PIACCIA O NO, UN GIORNO DOBBIAMO LASCIARE QUESTA VITA. MA, COSA RIMARRA’ DI NOI QUANDO NON CI SAREMO PIU’ ?

Cosa c'è dopo la morte? Scienza e religione dicono cosa ne sarà di noi - Casteddu On line

Certo la foto non allieta, ma a pensarci non è poi così macabra.

Bene. Così, come noi ci percepiamo, non dureremo in eterno. Moriremo, e  nella morte il nostro corpo si  decomporrà.

Le grandi menti di ogni epoca e cultura hanno riflettuto su  quello che rimarrà dopo la morte. Platone, ad esempio, affermò che è l’anima a essere immortale. Giungerà a Dio e lì rimarrà in eterno. La religione cristiana parla di resurrezione dei morti. Quello che è morto risorgerà a nuova vita.

E si, ma la questione è, il come interpretarlo. Alcuni ritengono che ci  scioglieremo in Dio come una goccia nel mare. Non ci sarà più nessuna persona. Tutto sarà uno con Dio e col cosmo.Rispetto a questa concezione Apersonale, il cristianesimo  ribadisce che giungeremo a Dio come persone. La Chiesa dice che risorgeremo in anima e corpo. Cosa significa ? Il corpo è il deposito della memoria per l’anima. Nel corpo facciamo tutte le esperienze importanti. Nel corpo sperimentiamo gioia, amore, dolore. Se giungeremo a Dio in corpo e anima, allora significa che quello che costituisce la nostra persona verrà salvato in Dio. Volendo, lo si può esprimere in modo diverso. Il filosofo Marcel ha detto una volta  dell’amore:” Amare significa dire all’altro : Tu, non morirai !” Ecco che nell’amore si presenta il presagio che l’amore è eterno, che non possiamo cadere fuori dell’amore. E questo vale prima di tutto  per l’amore di Dio per noi, amore che ci viene incontro in Cristo. Nella morte non cadremo fuori dell’amore, che sperimentiamo sempre in modo vivo in Cristo, per esempio, quando diventiamo uno con Lui  nella comunione. Ma questo vale anche per l’amore fra gli uomini. In ogni  amore è presente l’intuizione che l’amore è più forte della morte.

E’ PROPRIO NECESSARIO PASSARE DA BRUTTE ESPERIENZE PER MATURARE?

Le esperienze ti rendono più felice dei beni materiali, lo conferma uno studio | Ohga!

Dicono  che  dalle  brutte  esperienze  si  matura.  Allora  bisogna  fare  brutte esperienze  per  maturare ?  Non  credo  proprio  sia  necessario  fare  brutte  esperienze.  Chiunque  percepisce  quello  che  c’è  dentro  di  sè,  si  confronta con  le  possibilità  che  si  trovano  in  lui  e  le  dispieghi,  matura.  Quindi  non  abbiamo  bisogno  della  sofferenza  per  maturare.  Ma  c’è  il  pericolo  che  colui  che  ha  sempre  successo  si  fermi.  Ritiene  di  avere  già  tutto,  che  gli  altri  lo  amino,  e  che  quindi  sia  già  perfetto.  Ma  chi  si  ferma,  smette  di  maturare;  fa  un  passo  indietro.  Per  carità,  è  naturale  che  di  tanto  in  tanto  ci  si  deve  fermare  per  fare  silenzio  e  mettersi  in  ascolto  con  noi  stessi.  In  tal  senso,  trovo  interessante  il  detto: “L’anima  parla  sempre, ma  non  si  ripete  mai !”.  Un  detto,  a  mio  parere  da  ritagliare  e   conservare  nel  portafoglio,  chi  non  usa  portarlo  lo  conservi  fra  le  cose  preziose..  Adottando  questo  atteggiamento,  scopro  dove  realmente  mi  trovo.  Ma  i  saggi,  che  la  sanno  lunga  dicono  che  bisogna  essere  sempre  in  cammino.  E  su  questo  cammino  bisogna  proseguire.  In  verità  non  afferro  il  significato  di  queste   parole…o  forse  si.  Non so.  Jung  disse  una  volta:  Chi  non  è  pronto  a  trasformarsi  si  immobilizzerà.  Altro  scoglio  da  superare  per  me.  Frasi  ermetiche  che mi  hanno  spinto  a  chiedere  lumi  a  un  amico  professore  di  Filosofia.  Mi   disse.”   Una  vita  di  successo  è  il  maggior nemico  della  trasformazione !”  Beh,  mi  sono  detto,  adesso  è  tutto più  chiaro…o  quasi.  E  si,  perchè  non  si  può  generalizzare  in  questo  modo.  Ci  sono  senz’altro  persone  di  successo  che  nonostante   tutto  si  trasformano  interiormente  e  si  sviluppano,  perchè  non  si  vogliono  accontentare   di  quello  che   vivono  in  questo  momento.  Non  aspirano  a  un  successo  sempre  più  grande,  ma  a  diventare persone  vere.  Si  confrontano   con  tutto  quello  che  c’è  dentro  di  loro.

