Creato da nolibibi il 31/10/2007

Il danno

Accadono cose nella vita che sono come domande. Passano minuti o anni e poi la vita risponde.

 

 

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Post n°77 pubblicato il 11 Luglio 2010 da nolibibi

Tu sei tutto quello che sono… tu sei tutto quello in cui credo…. A volte non ho parole, ma so che sei dentro me. Ed è una sensazione strana, come l’aria innocente che mi sfiora. Ho la sensazione che tutto quello che è stato… non potrà mai morire…
Forse sono solo sensazioni, o piccole illusioni, ma in questi momenti, l’anima sembra uscire dal corpo e parlare da sé. Come se ci fosse un'altra vita oltre questa terra. E se in questa vita ci fossero scritti ancora nel cielo i nostri nomi. Forse, da qualche parte, i nostri nomi rimarranno sempre uniti. Forse sarà un immagine che apparirà solo nei miei sogni, ma per quanto essi possano essere irreali, non mi potranno mai abbandonare… perché mi appartengono… come tu sei stata parte della mia vita…. veramente… profondamente… intensamente…
Alcune melodie mi fanno sentire leggera, mi fanno tornare indietro nel tempo, in quei momenti in cui i nostri sguardi si incrociavano, si perdevano, e mi danno la sensazione di avere alle spalle qualcosa di troppo importante. Ricordi, immagini, che stanno scivolando via. Ma nulla si può cancellare, per quanto si possa diventare forti, per quanto si possa combattere contro i sentimenti, questi rimarranno sempre nascosti nel profondo di me stesso. E se ogni tanto dai miei occhi scenderà una lacrima, sarà il ricordo di qualcosa che è stato veramente speciale….
Forse nuove emozioni, nuovi volti, entreranno nel mio cuore… ma sarà una dura lotta con me stesso accettare la tua assenza. Accettare questa nuova vita.
Mi sento come un fiore calpestato che deve rinascere. Ho bisogno di luce, ho bisogno di amore. Come quella luce che vedevo in te, in noi. Quella luce che vedevo anche solo guardando il cielo, o in una foglia che cadeva soffice da un ramo, quella luce che era per me la bellezza della vita, la gioia di vivere…. Quando mi sentivo VIVA solo per il semplice fatto di non essere sola….
Quanto ero fiera di noi…. Ma ora parole, sguardi sembrano fuggire via. Tanti passi fatti su una strada. Eravamo saliti in alto, vero? Ed ora mi sento come nel fondo di un burrone… come una conchiglia persa nel mare… ma un giorno mi rialzerò in piedi, e ritornerò a brillare.
Non so quando questo avverrà, ma spero di trovare una persona per cui essere veramente speciale. Vado fiera di me stessa, per quello che sono, per quello in cui credo. Vado fiera di avere un cuore grande, vado fiera di emozionarmi con una canzone, vado fiera di piangere per una canzone. Vado fiera di essere cosi sensibile, e di credere nell’amore più di ogni altra cosa al mondo.
 Mi chiedo perché le cose belle debbano sempre finire… e mi pento, in alcuni momenti, di non averti detto ti amo, di non averti dimostrato abbastanza come in realtà ero pazza di te. Rimpiango quei momenti in cui ti ho lasciato andare, quelli in cui avevamo litigato, in cui avrei dovuto invece prenderti, stringerti, e dirti TI AMO.
Come sono brutti i rimpianti… è come avere qualcosa che brucia dentro…. Convivo con la gioia e con il dolore… come il buio e la luce… come il giorno e la notte… la vita sarà sempre un’alternarsi di questo.
Ma mai dimenticherò ciò che eri e ciò che sei è come se i tuoi occhi fossero tatuati sul mio cuore

 

 
 
 

Post N° 75

Post n°75 pubblicato il 23 Giugno 2008 da nolibibi

Nuovo blog...

vi aspetto!

Certo che mi pensi...

bibi

 
 
 

Post N° 74

Post n°74 pubblicato il 14 Giugno 2008 da nolibibi

Come precedentemente annunciato,

questo blog e la sua storia,

si fermano per un pò.

