Prendiamo i bambini che hanno un rapporto ambivalente verso gli adolescenti. Da un lato anche loro vogliono essere già grandi e forti come i giovanotti -uomini che li affascinano: ricordo che anch’io ho sperimentato questo desiderio quando ero in età da infante. Similmente le femminucce che guardano con ammirazione la bellezza delle giovani donne. Epperò, da un altro lato voglio rimanere bambini. Se si sentono a loro agio nell’essere bambini, considerano vecchi gli adolescenti. Allora li prendono in giro, per rafforzarsi nella propria identità.
Ed ecco che :”Non vorrei più avere vent’anni !” Lo dicono alcuni che vedono le difficoltà tra le quali crescono i giovani. Altri, invece, rimpiangono nostalgicamente proprio quell’epoca della giovinezza.
Coloro che dicono che non vorrebbero più avere vent’anni esprimono così la propria soddisfazione per la loro età che hanno al momento. Praticamente, costui, è ben felice e contento di essersi lascito alle spalle alcune ombre di immaturità. Insomma, piace a questi l’età che stanno vivendo.
Chi invece rimpiange la propria giovinezza trascorsa riconosce così che, in realtà, si definisce in base alla giovinezza. Costui vede il proprio valore soltanto nell’avere un aspetto giovanile, nell’essere circondato da sciami di corteggiatori, insomma, nell’essere ammirato. A ben pensarci, costui, con questo suo rimpianto, non fa altro che denudare la propria immaturità. Praticamente si è fermato interiormente. Non è cresciuto pari pari, dal punto di vista psichico. Perciò vive in continuo contrasto tra ciò che è e ciò che vorrebbe essere.