapponese. Impeccabile, la sicurezza è ormai un paradigma della Casa delle Pleiadi.

Impossibile far perdere …la calma a una #Subaru

E la XV anche con lo sterrato polveroso, con scarsissima aderenza, non si scompone. Ci sembra quasi di guidare sull’asfalto. Seconda opzione: escludiamo i controlli anti sbandamento e di trazione. In realtà non cambia molto, e la #Subaru XV ha un po’ di deriva, alla quale sopperiamo dando gas. Il risultato è che la XV è molto veloce anche su terra. Come aveva dimostrato di essere sul fondo innevato. Condizione, che, ormai, e purtroppo, potremo ritrovare soltanto nell’inverno 2018. Ora ci fermiamo accanto all’argine del fiume Zellina, che raggiungiamo agevolmente grazie alle doti fuoristradistiche della nostra vettura. E arriviamo nel punto dove si trova una grande bilancia da pesca. Ora, vediamo se ci fanno assaggiare qualcosa di buono e appena pescato…

#charlieinauto

#charlieinauto #Subaru Levorg si guida con due dita al volante è precisa e docile

Ma si arrampica come un cavallo di razza e con il 4X4 perdona tutto ciò che le chiediamo

Subaru Levorg Udine sera Subaru Levorg albero Subaru levorg tetto aperto Subaru Levorg drive control Subaru Levorg Corno Subaru Levorg sedili posteriori Subaru Levorg autostrada

Sul percorso di una cronoscalata il computer e il cambio automatico contengono il consumo seppure ‘a tavoletta’

Oggi proviamo a vedere come va. Una SW, sportiva, a benzina, a trazione integrale. Facciamo un giro in montagna. Trasferimento in autostrada. L’aerodinamicità delle linee della Levorg aiuta a risparmiare carburante, ma anche a prendere velocità. Che di punta è superiore ai 210 Km/h. Ma questo test lo lasciamo per ora a chi la proverà in pista. Passiamo alla guida turistica: 110/120 km/h, reali saranno 100/110. Dopo 70 km il computer di bordo ci segnala un consumo tra i 15 e i 16 km/l. Il che ci rincuora. Perché ora, dopo un misto di una trentina di km in Carnia, vediamo com’è la guida veloce nel misto. E’ sera e lo possiamo fare. La centralina destina il 60 per cento della potenza alle ruote anteriori, il 40 dietro. Così la macchina è sempre incollata alle traiettorie che le chiediamo. Solo un po’ di sovrasterzo quando spingiamo a fondo sulle curve a gomito. Anche la trasmissione è fluida, e l’accelerazione è decisa ma la macchina è sempre morbida. Veloce, precisa, decisa. Accetta le traiettorie e le mantiene con sincerità. Un ruolo fondamentale nella stabilità e nella tenuta di strada lo gioca il motore boxer: è orizzontale e piatto. Così il baricentro della Levorg è bassissimo. Gommata Bridgestone, abbiamo provato a ‘farle’ di tutto. Ma non ci ha mai tradito. E’ sempre stata al gioco. Anche la frenata è sicura. Ma sempre confortevole per i trasportati. Anche se stacchiamo al limite. Sutrio, arriviamo al cartello Zoncolan. Che ormai è una delle salite simbolo del Giro ciclistico d’Italia. E’ entrata nella leggenda con Pantani. Ma in passato è stata una spettacolare cronoscalata automobilistica. L’ho fatta anch’io..Via. Proviamo con l’automatico. Il cambio manuale a sei marce lo sfrutteremo in discesa per le staccate. Levorg sale decisa. Ci porta ai tornanti in piena velocità. Non c’è che dire: la sua vocazione sportiva la scarica tutta a terra. Alcuni tornanti per impratichirci con la trazione integrale, che rende precisa e veloce anche l’uscita dai tornanti, e abbiamo la prova delle sue capacità sportive. Il misto, la guida precisa, un po’ di sporco sull’asfalto, ma non cambia niente. D’altro canto, la Casa delle Pleiadi ha sviluppato decenni di esperienza nel mondo dei rally. Bene. Siamo in cima al monte, o quasi, sul pianoro da dove gli sciatori si preparano per la discesa. I consumi, è superfluo considerare che sono stati elevati. Ma non vanno oltre le aspettative. Secondo il computerino di bordo, e poi a spanne verificheremo sulla distanza che coincidono, non sono scesi sotto ai 10 km/l. Che per una SW 1600 a benzina, compatta, palesemente affidabile e robusta, con il 4X4 sempre in presa, tre persone a bordo, e tirando, non è poi così male. Temevamo il peggio. Invece, probabilmente l’elettronica, l’esperienza nell’integrale della Casa delle Pleiadi, il cambio automatico, hanno guidato una sorta di risparmio. Nonostante avessimo attivato la funzione S Sportiva. Una cioccolata con panna, una fetta di torta ai mirtilli sul pianoro dello Zoncolan. Facciamo anche la rampa in salita che è stata resa famosa dal Giro d’Italia, e la Levorg morde il fondo asfaltato reso incerto dalle gelate invernali. Il panorama da quassù è fantastico. Ora scendiamo dal versante pordenonese. Ma prima una sosta a malga Pozof. Ricotta affumicata e Montasio stagionato. Con il pane casereccio. E un buon bicchiere di vino rosso, un Refosco. Uno solo, perché poi si deve guidare. E affrontiamo la discesa verso le vallate pordenonesi. Stavolta, il cambio al volante lo usiamo per le staccate e per assicurarci prontezza di trazione all’uscita dalle curve, sui dossetti, dove l’aderenza o la potenza servono di più. È pur sempre un 1600. I rapporti sono ben calibrati, e ci permettono una guida fluida e di rendimento. Anche in discesa. Stavolta, i consumi sono nella norma. Arriviamo a fondovalle. Scendiamo: un’occhiata ai cerchi e alle gomme. Non si sono surriscaldati oltre il dovuto. Missione compiuta. Un’auto divertente ma nello stesso tempo facile. Anche per le signore che si mettono alla guida di una SW sportiva e compatta. Ma è anche elegante, grintosa. Sa di auto sportiva ma se vi ci portate la compagna a una cena elegante, non vi farà sfigurare. Se vi capita, dunque, fateci un giro. Vi piacerà.

@charlieinauto