L’importanza dell’autopalpazione

E’   notorio  che  il  cancro  della mammella  è  il  tumore  più  frequente  nella  donna;  si  calcola  che  dopo  i  40  anni,  70  donne  su  100.000  siano  colpite  da  questa  lesione.  E’  molto  raro  sotto  i  30  anni;  statisticamente  3  su  100.000  l’anno.  Va  detto  che  le  categorie  di  donne  da  ritenersi  più  a  rischio  sono  quelle  con  storia  familiare  positiva,  soprattutto  se  è stata  colpita  la  madre,  una  sorella,  una  zia,  la  nonna.  Le  donne  ad  elevato  rischio  debbono  essere  avvertite   di  questa  situazione,  ma  nello  stesso  tempo,  vanno  rassicurate  che  con  i  mezzi   diagnostici  oggi  disponibili  e  con  l’aiuto  di  un  accurato  esame  mensile,  potranno  evitare  di   trovarsi  colpite  dal  ca.  già  invasivo   non  più  suscettibile  di  essere  trattato  con  successo.  L’opera  del  ginecologo  è  di  importanza  fondamentale  per  lo  screening  di  massa,  la  diagnosi  precoce   e  la  prevenzione  della  neoplasia  e  per  la  formazione  di  una  educazione  sanitaria  nella  popolazione  che  deve  essere  convinta  della  necessità  di  periodici  controlli.  Non  di  rado   è  la  donna  stessa  a  scoprire  precocemente  l’eventuale  presenza  di  lesioni  nodulari.  In  altri  casi  si  giunge  a  diagnosticare  un  ca.  iniziale  grazie  al  fatto  che  si  è  praticata  una  biopsia  su  una  lesione  ritenuta  benigna,  ma  in  realtà  si  associa  già  ad  una  degenerazione.  Per  arrivare  a  realizzare  la  vera  diagnosi  precoce  occorre  però  ricorrere  ad  uno  screening  che  coinvolga  tutte  le  donne  presunte  sane  a  partire  perlomeno dai  30  anni  se  il  soggetto  presenta  uno  dei  fattori  di  rischio;  quali,  appunto  la  familiarità,  mastopatia  fibrocistica  di  grado  elevato  o  presenza  di  papillomi  intraduttali;  parti  avuti  dopo  i  35  anni;  situazione  ormonale  caratterizzata  di  Iperestrogenismo  iatrogeno;  ovvero,  terapie  prolungate  con  estrogeni.   L’esame  citologico  su  eventuali  secrezioni  mammarie.

L’autocontrollo  è  necessario  che  venga  fatto  una  volta  al  mese;   2-3  giorni  dopo  che   è  finita  la  mestruazione  oppure  in  una  data  sempre  fissa  se  la  donna  è  in  menopausa.

Se  la  donna  prende  la  piacevole  abitudine   di autoesaminarsi   ed  è  stata  istruita  correttamente  a  farlo,  il  controllo  periodico  attuato  con  l’ispezione  e  la  palpazione  da  parte  del  medico,  può  essere  eseguita  una  volta  all’anno.

In  che  modo  si  esegue  l’autosame?  Bene,  va  innanzitutto  chiarito  il  concetto  che  questo  autoesame  comprende  l’ispezione  e  la  palpazione.  L’ispezione  dovrà  essere  fatta  davanti  allo  specchio,  prima  con  le  mani  tenute  lungo  i  fianchi  e  poi  con  le  mani  sollevate( la figura sopra rende l’idea )  ed  unite  sopra  la  testa.  Deve  essere  rilevato  qualsiasi  aspetto  anomalo  del  seno:  ingrossamento  localizzato,  particolari  atteggiamenti  della  cute  e  del  capezzolo;  come  infossamento  o  raggrinzimento,  nonchè  eventuali  alterazioni  del  profilo  della  mammella.  La  donna  dovrà  eseguire  la  palpazione  dapprima  in  piedi  ponendo   il  braccio  sul lato   alla  mammella  che  deve  palpare,  dietro  la  nuca;  quindi  distesa   supina,  col  capo  lievemente  sollevato  dalla  mano  omolaterale  alla  mammella  da  esaminare.  La  mano  opposta   dovrà  palpare  con  le  dita  distese  a  piatto.  I  polpastrelli  debbono  spostarsi  premendo  su  tutta  la  metà  interna  della  mammella  secondo  un  andamento  radiale  dalla  periferia  verso  il  capezzolo  e  dall’alto  al  basso.  Per  la  palpazione  della  metà  esterna,  lasciando  il  cuscino  sotto  la  spalla,  il  braccio  che  era  sollevato  dietro  la  nuca  va  disposto  allungato,  lungo  il  fianco  e  si  può  così,  con  la  stessa  tecnica,  esaminare  la  metà  esterna.

