Vuoi guarire?

 vuoi guarire

12 MARZO 2024

MARTEDÌ DELLA IV SETTIMANA DI QUARESIMA

Nel Vangelo di oggi Gesù si avvicina a un uomo malato da lungo tempo, quasi rassegnato del suo stato, preso dalla sua solitudine, dall’indifferenza, non c’è nessuno che lo aiuti ad immergersi nella piscina quando l’acqua si agita, nessuno gli sta accanto, lo aiuta perché possa essere guarito. Gesù non lo accompagna nella piscina, fa molto di più, gli fa esprimere il suo desiderio di guarigione: “Vuoi guarire?”. Gesù conosce il cuore di quel malato, come conosce il cuore di ciascuno di noi, sa quali sono le nostre malattie e il nostro desiderio di guarire.

Dio vuole figli guariti, uomini in cammino verso una pienezza di vita. Dio fa grazia di una vita risanata da quel peccato che ci blocca.

Noi non ci possiamo salvare da soli, e Gesù prende l’iniziativa, ci chiede il consenso: “Vuoi guarire?”. Vengono in mente le parole di Sant’Agostino: “Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te” (Sermo CLXIX, 13).

Come questo malato, apriamoci con fiducia alla sua parola, cosi sarà la nostra fede ad immergerci nell’acqua della salvezza. La sua parola è l’acqua che risana, è l’amore che libera. Non saremo più deposti su una barella, ma addirittura in grado di sollevarla, di camminare portando con le nostre gambe, quei pesi della vita che prima ci paralizzavano. Saremo capaci di vivere da uomini liberi, in cammino verso il dono della salvezza che sempre ci rinnova.

“Signore,

Tu mi dici: “vuoi guarire?”.

Ed io ti rispondo:

si, ma come?

Il mio cuore desidera guarire,

ti prego, tendimi la mano,

ho bisogno di Te.

Tu, Dio sei la domanda che guarisce,

perché nella mia risposta

c’è il desiderio più profondo:

lasciare la mia barella.

Tu desideri ciò che io spero

ed è in questo legame con Te

la mia salvezza.

Sarò guarito, perché Tu lo desideri tanto quanto me, per me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

“Ma voi chi dite che io sia?”

 Ma voi chi dite che io sia

GIOVEDÌ 22 FEBBRAIO 2024

CATTEDRA DI SAN PIETRO APOSTOLO – FESTA

“Ma voi chi dite che io sia?”. Al di là degli insegnamenti, di ciò che sentiamo di Cristo, oggi il Vangelo ci invita a rispondere ad una domanda: chi è Gesu per te?

È una domanda che mette in gioco il cuore. È una domanda dal sapore  dolce e delicato. Da questa domanda, possiamo comprendere quanto davvero la nostra vita si interseca con quella di Dio e desidera donare pienezza.

Si, perché ad un certo punto della vita, dobbiamo proprio renderci conto che essa è un dono, che siamo all’interno di una relazione con Dio più forte di ogni ostacolo o paura, è una relazione che chiama in causa l’esperienza. Ecco perché Gesù esclama a Pietro: ” Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”. Come dire beato te che hai capito tutto, eppure Pietro sbaglierà, rinnegherà di essere tra i Suoi, perché il cuore a volte inciampa, ma Dio, Dio è più grande di ogni inciampo.

La vita di Pietro si interseca a quella di Gesù, diventando una vita piena, e nonostante la pienezza, essa vivrà anche il peccato, perché  Pietro come noi è fragile, ma proprio lì in quell’errore, caduti a terra, la risposta che daremo a: “chi è Gesù per te? “, sarà quella forza che ci farà rialzare, perché sarà sempre Lui a rialzarci costantemente, perché il Suo amore si china per risollevarci sempre. Facciamo entrare il Signore nel nostro cuore non sentiamoci indegni, lontani, poiché non c’è niente che può allontanarci da Dio; viviamo di questo affetto tanto intenso e sorprendente. E tu, ora che hai letto tutto questo, rispondi: chi è Gesù per te? Rispondi pensando alla Sua risposta che Lui dà di te: sei il Suo tutto.

“Signore,

Tu sei la parte migliore di me,

ecco la mia risposta!

Tu, che del mio cuore, sai farne casa,

Tu che dei miei inciampi, ne fai luogo d’incontro;

sei la parte migliore di me,

che non avrei scoperto senza Te.

