Tu sei un talento

Tu sei un talento

 

02 SETTEMBRE 2023

SABATO DELLA XXI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Ts 4,9-11

Salmo: Dal Sal 97 (98)

Vangelo: Mt 25,14-30

Questa parabola fa pensare a quanto siamo conosciuti da Dio, a quanto Egli si fida di noi da darci i suoi beni perché vengano fatti fruttare, e cosa ancora importante: dona secondo la capacità di ciascuno. Non c’è una omologazione, Dio si rivolge a noi personalmente.

I beni, i talenti a cui si riferisce il Signore non sono le nostre abilità, anche se importanti, il talento è qualcosa di più profondo: siamo noi stessi, dono d’amore di Dio. Nella misura in cui viviamo la vita come dono, questo talento si moltiplica: l’amore diventa risposta all’amore, diventa partecipazione alla gioia del padrone, o meglio ancora si trasforma in partecipazione della gioia che il Padre dona ad ogni figlio, ed è come se a ciascuno dicesse: tu sei stato fedele nel poco, e io ti darò molto. Tu sei stato fedele secondo le tue forze, e io ti colmeró della mia forza, della mia gioia.

Quando voglio tenermi come sono, possedermi, in me l’amore muore, il mio talento viene sepolto, mi nego la possibilità di rispondere al dono ricevuto. Per una paura infondata perdo fiducia e talento, perdo vita.

I talenti sono diversi per ciascuno. Noi siamo tutti diversi. Ognuno è altro dall’altro, quindi per incontrarlo deve uscire da se stesso. Questo movimemto di accogliere l’altro, diventa una spirale d’amore che si espande, e l’energia che la muove, trova la sua sorgente nel cuore di quell’uomo che parte, vuole fare un viaggio per raggiungerci tutti, per dirci: tu sei il mio talento, e tu sei talento al tuo fratello, al tuo amico, al tuo vicino, tu sei il talento amato e moltiplicato.

“Signore ti offro me stessa,

quella che sono, i miei sbagli,

le mie cadute e i miei errori.

Non sono talenti,

anzi, è tutto ciò che forse non vorrei darti,

ma in me c’è anche questo,

e piuttosto che tenerlo,

lo affido alle tue mani

sapendo che me lo ridarai purificato,

amato e benedetto

ed allora il dono più grande non sarà più il mio peccato,

ma il ringraziamento per avermi dato una vita

in cui possa essere salvato sin da ora,

perché sono amata da Te.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Partire da Dio

Partire da Dio

 

25 AGOSTO 2023

VENERDÌ DELLA XX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Rt 1,1.3-6.14b-16.22

Salmo: Dal Sal 145 (146)

Vangelo: Mt 22,34-40

I comandamenti di cui ci parla Gesù hanno una radice comune: l’amore. Il vangelo di oggi ci insegna che se amiamo Dio con tutto il cuore, la mente e le forze, esse a contatto con Lui saranno in grado di vivere il secondo comandamento, ovvero: amare il prossimo e non solo, persino noi stessi.

Il principio, l’inizio di questo amore è come la creazione: parte da Dio. Parte dalla mano di un Dio, che non solo ci ha creato, ma ha creato il nostro cuore in grado di amare.

A volte le sofferenze, la fatica, storcono quello che era il nostro cuore in origine, ed amare nuovamente può risuonare difficile, ma ecco che oggi sopraggiunge una nuova luce, una nuova strada: partire da Dio.

Al Signore possiamo chiedere tutto; un esempio sono i farisei, che interrogano Gesù per metterlo alla prova e Lui non risponde alla provocazione, ma fa di quella provocazione, il mezzo di consegna di un messaggio importante: parti da Dio.