Ultima  raccomandazione,  è  che  la  visita   periodica  ispettiva  e  palpatoria    è  bene  che  sia  effettuata  da  un  medico   specialista  almeno  una  volta  all’anno    in  posizione  eretta  e  supina  comprimendo  leggermente  con  le  dita  a  piatto  la  mammella  in  ogni  punto  ed  anche  il cavo  ascellare.

Se  alla   pressione  del  capezzolo  fuoriesce  liquido  si  eseguirà  un  prelievo  per  l’esame  citologico.

Va  detto,  tuttavia,  che  l’esame  clinico  della  mammella  ha  una  attendibilità  che  non  supera  il  70%  e  non  è  quindi  sufficiente  per  stabilire   che  nella  mammella  vi  sia  qualcosa.   Il  motivo  per  cui  la  palpazione  non  riesce  ad  individuare   un  certo  numero  di   neoplasie  può  ricercarsi  nel  fatto  che  la  ghiandola  mammaria  è  una  struttura  multinodulare,  costituita  da  ingrossamenti  da  vario   diametro,  ed  è  difficile   nel  contesto  di  essa  apprezzare  palpando  una  masserella  dominante  con  caratteri  patologici.  Molte  lesioni   precoci    non  sono  palpabili,  pertanto  si  ricorre  a  indagini  che  permettono  una  più  precisa  diagnosi;  quali  la  mammografia  e  la  xeromammografia,  metodiche   valide  che  si   affiancano   all’esame  clinico  al  fine  di  differenziare  le  lesioni  benigne  da  quelle  maligne,  nonchè  scoprire  le  lesioni  non  rese  palpabili  alla  palpazione. 

SCIENZA e FEDE SI INCONTRANO O…SI SCONTRANO ?

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Una volta , ad Albert Einstein venne fatta la domanda se ritenesse possibile che prima o poi tutto venga spiegato dal punto di vista scientifico. La sua risposta è stata: “Si, ma non avrebbe senso alcuno !”- continuò lo scienziato- ” Se lei volesse tradurre la 5^ sinfonia di Beethoven in equazioni matematiche, come curve della pressione dell’aria sul timpano, non sarebbe più la 5^ sinfonia di Beethoven !” Ebbene la linguaccia del grande genio della relatività ha ammesso, attraverso questa risposta il limite della scienza, circa il senso della vita, rispetto alla fede.
La fede non riguarda quello che si può dimostrare dal punto di vista scientifico, ma interpreta le conoscenze scientificihe e le colloca in un quadro più ampio. Tutto quello che la scienza può dimostrare è importante per la nostra vita, per spiegare la creazione e per la ricerca con cui possiamo migliorare la nostra vita. Ma le conoscenze scientifiche non potranno mai interpretare la nostra vita. Non forniscono alcuna risposta alla domanda relativa alle questioni ultime dell’uomo, che da millenni sono sempre le stesse:” Da dove vengo ? Dove vado ? Chi sono ?”. No, assolutamente, la scienza, se non indossa gli abiti dell’umiltà, sbatte il grugno di fronte a questo muro. Sicuramente è nelle condizioni di spiegare alcuni aspetti del modo di funzionare della psiche umana, del cervello umano. Può dire qualcosa sulla nascita del mondo e sull’evoluzione, ma non può spiegarci in modo plausibile chi sia la causa ultima di ogni cosa. La scienza ci può spiegare il mondo, ma non ci può trasmettere il senso. E sensa senso non possiamo vivere. E’ necessario, all’uomo, potere fare affdamento su qualcosa che dia veramente senso alla nostra vita.
Anche nelle relazioni interumane sappiamo che dobbiamo credere a quello su ci facciamo affidamento. Io devo credere all’amore dell’altro, un amore su cui vorrei affidarmi, porre tutta la mia fiducia. Ebbene, anche in questo piccolo spazio che ci tocca tutti, se chiediamo alla scienza di fornirci una spiegazione, non sà darcela, perchè non può darcela. E neppure può fare ricorso al sistema Limbico laddove la straordinaria tessitura sinaptica connette la corteccia cingolata, l’Ippocampo ecc., formando quel circuito nervoso costituente il substrato anatomico del comportamento emozionale; no no. Per il solo fatto che quell’energia prodigiosa che si sprigiona si muove nel profondo. La scienza può anche osservare e studiare i modi di agire del cervello e i suoi effetti sulla nostra psiche, ma mai può dimostrare il perchè della bellezza. L’amore è un atto personale, così come la fede. Non è spiegabile dal punto puramente scientifico.

