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La compassione che guarigione
04 Dicembre 2024
MERCOLEDÌ DELLA I SETTIMANA DI AVVENTO
Oggi il Signore, ci consegna il suo profondo desiderio di bene per l’umanità. Non solo guarisce quei zoppi, storpi e ciechi, ma arriva a nutrire una fame più profonda, quella di Lui, quella del pane. Un pane necessario per non venire meno durante il cammino. Quei malati non hanno nome, sono generalmente zoppi, storpi e ciechi, ma prima di essere guariti Gesù li ha visti direttamente, uno ad uno, di tutti sa chi sono e la loro storia.
Anche noi possiamo sentirci tra la folla curata ed amata da lui. Una folla è anche quella dei nostri pensieri, a volte ciechi a volte zoppi, ma non importa perché Egli ne sente compassione, provvede affinché quel cibo ci dia forza.
Allora andiamo con Lui in mezzo alla folla, non teniamo cosa viviamo, chiamiamolo per nome, perché c’è un nome che più ci definisce che è figlio. Un figlio anche se zoppo, per Dio sarà sempre figlio, non importa quanto grande è la tua ferita, ci sarà sempre Lui pronto ad amarti.
“Signore,
guariscimi il cuore
tra la folla per te sono unico,
ed il mio cuore è inquieto, ha sofferto,
eppure tu non ti spaventi
e lo tieni per mano.
Sono zoppo, storpio, cieco,
ma non sono solo questo,
cresce in me un cuore da Figlio,
possa credere sempre in te
e sappia perdonare di me
quello che deve ancora crescere e sanare,
ma di cui già provi compassione.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Messe
09 LUGLIO 2024
MARTEDÌ DELLA XIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
Gesù percorre città e villaggi insegnando e guarendo malattie, mosso da quella compassione che gli è propria, per riportare ogni uomo alla vita piena, dove nessuno si senta escluso, abbandonato, rifiutato, ma tutti possano sperimentare l’amore del Padre trasmesso dal Figlio. Alla reazione di scetticismo e di malizia dei farisei, sono le stesse opere che danno testimonianza, perché quando la malizia è evidente, la verità e la bontà brillano da sole.
La compassione di Dio è quell’amore infinito per ogni uomo, chiunque esso sia, e qualunque cosa abbia commesso. Dio ha tanto amato il mondo da sacrificare il Figlio: ha donato la vita a tutti, perché tutti possano sentirsi figli e fratelli. Allora noi siamo la messe di Dio, ma nel contempo, ogni credente è quell’operaio mandato a custodire ogni fratello.
Ogni figlio ha le proprie qualità, limiti, difetti, vive e si realizza nella relazione con l’altro, quando vediamo l’altro come concorrente o nemico, perdiamo la condizione di fratello e anche di figlio. Nell’escludere qualcuno, escludiamo il Signore che si è fatto ultimo di tutti, che si è identificato in quel povero, in quel fratello difficile, in quel figlio già amato dal Padre.
Preghiamo il Signore che ci aiuti a capire questa compassione, che è il suo amore infinito per tutta l’umanità, nella ferialità di tutti i giorni; e che il nostro sguardo abbia la tenerezza del cuore di Dio.
“Signore,
aiutami a sentire la Tua tenerezza,
perché il Tuo cuore non esclude,
perdona, ama.
Insegnami a riconoscerti
nella ferialità dei giorni,
in cui nella stanchezza
temo possa dimenticarti di me.
Libera il mio cuore dal timore
di essere solo,
perché Tu sei con me.
Non sono solo,
e neanche Tu, mio Dio, lo sei,
sono parte della Tua messe. “
(Shekinaheart eremo del cuore)
Presenza
07 MAGGIO 2024
MARTEDÌ DELLA VI SETTIMANA DI PASQUA
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Dio si allontana per renderci ancora più vicini, sembra quasi un controsenso, eppure la nostra storia di salvezza prosegue grazie all’andarsene di Gesù: “è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi”.
Come fa questo allontanamento ad essere un bene?
Quando noi amiamo qualcuno desideriamo stargli sempre accanto, rimanergli vicino il più possibile, non essergli lontano.
L’andare di Gesù, è parte di quel mistero di salvezza che ci viene svelato nel tempo. Egli si sottrae alla visione per darci ancora di più: il Paràclito, il dono dello Spirito di Dio, una comunione di vita con il Padre, che ora inabita il cuore di ogni credente e lo rende presenza di Cristo nel mondo.
