Un punto di unione

un punto di unione

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1 Re 18,41-46

Salmo: Sal 64 (65)

Vangelo: Mt 5,20-26

 

In un testo dove si parla di giustizia, di non uccidere e non insultare il prossimo, è implicita la domanda di Gesù: cosa conduce le nostre azioni e dov’è il nostro cuore?

Le fatiche subite, i dolori, spesso ci fanno chiudere in noi stessi e agli altri, rimaniamo come incarcerati nei pensieri e nei ricordi, e tutto quello che c’è intorno sfugge e non ce ne accorgiamo.

Oggi Gesù ci invita a scoprire, che il nostro cuore non è fatto solo per la sofferenza, è anzitutto amato da Dio e che quell’amore è il motore delle nostre azioni.

Il versetto dell’acclamazione al vangelo di oggi cita: Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Esso aiuta a spostare lo sguardo da noi a Dio, per ritrovare noi stessi e credere che, nonostante tutto, non eravamo soli. Da questo pensiero ogni nostro gesto o parola, non sarà più di rivincita o rivalsa, ma avrà in sé il sapore della vita. Una vita in cui Lui ci è accanto.

Dinanzi all’altare, anziché offrire tutta la nostra sofferenza, la rabbia, e la paura, oggi possiamo portare la gioia di aver scoperto il Suo amore che ci ha raggiunto e la consapevolezza di una vita oltre il dolore.

Il nostro cuore ha un punto di unione tra le ferite presenti e l’abbraccio di Dio, ogni volta le due parti si toccano, affinché il Suo amore sia la nostra forza in tutte le avversità, ed i nostri gesti sappiano di vita. Una vita segnata dal Suo amore.

 

Il compimento del cuore

il compimento del cuore

 

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Prima lettura: 1 Re 18,20-39

Salmo: Salmo 15 (16)

Vangelo: Mt 5,17-19

 

Il vero compimento della legge e dei profeti, si ha con Gesù!

Il Signore desidera dirci che in quella legge e in quell’annuncio è nascosta una pienezza per tutti e siamo chiamati a viverla.

La pienezza è l’amore di Dio! Una legge senza l’amore non è una legge di Dio. Nel corso della Sua vita, Gesù lo dimostra con i gesti e i miracoli, per alcuni tutto quanto spingeva a chiedersi se era lecito o no, la sua unica risposta, era l’amore del Padre per invitarci a vivere di questo amore.

Riflettere sulla legge non ci fa pensare all’amore, anzi si cerca di eseguirla e tentare di non trasgredirla, perché il mancato successo può portare ad una sanzione. Qui subentra la meraviglia di questo Vangelo, poiché l’unica determinazione della legge di Dio è l’amore, e non siamo puniti dinanzi al nostro errore, nell’amore abbiamo un Padre che perdona e ci attende per dimostrarcelo.

Gesù porta a compimento questa legge, la determinazione con la quale affronterà con consapevolezza la sua passione e morte, è indimenticabile alla nostra memoria.

Solo l’Amore può farsi spazio, tale da rendere la legge di Dio un faro che illumina le nostre giornate, affinché con Gesù realizziamo il nostro pezzetto di Vangelo, meditato, custodito e donato come compimento del cuore.

 

 

Accolti per accogliere

 

Accolti per accogliere

 

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Prima lettura: Gen 3,9-15.20 Oppure At 1, 12-14

Salmo: Sal 86 (87)

Vangelo: Gv 19,25-34

 

“Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé”

Siamo chiamati come il discepolo ad accogliere Maria nelle nostre vite. Gesù ce la consegna come Madre e questo segno ci unisce di più a Lui.

Il Signore sulla croce non consegna solo il suo spirito, ma completa ciò che durante la sua vita, nei suoi viaggi, nelle parabole e nei miracoli, ha sempre voluto farci capire: facciamo parte della famiglia di Dio. Maria da Madre ci accompagna in questa comprensione.

