Nei sogni

Sono anni che non ti sogno.

Sono passati 25 anni.

I tuoi 70 allora mi parevano tanti, che illusa.

Ti ho sognato quindi, ti ho sognato in stalla, esile come sei sempre stato, con i pantaloni rigososamente stirati e con la piega, camicia e golf; ti ho guardato subito la mano, l’unghia del pollice ripiegato per i tanti chiodini che in cantiere da piccolino avevi il compito di raddrizzare.

Ti ho sognato con la bimba, ridevi, correvi e l’abbracciavi. Non ti ho mai visto così coccoloso, eppure i racconti di te, lo dicono..

Questa  bimba, quanti miracoli, ho pensato.

È stato meraviglioso ritrovarti, da lontano s’intende, a guardarti.

 

Quanti sensi di colpa quando te ne sei andato.

Ricordo che ad un certo punto, nel momento in cui realizzai che la morte faceva parte della vita cominciai anche a rendermi conto che avrei perso le persone a cui volevo bene… E che nel ciclo ‘normale’ della vita se ne sarebbero andati via prima i più vecchi.

Stilai mentalmente una graduatoria. Avevo davanti i 4 nonni.. si trattava di fare una classifica e pensare chi egoisticamente avrei preferito tenere di più con me.

Era il nonno che avevo vissuto meno, quello che si vede nelle occasioni dei sacramenti di tutti i cugini, o in quei viaggi in giornata dai parenti, quel nonno un po’ sfuggente ma dal profumo indelebile.

Quando mancò non mi davo pace. Quella ‘classifica’ non era il pensiero di una sera, ho rimuginato tantissimo e ho versato tante lacrime di fronte al fatto che non avrei potuto fare nulla contro la vita o contro la morte. E che dovremo andarcene, tutti.

Mi faceva male pensare di aver influenzato il mondo e di aver scelto chi e quando prima o dopo avrebbe dovuto salutarci.

 

Non ci ho più pensato poi, ma la scala temporale che dolorosamente stilai in quelle notti, si è via via compiuta.

 

Scusatemi.