La presenza di Gesù si compie nell’invisibilità dello Spirito, ci rende persone spirituali, ovvero, persone umane che vivono una vita nuova, in ragione di quel dono dello Spirito che abbiamo ricevuto. Qui la distanza, si fa assoluta presenza nell’interiorità del nostro cuore, della nostra vita.
Lo Spirito che è creatore di vita, diventa un bene di vita per noi e per gli altri, ci spinge a vivere con lo stesso amore e con la stessa compassione, che Gesù aveva per tutte le sofferenze umane, ci fa toccare e attraversare le vicende di ogni fratello, portando la speranza del Cristo risorto. Non più un Dio che cammina solo accanto, ma che desidera viverci dentro, abitarci, in questa vita, la nostra, già salvata.
“Signore,
non allontanarti da me,
non potrei vivere.
Eppure Tu, non sei lontano
ed è il Tuo amore a dimostrarlo,
anche quando è la mia paura a parlare.
Aiutami a sentirti accanto
in quel silenzio che non è vuoto,
ma è la Tua presenza
che tende l’orecchio verso di me,
per non perderti nulla di me,
neanche un battito.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Pane e pesci
12 APRILE 2024
VENERDÌ DELLA II SETTIMANA DI PASQUA
Alla “mancanza” di quella folla affamata, corrisponde l’abbondanza di pane che il Signore dona. A quel bisogno di amore della folla, venuta per incontrare Gesù, corrisponde una compassione capace di andare in profondità, così che sia nutrito anche il cuore.
L’abbondanza con cui il Signore nutre, è paragonabile alla Provvidenza che ci viene incontro lungo il giorno; può essere un sorriso inaspettato, un saluto o semplicemente qualcuno in grado di dirci: “sono qui con te”, oppure anche solo camminare per strada e vedere i colori che la primavera ci ha donato, quel verde brillante delle foglie nel cielo blu del tramonto, sono segni che Lui ci è accanto e come allora, usa ciò che ha per arrivare a noi.
È interessante notare come Gesù faccia raccogliere con attenzione l’avanzo di quell’abbondanza, che non vada sprecato. Si, perché l’amore si consuma, non si spreca. Tutta quella folla verrà nutrita, eppure nonostante questo non capisce, cercano di farlo Re. Ma Gesù non è re come dicono loro, la sua vita è spesa per amore, non per potere.
Spesso anche noi ci sentiamo parte della folla, corriamo e la frenesia del quotidiano ci fa dimenticare di Lui, dei dettagli della sua presenza, in noi. Oggi andiamo a quel pane Eucaristico come la prima volta, ma non siamo piu dei bambini siamo uomini e donne con il nostro carico di speranze come quella folla che in fila attende quel pane. Mettettiamo nelle sue mani il nostro cuore, così che lo benedica e lo guarisca dalla ferita e dal peccato. Quei pani e pesci sono un evento straordinario, che diventerà per noi quotidianità nella mensa Eucaristica. A noi il compito di ricordare la Sua compassione, la sua Parola nella domanda a Filippo, il suo essere in disparte a pregare, così da essere capaci di vedere la compassione. L’ascolto e la preghiera, siamo quei pani e pesci spezzati in abbandonanza, dove il cuore rivolto all’altare di Dio, in quel “amen”, ponga tutto se stesso e senta quanto Dio per primo ha messo se stesso per noi, affinché nessuno vada perduto.
“Signore,
“Amen”, ti accolgo in me,
liberami Tu.
Pane del cielo,
venuto in un cuore dalla fame abbondante,
possa la Tua compassione,
il mio l’ascolto e la preghiera,
essere un inizio in cui
sentirti accanto,
così che amandomi profondamente sappia mettere il cuore,
sappia mettere Te in tutto quello che faccio.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Il vero volto del Padre
14 MARZO 2024
GIOVEDÌ DELLA IV SETTIMANA DI QUARESIMA
Gesù parlando ai Giudei, dice che essi non credono a colui che lo ha mandato, eppure con le sue opere Egli mostra la volontà del Padre, che è una volonta di bene per tutta l’umanità, per tutta la creazione. Solo Gesù ci mostra il vero volto del Padre, Egli non è testimone di se stesso ma del Padre.
Il volto del padre è la tenerezza di Dio per ciascuno di noi, è quell’amore che Dio ha versato in abbondanza e si trasmette di generazione in generazione, dove i gesti di Gesù sono il sigillo dell’opera del Padre, che durerà per sempre e ogni essere umano reso partecipe del dono dello Spirito di Dio, ama con lo stesso amore di Dio, cosi continua a rivelare quel volto di amore e di misericordia ricevuta.