In  conclusione,  se  nel  nostro  cammino  interiore   ci  lasciamo  prendere  dalla  pigrizia    o  addirittura  ci  fermiamo,  allora  una  sofferenza  o  una  delusione  ci  possono  scuotere.  Ma  chi  è  sempre  vigilante   non  necessariamente   ha  bisogno  della  sofferenza.

Come avere successo nella vita ?

Come avere successo nella vita: consigli utili per farcela

La parola “Successo”, pare che viene da “seguire”. Quindi, può significare che raggiungo un traguardo che mi sono prefissato. Ma può anche riferirsi all’effetto che ho all’esterno. Diciamo che qualcuno ha successo se molti; appunto, lo seguono; in buona sostanza, se ha un certo numero di seguaci. In televisione ha successo chi raggiunge un certo indice di ascolto che supera quello di un altro. E ancora, dal punto di vista economico ha successo chi ottiene un buon risultato con la sua azienda o può registrare profitti elevati. Oppure, colui che gode di uno stipendio elevato, e che nelle trattative sugli aumenti è in grado di ottenere ancora di più.

Ma quali sono i veri criteri per un vero successo ? Prima di tutto dipende se si tratta di un successo di lunga duratura e non di un fuoco di paglia. E per questo si ha bisogno della giusta misura. Superata la quale il successo avrà la durata di una candela esposta al soffio del vento.

Di contro – almeno a mio modo di vedere -, un successo di lunga durata necessita di una base sana, le cui fondamenta non debbono essere di argilla, ma di cemento armato; antisismico, insomma.

Per la persona singola può essere il sapere, l’intelligenza, la salute ( questa è di primaria importanza ), e la sensibilità di ciò che preoccupa l’altro. Un altro criterio, può essere il bisogno di relazionarsi  agli altri. Nel campo economico avrò successo se ho una buona idea, un’idea che molti trovano attraente e che, quindi, si può vendere bene. Passiamo nel settore dell’opinione pubblica. Quindi, se incontro il favore degli altri, avrò successo. Certo, ci sono persone che sono in grado di manipolare gli altri a breve termine, demagoghi, che registrano un’ascesa rapidissima. Ma alla lunga si avrà successo solo se la relazione agli altri è vera. Ma se fingo con gli altri il successo mi slitterà dalle mani, e si scioglie come neve al sole.

Sulla falsa riga del post precedente, affermo che INVECCHIARE E’ UN’ARTE !

Invecchiare è un'arte, e anche una lunga sfida. - bellamente

Ricordo una mia zia avanti negli anni che era solito dire: ” Ho sempre saputo che non si può rimanere sempre giovani, ma se devo invecchiare lo voglio fare in piena dignità e grazia !”