In quella lontana estate 2003, il professore Fauci, immunologo di fama mondiale disse riguardo alla Sars-Cov-1:” Immaginare scomparsa la SARS-COV-1 è pura illusione!”

Anthony Fauci nuovo Cavaliere di Gran Croce
L’emergenza di una delle malattie infettive che ha molto impegnato le attenzioni avvenne nel 2002 nel sud della Cina, che si presentò come malattia infettiva atipica ma molto grave. La malattia molto presto si diffuse già a partire del mese di Febbraio dell’anno successivo; cioè, 2003 come forma di Polmonite contagiosa di gravità elevata con diffusione in molti paesi confinanti come Taiwan, Hong Kong, Singapore e Canada. Il 12 Marzo del 2003 l’OMS, pose in essere lo stato di allerta a livello mondiale. Il Virsu venne identificato  come nuovo Coronavirus col nome SARS-COV per significare l’agente causale dell’evento Epidemico. L’identificazione del virus avvenne in maniera rapida, il che consentì l’immediato isolamento di tutti i casi  di contagio, quindi posti in isolamento. Questa rapidità, e l’individuazione di tutti i viaggiatori provenienti dalle zone colpite, permisero l’interruzione della catena di trasmissione dell’infezione appena solo dopo 5 mesi dall’adozione delle misure di prevenzione a livello mondiale. L’Epidemia, venne dichiarata terminata il 5 Luglio del 2003. L’evento, fece registrare 8098 contagiati dei quali 774 morti. Sars-Cov-1 a differenza dell’attuale Sars-Cov-2 era  poco contagioso, ma terribilmente mortale. La profezia del professore Fauci si rivelò fallimentare.

Test di Papanicolau, cioè il Pap-Test anche per la donna in menopausa.

Prevenzione in menopausa: scarica la lista dei controlli

Uno  degli  aspetti  di  maggiore  interesse  nella  clinica  del  carcinoma  del  collo  dell’utero  è  legato  alla  possibilità  di  arrivare,  con  facilità   che  non  trova  riscontro  per  qualsiasi  lesione  neoplastica  di  grado  severo,  alla  diagnosi   precoce  e  cioè  ad  individuare  la  neoplasia  quando  ancora  non  ha  iniziato  ad  invadere  il  connettivo  sotto epiteliale.  Nelle  pazienti  in  cui  ha  già  iniziato  la  formazione   del  tumore,  l’unico  segno  della  malattia  è  soltanto  la  positività  dell’esame  citologico (Pap Test).  Il  Pap  test  permette  anche  di  scoprire  certe  lievi  atipie  nucleari (discariosi)  espressione  talora  di  una  condizione  precancerosa  che  si  può  eliminare  evitando  così  l’insorgenza  della  neoplasia  vera  e  propria.  Appunto  per  questo  l’esame  ha  una  funzione  preventiva.