Appena inizierà la stampa, correrò quì a scrivere il finale.

Un abbraccio e a prestissimo!

Vi aspetto

nell' Arca delle Stelle!

Bibi

 
 
 

Post N° 73

Post n°73 pubblicato il 06 Giugno 2008 da nolibibi

 

Pietro fu speciale come sempre… la sera stessa mi fu vicino mentre spiegai ad Andrea quello che stava succedendo, e anche Marco benché fosse molto più piccolo, riuscì a cogliere la delicatezza del momento. Le domande che mi fecero mi misero spesso con le spalle al muro… ma ecco che Pietro interveniva accomodando ogni risvolto.

E così all’alba dei 46 anni mi ritrovavo a fare i conti con un passato lontano,  trascinato fino ad oggi con la forza della disperazione.

Solo il pensiero di aver ritrovato quel figlio mi portava a confondere i tempi, a voler mischiare al più presto i sentimenti che provavo per ogni creatura che era stata in me.

  Andrea, di 19 anni… Sara di quasi 13, Marco di 10 e un uomo di quasi 30… si ad Agosto avrebbe compiuto 30 anni e la gioia si mischiava al rimpianto di non averlo visto crescere, di non essergli stata accanto quando era malato, di non aver condiviso le sue vittorie e le sue sconfitte… eppure ringraziavo Dio che fosse vivo e che mi fosse concesso di poterlo abbracciare e amare per il resto della vita.

La sera a cena, dopo che Sara e Marco furono saliti nelle loro camere a giocare, Andrea mi chiese se dopo averlo incontrato, “quel suo nuovo fratello” sarebbe venuto a vivere con noi. Gli risposi che era grande, e magari anche sposato e comunque aveva sicuramente la sua vita da proseguire… certo gli feci capire che la nostra casa sarebbe stata sempre aperta per lui, ero sua madre e loro i suoi fratelli. Dovetti rassicurarlo che nulla sarebbe cambiato tra noi. Lui mi sorrise e congedandosi mi sussurrò “ Ho bisogno di un po’ di tempo mamma… scusa se non riesco a saltare di gioia… per ora sono felice per te… ma io… ho bisogno di altro tempo”. Lo abbracciai forte e lui si lasciò stringere come quando era piccolo… si fece morbido e mi baciò una guancia mentre un sospiro tradiva la sua angoscia.

“ Amore mio grande… niente potrà mai sostituirsi a te, niente! I figli si amano ognuno di un amore speciale e diverso… perché speciali e diversi tra loro,sono i figli. Tutti voi siete parte della mia anima e del mio cuore, siete un pezzo di me… ad ognuno appartengo e ognuno di voi è in me. Tu sei il mio Andrea dolcissimo, il mio tesoro immenso, il mio amore grande… ricordalo sempre… mai, nulla sarà tra noi… MAI!!!”.

Mi sembrò più sollevato, mentre infilandosi il casco ci salutò con la mano.

Io e Pietro ci lasciammo sprofondare nel divano e restammo in silenzio per qualche interminabile minuto, poi allungai una mano e cercai la sua… che non si fece attendere e mi strinse le dita.

“ Sei felice…?” mi chiese allora. “ Non mi sembra ancora vero… troppo bello per esserlo… vivo come sospesa… frastornata da tante emozioni” risposi girando il viso verso di lui.

Lo guardai… aveva gli occhi chiusi e l’aria serena. “ Grazie amore mio… per tutto ciò che hai sempre fatto per me… per come mi sei sempre stato accanto… per l’amore che mi hai dato. Il tuo amore è stato il nido della mia vita, il collante naturale della nostra famiglia…”. Aprì gli occhi e mi sorrise, si avvicinò e mi baciò tenendomi la testa tra le mani. “ Grazie?” mi disse “ Grazie di cosa amore? Sono stato solo ciò che mi hai fatto essere… sei la mia gioia più grande… la mia bambina… la mia grande passione…ti amo Bibi più di sempre”.

Restammo ancora abbracciati sul nostro divano… fino a quando squillò il telefono. Allungai la mano e risposi.

