Vedere

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GIOVEDÌ 24 AGOSTO 2023

SAN BARTOLOMEO, APOSTOLO – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ap 21,9b-14

Salmo: Dal Sal 144 (145)

Vangelo: Gv 1,45-51

Nel Vangelo di oggi, troviamo spesso il Verbo vedere. Filippo invita Natanaele a vedere, Gesù vede Natanaele sotto l’albero di fico,  e infine Natanaele vedrà in Gesù qualcuno di promettente, tanto da dire: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!»

Vedere! Abbiamo bisogno di vedere, di vederci chiaro non solo nelle cose di Dio, ma sempre.

Gesù oggi ci invita a guardare da un altro punto di vista, ovvero in profondità. Egli può dire che in Natanaele non c’è falsità, non perché l’ha visto sotto l’albero di fico, bensì perché ha guardato dentro al suo cuore. Nello stesso tempo, se Natanaele ha potuto quasi fare una professione di fede, chiamando Gesù maestro e affermando che è il Figlio di Dio, è perché quell’incontro l’ha toccato in profondità; se si fosse fermato all’apparenza, avrebbe continuato a chiedersi cosa di buono sarebbe potuto venire da Nazareth.

Ecco che i nostri occhi non servono solo a guardare, abbiamo uno sguardo capace di andare in profondità, in noi e negli altri. Oggi siamo chiamati ad usare di questo dono, che il Signore stesso ci ha fatto creandoci. La nostra stessa vita a volte fatta di routine, le stesse persone, le stesse cose possono mostrare un nuovo volto, se lasciamo a Lui lo spazio per guardare con noi.

Chiediamogli di aprire gli occhi, di non fermarci solo alla descrizione di ciò che avviene, ma di andare oltre, poiché il mio sguardo può diventare un muro o uno spiraglio di luce, dipende da che parte lo guardo. Ed infine guardiamoci un momento e pensiamo a come ci guarda Dio; che belli i suoi occhi, in Lui non c’è giudizio o sbarramento, ma è uno sguardo di amore “possibilitante” venirti incontro. È questo lo sguardo di cui a volte abbiamo bisogno per ricominciare, ed ecco che Lui c’è lo dona.

Vuoi vederlo? Recati in chiesa e mettiti seduto. Conosci la storia del Santo Curato d’Ars?

Si narra di un contadino che, ogni giorno e alla stessa ora, entrava in chiesa, e si sedeva nell’ultimo banco. Ogni giorno, alla stessa ora, fin quando un giorno San Giovanni Maria Vianney, incuriosito da quel modo di fare, gli si avvicinò e gli chiese: “Buon uomo ho osservato che ogni giorno venite qui, alla stessa ora e nello stesso posto. Vi sedete e state lì. Ditemi: cosa fate?”. Il contadino, scostando per un istante lo sguardo dal Tabernacolo: “Nulla, signor parroco…io guardo Lui e Lui guarda me”.

Il santo Curato d’Ars descrisse quella esperienza come una tra i più alti segni di fede e di preghiera. Lasciamoci guardare da Lui, perché il suo sarà sempre uno sguardo di amore, tanto grande da illuminare anche il nostro.

“Signore,

eccomi qui, guardami

alla ricerca di uno sguardo “possibilitante”

sono venuto a porre me stesso.

Non ho altro,

ma tutto quello che ho Te lo dono:

ed è la mia speranza in Te.

La speranza del Tuo amore tanto grande da proteggermi.

La fiducia che in Te sarò al sicuro

e il desiderio di amare come ami Tu.

Porto tutto ai tuoi piedi,

non oso alzare lo sguardo,

eppure se sono qui è perché il Tuo sguardo si è già chinato

ed io mi commuovo in Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)