Nel dolore della perdita del Figlio, le viene consegnata tutta l’umanità. In quella sofferenza, dove il suo silenzio è assordante, non vi è una resa, ma la sua stessa consegna, tale quanto quella del Figlio.

Affidiamoci a colei che nel momento più faticoso, ha imparato a stare dinanzi alla croce, e sentiamola così davanti alla nostra.

Nel suo silenzio c’è tutta la verità di una vita intera, dove a volte le parole non bastano e dopo che sono dette spariscono, quel tacere non è un vuoto di parole, è uno spazio, un luogo, in cui imparare a stare come ha fatto Lei.

Accogliere Maria è lasciare spazio nel nostro cuore innanzitutto a una Madre, è far entrare in noi questa certezza: ella non ci lascerà mai soli.

Stare, esserci, affrontare, non temere, per tutto questo ci vuole coraggio e ora possiamo farlo anche noi. Prima di accogliere siamo accolti da colei che per noi dona tutta se stessa, suo Figlio e ci ama di un amore infinito.

“Maria, madre nostra

aiutaci a conoscere

quanto è grande il tuo amore per noi.

Facci comprendere

che la misura dell’amore,

è imparare a stare

in ogni situazione presso il cuore,

affinché esso diventi

luogo di offerta, sacrificio, amore”. Così sia.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

Raggio di Luce, raggio di Amore

 

Raggio di Luce, raggio di Amore

 

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Prima lettura: At 2,1-11

Salmo: Sal 103 (104)

Seconda lettura: Rm 8,8-17

Vangelo: Gv 14,15-16.23b-26

 

Il Padre ci dona un Paràclito, lo Spirito Santo che rimanga con noi per sempre. Il Signore sa che abbiamo bisogno di aiuto, e ci viene incontro con un dono che non abbiamo richiesto, ma necessario per vivere.

Ciascuno riceve questo dono dalle mani del Padre, dobbiamo invocarlo, lasciarci insegnare con la stessa docilità e tenerezza, con la quale è entrato in noi.

Crediamo “in quel raggio di Luce”, lasciamoci illuminare dallo Spirito Santo, Egli è qui per noi, per donarci la forza necessaria, il coraggio, e sanare quelle ferite che solo l’amore di Dio può curare.

Quando siamo stanchi e la fatica della vita con le sue difficoltà, prende il sopravvento, preghiamo lo Spirito: “Vieni Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce”. Lo Spirito è il dono che il Padre ha voluto farci, perché non veniamo meno lungo il cammino, e nel buio quel raggio di amore farà la differenza.

“Spirito Santo

dono del Padre a noi tuoi figli,

consola, sana, purifica il nostro cuore,

insegnaci la strada da percorrere.

Ispira i nostri pensieri,

donaci la saggezza di comprendere,

che l’amore è la tua risposta

ad ogni nostra domanda,

facci credere che Tu ci sarai per sempre.”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Come sarà il nostro futuro?

 

Come sarà il nostro futuro?

 

 

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Prima lettura: At 22,30; 23,6-11

Salmo: Sal 15 (16)

Vangelo: Gv 17,20-26

 

“E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”.

Nel Vangelo della liturgia odierna, Gesù pronuncia queste parole, che ci fanno riflettere su quanto conoscere il Padre a cui Egli vuole portarci, non sia solo una questione cognitiva, ma la chiave per accedere in quel circolo d’amore tra Padre e Figlio.

Conoscere è quindi, entrare nel cuore di Dio, per scoprire di essere da sempre amati e farne esperienza di vita.

Gesù ci accompagna in questo percorso, e oggi ascoltare la Sua preghiera rivolta al Padre, diventa per noi un far memoria del nostro cammino.

Siamo amati e creati per un’unità, che durante il viaggio della vita si dispiega dinanzi a noi. L’unità di cui facciamo già parte, è l’amore del Padre e il Figlio, un amore capace di riunire persino parti disgregate, pezzi di storia che se non fossero stati amati, sarebbero inspiegabili e in un modo o nell’altro, ci hanno portato qui, chiamati a trovare l’amore di Dio.