“ Luca ciao” dissi sorpresa “ Ciao Bibi tutto pronto?” mi chiese eccitato. “ Sì tutto pronto, l’ultimo dell’anno partiamo per la montagna, lo passeremo nella casa di mia cognata, poi lasciamo i ragazzi con loro e ti raggiungiamo a Cagliari. Non vedo l’ora… l’hai sentito?” chiesi col cuore in gola “ Sì… gli ho detto che ci sarai anche tu…” mi rispose, “ E lui… cosa ti ha detto?” “ E’ felice Bibi, felicissimo di incontrarti…  felice di sapere che ha tre fratelli! Felice di non essere stato abbandonato!”. Scoppiai a piangere, lacrime di gioia, e tra un sospiro e l’altro riuscii ad esprimere la mia felicità. “ Dio mio… io sono felice!!!” aggiunsi.

Pietro prese la cornetta mentre io cercavo un fazzoletto. Rise insieme a Luca, probabilmente si scambiarono qualche battuta… poi mi ripassò il ricevitore.

“ Che dice tua moglie… come sta?” chiesi con un po’ di imbarazzo. “ E’ qui te la passo” disse sicuro, e senza darmi il tempo di rispondere, sentii una voce di donna salutarmi cordialmente. “ Ciao Bibi, sono Anna…” “ Anna!!!” esclamai  “è un piacere conoscerti… vorrei dirti tante cose… ma è un momento così particolare che mi mancano le parole…”. “ Avremo tempo Bibi, capisco anche se non parli… in fondo mi sembra di conoscerti da sempre… Luca mi ha parlato tanto di te, di voi… e da quando ha saputo di questo figlio poi… sono felice… e confusa…ma felice te lo assicuro… noi non abbiamo avuto figli… ora Luca è impazzito dalla gioia e io…”. “ Anna, arriviamo qualche giorno prima del 3… sono sicura avremo tempo di dirci tante cose…” “ Sì lo faremo… ti ripasso Luca… a presto e stai tranquilla che andrà tutto bene!”. Li salutai commossa… ci saremmo sentiti al nostro arrivo in Albergo.

Iniziai a preparare i bagagli. I ragazzi si sarebbero fermati una decina di giorni, tute da sci, scarponi, calze pesanti, maglioni. Per me e Pietro invece una valigia più sobria… anche se per il giorno dell’incontro con mio figlio, la scelta del vestito non fu facile. Presi un abito nero, il classico tubino e gli accostai una giacchina di taffettà con un piccolo bordo in lamè. Provai anche le Chanel nere, la collana di perle…sciolsi i capelli e mi guardai allo specchio. No, pensai… troppo formale. Allora guardando un paio di pantaloni blu, mi venne in mente di quel golfino bianco d’angora… provai… ma niente. Infilai la gonna beige e misi i gemelli neri… poi i jeans e la camicia di seta blu… poi il completo gessato, poi…. infilai tutto in valigia, avrei scelto al momento! Pietro se la rideva… e io in preda ai dubbi, preparai anche una borsa con dieci paia di scarpe!

Quella notte non riuscii a dormire molto… immaginavo di abbracciare mio figlio, e come fotogrammi, mi passavano mille abbracci diversi nella mente, e ad ognuno sorridevo beata… perché era come glielo stessi dando davvero.

L’ultimo mi accompagnò nel sonno più profondo… lo stringevo e il suo pianto si placava, gli portavo il viso accanto al mio… avrà avuto poche ore.

 

 

 

 
 
 

Post N° 72

Post n°72 pubblicato il 02 Giugno 2008 da nolibibi

 

I giorni che seguirono, furono caotici e frenetici come a ridosso di un esame.

L’eccitazione era palpabile e incontrollata…pensavo all’incontro con mio figlio, immaginavo ogni dettaglio, e sistemavo nel mio cuore ogni situazione. Mi sarei trovata davanti un uomo, al quale avrei dovuto dare spiegazioni… un uomo adulto… un uomo… era diventato uomo, senza che lo sapessi, lontano dal mio amore…eppure in tutti questi anni la mia anima era sempre stata accanto alla sua…e dio solo, sa quanto.