Tengo  a  precisare  che  un  servizio  efficiente  per  la  diagnosi  precoce   è  la  prevenzione  del  “Cervico-carcinoma   che  si  fonda  su  due  presupposti: 1- una  corretta  e  capillare  opera  di  educazione  sanitaria  della  popolazione  con  lo  scopo  di  creare  la  coscienza  che  il  carcinoma  del  collo  dell’utero  è  una  malattia  frequente,  ma  guaribilissima  se  diagnosticata  nelle    fasi  iniziali   e  sotto  certi  aspetti  anche  evitabile.  E’  bene  che  la  donna  sia  al  corrente  dei  fattori  di  rischio  per  questo  carcinoma   nell’ambito  fa  certamente  rilievo  il  precoce   inizio  dei  rapporti  sessuali,  l’elevata  frequenza  di  questi  rapporti,  le  abitudini  sessuali  del  partner  che  può  trasmettere  infezioni  capaci  di  favorire  lo  sviluppo  della  neoplasia(virus  Papilloma Umano  herpes  Simplex…)

2- E’  fondamentale  che  le  donne,  anche  in  assenza  di   qualsiasi  disturbo  inizino  a  fare   il  Pap-test  non  appena  cominciano  ad  avere  rapporti  sessuali.  Questo  tipo  di  neoplasia  è  molto  rara  in  donne  vergini.

In  buona  sostanza,  il  Pap-test,  non  è   quindi  un  esame  diagnostico  ma  è   IL  PIU’  PREZIOSO  MEZZO  DI  SELEZIONE;  o  SCREENING,  capace  di  individuare  le  donne  sospette  di  essere  portatrici  di  una  neoplasia  iniziale  del  collo  dell’utero.

L’esame  è  estremamente  semplice  e  per  niente  fastidioso.  L’operatore,  munito  di  una  spatola  di  legno o  di  materiale  in plastica,   striscia   con  una  leggerissima  pressione  il  tessuto  di  cui  si  vogliono  osservare  gli  elementi  cellulari,  poi  raccoglie  sulla  spatola  lo  strato  stesso e  deposita  il  materiale  strisciato  su  un  vetrino  porta  oggetti. Una  raccomandazione  è  quella  di  eseguire  questo  esame  prima  della  visita  ginecologica,   e  nella  donna  in  età  feconda  in  particolare   in  fase  ovulatoria  che  è  una  fase   in  cui  le  cellule  dell’endocervice( interno del collouterino ) )   compaiono  più  facilmente.  Un’altra  raccomandazione  è  quella  di  eseguire  lo  striscio  lontano   dalle  mestruazioni  o  in  presenza  di  perdite  di  sangue.

Il  problema  di  razionalizzare   la  periodicità  dell’esame  cito-oncologico  va  però  soprattutto  visto  tentando  di  individuare  i  soggetti  a  rischio  alto.  In  questi  soggetti  il  pap  test  va  eseguito  ogni  anno  ed  anche  più  frequentemente  associandolo  al  controllo  colposcopico;  ossia,  un  accertamento  strumentale   ottico  che  consente  di  osservare  il  collo  dell’utero   di  ben  6-40  volte  più   grande.

Questo  esame  andrebbe  eseguito  pure  dalle  donne  che  sono  già  in  menopausa;  diciamo  fino  all’età  di  65-75  anni,  in  quanto  fornisce  ottime  indicazione  sullo  stato  dell’endometrio.

Stamani, una signora di mia conoscenza nel reale, mi ha fatto questa domanda: “Io che ho avuto una trombosi venosa profonda, corro rischi col vaccino Astrazeneca ?”

Trombosi venosa | Centro Medico Miranda Cardiologia

Confesso che ho esitato molto a trasformarlo in motivo di informazione, ma ho deciso  di pubblicarlo. Sia chiaro però, che il mio parere è del tutto personale, quindi non deve essere seguito come originato da esperti autorizzati a farlo.

Bene. Premetto che questa amica ha 58 anni  Non affetta da  trombofilia e con un episodio trombotico. La foto è solo rappresentativa.

E’ noto a tutti che l’allarme ha avuto inizio al rilevamento di casi atipici di trombosi  nei seni venosi cerebrali con associata trombocitopenia; cioè, abbassamento delle piastrine sotto la soglia di sicurezza.

Questo fenomeno si è registrato; fra l’altro in numero di casi infinitesimali, irrilevanti se proporzionati ai milioni di dosi somministrati; si calcola 1 caso su 100.000  inoculati e in donne sotto i 60 anni, ovverosia in donne in età ancora fertile a due settimane dalla prima dose.

