L’Uomo deve lottare contro la sofferenza…

Come dovremmo lottare contro il peccato nella carne?

Per il momento mi sta girando così: argomenti un po’ atipici per me, ma mi intrigano molto. E così, vi piaccia o no.

Leggo molto spesso che il vero cristiano, deve imparare  di accogliere la sofferenza e quindi, di offrirla. Epperò, mi chiedo cosa si nasconde dietro questo atteggiamento, diciamo “redentivo”. Ma è veramente questo che ci chiede il nostro Creatore ? Ci vuole dei quasi rassegnati ? Spiacente, ma non saprei cosa farmene di un Dio così.

Invece, ecco che intuisco che il mio Creatore, non vuole che io sia quel rassegnato, quel condannato perchè diametralmente opposto al progetto del Creatore, che vuole ognuno di noi  Suoi figli dei lottatori che difendano la propria dignità radicalmente.

Non v’è alcun dubbio nell’affermare che la sofferenza è un male, un male che richiede l’umana controffensiva affinchè se ne riduca il suo dominio.

Ed è proprio questo l’aspetto dell’impegno di noi uomini nel creato: il corpo a corpo tragico e doloroso quale creatura cosciente, con davanti a sè, un mondo, un universo che via via progressivamente abbiamo conquistato e dominato. Quindi il lavoro dell’uomo tramite la tecnica, la scienza e tutte le scienze messe insieme. Noi, uomini, siamo una presenza attiva; non passiva, in questo infinito cantiere di costruzione del mondo dove sia i successi sia i progressi , sia le angustie, sia le ferite e le sofferenze, richiedono essere acquistati  a prezzi di insuccessi parziali e ferite e sofferenze, che ci consentono però, di spingere in avanti il cammino dell’umanità: individualmente e collettivamente.

Insomma, non riesco ad immaginare che Dio ci “mandi la sofferenza  per punizione o per il nostro bene”, come sentiamo spesso dire affinchè diventiamo migliori.

Insomma, in tutto questo DIO c’entra ? Oppure siamo noi ?

Abbiamo paura di amare…??

Che Cosa è la Filofobia: La Paura di Amare | Centro di Psicologia

I tecnici la chiamano “Filofobia”

Ieri  ha  pranzato  con  noi il nipote più piccolo ( 5 anni ) dei quattro che ho.  E’  un  po’…  discolo,  ma l’amiamo molto. E  così,  per  tenerlo  un  po’  a  freno,  mi  sono  sdraiato   sul  divano   assumendo  l’aria  di  chi  non  sta  bene.  Mi  ha  visto,  e  si  è  fermato.  Si  è  avvicinato  a  me,  mi  ha  abbracciato,  e  con  la  manina  mi   ha  accarezzato  senza  dir  nulla.  Credo  d’essermi   commosso;  il  famoso  nodo  in  gola   l’ho  dovuto  trattenere.

Ebbene,  ieri  sera  ho  evocato  alla  mente  quel  frammento  d’amore   innocente,  ma  stracolmo  di  “Vero”.  Ho  riflettuto.  Su  cosa ?  Sull’assurdità  delle  domande  della  gente :”Come  amare ?”  “Come  vivere ?”.  Domande  assurde  che  mostrano  la  nostra  miseria  interiore.  Solo  un  bambino  sa  amare –  mi  sono  detto –  e  solo  un  bambino  sa  vivere.  Nessuno  mai  ci  toccherà  come  un  bambino.  Noi,  persone  adulte  col  passare  degli  anni  diventiamo   fredde,  dure;  e  quando  tocchiamo   dalle  nostre  mani  non  fluisce  nulla.  Invece,  quando  è  la  mano  di  un  bambino  a  toccarci  riceviamo   tutta  la  tenerezza,  tutta  la  delicatezza,  e  il  messaggio  principale   che  in  noi  si  sta  riversando   l’intero  essere  della  sua  purezza.    Noi,  persone  adulte  abbiamo  paura.  Ma  non  la  paura  di  vivere,  ma  la  paura  di  cessare  di  vivere:  e  ci  siamo  induriti  all’azione  dell’amore  puro.