Andai da Mario e gli raccontai l’epilogo della mia odissea. Per un attimo stentò a credere…poi pronunciò una sola frase “ la verità supera sempre la fantasia… non avremmo mai immaginato un risvolto simile, vero Beatrice!? Invece questa storia ci insegna che non ci sono limiti in questa vita, che tutto è possibile”.

Gli sorrisi… lui rispose con una smorfia buffa, sotto i suoi occhiali un po’ storti.

“ Ora Mario…vorrei un parere, ne ho parlato molto con Pietro e sono arrivata alla conclusione che devo, desidero dirlo ai miei figli, ma non so se sia giusto farlo adesso o attendere di averlo incontrato… è loro fratello… è giusto che sappiano… il mio desiderio più grande è averli tutti e quattro di fronte a me, vederli parlarsi e ridere insieme… accarezzarli tutti e…”. Mi interruppe… “ Calma, calma Bibi… tempo al tempo… avverrà anche questo ma non adesso. Parla ai ragazzi, racconta la tua storia con sincerità, omettendo situazioni che per loro potrebbero essere troppo dolorose e difficili da elaborare, ma aspetta a farli incontrare, prima fallo tu… prima vedilo da sola… avrete tante cose da dirvi, da chiedervi… perditi nel tuo sogno e vivilo libera da ciò che rappresenti per i tuoi ragazzi. Piangi, ridi, sii te stessa senza paura di ferirli, senza inibizioni, senza doverti giustificare o trattenere. Quando sarai pronta, quando avrai elaborato, allora sarai abbastanza forte per partecipare al loro incontro, senza concedere incertezze al cuore di nessuno, soprattutto al tuo”.

Annuii in silenzio, considerando attentamente le sue parole, ne compresi il senso ed accettai la sua ipotesi, sicura che era la cosa migliore da fare.

Tornando a casa, pensai a come dirlo ai ragazzi…da dove avrei iniziato? Sarei riuscita a essere sincera e decisa, calma e determinata? Sarei riuscita a non far vacillare le loro certezze…avrei mantenuto la tanto agognata immagine, brutto chiamarla così, di madre perfetta, alla quale sicuramente non corrispondevo, ma che in cuore mio, desideravo essere…con le mie debolezze e limiti… mostrando sicuramente anche i lati più deboli e umani?

Ma come al solito la vita rispondeva per me e appena entrata in casa trovai una piccola donna attendermi a braccia aperte. “ Mamma” mi disse Sara venendomi incontro “ Mi ha detto papà che non sei stata bene l’altra sera… mi dispiace, mi ero accorta che piangevi sai?!”. La guardai e le sorrisi, posando borsa e chiavi “ Ci sediamo un po’ sul divano io e te?” le dissi “ Così ti spiego perché piangevo? Vuoi?”. “ Ok” mi rispose sorridendo.

“ Vedi amore… non è facile, ma so che puoi ormai… sei una piccola donna molto intelligente e io credo che sarai felice per me, quando ti avrò raccontato”. I suoi occhi verdi, grandi e profondi come quelli del padre, mi scrutavano attenti, e il suo viso ora era serio e concentrato, pronto a ricevere la responsabilità, che sapeva avrebbe da li a poco, ascoltato.

“ Tanti anni fa, prima di incontrare papà avevo un fidanzato… ci volevamo molto bene… eravamo anche molto giovani. E da giovani, spesso si agisce senza pensare, si fanno cose credendo di essere già grandi… ma grandi si diventa col tempo, piano piano…”. Lei mi interruppe dicendo “ E voi avete fatto cose da grandi?” … “ Sì tesoro… abbiamo fatto cose da grandi… anche se grandi non eravamo… abbiamo commesso una leggerezza che ci è costata tanto dolore…”. Mi interruppi perché non sapevo davvero come continuare… non trovavo la chiave per aprire il mio cuore come volevo… non volevo ferirla, non volevo pensasse che sua madre aveva abbandonato il proprio figlio…ma non volevo neanche odiasse i suoi nonni, che tanto amore le avevano sempre dimostrato. Lei si distrasse come è giusto facesse, davanti ad un silenzio troppo prolungato del quale non capiva il senso.

