#Subaru Nuova #Forester #testdrive nel Tavisiano tra due ali di neve

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Conserva come poche la leva del freno a mano comando estremo per uscire dalle situazioni scabrose

‘Un’auto da neve’. Davvero? Certo. Un primo assaggio di questo SUV crossover l‘abbiamo già avuto nella montagna pordenonese. Come in tutte le cose, per comprendere meglio di che cosa disponiamo ora dobbiamo approfondirne la conoscenza. Ci serve ancora neve. Tanta neve. Mezzo metro? Di più. Perché ormai che ci siamo il desiderio del paesaggio ammantato sale. Magari carichiamo a bordo della Nuova #Forester #Subaru i nostri sci da fondo con tutto l’equipaggiamento necessario. Che grazie al progresso non comprende più da tempo il fornello a gas per riscaldare e sciogliere le scioline, contrassegnate da colori diversi a seconda del tipo di tenuta o di scorrevolezza che chiedevamo ai nostri sci in funzione delle caratteristiche del percorso prescelto e previsto. Non dispone dunque della decina e oltre di tubetti colorati di scioline, di solito trasportate in una scatola per scarpe in disuso facendo tanta attenzione per non trasformare il bagagliaio dell’auto in una grande tavolozza, e che lasciavano nei parcheggi delle auto le confondibili chiazze multicolori sulla neve. Piuttosto, e al loro posto, ci aggiungiamo un paio di slittini per lanciarci giù dal primo discesone che troveremo. E partiamo. Vento frontale. In autostrada ce l’abbiamo proprio conto. La #Forester come le altre #Subaru dispone di un

ottimo computer di bordo

che ci aiuta a comprendere il rendimento e il funzionamento dell’auto e ci insegna a guidarla al meglio. Con dati riportati con efficaci soluzioni grafiche nel display centrale e in parte ripetute nel quadrante posizionato tra gli orologi del cruscotto. Spiegano il rendimento e la ripartizione della potenza a ciascuna delle quattro ruote, l’indice di rendimento e del consumo in tempo reale, il grafico dettagliato dell’economicità della nostra guida e altro ancora. In autostrada impostiamo il cruise control adattivo e non facciamo fatica a verificare che dove il nostro percorso si orienta controvento, il consumo aumenta di un litro ogni 100 km, con le raffiche anche di più. Evidentemente ha un suo peso la sezione frontale della Forester, che nella versione più recente dispone di

volumi interni e di un abitacolo più ampi.

Ma ci rifaremo al ritorno, con il vento in poppa. Arriviamo nel Tarvisiano, a Camporosso, e incontriamo le prime strade ghiacciate. Ai lati c’è tanta neve. Quindi, se qualche cosa dovesse andare storto ce la caveremo con un po’ di lavoro per uscire dal mucchio bianco. Così provo ad aprire un po’ di più e non cambia niente: stabilità, direzionalità, trazione non cambiano. Rallento, provo a frenare. E Forester si ferma, non come sull’asfalto asciutto ma quasi come su quello bagnato. Davanti a noi si apre un piazzale. Mi cade lo sguardo sul tunnel, sul comando del cambio scelgo l’opzione S sport per assicurarmi l’erogazione della massima potenza da subito. Per stimolare al motore una curva di coppia più verticale. Ma… accanto alla leva del cambio, a 6 marce automatico o manuale, 150 CV 2000 cc a benzina, la #Forester conserva

il comando del freno a mano a bacchetta.

Con tanto di pulsante di sblocco. Quando avevo ripreso a provare auto, all’inizio mi imbarazzavano quelle auto che hanno questo comando a pulsante. Che, magari, se lo azioni rischi che non si sblocchi istantaneamente, aggiungendo un brivido alla nostra guida. Perché sono ancora della generazione di ‘Noi che il freno a mano… ’ lo usavamo per innescare il derapage, andare in tesata coda, cavacela all’ultimo momento in extremis sfruttando l’attrito delle ruote di traverso rispetto alla nostra marcia per rallentare quel minimo che bastava per permetterci di entrare in curva con un pizzico di sicurezza in più. A volte era soltanto una condizione psicologica. Ma ha sempre funzionato. E per sicurezza un amico ci aveva insegnato a fare un forellino nell’impugnatura  con il trapano, per infilarvi una vite autofilettante e bloccare il pulsante di sblocco. Di modo che la leva, una volta tirata, appena rilasciata ritornasse in posizione di riposo. Per bloccare le ruote posteriori per un istante, innescare la derapata e lasciarle subito libere di riprendere velocità. Quindi? La mano scende verso la leva quando siamo arrivati quasi in corrispondenza con la fine dell’aiuola centrale del parcheggio. Che vista l’ora pomeridiana è libero. Punto il muso all’interno verso l’aiuola colma di neve, un colpetto alla leva. La lascio andare, e anche Forester si lascia andare via di piatto. Sterzo tutto a sinistra, schiaccio a fondo l’acceleratore e via: quando mi ritrovo sul rettilineo del lato opposto del parcheggio ormai allineato nel senso di marcia mi accorgo di avere già radunato alcuni curiosi, che stavano passeggiando lì accanto. Ripeto la manovra sull’altra curva, dopo avere verificato che il piazzale era completamente vuoto, e ripeto l’operazione: spettacolo! Mi fermo e arrivano gli spettatori. Entusiasti ma rammaricati: ‘bravo, vorremmo farlo anche noi

ma il freno a mano a leva non ce l’abbiamo più“…

Ah, ecco lo spiazzo per lo slittino: vado o no? Mah sì: via! Le giornate si sono allungate. E quasi quasi… Cinque km e arrivo a Valbruna. Quasi un metro di neve. Fantastica. Proviamo a salire lungo la Saisera. La strada è pulita. Ma lo scenario è fantastico. Arrivo alla Malga del Tedesco: chiusa. Niente gnocchi, zuppa né strudel. Allora conviene salire fino alla Polveriera, e all’attacco dei sentieri, per il rifugio Marinelli e il Jof Fuart. Il ponte sul Saisera è già un punto panoramico inguagliabile, con tanta neve. Ecco il parcheggio. Vuoto. Anche qui un paio di prove di tornante con guida in condizioni di emergenza ci stanno. E anche questa volta il pubblico non manca. Voto: 10 e lode in confort, comodità, sicurezza, risposta alla guida veloce con fondo a rischio, risposta nell’off road su neve esattamente come nelle aspettative, sia con i controlli di sicurezza attivi che disattivati.

#charlieinauto/71