Solo partendo da Dio si scoprirà il perché ed il come amare. Solo partendo da Dio si avrà la forza. Non c’è niente che devi fare se non semplicemente sentire Dio nelle tue vene, un circolo di amore è già nel tuo cuore, perché Egli ti ha creato cosi. Allora, lasciamoci guidare il cuore, affidiamo a Lui quello che ci pena. La fatica del momento, chi ci fa soffrire, e chiediamo a Lui la forza dell’amore, una forza che proviene da Dio, da Colui che ci ha chiamati ad amarLo e ad amare nel quotidiano.

Questo amore trinitario,   S. Teresa di Lisieux lo aveva capito bene al punto che in Storia di un’anima leggiamo un suo pensiero: “La mia vocazione è l’amore.

Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio. Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà”.

Anche noi, nel nostro posto facciamo del comandamento dell’amore la nostra realtà, per amare noi medesimi, il prossimo partendo dall’amore di Dio che ci è venuto incontro e prima che potessimo dire: mio Dio ti amo, era già sopraggiunta una risposta: anch’io, di più.

“Signore,

amami, amami  sempre

e plasma il mio cuore

alla misura del Tuo amore.

Un amore caro, forte

che nulla può eliminare,

fedele nel tempo e costante nell’attesa.

Rendimi così: innamorata di un Dio innamorato della Sua umanità.

E quando non riuscirò ad amarti perdonami,

ricomincerò non dall’inizio ma dalla mia caduta,

così che non perda neanche un momento,

l’amore che hai avuto per me,

e sappia farne memoria

per amare chi è caduto

ed incoraggiarli che non siamo soli:

L’Amore non ha solo un volto per amare,

ma due braccia tese pronte a rialzarsi. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

BEATA VERGINE MARIA REGINA

BEATA VERGINE MARIA REGINA

 

MARTEDÌ 22 AGOSTO 2023

BEATA VERGINE MARIA REGINA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Is 9,1-6

Salmo: Dal Sal 112 (113)

Vangelo: Lc 1,26-38

Oggi facciamo memoria della Beata Vergine Maria Regina, una Regina che si proclama serva del Signore.

Maria è regina in quanto madre di Cristo, il Re.  Ella è regina, perché eccelle su tutte le creature in santità: “In lei s’aduna quantunque in creatura è di bontade”, scrive Dante nella Divina Commedia.

In Maria si raccolgono tutte le migliori qualità presenti nelle creature.

Tutti i cristiani vedono e venerano in lei la sovrabbondante generosità dell’amore divino, che l’ha colmata di ogni bene.

Con Maria inizia una nuova storia d’amore tra Dio e tutta l’umanità. Lei non ne comprende ancora la portata, ma si fida, si lascia plasmare da quel saluto divino carico di vita.

Lo Spirito di Dio scende su di Lei, l’ha scelta! È una vera e propria storia d’amore! Dio si presenta a Lei attraverso un Angelo che le dona una promessa: sarai piena di grazia, sarai piena di Dio. Il segno, è un bambino nato da quel “si”, è frutto di amore.

In questo “si”, in questo amore ci siamo anche noi, la nostra storia comincia da quella di Maria. Allora, invochiamola, chiediamo a Lei l’aiuto che il nostro cuore grida, perché Gesù non ha tenuto per sé la piena di grazia, l’ha donata a noi, e non c’è nulla di più grande del cuore della Madre.

Ella accoglie il dolore e le gioie; ogni lacrima in Maria non è sprecata, ma è portata a Dio sull’altare del cielo, e come a Cana disse al Figlio: “non hanno più vino”, ora intercede per noi dal trono dei cieli, affinché il nostro cuore possa trovare il conforto ed il coraggio di camminare.

A Maria oggi affidiamo la nostra vita, chi conosciamo, certi che Lei ci abbraccerà tutti, perché in quell'”avvenga per me”, è avvenuto per noi il miracolo di una storia salvata, di una vita dove la speranza non cesserà mai di battere e in cui ogni cuore un giorno troverà la pace.

“Maria, madre mia

ti porto me stesso ed il mondo intero.