Ma perchè ?  Cosa può essere la causa?

Concordo con quanto dichiarato da luminari del settore, e cioè, che il prodotto vaccinale può far si da indurre una risposta immunitaria  simile a quando avviene, molto raramente, che innesca una riduzione piastrinica in quelle donne che sono state in trattamento con Eparina per altre ragioni.

La domanda che ci si pone è se qualche elemento contenuto nel vaccino ne sia la causa. Ebbene, su questo, gli esperti stanno studiando.

Fin quì nulla da dire, ma alla mia amica una risposta dovevo pur darla però.

Ho detto:” mia cara, tu hai avuto questo episodio trombotico, hai meno di 60 anni, hai trattato con Eparina il problema, ma non hai assolutamente rischio maggiorato di complicanze, e tanto meno, che vaccinandoti puoi avere un evento ripetuto di trombosi, e anche se soffrissi di fattori alterati della coagulazione non costituirebbe motivo di preoccupazione, anzi, ti posso garantire, che a maggior ragione è importante che ti vaccini perchè, proprio la malattia Covid-19 è foriera di scatenare trombosi. Mia cara- ho continuato- non esistono motivi di  allarme e tanto meno nessun timore per la seconda dose”. La mia amica replicò:” E se prima faccio gli esami per vedere se sono  trombofilica ? ”

Risposta: “Non devi  fare nulla e non devi assumere nessun anticoagulante prima di farti la somministrazione!”

In conclusione, vorrei osare un attimino oltre, e cioè, che verosimilmente(?) il fenomeno, in quanto fortemente su base Autoimmune, può trovare terreno fertile in quelle donne affette di qualche patologia Autoimmune  che, col vaccino il sistema Immunologico della persona, verrebbe oltre misura sollecitato a  una risposta esagerata, producendo quegli Autoanticorpi  Anti Piastrine, cioè, una sorte di piastrinopenia Autoimmune, peraltro rarissimo. Ecco, probabilmente perchè, è stata avanzato il suggerimento di somministrare il vaccino Astrazeneca solo ai maschi ed evitare le donne  sotto i 40 anni

RIPETO, E’ SOLO UN MIO PERSONALE PENSIERO e COME TALE DEVE RIMANERE.

LA CISTITE….UNA PATOLOGIA CHE DECLINA AL FEMMINILE

Cos'è la cistite, quali sono i sintomi e come si cura l'infezione urinaria

Molto diffusa e che per certi aspetti si coniuga molto al femminile. Se parliamo di Cistite, significhiamo l’infiammazione della Vescica; infiammazione che può essere sia “batterica” si “Abatterica”. In ambiente specialistica si sente spesso parlare di “Sindrome cistitica” che è l’insieme di sintomi che sono comuni a diverse situazioni e non sempre legate al tipo infettivo. Infatti, e non di rado, può essere legato a una vescica cosiddetta “Iperattiva”, cioè a dire, quella sensazione di urgenza  di urinare spesso, che in medicina viene chiamata “Pollachiuria”, altre volte può essere abbinata con incontinenza  da urgenza. Nella cistite classica. La cistite classica viene intesa quella soggetta a infezioni da germi che provengono dall’Intestino. Tengo subito a  chiarire che non esiste una infezione diretta, unica della Vescica; le urine sono sterili, cioè, quelle che noi  tutti produciamo sono assolutamente  perfette, raggiungono la vescica; quale serbatoio e poi possono venire contaminate da germi che quasi sempre originano dall’intestino. Chiaramente, questi batteri viaggiano dall’intestino all’ambiente vaginale e poi risalgono  l’Uretra; si pensi che l’Uretra femminile  è lunga 3-4cm, quindi come barriera è decisamente ridotta, rispetto al maschio in cui, non solo ha l’urtera diversa come conformazione anatomica oltre che per lunghezza; circa 16cm, ha dei punti di rinforzo che nella ghiandola prostatica vede il punto “Vallo”; cioè, linea di difesa che impedisce al maschio di avere le cistiti. Il maschio quando ha una infiammazione nell’apparato urinario o Uro-genitale in genere è legata a “prostatite” perchè in questa ghiandola si vanno a squilibrare  dei fattori protettivi.

