3 MODI PER SFRUTTARE LA BLOCKCHAIN NEL MARKETING

La tecnologia “blockchain” applicata al digital marketing. Fantascienza o futuro?

Il “blockchain” è un termine che negli ultimi anni, a braccetto con lo sviluppo tecnologico digitale, ha acquisito sempre più “fama”. Tanti ne parlano ma, esattamente, di cosa si tratta?

Preso alla lettera, il vocabolo significa “catena di blocchi” ed è una sorta di registro digitale pubblico, con la funzione di registrare tutte le transazioni che avvengono tra due parti. I dati registrati, poi, “vanno a finire” in blocchi legati tra di loro come una catena.

La blockchain, al momento, è, tra le banche dati, la più sicura, efficiente e “documentabile”. Il segreto della sua efficacia è la struttura decentralizzata: non ha, infatti, un “core” centrale ed è presente su un numero indefinito di server nel mondo. Così, un hacker, per poter accedere alle informazione contenute in un blocco specifico deve necessariamente “corrompere” contemporaneamente tutte le copie (sparse nel mondo) di quel blocco. Un’impresa a dir poco ardua.

Una volta compreso, (a grandi linee), cos’è la blockchain non difficile comprendere il perché è così in voga in ambito finanziario.

Nel digital marketing, invece, che impatto può avere?

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1. Innanzitutto, la blockchain può essere utilizzata nel settore della pubblicità on-line. Oggigiorno, attraverso i classici strumenti di misurazione è, praticamente, impossibile sapere se le statistiche sono precise al cento per cento e ciò, inevitabilmente, va a compromettere l’efficacia delle strategie future. Ogni azione, infatti, passa attraverso intermediari e i dati perdono in termini di esattezza e precisione. Con la blockchain, invece, non c’è bisogno di alcun intermediario e i valori che si ottengono, (come ad esempio il numero degli utenti che hanno visualizzato un determinato annuncio o hanno effettuato un click su una specifica pagina), sono, assolutamente, attendibili e vengono restituiti in tempo reale.

2. Come detto, la blockchain ha tutto per poter “fare a meno” del lavoro degli intermediari (soprattutto di Facebook e Google che, praticamente, detengono il monopolio) con la conseguente riduzione dei costi e ottimizzazione dei risultati.

3. Infine, attraverso la blockchain, il rapporto tra un brand ed un utente può essere diretto e vantaggioso per entrambi. Infatti, ad esempio, un utente, dietro corrispettivo, può lui stesso autorizzare al trattamento dei suoi dati personali e un’azienda, così, può fare pubblicità in maniera mirata e più redditizia.

Fonte: PURE BROS MOBILE Blog

Photo credits – Andrew Haimerl via unsplash and Stephen Dawson via unsplash

 

 

 

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LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLA CX

Innovazione e nuove tecnologie come punto di riferimento per i “retailers 4.0”. Oggigiorno con il commercio elettronico e l’ossessiva ricerca di fidelizzare il più possibile i propri clienti, la digital customer experience (DCX) ha raggiunto livelli altissimi. L’intelligenza artificiale ha, indubbiamente, velocizzato ed ottimizzato tutto il processo ed il risultato finale è un mix di innovazione e creatività.

Così, nel bel mezzo della nostra “DCX” ecco che, improvvisamente, ci ritroviamo a “chattare” con una macchina, convinti che si tratti di un essere umano in carne ed ossa e gli chiediamo chiarimenti e rassicurazioni circa l’efficienza e la trasparenza del negozio virtuale.

E se, poi, lo stesso “chatbot” si trasformasse in un vero e proprio agente di marketing? In grado di fidelizzare la clientela, di trasformare un potenziale cliente in un acquirente e di sfruttare al meglio quelle strategie legate al connubio tra marketing e psicologia?

I big data, a questo punto e l’analisi di tutti quei “valori” che corrono lungo la rete virtuale e che negli ultimi tempi sono stati al centro di scandali ed intrighi. Grazie ad algoritmi di ultima generazione, quindi, un brand può ottimizzare (quasi) al cento per cento la decodifica di questi dati e trasformarli in preziose informazioni circa le esigenze dei clienti o potenziali tali.

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In conclusione possiamo dire che, senza dubbio, la tecnologia è un alleato importante per un brand, ma è altrettanto vero che senza l’apporto degli esseri umani, la sola intelligenza artificiale non è sufficiente. Infatti, in molti sostengono che la macchina sostituirà l’uomo: forse un giorno, (anche se menti come Ray Kurzweil lo escludono categoricamente), ma attualmente la tecnologia per quanto avanzata è ancora acerba ed il supporto dell’uomo è semplicemente fondamentale.

Ad esempio, non è detto che un customer care virtuale sappia rispondere a qualsiasi quesito ed a risolvere ogni tipo di task ed è in quei casi in cui non vi riesce che un brand perde credibilità. Ecco che l’intervento dell’uomo risulta essere, dunque, importante.

Fonte: PURE BROS MOBILE Blog

Photo credits – Becca McHaffie via unsplash and Owen Beard via unsplash

 

 

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COME L’ERA DEL DIGITALE HA CAMBIATO L’IDEA DI BUSINESS

L’innovazione e la tecnologia negli ultimi anni hanno avuto un impatto significativo sulle imprese, sui mercati, sulle modalità di vendita e sul rapporto tra venditore e compratore.

Adesso si parla di “digital customer experience”, di “e-commerce”, si stanno diffondendo sempre di più termini come “b2b”, “b2c” e “b2g” (intesi in maniera leggermente diversa rispetto al passato) e si sente, sempre con maggior insistenza, parlare di “algoritmi applicati al mondo di internet.”

Inoltre, i cambiamenti dovuti all’introduzione delle tecnologie, in questi anni, sono stati talmente “invasivi” che hanno portato, addirittura, all’introduzione di neologismi: abbiamo, ad esempio, il digital marketing, le newsletter, gli influencers e così via.

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Nel rapporto tra rivenditore e compratore, internet ha indubbiamente rivoluzionato le modalità di comunicazione e le strategie da parte delle aziende per raggiungere un numero sempre più elevato di potenziali clienti. Società come Amazon e Alibaba sono, indubbiamente, quelle che rappresentano al meglio questa era, inizialmente concepiti, semplicemente, come trait d’union tra il venditore ed il compratore digitale.

Anche il modo di fare pubblicità è cambiato radicalmente. Ora si tende, infatti, ad associare il proprio brand ad influencers, (il cosiddetto marketing di influenza), si punta molto sui video, (che se diventano virali significa fare centro), sui i social media channels, (Youtube, Facebook, Instagram etc. sono un “must” soprattutto per i più giovani) ed infine sull’advertainment.

Per advertainment (che non è altro la fusione tra la parola “advertisement” e “entertainment”) s’intende la creazione di una storia (stile serie Tv per intenderci) divertente e coinvolgente in cui il prodotto da pubblicizzare ha un ruolo secondario e il messaggio pubblicitario, spesso, è implicito, mentre a giocare un ruolo da protagonista è la storia di per sé e dunque, l’intrattenimento. Un esempio? La serie prodotta da Ikea che narra, in maniera divertente ed irriverente, l’esperienza di venditori e compratori all’interno dei negozi Ikea, sulla difficoltà presunta o tale nel montare i mobili, sulle tradizioni svedesi e così via.

Questi sono solo alcuni esempi di come l’era del digitale ha, radicalmente, cambiato il concetto di marketing e pensare che siamo solo all’inizio…

 

Fonte: PURE BROS MOBILE Blog

Photo credits – Toa Heftiba via unsplash and rawpixel via unsplash

 

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