Tu sai quanto dolore ci attraversa.

Tu comprendi e non ci abbandoni.

Fa che nel cammino della nostra vita,

il cuore resti alla ricerca di Te

e scopra che quello che sta cercando è già presente: perché Tu ci ami!

Consola il mio cuore, abbraccialo Tu.

Stammi accanto persino quando le parole non sanno spiegare

e donami la forza di farcela,

di andare avanti sicuro del Suo amore, al sicuro con Te”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Perdono

perdono

 

17 AGOSTO 2023

GIOVEDÌ DELLA XIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gs 3,7-10.11.13-17

Salmo: Dal Sal 113A (114)

Vangelo: Mt 18,21-19,1

Ricominciare è credere all’amore che fa nuove tutte le cose: questo è il frutto del perdono. Gesù per noi ha risorse infinite di misericordia, perché la giustizia di Dio non si preoccupa di ristabilire una parità tra debitore e creditore, ma condona sempre.

Cristo ha già pagato il nostro debito che ci era impossibile pagare da soli, la salvezza ci è già donata. Fissando i nostri pensieri su tanto perdono ricevuto, il nostro cuore vive la meraviglia di un amore avvolto di misericordia, cosi perdonare gli altri non è solo un semplice suggerimento, bensi un partecipare il dono della salvezza.

Dio si fa incontro a tutti, perché tutti lo possano cercare e trovare, e questo amore non è possibile trattenerlo per sé, é come calcolare settanta per sette è un numero infinito!

Quanto ci ama Dio? Butta il calcolo, sposta il tuo sguardo e osserva: ogni volta che sbagli Lui ti ama; quando nella tua camera in segreto ti senti solo, Egli è li e ti ama e quando è dura perdonare il dolore che ti hanno provocato, ama per due: per te e per quello che non ti hanno dato.

Dio ama e perdona, facciamo di tutto questo il luogo dove crescere e vivere fino a quando? L’amore non ha  un tempo, l’amore semplicemente vive e fa vivere, così il perdono diventa il luogo in cui Dio ogni giorno ha posto la nostra rinascita, é quel fino a quando, oltre tempo, oltre spazio, quell’occasione di possibilità che ci fa toccare fin da adesso la salvezza.

“Signore,

ti chiedo perdono,

per tutte le volte che ho chiuso il mio cuore,

per aver dato al dolore uno spazio che non è suo.

Aiutami a vivere di Te, del Tuo amore,

fammi capace di guarire dall’idea di un amore che ha un limite

e donami di amare illimitatamente

come fai Tu ogni giorno,

da quella prima volte che sono caduto e Tu mi hai detto:

Figlio, ti sono perdonati i tuoi peccati.

Signore grazie per avermi molto amato.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Trasfigurazione: festa della vicinanza di Dio

Trasfigurazione: festa della vicinanza di Dio

 

DOMENICA 06 AGOSTO 2023

TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE, FESTA – ANNO A

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Dn 7,9-10.13-14

Salmo: Dal Sal 96 (97)

Seconda lettura: 2Pt 1,16-19

Vangelo: Mt 17,1-9

«Alzatevi e non temete». Sono queste le parole che Gesù dice ai suoi discepoli, dopo che l’hanno visto trasfigurato.

«Alzatevi e non temete». Sono le parole che oggi il Signore ci invita a sentire per noi, perché quell’evento coinvolge il nostro cammino ed il nostro cuore.

La bellezza della festa della Trasfigurazione sta nella vicinanza di Dio. Si! Perché se non si fosse messo accanto ai suoi discepoli, essi non avrebbero potuto vedere la luce del suo Volto. E anche dopo, quando il timore fa cadere a terra, Egli si avvicina. Bellissimo! L’Amore fattosi carne concretamente si mette accanto, per donarci la sua luce. Il Signore si fa accanto a noi, e ci ama.