Ed ora che ti riconosco,

ti prego:

non smettere mai vivere in me,

perché sarò veramente io,

finché Tu sarai con me.’

(Shekinaheart eremo del cuore)

Vita per me

vita per me

 

28 APRILE 2023

VENERDÌ DELLA III SETTIMANA DI PASQUA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: At 8,26-40

Salmo: Sal 65 (66)

Vangelo: Gv 6,44-51

 

 

C’è un intensità tra noi e il Signore, un legame intessuto da sempre, al punto che Gesù dirà: chi mangia la mia carne avrà la vita. Si, perché possiamo essere vivi, ma senza di lui la nostra vita sarà una vita vissuta aspramente, incapace di aprirsi alla meraviglia dell’amore.

Significativa la domanda dei giudei: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Una domanda che potrebbe essere lecita se non trovassimo scritto la modalità in cui viene composta: aspramente. Egli è colui che évenuto a dare gusto, sapore nuovo alla nostra vita, altrimenti il rischio è di viverla aspramente, e condurre così le nostre relazioni, il nostro quotidiano.

Chiediamo al Signore il dono di poter riconoscere il nostro rapporto con lui come vitale, così da sentire questo legame insito nella nostra vita da sempre, espresso bene nelle parole di Gesù: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me”.

Che ci crediamo o no, che sia ancora lontano dalla nostra percezione noi in questo legame tra il Padre e il Figlio ci siamo già, c’è un posto da sempre conservato, riservato per noi e comprenderlo sarà la nostra forza.

“Signore,

aiutami a riconoscerti vita per me.

Sostieni il mio quotidiano

a volte incapace di gusto, di meraviglia

e fa che ritrovi il gusto per le cose belle,

per una vita che nonostante tutto,

è impregnata del Tuo amore.

Fa che il mio sguardo non si fermi alla mancanza,

ma sia capace di pienezza,

sia capace di vivere quella relazione tra noi in modo autentico,

e che essa sia la mia forza”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

Ma voi chi dite che io sia?

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16 FEBBRAIO 2023

GIOVEDÌ DELLA VI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gn 9,1-13

Salmo: Sal 101 (102)

Vangelo: Mc 8,27-33

“Ma voi chi dite che io sia?”.

Una domanda diretta, chiara: chi è il Signore per te?

Un cammino che scende nella profondità del cuore per trovare la risposta. Gesù solitamente non domanda, spiega, questa volta chiede, affinché ciascuno possa trovare la propria risposta. Quante risposte ci sarebbero e questo dato ci fa comprendere come tale relazione sia personale, esclusiva, per ciascuno.

Chiediamoci: chi è il Signore per noi? Rovistiamo nella mente e nel cuore, perché la risposta ha li la sua dimora: in Dio stesso.

A volte, ci troviamo a dover lottare per vivere, eppure al di là di tutto, qualsiasi sarà il nome che li darai, Egli ci sarà per sempre, oltre una domanda, oltre una risposta, perché il Suo amore sostiene le parole non dette, ed opera in noi ogni momento, affinché un giorno ci rendiamo conto di quanto Lui era importante ed era lì da sempre

“Signore,

aiutami ad elevare il cuore

sino a Te.

Fa che possa dire

chi Tu sia non solo a parole,

ma con la concretezza della vita.

Sii Tu la mia forza.

Ogni giorno fa che ti riconosca,

perché so che il mio cuore è fatto per questo

e ti attende ad ogni battito”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Domanda e risposta

Domanda e risposta

 

12 DICEMBRE 2022

LUNEDÌ DELLA III SETTIMANA DI AVVENTO

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Nm 24,2-7.15-17b

Salmo: Sal 24 (25)

Vangelo: Mt 21,23-27

La domanda di Gesù rimanda all’origine, affinché sia i capi dei sacerdoti, sia gli anziani del popolo potessero rispondersi da soli con quale autorità Gesù compie determinate azioni, la medesima con la quale fa tale domanda: Egli è Figlio di Dio.

Essi presi dai loro sotterfugi rispondono di non sapere, e Gesù risponde in un modo che colpisce: “Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose”. Come mai? Si mette sullo stesso piano? No! Non risponde perché la fede non è un sotterfugio, un dire o non dire, ma è uno slancio di libertà: un si a Dio, pertanto Egli dimostra quanto è libero, scegliendo di non rispondere ad una domanda fatta per provocare e non accogliere.