Ebbene, in queste tre parole sta racchiuso ciò che mi passava dalla mente quando avevo davanti una paziente di mezza età o magari qualche anno in più. Non di rado costei esprimeva il desiderio di progettarsi per se stessa un iter di “buona salute” per i circa 30.35 anni che avrebbe ancora avuto davanti dopo la menopausa.

Ma ci sono ingredienti speciali per ottenere questo progetto ? Quanto meno, di provarci ?

Ovviamente necessita una certa condizione di autonomia e per averla sono necessari alcuni pilastri essenziali. In primis una salute  discreta generale ed essere autonomi nei movimenti, e non solo per quanto riguarda lo scheletro, i muscoli tendini e suoi connettivi, ma anche cuore, polmoni adeguati,  e una condizione cerebrale capace di connettere queste funzioni.

Voglio ricordare un dato fondamentale: muoversi, senza il movimento di almeno un’ora  al giorno a passo veloce. Importante è che i passi siano veloci, similmente a chi deve affrettarsi a prendere l’autobus; è un potente fattore predittivo di longevità.

E tuttavia, non può esserci dignità senza il controllo dello sfintere: proprio l’incontinenza è una causa fra le più diffuse a questa età. Si sa bene, quanto intacchi la dignità quell’atto spontaneo di starnutire. L’biettivo è, quindi, quello di invecchiare con “grazia”. Avere grazia a prendersi cura del proprio corpo, mantenere il più possibile una postura adeguata ben eretta. Non farsi prendere dalla trascuratezza, quindi un attento atteggiamento quotidiano ad avere cura di sè. L’atteggiamento di grazia va tenuto  nel non guardarsi e lamentarsi di eventuali piccoli acciacchi. Inoltre non perdere l’abitudine di sorridere perchè è proprio questo che si riflette sul proprio corpo illuminandolo.

Ebbene, per concludere, per invecchiare in tal modo occorrono stili di vita sani. E per farlo in modo eccellente non ignorare gli amici “Ormoni”. Ricordo di averli dati a una mia zia fino al tempo della sua dipartita che è avvenuto in perfetta forma del suo cervello, e il suo cuore. Questa zia definiva gli Ormoni i farmaci per la propria dignità perchè constatò il loro reale beneficio.

In conclusione, al fine di invecchiare bene, è fondamentale, per chi li abbia, la presenza affettuosa di nipoti, familiari, che attenuano il momento della fatica estrema.

Invecchiare ? No, giovinezza interiore

La fine dell'invecchiamento: se invecchiare è una malattia, qual è la cura?  – FUTURI

Esistono persone giovani che sono spiritualmente rigide. E ci sono persone anziane che sono piene di speranza, di entusiasmo e di vita e slancio interiore. Do per certo che esiste una giovinezza interiore. Tale giovinezza interiore è un atteggiamento dell’essere umano. Si manifesta nella vivacità interiore, nella vitalità, nell’attenzione e nell’apertura. Anche la capacità di entusiasmarsi fa parte della giovinezza. Chi già da giovane non riesce a entusiasmarsi per niente, chi si limita a vivacchiare ed è in preda del consumismo, non vive davvero, non si può definire giovane, anche se ha diciotto anni. Essere giovani, infatti, ha a che fare con la freschezza e la vitalità. Tutti invecchiamo, e ognuno fa esperienza diversa dell’invecchiare. Lo vive anche in modo diverso. Uno è contento di avere qualche anno in più. Un altro preferisce nascondere la propria età.

Anche qui è importante  che accettiamo il nostro invecchiare e che cresciamo con gli anni.

“Si ha l’età che ci si sente”, dice una frase molto ripetuta. Si fa riferimento alla giovinezza interiore. Quando tutto risulta difficile , quando si ha paura del nuovo in tutte le sue forme, allora si  è “vecchi”, indipendentemente da quale sia l’età della vita in cui ci si trova.

 

Un po’ tutti siamo alla ricerca di un senso della vita.

Qual è il senso della vita? L'illuminante risposta di Alfred Adler - Dentro La Tana Del Coniglio

Ne sono persuaso, che è così, specie in un mondo che senza Dio  sembra di non averne alcuno che veramente regga.