Lasciamoci trasfigurare, ovvero, viviamo di quella Sua luce, lasciamo cadere il buio, ma non noi stessi. Facciamo entrare luce al nostro cuore a volte chiuso dal dolore.

Dentro di noi, figli creati ad immagine del Padre è gia impresso il Suo volto, siamo già legati a Lui, viviamo di questo legame! Crediamo in quel Cristo risorto, e affidiamogli il nostro cuore con tutte le sue paure ed incertezze e non temiamo più nulla, perché oggi, come ieri e per sempre, ci sarà il Suo volto di luce a chinarsi sulla nostra fragilità, sulle nostre cadute, per dirci: «Alzatevi e non temete»

“Signore,

volto di luce, illumina il mio cuore.

Dinanzi alla tenebra della mia paura, del mio peccato,

il Tuo amore mi vieni incontro per dirmi di rialzarmi.

Come fare Signore?

Quanto vorrei non cadere, quanto vorrei rialzarmi!

Eppure oggi hai toccato il mio cuore,

perché tra quei discepoli ci sono anch’io

e allora mi rialzo in nome di quella Tua luce,

di quella voce che mi invita a non temere.

Fascio di Luce sei Tu o Dio,

vita vera, Spirito di amore,

rinfranca tutti i cuori che come me cercano il Tuo volto;

sii Tu a rialzarci e non temeremo più”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Misericordia

Misericordia

 

07 LUGLIO 2023
VENERDÌ DELLA XIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

Prima lettura: Gn 23,1-4.19; 24,1-8.62-67

Salmo: Dal Sal 105 (106)

Vangelo: Mt 9,9-13

“Molte volte abbiamo sentito questa citazione:”Misericordia io voglio e non sacrifici”, che l’evangelista Marco prende da Osea (6,6). Questa presenta il nucleo centrale della volontà di Dio: la misericordia. Egli desidera che tutti ne abbiano in abbondanza, che ogni cosa, ogni situazione venga avvolta dalla sua misericordia. Questa è l’attributo più profondo di Dio dove si sperimenta la sua essenza.

Il mio male non è per me luogo di condanna, non devo compiere atti di espiaziome per purificare i miei errori davanti a Dio.

Il mio peccato diventa il luogo in cui Dio può operare con la sua misericordia, la sua, grazia, il suo perdono,  che mi accoglie e mi dà la vita nuova.

S. Paolo afferma: “Dove abbondò il peccato,  sovrabbondò la grazia, la pienezza di Dio. (Rm. 5, 21). Dio ci lascia la libertà di fare il male anche se non lo vuole, tuttavia proprio in quell’errore, se lo vogliamo ci fa fare l’esperienza più grande di amore e di redenzione.

Il peccato diventa il luogo più profondo della conoscenza del perdono di Dio, dell’esperienza più sublime della sua misericordia.

La nostra miseria è entrata nel cuore di Dio e ne è uscita ricca di Lui.

“Signore,

accompagna il mio cuore,

guidalo con la Tua Misericordia.

Io che nel mio peccato mi sento tanto sbagliato,

faccio esperienza che nel Tuo cuore, c’é posto per me.

Mi abbracci come un padre preoccupato, ma ricco di perdono,

mi doni la possibilità di poter essere diverso.

A te che preghi come me,

amiamoci come ama Dio,

facciamo del Suo cuore la nostra dimora”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Con la forza di Dio

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MARTEDÌ 25 APRILE 2023

SAN MARCO, EVANGELISTA – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura:1 Pt 5,5b-14

Salmo: Sal 88 (89)

Vangelo: Mc 16,15-20

Nel Vangelo di oggi, Gesù invita i suoi discepoli ad andare in tutto il mondo e proclamare la Sua parola e leggiamo:

“Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”.

Tali segni hanno un qualcosa di straordinario, sono cose impossibili se non fossero sostenute e guidate dalla forza di Dio. Ecco, l’invito che oggi Gesù fa a noi: riconoscere la sua forza proprio in quelle circostanze dove da soli non ce l’avremmo fatta.