Ripresi a fatica…  “ Sara… prima di voi, molti anni prima, ho avuto un bambino, che non ho potuto tenere… perché ritenuta troppo giovane… perché qualcuno lo considerava uno sbaglio e un ostacolo alla mia vita e a quella di suo padre…”. Poi cercai il fiato per andare avanti, ma lei sgranò gli occhi e mi chiese “ Ma dov’è mamma?”

Ecco la domanda tanto temuta… “ Mi dissero che era morto… ma pochi giorni fa ho scoperto che non è vero… è vivo e stà bene… fu dato in adozione…”. La faccia di mia figlia si schiarì… “ Allora è stato cresciuto da un’altra mamma, come il figlio di Miranda…?”  la guardai e annuì “ Si brava, come il piccolo Gabriele!”. Ringraziai il cielo di aver sempre parlato chiaro ai miei figli…e ora la storia di quegli amici veniva in mio aiuto.

Però qualcosa non le tornava… e fu molto difficile spiegarle perché fui vittima di un inganno e soprattutto da parte di chi… l’amore non giustifica tutto, lo sapevo bene e spiegarlo a lei fu davvero un’impresa che sfidava la ragione.

Con molta delicatezza cercai di far valere le ragioni di mia madre e della madre di Luca… avvalorai le loro motivazioni enfatizzandone il lato positivo… se mai ce ne fosse stato uno. “ Ero poco più di una bambina” dissi col cuore gonfio, pronunciando quelle parole imbarazzanti, come a volergliele donare vere “ Come avrei fatto a crescere un figlio? C’erano troppe difficoltà e tutti pensarono che sarebbe stato meglio così… non c’era soluzione, e per amore, mi mentirono, credendola la cosa più giusta…”.

“ No mamma” mi disse composta… “ C’era un altro modo, potevano crescerla i nonni insieme a te!”. Dio se aveva ragione… quanto avrei voluto dirle, lo so amore mio… sei molto più saggia tu di loro. Invece accampai motivazioni assurde e giustificazioni pietose, che al solo pronunciarle mi facevo pena da sola. Sara comprese il mio disagio, allungò la mano … mi fece una carezza e aggiunse “ Povera mamma… avrai pianto tanto…”. Sì ammisi… ho pianto tanto ma poi siete arrivati voi a colmare il dolore, a lenire le ferite… a restituirmi la gioia.

“ Ma ora dov’è” mi chiese curiosa… “ Lo incontreremo presto… tra qualche settimana forse… ti farebbe piacere?” chiesi timorosa.  Pensò qualche istante, guardandosi intorno nella stanza, prima di pronunciare un sì deciso, seguito da una frase dolcissima e altrettanto spiazzante come solo i bambini nella loro totale ingenuità sanno fare. “ Sì, mi piacerebbe conoscerlo… è anche mio fratello…anche se non è figlio di mio padre giusto?!” Giusto, risposi e lasciai andare un sorriso, chiudendo gli occhi. Poi lei aggiunse “ Anche nonna avrà sofferto tanto, lo so… lei fa la dura, ma ha il cuore tenero!”. “ Sì amore mio… anche la nonna ha sofferto… molto”. Risposi cercando di sembrarle credibile. Sara si alzò e come se avessimo parlato di niente, si avviò verso la sua stanza… pensai che era meglio così… qualsiasi cosa sentisse dentro, ora doveva metabolizzarla… invece mi sorprese ancora, quando arrivata al terzo gradino, si girò e mi chiese “ Mamma! Ma se io avessi una bambino a quindici anni, tu lo daresti via?”. Fu un colpo al cuore la sua domanda ma non esitai un secondo a rispondere… “ Mai tesoro!”. Sorrise soddisfatta e proseguì su per le scale. Avrei dovuto aggiungere tante cose, tanto raccomandazioni… ma non era quello il momento, avrei avuto tempo, per essere una madre attenta.