Gesù si pone su un altro piano e la sua domanda non è una provocazione, ma un invitare a chiarire nel profondo cosa è avvenuto.

Nella nostra vita anche noi andiamo incontro a domande simili, quando dobbiamo pubblicamente annunciare tra i nostri la presenza alla Messa, in parrocchia, l’aver letto una meditazione al Vangelo tra amici, piuttosto si tace, perché chissà l’altro come può interpretarlo. E così ci sentiamo sempre meno forti, in un mondo dove conta l’immagine o l’apparenza, i figli di Dio spariscono.

La Chiesa siamo noi, popolo di Dio in cammino con la responsabilità di testimoniare a chi incontriamo un Volto che ci ha cambiato la vita, perché forse, proprio colui che è dietro l’angolo sta aspettando un segno, un sostegno. Non si tratta di fare delle prediche, ma di non aver timore di essere dalla parte di Cristo, di sentirci a casa in Chiesa o per strada e imparare a guardare l’altro con accoglienza, chissà che magari un giorno verrà a dirci: “tu sei diverso”! e potremmo rispondere: “io sono di Dio e non ho più paura”.

“Signore,

donami il coraggio di testimoniarti,

di poter parlare di Te con la vita.

Rendimi forte, affinché io possa raccontare quanto Tu sei speciale.

Desidero che tanti come me trovino in Te il loro rifugio

per un mondo migliore,

dove l’amore sia una scelta costante e non un’alternativa,

dove la carità sia sinonimo di qualità nelle nostre azioni

e dove ciascuno possa prendere la mano ad un altro fratello, per non farlo cadere.

Tu sei più di tutto questo ed io da oggi voglio fare il mio pezzetto.”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Che cosa cercate?

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Gv 3,7-10

Salmo: Sal 97 (98)

Vangelo: Gv 1,35-42

 

Gesù si volta indietro e cosa vede? Due uomini mossi dal desiderio di conoscerlo. Gesù voltandosi non vede solo due uomini, ma due storie di vita. Si volta affinché tu non abbia più bisogno di guardare indietro, Egli vede la tua storia, perché tu possa camminare in avanti e chiede: “che cosa cercate?” Come mai questa domanda? È un invito a ripartire da qui, dai tuoi desideri, dalle tue speranze, da tutto ciò che hai nel cuore e ti garantisce che Egli cammina avanti a te. Egli voltandosi vede il passato e la tua storia e desidera risanarla. Hai una strada che per quanto difficile sia, è fatta per andare avanti nonostante tutto, attraverso tutto, con tutto quello che sei.

Che cosa cerchi?

È la domanda che va diritta al cuore! Tutti cerchiamo qualcosa, qualcuno e siamo inquieti fino a quando non lo troviamo. È una domanda che indica una direzione, e allo stesso tempo ci dà un’implicita risposta: colui che ti domanda è colui che è con te, è venuto a dare voce a tutto il nostro sentire inquieto per dargli pace, affinché tu andando avanti possa camminare.

 

 

Alza lo sguardo

 

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Is 45,6b-8.18.21b-25

Salmo: Sal 84 (85)

Vangelo: Lc 7,19-23

 

“Sei tu colui che deve venire?”. Una domanda che sembra strano sia proprio Giovanni a formularla, visto che è egli stesso ad annunciare la venuta di Gesù. Come mai viene raccontato questo episodio? Per rispondere a noi! Quando ci assale l’incertezza e lo sconforto, sappiamo chi è il Signore, ma ci chiediamo se davvero verrà per noi e abbiamo bisogno di un ulteriore conferma, allora ci viene incontro sia il Vangelo che la prima lettura a dirci “Io sono il Signore, non ce n’è altri”.

Da dove viene questa certezza?

È Gesù stesso che la comunica, compiendo azioni che nessun’altro potrebbe fare e invitando i due discepoli di Giovanni a essere dei testimoni di ciò che hanno veduto. È un invito alla fiducia, a rafforzarci e a comprendere che tutto ciò che avviene è perché gli sta a cuore.

E tutti noi che non abbiamo visto azioni straordinarie, come facciamo a credere?

Alza lo sguardo e guardati intorno, tutto ciò che è creato è un miracolo, non hai più bisogno di chiedere, ma di vivere dentro questo miracolo, sei tu stesso un miracolo.