Proviamo a pensare alla nostra storia, e guardiamola da un punto di vista diverso: anziché dalla sofferenza o debolezza, dalla forza, dalla forza di Dio. I discepoli allora e noi oggi, avremo la sua forza sempre, perché se noi che quando amiamo, eleviamo il pensiero a chi abbiamo a cuore, a maggior ragione Dio, per i quali siamo preziosi ai suoi occhi.

Non siamo soli, abbiamo la Sua forza su cui contare, una forza concreta che si manifesta nei volti che incontriamo, in un sorriso, o in quello slancio interiore di positività che ci fa andare avanti. È come se il Signore ci dicesse: vedi questi segni?sono io.

Rendiamo il Signore riconoscibile nel nostro quotidiano, apriamo il nostro cuore a Lui e compieremo passi di Vangelo, di buona notizia per le strade della vita.

“Signore,

aiutami a vederTi,

fa che il mio quotidiano riesca a riconoscere la Tua presenza.

E che la mia vita parli di te,

di quell’incontro che è tutta la mia forza.

Tu mi accompagni, mi sostieni

e mai la Tua mano lascerà la mia;

rendimi capace di tenerla stretta,

così che possa con l’altra, tenere la mano di qualcun’altro

e dirgli: camminiamo insieme, con la forza di Dio.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Tornare a credere

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24 APRILE 2023

LUNEDÌ DELLA III SETTIMANA DI PASQUA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: At 6,8-15

Salmo: Sal 118 (119)

Vangelo: Gv 6,22-29

Il Vangelo di oggi si conclude con un invito: credere.

Gesù ci invita a vivere con la fiducia in Lui. Nella nostra vita, più in generale, sappiamo quanto a volte sia difficile fidarsi, allora come riuscire a farlo con Lui?

Dobbiamo uscire dal quel timore che non apre al credere per paura di essere traditi dagli altri, poiché a volte le esperienze brutte ci segnano e purtroppo lo facciamo anche con Dio. Egli, però, non ci tradirà mai, anzi a dire la verità, siamo noi che a volte possiamo averlo tradito e nonostante questo, Colui che chiede a noi di fidarsi è il primo a farlo, infatti, non si chiede una cosa a qualcuno se non si pensa possa realizzarla.

Da dove deriva tutta questa fiducia? Dall’amore, da quel sigillo che Dio ha posto nel cuore del Figlio, affinché fosse l’amore a liberare il nostro cuore.

L’amore di Dio è quell’esperienza concreta in grado di farci nuovi, e tutto quello che ci portiamo dentro con Lui si trasforma, quelle ferite faranno meno male, quel dolore ora ha un luogo dove poter uscire.

Proviamo a fidarci e affidarci a Dio. Egli che ha fatto delle sue cicatrici il segno dove Tommaso potesse credere in Lui, farà delle nostre il luogo dove sarà Lui a toccarle per ridisegnare una nuova strada, una nuova vita in cui tornare a credere a colui che da sempre crede in noi.

“Signore,

aiutami a credere

attraverso quella fatica che tu ci sei.

Tocca il mio cuore,

donagli un po’ di pace

così da poter tornare dopo tanto tempo

su quella strada dove Ti ho incontrato,

e ho sentito che il mio dolore per te non era scontato,

aveva un senso,

era amato da te.

Ed è in quell’amore che mi affido e credo.

In un amore che risana,

che brucia e si consuma

e fino in fondo mi amerà per primo e crederà in me”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

A volte pubblicano, altre fariseo

a volte pubblicano, altre fariseo

 

18 MARZO 2023

SABATO DELLA III SETTIMANA DI QUARESIMA

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Prima lettura: Os 6,1-6

Salmo: Sal 50 (51)

Vangelo: Lc 18,9-14

Due personaggi abbastanza noti quelli che troviamo nel Vangelo di oggi: il fariseo e il pubblicano che salgono al tempio a pregare.