Vorrei dire, che non esiste donna che nella sua vita non abbia avuto un episodio  di Cistite. Spesso però vediamo che la cistite nella donna è abbianata a problemi dell’Alvo, quindi, al suo intestino irregolare. Non a caso uno degli elementi principali della cistite  recidivante è la stitichezza ed ecco che è importante non fare uso di antibiotici perchè questi risolvono solamente  il fenomeno infiammatorio, per cui necessita sempre esplorare; cioè, un episodio isolato di cistite a seguito di uno squilibrio dell’ambiente, si può risolvere con l’antibiotico,. Qualora queste cistiti  si ripetano con una certa frequenza; si pensi che alcune donne, la sperimentano ogni mese, va indagata la causa primaria. Prima di tutto bisogna sapere come urina la donna, e per questo si utilizza un test semplice che è la “flussometria” attraverso il cui grafico si evidenzia se c’è una alterazione, e se c’è residuo  ecc. ecc. Quindi, se vengono esclusi fattori meccanici, si passa  a controllo intestinale; ovvero, si cerca di regolarizzarlo, quindi, favorire il transito bevendo molta acqua che non serve solo a diluire la carica batterica dentro la Vescica ma serve anche per migliorare il transito delle feci attraverso l’intestino; feci solide e secche hanno tempi più lunghi di transito, rispetto a feci umide e morbide. In conclusione, la paziente non solo va trattata sul momento acuto, programmando una urinocoltura   con antibiogramma che consente l’impiego dell’antibiotico mirato. La raccomandazione è mai il “fai da te!” sol perchè quell’antibiotico l’ha usato l’amica: è gravissimo errore.

 

 

IPERTITIROIDISMO e SUE CAUSE.

 

La foto rappresenta il “prima” e il “dopo”.

L’ipertiroidismo è la patologia tiroidea di facile diagnosi per via dei sintomi abbastanza evidenti e tipici della patologia stessa, al punto che lo specialista può fare diagnosi anche non appena la paziente si presenta davanti a lui in studio. Ma vediamo di cosa si tratta.

Intanto la paziente avverte la comparsa di Tachicardia continua ed elevata che tocca punte di 100-130 battiti al minuto e in ogni momento della giornata; cioè a dire, non quella tachicardia che sporadicamente si manifesta quando la persona si sdraia sul letto. Inoltre la manifestazione di anomali tremori, ansia, sudorazione eccessiva, oltre a un dimagrimento che si registra nell’ordine di 7-8 Kg in un mese il che indica che si tratta di una patologia che rapidamente provoca dimagrimento, associato a caduta di capelli conseguente all’accelerato metabolismo di tutti i tessuti, accelerato transito intestinale, quindi vi può essere diarrea che contribuisce al dimagrimento; c’è, in ultima analisi una fortissima stimolazione del metabolismo basale. La paziente o la paziente brucia calorie disperdendole sotto forma di calore e per questo dimagrisce. Si dimagrisce e di molto anche di muscoli e per questo esiste una “Miopatia ipertiroidea” e profondamente stanco che è soprattutto a livello muscolare legata a questa distruzione della massa muscolare causata da questo eccesso di Ormoni Tiroidei, quindi, un dimagrimento per accelerato metabolismo per accelerato metabolismo che si riflette soprattutto sulla massa  muscolare e non sul tessuto adiposo ( grasso ). Ma quali sono le cause di IPERTIROIDISMO ? Sono diverse. I più frequenti in particolare nei giovani è una patologia Autoimmune che si chiama  “Malattia di Graves-Basedow ” caratterizzata da un fatto molto tipico in cui il sistema Immunitario produce degli anticorpi che agiscono come  degli Ormoni, cioè, vanno a stimolare le cellule Tiroidee a produrre una maggiore quantità di ormoni, quindi, la Tiroide si ingrandisce ma soprattutto stimolano le cellule della Tiroide a sintetizzare una grande quantità di Ormoni riversati in circolo provoca tutta questa sintomatologia. In realtà, più che Ipertiroidismo la chiamiamo “Tireotossicosi”.