 

 

Oltre la domanda

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Nm 24,2-7. 15-17b

Salmo: Sal 24 (25)

Vangelo: Mt 21,23-27

 

La non risposta a Gesù frutto di una strategia da parte dei capi dei sacerdoti e degli anziani, genera un’altra non risposta da parte di Lui. Perché Gesù non dice da dove veniva la Sua autorità? Perché parla ancora di Giovanni e non di sé stesso? Come mai? Perché a Lui interessa che andiamo all’origine delle cose, poiché Egli sta all’origine. Quello che Gesù fa, è portarci a compiere un passo in più della semplice conoscenza data da un insegnanento, ed è per questo che parla di Giovanni, perché solo dinanzi all’esperienza è possibile conoscere. Gesù desidera far fare ai capi dei sacerdoti, agli anziani e anche a noi, l’esperienza di Dio e utilizza tutto per fare questo, persino delle domande che sanno di accusa per permettere che ciò avvenga. Non importa a che punto siamo della nostra vita: vicini, lontani o persino ostili. Egli fa delle nostre esperienze un luogo di insegnamento, di conoscenza dove potergli chiedere: chi sei? È li nella domanda, che iniziamo anche noi a sentirci nel tempio, un tempio fatto persino dai nostri stessi muri, ma soprattutto fatto di un Volto che ci attende. Gesù entra nel nostro tempio e fa della nostra vita occasione di dialogo, di relazione, un luogo di risposta dove non sentirci più soli, lontani o ostili, ma riappacificati tra i nostri dubbi tanto da divenire noi stessi per altri esperienza, risposta e annuncio.

 

 

Che cosa dobbiamo fare?

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Sof 3,14-17

Salmo: Is 12,2-6

Seconda lettura: Fil 4,4-7

Vangelo: Lc 3,10-18

 

La domanda di oggi e a volte la nostra di sempre è: “che cosa dobbiamo fare?”. Giovanni dà delle risposte chiare che ad avercele a volte farebbe comodo, sarebbe più facile fare delle scelte e compiere delle azioni. Poi Giovanni risponde a una domanda non esplicita del popolo, dicendo chi è Gesù e che cosa farà. La sua descrizione ci fa pensare che c’è un dono da ricevere, un dono non richiesto, gratuito. Fermiamo la nostra attenzione sulla non richiesta e su tutto quello che è implicito nel nostro cuore, sui nostri problemi, preoccupazioni e segreti che facciamo fatica a rivelare a noi stessi e agli altri. Sentiamo questo luogo nascosto in noi come un posto abitato da Dio, dove egli ha cura di noi. Allora sarà possibile essere al sicuro nelle mani di Dio, sarà possibile sentire che Egli ha cura del nostro esterno, come dell’interno e nelle profondità del nostro cuore, quella domanda di partenza: “che cosa dobbiamo fare?”, non sarà più solo una domanda ma un’ azione, un volto, un luogo per me, per gli altri.

 

 

La risposta a una promessa

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura:Sir 48,1-4.9-11

Salmo: Sal 79 (80)

Vangelo: Mt 17,10-13

 

In questo testo ascoltiamo i discepoli che fanno una domanda a Gesù, ed Egli risponde con una promessa che non ha uno sviluppo solo nel futuro, ma sta già accadendo. Quando aspettiamo qualcosa da così tanto tempo e ci rimangono solo più delle domande, scopro che ciò attendo è già qui! Ciò che fanno i discepoli non è solo domandare ma spingersi più avanti: riconoscere. Sentiamo il Natale ormai alle porte e cosa lo renderà diverso? Le mie stesse domande piene di dubbio e di paura che non sono fini a se stesse, ma sono un inizio di fecondità; sono il mezzo attraverso cui potrò riconoscere questa promessa e scoprire che Dio è già vicino a me, anche se a volte mi sento così lontano, distratto, o non lo so nemmeno io. Quando sento tutto questo, quando salgono domande, dubbi e viviamo di attese, pensiamo che si sta facendo Natale in noi e tra noi. Sarà come ritornare a casa dopo tanto tempo, spinti da un domanda che ha riconosciuto e diventa annuncio per altri, tanto che sembra quasi che sia compito mio far rinascere Dio tra noi. Che sia così il Natale, un Natale di riconoscenza per noi, per tutti.