Il primo, si pone davanti al Signore ed esalta la sua presunzione di giustizia. Il secondo, rimane a distanza e chiede pietà della sua condizione di povero peccatore.

Il Signore ascolta la preghiera di tutti i suoi figli. Chi si crede giusto additando la miseria degli altri e non riesce a passare dall'”io” al “Tu” che è Dio, in quanto sazio di se stesso. Costui al termine della sua preghiera non ha fatto altro che generare tristezza ed accumulare un altro peccato.

Quanti invece invocano pietà, entrano in quel vento di perdono che Dio vuole soffiare nel cuore di ciascuno.

Dio attende tutti, non vede l’ora di donare la sua misericordia, la sua tenerezza vuole espandersi in ogni creatura, affinché l’umanità intera la possa sperimentare.

Dove troviamo un altro Dio così, che fa festa per chi è peccatore, per chi riconosce di aver sbagliato, per chi si sente inadeguato.

Andiamo a Lui, non temiamolo, perché la sua debolezza, che è la sua unica onnipotenza, è il suo immenso amore per noi.

Non facciamo che la nostra preghiera ci separi da Dio, apriamogli il cuore preghiamo a cuore aperto, Lui ci ascolta. La preghiera del cuore infatti, consiste nel metterci il cuore quando preghiamo e il cuore della preghiera, non è altro che l’amore.

“Signore,

dinanzi a Te affido me stesso,

a volte pubblicano, altre fariseo,

alla ricerca dei primi posti o percuotendomi il petto,

ma in qualsiasi posto io sia,

Tu sei li,

pronto a rinnovarmi.

Fa che il mio posto d’ora in poi sia Tu,

cosi ch’ io possa purificare il cuore

per amare in modo sincero,

per vivere dell’amore che hai per me,

affinché dove sei Tu ci sia anch’io, per sempre”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

 

Dito della mano di Dio

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16 MARZO 2023

GIOVEDÌ DELLA III SETTIMANA DI QUARESIMA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ger 7,23-28

Salmo: Sal 94 (95)

Vangelo: Lc 11,14-23

Un Vangelo difficile quello di oggi, dove la lotta tra il bene e il male è nata con l’uomo e continua ancora adesso.

Al tempo di Gesù, come ora, la natura della domanda che tutti In fondo si fanno è: da dove vengono le azioni con le conseguenze di bene o di male?

Nel testo letto, la discussione è generata per provocare Gesù, cosi gli interlocutori mettono in causa Beelzebùl, ma per calarlo nella nostra realtà semplice e quotidiana, senza evocare questi “spiriti negativi”,  ciascuno di noi è chiamato a chiedersi, perché fa parte di un agire responsabile: cosa muove le proprie azioni?

Gesù dirà che le sue opere, hanno origine dal dito della mano di Dio. Viene qui in mente parte della preghiera del Veni Creator, dove dice:

“Dito della mano di Dio,

promesso dal Salvatore,

irradia i tuoi sette doni,

suscita in noi la parola.

Sii luce all’intelletto,

fiamma ardente nel cuore;

sana le nostre ferite

col balsamo del tuo amore.

Difendici dal nemico,

reca in dono la pace,

la tua guida invincibile

ci preservi dal male. […]”

È lo Spirito Santo, l’amore di Dio, quel dito parte di una mano che ci custodirá sempre, sia se facciamo il bene, sia se facciamo il male. Noi non siamo in grado di giudicare nulla, poiché tutti abbiamo qualcosa da rimproverare al nostro cuore.

Allora dobbamo impegnarci a fare tutto il bene possibile, ed affidare a Dio il nostro male, affinché quel dito che ama e crea, ricrei ancora una volta in noi l’opera sua, cosi che possiamo rimanere in Lui e apprendere l’essere custoditi dal suo amore.