La pratica dell'”Inoculazione” che ha preceduto la vaccinazione contro il Vaiolo.

 

La storia della Vaiolizzazione: i Manciù, l'imperatore Kangxi e la diffusione dalla Cina all'Europa del metodo "precursore dei vaccini"

Come ho avuto modo di accennare in una precedente risposta a un commento, prima della vaccinazione contro il Vaiolo, come tecnica preventiva venne adottata la strategia dell’Inoculazione, pratica popolare molto più antica. E’  abbastanza noto che il Vaiolo era una malattia palesemente contagiosa. Ebbene, una parte di medici notava che le persone che guarivano non contraevano più la malattia. Tale fenomeno era abbastanza facile da osservare perchè le vittime erano molto numerose e la maggior parte di esse rimanevano fisicamente “segnate” dall’esperienza. Pertanto nacque l’idea di indurre artificialmente un caso leggero di Vaiolo per evitare il successivo insorgere di casi più gravi e pericolosi. Il nome di questa pratica era chiamata “Inoculazione”, che per analogia poteva paragonarsi  “all’Innesto”. In cosa consisteva questa pratica ?  Il medico, inseriva un filo in una pustola e aspettava che questo filo si impregnasse di materiale giallo. Poi, tramite l’uso di un bisturi, praticava un taglio superficiale  sul braccio del paziente da inoculare, introduceva il filo impregnato di liquido giallo, dentro l’incisione  ve lo fissava e lasciava il loco per 24 ore. Se tutto andava bene, 12 giorni dopo la persona contraeva la stessa leggera malattia in forma molto blanda, quindi, attraversava le fasi successive per un mese, trascorreva un altro mese in convalescenza e alla fine era Immune per tutta la vita. Questo metodica era assai diffusa in Medio Oriente, ma non in Europa. Come procedura profilattica contro il Vailo tuttavia, l’inoculazione era assai controversa; come dire, che era una medaglia con due facce diverse, o meglio, simile a una pila con il polo positivo e il polo negativo