La solitudine e il vuoto sono il nostro pane quotidiano. Ma, SAPPIAMO AMARE ? Ecco, credo che sta attorno a questa parola tutto il nostro articolato. Oso affermare di “No” Il che è la nostra carenza maggiore, che invano cerchiamo  di colmare con soluzioni utopiche o dando la colpa agli altri o alle strutture.

Quindi, si diceva “Amore!”. Ma anche ( e insieme ) rispetto. L’altro/a va rispettato/a nel suo corpo e nella sua personalità, se no la nostra tenerezza diventa violenza, questa mano protesa verso l’egoismo. Amare dunque, che andrebbe ripetuto fino alle vertigini, significa donarsi. E chi si dona non cerca solo il piacere, ma qualcosa di molto superiore e definitivo: la Gioia. Ed è proprio nella gioia che si realizza l’armonia dentro ciascuno di noi: è solo chi ha in sè l’armonia può irradiarla all’esterno, facendone dono agli altri. Di contro, il possessivo impoverisce se stesso e gli altri trasformando questi in prede di saccheggio.

Mi piace contemplare i volti della gente…

UN VOLTO, DUE DESTINI - Spietati - Recensioni e Novità sui Film

…E’ sempre stata una mia aspirazione.

L’uomo è un corpo e uno  spirito in uno. La Chiesa ci dice che siamo stati fatti a somiglianza di Dio. Dunque è “tutto l’uomo intero”; corpo e anima che rispecchia Dio.

Mi capita sovente di guardare i volti della gente e di contemplarli e nei volti i loro occhi e nei loro occhi il loro sguardo, sede del linguaggio più profondo delle stesse parole e dei gesti.

Questi volti che sono dei libri aperti e dove in ogni pagina ho imparato e molto ricevuto da essi. Sono volti unici, opere privilegiate che nessun belletto, nessuna colpa, nessuna ferita hanno potuto sfigurare definitivamente agli occhi di chi sa guardare.

Volti che sono vere architetture , vere cattedrali, vere cappelle o in alcuni modeste cappelle.

Ecco, tramite loro  vengo a conoscenza delle ricchezze  e la povertà dell’artista che all’interno li modellava in ogni suo pensiero e di ogni suo gesto.

In certe occasioni, l’amarezza di incontrare dei volti rovinati, sfigurati, misurando  la profondità dei loro nascosti, come del male gli attacchi sornioni

In ultima analisi, dobbiamo allarmarci oppure no ?

 

Variante Delta: prepararsi all'impatto - Focus.it

Intanto inizierei di finirla con questa conta giornaliera di contagiati e di decessi. Non dicono nulla e incutono solo paura…a mio parere immotivata.

Si, daccordo, il numero di contagiati e dei morti non possiamo ignorarli: ci sono. E allora perchè non smetterla ? Sono soltanto dei numeri che servono similmente a una radiografia alla colonna vertebrale per valutare il decorso artrosico. C’è qualcuno che può dire il contrario su un fenomeno che fornisce dati incoraggianti ? Questo, dunque, deve significare che dobbiamo perseverare nella tattica che stiamo seguendo. Personalmente, e non per gratuito ottimismo, considero che il virus sta incontrando qualche difficoltà; cioè a dire, sta giocando in difesa, il che deve farci capire, di non mollare le nostre azioni di attacco. Lo dico soprattutto a motivo, che le settimane che arriveranno verosimilmente ci mostreranno numeri peggiorativi, quindi, la strategia di attaccare è quella da perseguire senza sosta contro le mutanti varianti. Osserviamo che i decessi stazionano in una bassa percentuale, sia pure, un solo morto è pur sempre una sconfitta. E questo vuol dire, che la Delta è molto contagiosa, ma meno mortale.

Questo Virus non è invulnerabile, tutt’altro, è assolutamente eradicabile come quello del vaiolo o del Morbillo, ma di certo non sarà breve il risultato.

