Tu sei pane

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15 Febbraio 2025

SABATO DELLA V SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

Tutti siamo affamati, cerchiamo qualcosa che sazi i nostri desideri, il nostro cuore, la nostra vita. Eppure non ci si sazia solo mangiando, ma anche donando, dando quel poco che siamo, perché anche noi diventiamo profumo di pane, profumo d’amore per gli altri.

In ogni celebrazione eucaristica si attualizza il dono di Gesù che si spezza per nutrire la fame di ciascuno, qui diventiamo testimoni della compassione di Dio, affinché nessuno venga meno lungo il cammino. In quel pane Dio si dà tutto a tutti, lontani e vicini, il mistero eucaristico diventa mistero di carità: non c’è profumo di pane senza profumo d’amore.

Il pane che mangiamo, sazia la nostra vita solo quando impariamo a spezzarlo e a spezzarla con gli altri. Per moltiplicare il pane, Dio ha bisogno anche di noi, delle nostre mani, del nostro cuore, allora comprendiamo che la nostra vocazione è di essere insieme a Gesù profumo di un buon pane, che si espande ad ogni fratello e porta l’amore e la compassione di Cristo: tu apri la tua mano e con Lui sazia la fame di ogni vivente (cfr Sl 144,16).

“Signore,

aiutami a cercarti tra le fami del mondo.

Il vuoto è un eco ancora più profondo senza di te.

Cercano pane,

viandanti dalle bisacce vuote,

le ginocchia sono vacillanti

e tu sei qui, in quel vuoto,

troveresti qualsiasi strada per incontrarci,

perché tu sei cibo,

quel pane per cui mi alzo ogni mattino e dico “amen”. ” (Shekinaheart eremo del cuore)

 

In disparte

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sabato 08 Febbraio 2025

Gli apostoli tornano dalla missione e raccontano a Gesù quanto hanno operato con i gesti e i modi, che hanno appreso da lui. Ora Gesù vuole portarli in disparte, vuole farli riposare, e dopo aver incontrato tanta gente, è tempo di incontrare se stessi e fare un bilancio, una riflessione. Ma molti sono quelli che li cercano e non hanno neppure il tempo di mangiare.

Vista quella grande folla, Gesù prova compassione per loro. Tutti portano in sé desideri, speranze, afflizioni; lo sguardo di Gesù sa vedere, sa cogliere il bisogno dell’altro, è uno sguardo che ama. Romano Guardini afferma che: “le radici dell’occhio sono nel cuore”, perché “l’occhio vede dal cuore” e “soltanto l’amore è capace di vedere”. Nessuno quanto Dio che è amore, può vedere le necessità di ciascuno. Il cuore di Dio è amore ardente per l’uomo, carità e bontà infinita. Quando a guadare è il cuore, il primo movimento diventa l’andare incontro all’altro e  l’accoglierlo nella propria esistenza.

Chiediamo al Signore che ci aiuti ad avere il suo sguardo per avere compassione per i fratelli; compassione che non è pietismo, ma arte di prossimità, di accoglienza, che non giudica, ama, getta sempre lo sguardo più in là.

“Signore,

in disparte mi prendo un posto accanto a te.

Ho bisogno del tuo sguardo,

di sentire che tu non mi abbandonerai.

Aiutami a non sentirmi solo,

a credere che tu davvero hai compassione di me.

Resto in disparte

per vedere la tua luce,

per vederci di nuovo.” (Shekinaheart eremo del cuore)

Parola e pane

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mercoledì FERIA PROPRIA DELL’8 GENNAIO

Parola e pane sono i due elementi fondamentali dell’incontro con Gesù, infatti, davanti alla moltitudine di folle che lo cercano, Egli prova compassione, le vede “come pecore senza pastore”, per questo si mette “ad insegnare loro molte cose”, ma la sua parola non si limita ad un aspetto verbale, si fa cibo, perchè chi segue Gesù si possa nutrire e vivere in pienezza della sua stessa vita.

Ai suoi discepoli infatti, insegna a dare la vita per gli altri. In quel: “Voi stessi date loro da mangiare”, è racchiuso il “segreto” della pienezza di vita. Il vero pane non ci cerca lontano, altrove, perchè Gesù è già lì presente, nel poco, nel piccolo, in quello che sei. Il vero pane non si può comprare perchè è dono, è benedizione dal cielo, e nello spezzarsi si moltiplica.

Parola e pane solo la sua vita che sazia la nostra fame di significato e di speranza. Gesù invita a guardare in profondità la propria storia e quella degli altri, per scoprire di essere amati di un amore che non è “contato” è in sovrabbondanza per tutti; ciascuno di quella folla è amato e saziato.