Dicevo della  “Malattia di Graves-Basedow ” che colpisce soprattutto i soggetti giovani tra i 30- 45 anni; patologia Autoimmune.

Un altro aspetto  di questa patologia  è l’aspetto Oculare che in circa il 20% dei  pazienti  sviluppa  “l’Oftalmopatia  Basedow ” i cui eccedenti anticorpi   colpiscono i tessuti dietro l’Occhio; che non va intesa come malattia dell’occhio, ma dell’Orbita del tessuto retrooculare, in particolare il  tessuto adiposo che riveste l’occhio, quindi l’aumentato aumento di volume  di questo tessuto  provoca infiammazione, quindi, il richiamo di liquidi dell’edema infiammatorio. Tutto questo aumenta il volume all’interno dell’orbita che per 3/4 è costituito da osso, per cui l’occhio viene spinto verso l’esterno e si ha il cosiddetto “Esoftalmo”.

Si tratta quindi, di una patologia molto seria  e quando si verifica si deve agire subito con terapia Cortisonica ad alte dosi per via endovena.

C’è un’altra forma di Ipertiroidismo ma che si verifica di più in soggetti anziani, in particolare dovuta alla carenza Iodica, ma di questo parlerò in seguito.

UNA GHIANDOLA CHE SI CHIAMA TIROIDE. SE QUESTA FUNZIONA POCO SI HA UNA CONDIZIONE DI “IPOTIROIDISMO”. VEDIAMO QUALI SINTOMI PROVOCA E QUALE CURA VA FATTA