Credo, con un attimino di presunzione, che ci stiamo avvicinando alla fase di “convivenza col Covid a condizione di non mollare le ormai note e utili precauzioni: mascherine, distanziamento soprattutto nei posti chiusi.

Leggo in qualche articolo che andrebbe seguito il sistema Gran Bretagna.

Non concordo…personalmente perchè da noi abbiamo ancora un considerevole numero di persone non vaccinati: tra no-vax, indecisi. Si ha il dovere sacrosanto di proteggere gli anziani fragili. Non si deve dimenticare un dato inconfutabile, e cioè, che le mutazioni di questo virus si vanno affinando e circolano tra le persone NON-Vaccinate e fra i bambini.

Un certo numero di persone insiste nel dire che l’anno scorso come oggi i numeri erano migliori e si era senza vaccini. Ebbene, costoro non considerano che l’anno scorso come oggi venivamo da un rigoroso Lokdown.

La domanda che regna oggi è, se riusciremo a raggiungere l’immunità di gregge. Ebbene, ciò che è certo è che entro la fine di Settembre toccheremo l’80% di Immunizzati, ma la percentuale di immunità di gregge non può essere l’80%, perchè questo dato varia sulla base di elementi tra cui l’infettività del virus in rapporto al numero di abitanti del nostro paese. E allora ? Dobbiamo raggiungere un numero di vaccinati ancora più alto, il che è possibile.

Altro dato su cui non bisogna essere superficiali è il contagio tra i bimbi. Mi piace fare un paragone, nel senso che, se io erigo una diga in un fiume, naturalmente l’acqua devia la sua direzione, quindi si dirige verso non trova ostacolo, significando, quindi, che il virus colpisce il non vaccinato, compresi i bimbi. Su questo, sono fiducioso sul fatto che possediamo i mezzi perchè questi facciano il loro rientro a scuola in perfetta sicurezza.

 

L’UMILTA’

ESSERE UMILI | RMFOnline

Ho avuto fatta questa domanda: ” Ma tu, coltivi l’umiltà ?”. Beh, lì, per lì, m’è venuto da ridere. Ho risposto che cerco il più possibile di non guardare a me stesso. E’ la migliore soluzione che ho trovato. E’ da un po’ di tempo che lo faccio. Ma, stranamente, e vi chiedo di non stupirvi non so bene in fondo, cosa sia l’umiltà. E questo, a motivo delle tante false umiltà che circolano nel palcoscenico della vita. Perchè, vedete, se per umiltà significa quel convincersi d’essere un povero miserabile soggetto, allora, spiacente, non sono umile.

I mistici che si affliggono della loro mediocrità delle loro bassezze, che si ritengono dei miserabili ecc., non è il mio genere. Per carità, capisco benissimo il fatto che, alla luce folgorante dell’AMORE INFINITO, essi prendano coscienza della povertà della loro risposta d’amore, ma non capisco il fatto che sembrano disprezzare se stessi. Ho la sensazione che questa sia una mancanza di delicatezza nei riguardi di DIO.

Dò per scontato che siamo degli esseri piccoli davanti a Dio, in quanto creature che ricevono tutto da LUI, ma anche dotati di un gande valore, dal momento che ci guarda da sempre come Figli. Bisogna confessare che non è facile tenere insieme i due capi della corda.

Tornando a me. Chi può dire se io coltivi la virtù dell’umiltà in tutto questo ? Non so proprio. E la cosa mi preoccupa un po’. Alche, da tempo, ho preso la decisione di smettere di guardare a me stesso e di guardare il Signore Iddio, e lasciarmi guardare da LUI. E ancora, guardare gli altri. In realtà, la cosa non mi riesce troppo male. Mi preoccupo molto meno di me e delle mie virtù. E quando capita di sorprendermi a pensarci, escogito una strategia infallibile. Mi prendo gioco di me stesso. Insomma, mi diverto a prendermi in giro.

C’è ben donde quando si guarda a se stessi.