“Signore,

nutri il mio cuore nel profondo,

oltre la delusione,

oltre la fatica,

oltre quel sentirmi così lontano.

Voglio nutrirmi di quel Pane

e trovare pace.

Si corre alla ricerca di un conforto,

ma al termine subentra il vuoto.

Tu sei un pane che rimane

fino alla fine con me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Dio è con noi

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sabato 07 Dicembre 2024

SANT’AMBROGIO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA

Dio è per noi. Questo deve esserci di consolazione, è venuto per le pecore perdute, per tutti coloro che si sentono stanchi e sfiniti.

Almeno una volta nella vita ci sarà capitato di sentirci così, oppure cara/o amica/o, ti senti così ora. Ecco, il Signore ti dice di non mollare. Confida. Non temere di quello che senti o vivi, Egli è qui per te, per sanarti. Se qualcuno o le persone pensano tu non abbia speranza, Dio si, Lui crede in te. Ti ha creato, sa chi sei e vede ciò che tu non vedi di te.

La tua sofferenza non è lontana dal suo sguardo; il cuore di Dio non vive l’indifferenza, Egli ha compassione, non ti vuole vedere soffrire e ogni tua lacrima, in Dio, non sarà mai persa. Agli occhi del mondo nessuno magari sa il tuo dolore e questo ti fa sentire solo, ma Dio lo conosce; ha mandato suo figlio affinché tu potessi sentire Dio vicino. Ora, respira, prendi coraggio, Egli è con te, perché chi ama, ti dona tutta la sua forza.

“Signore,

stammi vicino e dimora in me,

in questo dolore,

in quella stanchezza lunga

e lenta a passare.

Eppure tu ci sei, lo so,

mi hanno parlato di te.

Fammi sentire la tua presenza,

io non me ne vado, rimango qui

e so che non tarderai,

perché l’amore non tarda, accompagna.” (Shekinaheart eremo del cuore)

La compassione che guarigione

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04 Dicembre 2024

MERCOLEDÌ DELLA I SETTIMANA DI AVVENTO

Oggi il Signore, ci consegna il suo profondo desiderio di bene per l’umanità. Non solo guarisce quei zoppi, storpi e ciechi, ma arriva a nutrire una fame più profonda, quella di Lui, quella del pane. Un pane necessario per non venire meno durante il cammino. Quei malati non hanno nome, sono generalmente zoppi, storpi e ciechi, ma prima di essere guariti Gesù li ha visti direttamente, uno ad uno, di tutti sa chi sono e la loro storia.

Anche noi possiamo sentirci tra la folla curata ed amata da lui. Una folla è anche quella dei nostri pensieri, a volte ciechi a volte zoppi, ma non importa perché Egli ne sente compassione, provvede affinché quel cibo ci dia forza.

Allora andiamo con Lui in mezzo alla folla, non teniamo cosa viviamo, chiamiamolo per nome, perché c’è un nome che più ci definisce che è figlio. Un figlio anche se zoppo, per Dio sarà sempre figlio, non importa quanto grande è la tua ferita, ci sarà sempre Lui pronto ad amarti.

“Signore,

guariscimi il cuore

tra la folla per te sono unico,

ed il mio cuore è inquieto, ha sofferto,

eppure tu non ti spaventi

e lo tieni per mano.

Sono zoppo, storpio, cieco,

ma non sono solo questo,

cresce in me un cuore da Figlio,

possa credere sempre in te

e sappia perdonare di me

quello che deve ancora crescere e sanare,

ma di cui già provi compassione.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Messe

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09 LUGLIO 2024

MARTEDÌ DELLA XIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Gesù percorre città  e villaggi insegnando e guarendo malattie, mosso da quella compassione che gli è propria, per riportare ogni uomo alla vita piena, dove nessuno si senta escluso, abbandonato, rifiutato, ma tutti possano sperimentare l’amore del Padre trasmesso dal Figlio. Alla reazione di scetticismo e di malizia dei farisei, sono le stesse opere che danno testimonianza, perché quando la malizia è evidente, la verità e la bontà brillano da sole.

La compassione di Dio è quell’amore infinito per ogni uomo, chiunque esso sia, e qualunque cosa abbia commesso. Dio ha tanto amato il mondo da sacrificare il Figlio: ha donato la vita a tutti, perché tutti possano sentirsi figli e fratelli. Allora noi siamo la messe di Dio, ma nel contempo, ogni credente è quell’operaio mandato a custodire ogni fratello.

Ogni figlio ha le proprie qualità, limiti, difetti, vive e si realizza nella relazione con l’altro, quando vediamo l’altro come concorrente o nemico, perdiamo la condizione di fratello e anche di figlio. Nell’escludere qualcuno, escludiamo il Signore che si è fatto ultimo di tutti, che si è identificato in quel povero, in quel fratello difficile, in quel figlio già amato dal Padre.