Noduli alla tiroide, non danno sintomi ma vanno tenuti sotto controllo
La più comune delle disfunzioni di questa ghiandola è l’IPOTIROIDISMO”. Parliamo di una ghiandola di dimensioni molto piccole che non supera fisiologicamente il diametro di 5cm e che pesa all’incirca 15-45 grammi. La sua funzione è quella di produrre una specifica categoria di ormoni che regolano l’intero metabolosmo e la crescita di un organismo, nonchè parte attiva per lo sviluppo del sistema nervoso centrale.
Gli ormoni prodotti da questa ghiandola hanno una importante influenza su numerose funzioni fisiologiche sull’organismo umano: VASCOLARI, RIPRODUTTIVE, CEREBRALI, SUL SISTEMA EMOPOIETICO, E SISTEMA CEREBRALE. Da questo è facile desumere che se questa ghiandola Tiroide dovesse non funzionare bene, sarà tutto lo stato di salute della persona a soffrire di un cattivo metabolismo.
Ma cos’è in definitiva la TIROIDE ?
Anatomicamente sta situata al collo, e precisamente tra il Laringe e trachea, quindi anteriormente la base del collo. Le immagini della Tiroide mostrano che è costituita da due Lobi in perfetta simmetria tenete in collegamento da una struttura chiamata ISTMO, che le conferiscono la forma di una “Farfalla”.
Ma funziona autonomamente ? No, essa è guidata e controllata da un’altra ghiandola posta alla base del cervello che si chiama IPOFISI, la cui funzione è di rilasciare uno specifico ormone ad azione stimolante; TSH, che stimola la Tiroide a produrre gli ormoni necessari; ovvero T3 e T4, rispettivamente “Triiodiotironina” e “Tiroxina”. Se nella persona si abbassano i livelli di questi due ormoni entra in azione l’IPOFISI che rilascia TSH, che “obbliga” la Tiroide a produrre i suoi ormoni. Ma c’è il caso opposto, e cioè, che la Tiroide possa produrre ormoni in quantità eccessiva. Ebbene, in questi casi, l’IPOFISI mette a riposo la Ghiandola Tiroide.
La TIROIDE Produce solo questi due ormoni ? No, produce anche un altro specifico ormone, che è la CALCITONINA, di utilità fondamentale per mantenere in equilibrio “massa ossea” e il “Calcio nelle Ossa “. Qualora la persona registra livelli di Calcitonina elevati nel sangue, questo quadro lascia aperto il sospetto della presenza di una Neoplasia alla TIROIDE.
Gli ormoni tiroidei T3 e T4 sono costituiti soprattutto da un elemento che è lo IODIO, il che induce ad assumere adeguate quantità di Iodio giornaliero nella dieta La quantità, quotidiana consigliata soprattutto di sale iodato è di circa 150 microgrammi e se la donna è in gestazione occorrono 250microgrammi. Basti pensare che in 1 gr. di sale Iodato sta contenuto circa 30 grammi di Iodio.
All’inizio ho citato la condizione più comune del malfunzionamento della Tiroide: L’IPOTIROIDISMO. Come già detto è la forma più comune. Se si vuole determinare un grado di “gravità” questo è dipendente dal grado di carenza di Ormoni, da quando inizia dalla fase della vita in cui si verifica e l’arco di tempo tra la sua comparsa e la diagnosi. E’ interessamnte notare che le patologie Tiroidee declinano al femminile in un rapporto “femmina-maschio 7:3. Con l’avanzare dell’età aumenta la ferquenza. In un’alta percentuale di casi di Ipotiroidismo origina dalla stessa Ghiandola, mentre in un percentuale assi ridotta è dovuto a un fenomeno secondario, che si registra di rado, cioè, viene a ridursi lo stimola da parte dell’IPOFISI, anche per un malfunzionamento di una struttura cerebrale che è l’IPOTALAMO.
TIROIDITE DI HASHIMOTO.
Questa è la più ferquente condizione su base autoimmune che si manifesta. Alla base c’è sempre una forma di Ipotiroidismo in cui si associa un fenomeno autoimmunologico che porta alla formazione esagerata di “Autoanticorpi” che si scagliano contro la TIROIDE, finalizzato a “distruggerla”. Questi anticorpi sonmo: AbTPO e AbTG. Questi anticorpi causano una progressiva infiammazione delle cellule della Ghiandola Tiroide, quindi il conseguente malfunzionamento della Tiroide.
A causare Ipotiroidismo ci sono anche le cosiddette causa “IATROGENE”, cioè, dovute a necessaria asportazione della Tiroide, trattata con radioiodio e farmaci come l’AMIODARONE utilizzato per trattare i fenomeni aritmici cardiaci.
Si calcola che su 2500 neonati hanno Ipotiroidismo maturato sin dalla nascita denominato “Ipotiroidismo congenito ” a motivo che la Tiroide non si è sviluppata adeguatamente o addirittura nati senza la Tiroide o addirittura sviluppatasi al di fuori dalla sua naturale sede, ovverosia, “Tiroide ectopica”. In questi casi il Feto è esposto a seri danni mentali. Per tale motivo si pratica lo screening neonatale in quanto alla nascita non si apprezzano segni di ipotiroidismo.
Non di rado una condizione di Ipotiroidismo si manifesta con Gozzo, in quanto la Tiroide assume un ingrossamento perche cerca di compensare la deficienza di ormoni tiroidei, quindi l’inevitabile formarsi di noduli sulla superficie della stessa. Non di rado si apperzzano Gozzi di notevole volume, il che determina compressione sui tessuti vicini causamdo tosse insistente, difficoltà a deglutire e respirazione impedita per compressione alla gola. Le pazienti affetti da Gozzo, sono candidate a sviluppare neoplasia tiroidea.
Quali sintomi provoca l’Ipotiroidismo ?
Come detto, ridotti livelli di ormoni tiroidei circolanti rallentano i processi metabolici che nel ridotto trasporto energetico, nel ridotto ricambio cellulare di ossigeno nelle cellule vedono le anomalie principali.
Il gonfiore delle palpebre, del viso e la sensazione di pelle fredda nonchè la perdita dei capelli vedono i più frequenti. Si registrano difficoltà di concentrazione e memoria scarsa, nonchè bradicardia, pressione arteriosa bassa, Ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia. Il senso di affaticamento, debolezza muscolare sono altre possibili manifestazioni.
Diagnosticare Ipotiroidismo richiede in primis un’attenta anamnesi del paziente che nella palpazione del collo volto alla ricerca di gozzo ed eventuali noduli vede il primo approccio da parte dello specialista. Inoltre si prosegue a dosare il livelli sierici di Ft3 ed Ft4 più il TSH.