Giorno: 19 luglio 2021
L’Uomo deve lottare contro la sofferenza…
Per il momento mi sta girando così: argomenti un po’ atipici per me, ma mi intrigano molto. E così, vi piaccia o no.
Leggo molto spesso che il vero cristiano, deve imparare di accogliere la sofferenza e quindi, di offrirla. Epperò, mi chiedo cosa si nasconde dietro questo atteggiamento, diciamo “redentivo”. Ma è veramente questo che ci chiede il nostro Creatore ? Ci vuole dei quasi rassegnati ? Spiacente, ma non saprei cosa farmene di un Dio così.
Invece, ecco che intuisco che il mio Creatore, non vuole che io sia quel rassegnato, quel condannato perchè diametralmente opposto al progetto del Creatore, che vuole ognuno di noi Suoi figli dei lottatori che difendano la propria dignità radicalmente.
Non v’è alcun dubbio nell’affermare che la sofferenza è un male, un male che richiede l’umana controffensiva affinchè se ne riduca il suo dominio.
Ed è proprio questo l’aspetto dell’impegno di noi uomini nel creato: il corpo a corpo tragico e doloroso quale creatura cosciente, con davanti a sè, un mondo, un universo che via via progressivamente abbiamo conquistato e dominato. Quindi il lavoro dell’uomo tramite la tecnica, la scienza e tutte le scienze messe insieme. Noi, uomini, siamo una presenza attiva; non passiva, in questo infinito cantiere di costruzione del mondo dove sia i successi sia i progressi , sia le angustie, sia le ferite e le sofferenze, richiedono essere acquistati a prezzi di insuccessi parziali e ferite e sofferenze, che ci consentono però, di spingere in avanti il cammino dell’umanità: individualmente e collettivamente.
Insomma, non riesco ad immaginare che Dio ci “mandi la sofferenza per punizione o per il nostro bene”, come sentiamo spesso dire affinchè diventiamo migliori.
Insomma, in tutto questo DIO c’entra ? Oppure siamo noi ?
Abbiamo paura di amare…??
I tecnici la chiamano “Filofobia”
Ieri ha pranzato con noi il nipote più piccolo ( 5 anni ) dei quattro che ho. E’ un po’… discolo, ma l’amiamo molto. E così, per tenerlo un po’ a freno, mi sono sdraiato sul divano assumendo l’aria di chi non sta bene. Mi ha visto, e si è fermato. Si è avvicinato a me, mi ha abbracciato, e con la manina mi ha accarezzato senza dir nulla. Credo d’essermi commosso; il famoso nodo in gola l’ho dovuto trattenere.
Ebbene, ieri sera ho evocato alla mente quel frammento d’amore innocente, ma stracolmo di “Vero”. Ho riflettuto. Su cosa ? Sull’assurdità delle domande della gente :”Come amare ?” “Come vivere ?”. Domande assurde che mostrano la nostra miseria interiore. Solo un bambino sa amare – mi sono detto – e solo un bambino sa vivere. Nessuno mai ci toccherà come un bambino. Noi, persone adulte col passare degli anni diventiamo fredde, dure; e quando tocchiamo dalle nostre mani non fluisce nulla. Invece, quando è la mano di un bambino a toccarci riceviamo tutta la tenerezza, tutta la delicatezza, e il messaggio principale che in noi si sta riversando l’intero essere della sua purezza. Noi, persone adulte abbiamo paura. Ma non la paura di vivere, ma la paura di cessare di vivere: e ci siamo induriti all’azione dell’amore puro.