L’amore di Dio ci accompagna da sempre, spesso però facciamo fatica a pensarlo, abbiamo bisogno di concretezza e forse è proprio per questo che Gesù parla insistentemente dell’unità, perché il farne esperienza è la vera concretezza.

Come sarà il nostro futuro? È parte del presente e del passato, è aver scoperto e vivere dello stesso amore, che il Padre ha per il Figlio e partecipi di quest’unione, illuminare quello che verrà, ogni cosa, attraverso questa forza, ora diventata esperienza consapevole.

 

Tutto l’amore del Padre

 

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Prima lettura: At 18,23-28

Salmo: Sal 46 (47)

Vangelo: Gv 16,23b-28

 

Le parole di Gesù toccano direttamente il nostro cuore: “Il Padre stesso vi ama”.

Non ci sono mediazioni, convincimenti o sforzi da fare, Dio, nostro Padre ci ama e vuole comunicarcelo. Tutta la storia di Gesù, il Vangelo, si riassume in quest’unica parola: amore. Sì! Perché è la Parola di cui abbiamo bisogno per credere, andare avanti, comprendere, e che comunque ci sorprende.

È il Padre stesso ad amarci, ad aver cura di noi, a non lasciarci soli nel cammino, ma a volte le parole non bastano, abbiamo bisogno di concretezza ed è per questo che manda Suo Figlio, così da poter vedere attraverso i suoi gesti, fino a che punto arriva l’amore: “Li amò sino alla fine”. (Gv 13,1)

Sentirsi amati fa tirare fuori il meglio di sé, è quell’energia proveniente dall’aver sperimentato oltre all’errore, qualcosa che lo supera. E Dio creduto lontano a causa dei nostri peccati, ci è vicino e ama tutto, persino quello che non amiamo di noi stessi.

L’amore di un padre, non si basa su quello che il figlio può dare o fare, ma per quello che è, e noi siamo Figli di Dio. Solo scoprendo il nostro essere sapremo credere nel Suo amore.

L’amore di Dio è per sempre, affinché ogni giorno possiamo affermare: è il Padre stesso che mi ama, perché io sono Suo Figlio ed ora ci credo! Ciò non annullerà le difficoltà, le preoccupazioni o le paure, ma sarà la forza da cui attingere per affrontarle!

 

 

Una gioia piena

 

una gioia piena

 

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Prima lettura: At 15,7-21

Salmo: Sal 95 (96)

Vangelo: Gv 15,9-11

 

L’amore ricevuto dal Padre, diventa l’esempio con cui Gesù ama ciascuno di noi e ci invita a fare altrettanto. È attraverso l’amore di Gesù, che riusciamo a sentire Dio vicino e riconoscerlo come un Padre.

Siamo chiamati a rimanere in quell’amore, a farne esperienza, così da poter essere un segno dell’amore di Cristo.

“Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. La nostra gioia è la stessa di Gesù e deriva dall’aver compreso che Dio ci ama e ha cura di noi. Ci sentiamo partecipi di questa gioia?

È difficile pensare di gioire quando le difficoltà, le fragilità, prendono il sopravvento, quando la sfiducia opprime. Dove risiede questa gioia? Nel cuore di Dio. Un cuore che non è lontano da noi, anzi ci è accanto, perché è un cuore di Padre. La nostra gioia è sapere di essere figli di Dio.

Cogliamo l’invito di Gesù, facciamo della nostra vita un cammino in cui scoprire nella verità, nonostante tutti gli sbagli, quel Volto sempre pronto a raccoglierci e amarci così come siamo.

Essere a conoscenza di questo percorso, ci aiuterà a fare altrettanto, a divenire portatori di quella Misericordia che proviene dal Padre e dona ai cuori la speranza di un domani, dove saremo riconosciuti non per i nostri errori, ma per quel buono che è in noi.

L’amore del Padre sia la nostra misura di amore, la gioia del Figlio sia la nostra gioia, affinché possiamo cooperare al Suo annuncio nel mondo.