Dio nessuno lo ha mai visto, ma ciascuno ne porta in sé la sua immagine, e mediante il dono dello Spirito può amare tutti indistintamente, non portando se stesso, ma portando Dio.
Guardiamo, dunque, alla vita di Gesù, e ricordiamoci che il nostro primo lavoro spirituale è di convertirci e credere ogni giorno al Padre che Gesù ci presenta, alla sua Parola, che in tutto riversa amore, perdono, compassione, guarigione per ogni cuore.
In questo cammino di scoperta del vero Volto del Padre, chiediamo a Gesù che ci aiuti ad aumentare la nostra fede, perché possiamo dire di sapere in chi abbiamo messo la nostra speranza e di essere certi del suo amore, che ci custodisce per sempre.
“Signore,
il mio cuore oggi ha una sola cosa da chiederti:
arriva Tu, dove io non ho la forza di arrivare,
in ogni gesto, in ogni mia fatica,
in quella risposta da dare, arriva Tu.
Tu il cui cuore è unito al Padre.
Tu venuto perché io abbia un volto da figlio,
precedi i miei passi, sostieni i miei inciampi
e fammi vedere quel volto capace di amarmi sempre,
solo così avrò la forza per tutto.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Compassione e dono
SABATO 10 FEBBRAIO 2024
SANTA SCOLASTICA, VERGINE – MEMORIA
Anche oggi come allora, Gesù è attorniato da molta folla che ha bisogno di essere sfamata, di saziare quel desiderio profondo che ciascuno porta in cuore, di vita, di verità, di significato; un desiderio che Gesù ben conosce e non serve nemmeno che gli si chieda qualcosa, perché il suo cuore è già mosso a compassione, è pronto a donare tutto per tutti, dai più vicini ai più lontani, da quelli che lo conoscono poco, a quelli che hanno imparato a conoscerlo.
Tutti in Gesù sono invitati a trovare una pienezza di vita. Simbolico è il numero sette dei pani: indica la perfezione la pienezza delle opere di Dio. A questo Dio che dona tutto, si contrappone la paura dei discepoli, preoccupati del poco che hanno, ma Gesù non toglie nulla, Lui moltiplica, e lo fa a partire da quel poco che c’è.
Mettere a disposizione quanto siamo e abbiamo, questa è la vita del discepolo; se non diamo i nostri sette pani, il signore non può compiere nessun segno, non può moltiplicare, saziare, avanzare.
Nulla va sprecato di quanto viene donato, perché in Lui ogni segno parte dalla quell ‘esperienza di compassione, che ci fa sentire sfamati da quell’amore che non avrà fine e che oggi come ieri, è venuto a toccare te.
“Signore,
Tu lo senti,
il Tuo cuore ode il mio dolore,
la mia fatica.
Compassione che non è pietà,
è far parte della mia solitudine,
di quello spazio
che mi strapperei di dosso.
Tu tocchi di me, quello che vorrei levare
e il Tuo amore mi trasforma;
lacrime sul mio viso scendono,
le guance non comprendono
se di gioia o di infelicità,
ma nessuna verrà persa da Te,
che hai compassione di me.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Non piangere
19 SETTEMBRE 2023
MARTEDÌ DELLA XXIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: 1Tm 3,1-13
Salmo: Dal Sal 100 (101)
Vangelo: Lc 7,11-17
La compassione di Gesù spiazza il cuore. “Non piangere!”. Chi se non proprio Lui poteva comprendere il dolore di una madre? E quasi nel pensiero della sua, togliere almeno a lei quel dolore.
Così Gesù fa con noi, toglie il nostro dolore, lo prende su di sé. La sua vita, è per noi il segno che la nostra è già salvata, è segno e risposta che al nostro dolore, c’è un amore più grande. L’amore più grande viene da Dio, che si china su di noi e ci dice: “Non piangere!”.
“Non piangere!”. Questa parola oggi è per te, che ti senti di aver perso tutto, di non avere speranze: “Non piangere!”. Tu che credi di essere fallito/a e la tua vita non abbia senso: “Non piangere!”. Egli è qui con te e la sua compassione non è una magra consolazione, è amore vero riversato per te, affinché tu non soffra più. E se anche dovessi ancora soffrire, possa tu comprendere che non sei solo, perché Dio ha toccato il tuo cuore e ti ha detto: figlio mio vivi, rinasci, io sono qui con te. Il mio amore è vivo ed è per te; il mio amore riempia il tuo cuore; il mio amore ti sia di forza, non lasciar scendere le lacrime, perché non desidero vederti soffrire, voglio per te una vita in cui serenamente tu possa esistere e far esistere.