Preghiamo il Signore che ci aiuti a capire questa compassione, che è il suo amore infinito per tutta l’umanità, nella ferialità di tutti i giorni; e che il nostro sguardo abbia la tenerezza del cuore di Dio.

“Signore,

aiutami a sentire la Tua tenerezza,

perché il Tuo cuore non esclude,

perdona, ama.

Insegnami a riconoscerti

nella ferialità dei giorni,

in cui nella stanchezza

temo possa dimenticarti di me.

Libera il mio cuore dal timore

di essere solo,

perché Tu sei con me.

Non sono solo,

e neanche Tu, mio Dio, lo sei,

sono parte della Tua messe. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

Presenza

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07 MAGGIO 2024

MARTEDÌ DELLA VI SETTIMANA DI PASQUA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Dio si allontana per renderci ancora più vicini, sembra quasi un controsenso, eppure la nostra storia di salvezza prosegue grazie all’andarsene di Gesù: “è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi”.

Come fa questo allontanamento ad essere un bene?

Quando noi amiamo qualcuno desideriamo stargli sempre accanto, rimanergli vicino il più possibile, non essergli lontano.

L’andare di Gesù, è parte di quel mistero di salvezza che ci viene svelato nel tempo. Egli si sottrae alla visione per darci ancora di più: il Paràclito, il dono dello Spirito di Dio, una comunione di vita con il Padre, che ora inabita il cuore di ogni credente e lo rende presenza di Cristo nel mondo.

La presenza di Gesù si compie nell’invisibilità dello Spirito, ci rende persone spirituali, ovvero, persone umane che vivono una vita nuova, in ragione di quel dono dello Spirito che abbiamo ricevuto. Qui la distanza, si fa assoluta presenza nell’interiorità del nostro cuore, della nostra vita.

Lo Spirito che è creatore di vita, diventa un bene di vita per noi e per gli altri, ci spinge a vivere con lo stesso amore e con la stessa compassione, che Gesù aveva per tutte le sofferenze umane, ci fa toccare e attraversare le vicende di ogni fratello, portando la speranza del Cristo risorto. Non più un Dio che cammina solo accanto, ma che desidera viverci dentro, abitarci, in questa vita, la nostra, già salvata.

“Signore,

non allontanarti da me,

non potrei vivere.

Eppure Tu, non sei lontano

ed è il Tuo amore a dimostrarlo,

anche quando è la mia paura a parlare.

Aiutami a sentirti accanto

in quel silenzio che non è vuoto,

ma è la Tua presenza

che tende l’orecchio verso di me,

per non perderti nulla di me,

neanche un battito.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Pane e pesci

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12 APRILE 2024

VENERDÌ DELLA II SETTIMANA DI PASQUA

Alla “mancanza” di quella folla affamata, corrisponde l’abbondanza di pane che il Signore dona. A quel bisogno di amore della folla, venuta per incontrare Gesù, corrisponde una compassione capace di andare in profondità, così che sia nutrito anche il cuore.

L’abbondanza con cui il Signore nutre, è paragonabile alla Provvidenza che ci viene incontro lungo il giorno; può essere un sorriso inaspettato, un saluto o semplicemente qualcuno in grado di dirci: “sono qui con te”, oppure anche solo camminare per strada e vedere i colori che la primavera ci ha donato, quel verde brillante delle foglie nel cielo blu del tramonto, sono segni che Lui ci è accanto e come allora, usa ciò che ha per arrivare a noi.

È interessante notare come Gesù faccia raccogliere con attenzione l’avanzo di quell’abbondanza, che non vada sprecato. Si, perché l’amore si consuma, non si spreca. Tutta quella folla verrà nutrita, eppure nonostante questo non capisce, cercano di farlo Re. Ma Gesù non è re come dicono loro, la sua vita è spesa per amore, non per potere.

Spesso anche noi ci sentiamo parte della folla, corriamo e la frenesia del quotidiano ci fa dimenticare di Lui, dei dettagli della sua presenza, in noi. Oggi andiamo a quel pane Eucaristico come la prima volta, ma non siamo piu dei bambini siamo uomini e donne con il nostro carico di speranze come quella folla che in fila attende quel pane. Mettettiamo nelle sue mani il nostro cuore, così che lo benedica e lo guarisca dalla ferita e dal peccato. Quei pani e pesci sono un evento straordinario, che diventerà per noi quotidianità nella mensa Eucaristica. A noi il compito di ricordare la Sua compassione, la sua Parola nella domanda a Filippo, il suo essere in disparte a pregare, così da essere capaci di vedere la compassione. L’ascolto e la preghiera, siamo quei pani e pesci spezzati in abbandonanza, dove il cuore rivolto all’altare di Dio, in quel “amen”, ponga tutto se stesso e senta quanto Dio per primo ha messo se stesso per noi, affinché nessuno vada perduto.