 

La Sua pace

 

la Sua pace

 

 

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Prima lettura: At 14,19-28

Salmo: Sal 144 (145)

Vangelo: Gv 14,27-31a

 

“Vi lascio la pace, vi do la mia pace”.

Il Vangelo di oggi pone dinanzi a noi una bellissima realtà: riceviamo il dono della pace di Cristo. Una pace frutto dell’unione tra Padre e Figlio che ci coinvolge, entra a far parte di noi, al punto che Gesù dirà: “non sia turbato il vostro cuore”.

A tutte quelle volte in cui la preoccupazione, la paura, prendono il sopravvento, il Signore ci è accanto con la Sua pace, e dove per Gesù è stata una scelta in risposta a tanta sofferenza, per noi diventa un faro nella notte da seguire, per orientare il nostro agire.

“Non sia turbato il vostro cuore”, è un’esortazione a fare della Sua pace il nostro punto di forza, principalmente in quelle occasioni dove si soffre tanto e sentiamo il peso della fatica.

“Il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”, diceva Sant’Agostino, finché non ci rendiamo conto che la pace di Gesù non è fuori, bensì dentro di noi.

Fermiamoci a sentire quella pace che non solo viene da Lui, ma è la Sua stessa pace, con la quale con determinazione annunciò a noi quello che doveva accadere e lo fece proseguire amandoci nel modo più unico, fino alla fine.

La Sua pace ci accompagni sempre, ogni nostra paura ha trovato un luogo dove poter riposare il cuore: Gesù. La pace di Cristo sia la nostra forza, la nostra risposta all’umana fragilità, così da essere segno di un amore che non abbandona, ma sorregge e conforta in ogni istante della vita.

 

 

Rimanete nel mio amore

 

rimanete nel mio amore

 

 

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Prima lettura: At 1,15-17.20-26

Salmo: Sal 112 (113)

Vangelo: Gv 15,9-17

 

“Rimanete nel mio amore”. È il grande progetto di Dio per noi: vivere con questa consapevolezza.

Rimanere in un amore che ha le origini dal Padre, prosegue con il Figlio e possiamo comprenderlo grazie al dono del Suo Spirito.

Siamo tutti peccatori, chi più o meno nella vita abbiamo sperimentato la fragilità, il limite, la fatica, ma oggi il Signore desidera che ci consideriamo come Lui ci guarda: con amore.

Oltre ogni errore, quello che realmente rimane è l’amore di Dio Padre capace di perdonare, sanare, affinché la nostra storia sia una storia di salvati.

Rimanere nel Suo amore, è lasciarsi amare così come siamo, è sentirci parte di una storia di salvezza, la cui motivazione è per amore. Per amore Dio dona Suo Figlio, così che ciascuno di noi possa essere recuperato, riportato a casa, sostenuto, aver conosciuto il Padre che dall’inizio fece cielo e terra e vide che era cosa buona.

 

 

Dolore

 

Dolore 1

 

 

“Quanto grande è il dolore                          

della benedetta fra le donne,                    

Madre dell’Unigenito!”

(Dallo: Stabat Mater liturgico)       

 

DOLORE.

Maria quanto è grande il tuo dolore presso la croce.

Tu che l’hai provato, allora puoi capire il mio, sembra quasi che si mischino in un abbraccio. Vorrei consolarti Maria, ma non so come fare perché a volte non riesco a consolare nemmeno me stesso.

Osservo te e Gesù sulla croce e leggo nel tuo sguardo il tuo dolore.

Non ci sono parole, chi ha conosciuto il dolore sa cosa vuol dire.

Non sono solo in questa stanza, nel mio cuore, ci siete voi e tutto il vostro amore.

Respiro.

L’amore fa respirare e nell’aria che esce dai miei polmoni, esce un po’ il mio dolore, l’avete preso voi e non solo il mio ma, quello di tutta l’umanità.

Quanto è grande l’amore.

 

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Dolore