Sia davvero per ciascuno il tempo in cui sentirsi colmare, toccare il cuore da Lui e possa consolarci ora e sempre, possa ciascuno di noi vivere una vita piena di Dio!
“Signore,
consola il mio cuore,
a volte gonfio, a volte vuoto;
riempilo di Te, del Tuo amore.
Possa sentire per me
le parole del vangelo di oggi: “Non piangere! “.
Non so come fare,
a volte mi viene così naturale,
ma Tu, che sei con me, lo sai.
Tocca il mio cuore,
donagli conforto
e in Te ritrovi la vera vita che tanto desidero
e che posso solo con Te”.
(Shekinaheart Eremo del cuore)
Compassione
DOMENICA 18 GIUGNO 2023
XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Es 19,2-6a
Salmo: Dal Sal 99 (100)
Seconda lettura: Rm 5,6-11
Vangelo: Mt 9,36-10,8
“Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione”. Il cuore di Gesù è mosso a compassione; Egli prova dolore per questa umanità, stanca, che ha bisogno di una guida che indichi una direzione buona. C’è tanto da fare e il tempo è quello giusto, le spighe sono mature. Si compie il tempo di Dio. Il dono della vita di Cristo, ci ha reso il tempo favorevole per ogni uomo, in ogni momento.
La sofferenza umana non è indifferente a Dio, va dritta al cuore di Cristo, per questo chiama i discepoli, che abilitati dalla sua forza e dal suo amore, porteranno i segni dell’amore e della vicinanza di Dio: predicate, guarite, risuscitate, sanate, liberate, date gratuitamente.
Come dice un antico testo: “noi siamo le braccia, le mani, i piedi di Dio”.
Gesù chiama a se i dodici, affinché il suo amore si moltiplichi. Spesso quando siamo nella fatica, quello che si moltiplica è il dolore, e chi ci ama fatica a raggiungerci. In Lui è con Lui possiamo farcela, possiamo sentire nel cuore che è presente.
Sia questo l’augurio che ci facciamo reciprocamente: sentire che Dio ha compassione di noi.
“Signore, aiutami,
sono dinanzi a Te
sapendo che non sono senza pastore, perché Tu ci sei.
Allora da conforto al mio sentire,
quando nel panico non capisce
e si sente smarrito.
Ti prego, sii Tu la mia forza,
il mio aiuto, il mio conforto,
affinché le mie lacrime
trovino in Te,
il luogo dove lasciarle,
per riprendere il mio cammino
carico del Tuo amore. “
(Shekinaheart eremo del cuore)
Bisognosi del Pastore
04 FEBBRAIO 2023
SABATO DELLA IV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Eb 13,15-17.20-21
Salmo: Salmo 22 (23)
Vangelo: Mc 6,30-34
Il Vangelo di oggi ci parla di ciò che abbiamo più profondamente nel cuore, ovvero il bisogno di essere ascoltati, capiti ed amati almeno da Dio.
Per questo nonostante Gesù decida di stare in disparte con i suoi, molti lo cercano e lo seguono. È bellissima la reazione di Gesù: ha compassione. Egli ha compassione perché sa che in mancanza di Lui, siamo pecore senza pastore, e dove altri ci avrebbero respinti per mancanza di tempo o altro, Gesù invece ci dona il Suo spazio. Il cuore umano ha bisogno di un luogo dove poter riposare un po’, e questo spazio noi l’abbiamo in Dio.
Anche quando ci sembra così lontano, quando tutto sembra contro, con continue porte chiuse e serie di “no” che si susseguono, c’è un “Si” spuntare all’orizzonte. Il Si di Dio alla nostra storia, il Si di un Padre che vuole che tu ci sia, e che è disposto a portare con te ogni dolore o fatica.
C’è una canzone di Franco Battiato intitolata: ” La cura”, che dice:
“Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via,
dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
[…] E guarirai da tutte le malattie
Perché sei un essere speciale
Ed io, avrò cura di te.” […]
Credo che tali versi possano essere le parole che Dio è venuto a dirci, a sussurrare al nostro cuore, così da sentire un po’ di consolazione lì dove non ce n’é più.
“Dio,
sussurra al mio cuore parole di consolazione.
Prostrato dinanzi a Te, invoco il Tuo nome,
aiutami, donami la Tua forza,
affinché possa camminarti accanto
e sentire il Tuo amore.
Amami nonostante tutto.
Sollevami dai pesi del mio cuore
e rinfranca i miei passi stanchi,
ch’ io non smetti mai di cercarti
e se ciò dovesse mai accadere, tieni per mano
così non Ti perderò.”
(Shekinaheart Eremo del cuore)