Monna Lisa

di Marco Buticchi

Roma, 10 luglio 2012 - Quando Roberto Calderoli si sbottonò la camicia, nessuno poteva immaginare il finimondo che ne sarebbe derivato. Non credo lo pensasse neppure l’ex ministro, che rimase sorridente mostrando gongolante le vignette irriverenti per la religione musulmana sulla sua T-shirt. Il mondo islamico, invece, si infiammò e nell’amica (ai tempi si baciavano le mani a rais ritinti con amazzoni al seguito) Libia ci furono disordini con morti e feriti. Nel civile Occidente furono in molti a indignarsi — me compreso — e a chiedere a gran voce che il gratuito insulto alla sacralità di una religione venisse almeno lavato dalle scuse o dalle dimissioni del ridente Calderoli. Ma il ministro continuò, ahinoi, a sorridere.

Qualche giorno fa i talebani afgani hanno fucilato alla schiena una donna, rea di adulterio, davanti a un pubblico festante composto per la maggior parte di uomini barbuti. Non chiedo reazione analoga a quella attizzata dalla satanica maglietta ministeriale, ma almeno incazziamoci.

Fatelo voi, donne, che avete maggiore carattere, freddezza e lucidità in questi casi. Noi vi seguiremo. Non limitiamo il nostro personale cenno di protesta a una frase inviperita postata sul social network del momento. Quello non paga la coscienza e neppure catalizza il dissenso.

Muoviamoci in qualche modo «civile», perché è nostro dovere «civile» dire basta. Dobbiamo gridare il nostro sdegno, come fosse un tardivo tributo alla povera condannata e perché i plaudenti non possano passarla liscia. Se nessuno dirà nulla non dovremo lamentarci se, da qualche parte nel mondo, ricominceranno a fioccare accuse di stregoneria e di magia nera e qualche barbuto di turno metterà innocenti madri di famiglia in fila e accenderà il fuoco sotto la graticola.

Penso che la nostra «civilissima» cristianità dovrebbe lanciare per prima il monito, invece di addentrarsi nei meandri finanziari dello Ior e del corvo: l’esperienza maturata in sette secoli d’Inquisizione sarà pur servita a far capire che i roghi non pagano in termini di consensi.

E — aggiungo io — le donne sono merce rara e preziosa: soltanto con la loro determinazione il mondo sarà capace di uscire dai retaggi medievali che lo attanagliano. La nostra voce resterà ferma, accompagnata dalla presunzione di poter portare un contributo a uscire dalla barbarie di uomini barbuti e non. Nessuna ragazza innocente dovrà più essere costretta a inginocchiarsi a chicchessia. Tantomeno davanti a un boia che, dopo il più sommario dei processi, le piazzerà cinque colpi nelle scapole con l’arroganza di agire nel nome d’Iddio