“Signore,

“Amen”, ti accolgo in me,

liberami Tu.

Pane del cielo,

venuto in un cuore dalla fame abbondante,

possa la Tua compassione,

il mio l’ascolto e la preghiera,

essere un inizio in cui

sentirti accanto,

così che amandomi profondamente sappia mettere il cuore,

sappia mettere Te in tutto quello che faccio.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Il vero volto del Padre

 il vero volto del Padre

14 MARZO 2024

GIOVEDÌ DELLA IV SETTIMANA DI QUARESIMA

Gesù parlando ai Giudei, dice che essi non credono a colui che lo ha mandato, eppure con le sue opere Egli mostra la volontà del Padre, che è una volonta di bene per tutta l’umanità, per tutta la creazione. Solo Gesù ci mostra il vero volto del Padre, Egli non è testimone di se stesso ma del Padre.

Il volto del padre è la tenerezza di Dio per ciascuno di noi, è quell’amore che Dio ha versato in abbondanza e si trasmette di generazione in generazione, dove i gesti di Gesù sono il sigillo dell’opera del Padre, che durerà per sempre e ogni essere umano reso partecipe del dono dello Spirito di Dio, ama con lo stesso amore di Dio, cosi continua a rivelare quel volto di amore e di misericordia ricevuta.

Dio nessuno lo ha mai visto, ma ciascuno ne porta in sé la sua immagine, e mediante il dono dello Spirito può amare tutti indistintamente, non portando se stesso, ma portando Dio.

Guardiamo, dunque, alla vita di Gesù, e ricordiamoci che il nostro primo lavoro spirituale è di convertirci e credere ogni giorno al Padre che Gesù ci presenta, alla sua Parola, che in tutto riversa amore, perdono, compassione, guarigione per ogni cuore.

In questo cammino di scoperta del vero Volto del Padre, chiediamo a Gesù che ci aiuti ad aumentare la nostra fede, perché possiamo dire di sapere in chi abbiamo messo la nostra speranza e di essere certi del suo amore, che ci custodisce per sempre.

“Signore,

il mio cuore oggi ha una sola cosa da chiederti:

arriva Tu, dove io non ho la forza di arrivare,

in ogni gesto, in ogni mia fatica,

in quella risposta da dare, arriva Tu.

Tu il cui cuore è unito al Padre.

Tu venuto perché io abbia un volto da figlio,

precedi i miei passi, sostieni i miei inciampi

e fammi vedere quel volto capace di amarmi sempre,

solo così avrò la forza per tutto.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Compassione e dono

compassione e dono

SABATO 10 FEBBRAIO 2024

SANTA SCOLASTICA, VERGINE – MEMORIA

Anche oggi come allora, Gesù è attorniato da molta folla che ha bisogno di essere sfamata, di saziare quel desiderio profondo che ciascuno porta in cuore, di vita, di verità, di significato; un desiderio che Gesù ben conosce e non serve nemmeno che gli si chieda qualcosa, perché il suo cuore è già mosso a compassione, è pronto a donare tutto per tutti, dai più vicini ai più lontani, da quelli che lo conoscono poco, a quelli che hanno imparato a conoscerlo.

Tutti in Gesù sono invitati a trovare una pienezza di vita. Simbolico è il numero sette dei pani: indica la perfezione la pienezza delle opere di Dio. A questo Dio che dona tutto, si contrappone la paura dei discepoli, preoccupati del poco che hanno, ma Gesù non toglie nulla, Lui moltiplica, e lo fa a partire da quel poco che c’è.

Mettere a disposizione quanto siamo e abbiamo, questa è la vita del discepolo; se non diamo i nostri sette pani, il signore non può compiere nessun segno, non può moltiplicare, saziare, avanzare.

Nulla va sprecato di quanto viene donato, perché in Lui ogni segno parte dalla quell ‘esperienza di compassione, che ci fa sentire sfamati da quell’amore che non avrà fine e che oggi come ieri, è venuto a toccare te.

“Signore,

Tu lo senti,

il Tuo cuore ode il mio dolore,

la mia fatica.

Compassione che non è pietà,

è far parte della mia solitudine,

di quello spazio

che mi strapperei di dosso.

Tu tocchi di me, quello che vorrei levare

e il Tuo amore mi trasforma;

lacrime sul mio viso scendono,

le guance non comprendono

se di gioia o di infelicità,

ma nessuna verrà persa da Te,

che hai compassione di me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)