 

 
 
 

Post N° 71

Post n°71 pubblicato il 29 Maggio 2008 da nolibibi

Raggiunsi la mia camera senza passare dal salone. Pietro congedò i parenti e mi raggiunse. Gli raccontai tutto… quando finìi di parlare, mi accorsi che erano quasi le cinque di mattina. Crollai in un sonno profondo, dopo aver preso un calmante. Riaprii gli occhi verso mezzogiorno… Pietro era giù con i ragazzi…li sentivo ridere e questo mi rincuorò. Alzai la cornetta e chiamai mia madre.

“ Pronto mamma? Tra mezzora sono lì, aspettami”. E chiusi il ricevitore.

Mi alzai spinta da una forza misteriosa, mi buttai sotto la doccia e mi infilai la prima cosa che trovai. Passai dalla cucina a dare un bacio ai miei ragazzi… e a Pietro dissi “ Vado da lei…”.

Arrivata davanti al cancello di casa, esitai per un attimo….ma solo per la troppa rabbia che avevo in corpo. Non volevo aggredirla… in cuor mio speravo non centrasse con quella situazione, e volevo credere che non sapesse nulla. Almeno in beneficio del dubbio dovevo concederlo.

Stranamente mi venne incontro all’ascensore con fare allarmato.

“ Bibi ma che c’è? Hai litigato con Pietro?” mi chiese ancora prima che entrassi.

“ I ragazzi stanno bene?” aggiunse, e poi come se avesse avuto un’illuminazione continuò seguendomi in casa “ Oddio la moto! Andrea ha avuto un incidente? Ecco lo sapevo lo sapevo!!!” esclamò disperata.

“ Mamma nessun incidente… tutto a posto a casa, sono venuta a chiederti qualcosa e non ci girerò intorno”. Mi guardava attenta tenendo le mani giunte e borbottanto fra sé “ Dio ti ringrazio, menomale…menomale…la moto è pericolosa, lo dicevo di comprargli la macchina io... faccio un tè ne vuoi tesoro?”.

“ Mamma hai capito che mi devi dare un attimo di attenzione, fermati…siedi e ascoltami”. “ Ti sento, ti sento” aggiunse scocciata “ andiamo in cucina, tuo padre si è appisolato in salotto, puoi parlarmi anche se metto su l’acqua o no?!”.

Chiusi la porta della cucina e fui io a sedermi, presi fiato e le chiesi “ Dov’è sepolto mio figlio, mamma? Desidero andare a portargli un fiore”.

Impassibile, come se avessi chiesto la cosa più banale del mondo e continuando a trafficare negli scaffali alla ricerca dello zucchero, mi rispose placida. “ Bibi…è passato tanto di quel tempo… lascia stare le cose come sono”.

“ E come sono le cose?” chiesi ancora.

Ora si voltò e guardandomi negli occhi…scrutandoli attentamente, scostò la sedia di fronte la mia e si sedette. Si pulì le mani pulite nello strofinaccio che teneva in mano, una, due, tre, dieci volte… glielo tolsi… e ripetei la domanda.  “Come stanno le cose mamma… penso sia arrivato il momento che tu mi spighi come stanno realmente”. Scoppiò in lacrime… di un pianto sommesso, cercando le mie mani che ritraevo non volendo, quasi inconsciamente il mio corpo manteneva una fredda distanza. Pianse, lasciando fluire le lacrime senza asciugarle… pianse molto e io la guardai senza muovere un dito, senza dire una parola.

Mi alzai e versai il te…lasciando che avvertisse il mio distacco…ma che sentisse la mia presenza. Le porsi una tazza già zuccherata, con una fettina di limone come piaceva a lei. Bevvi la mia, e insieme guardammo la sua smettere di fumare fino a raffreddarsi.

All’improvviso con un gesto ben calibrato, diede una spinta alla tazza che aveva davanti e la buttò a terra. Si portò le mani sul viso e come un fiume in piena attaccò a raccontare di ciò che era accaduto.

“ Io… io non volevo… è vero all’inizio ero contraria, mi sembrava folle che tu avessi un bambino a neanche sedici anni.  Ma più passavano i giorni, più ti vedevo felice, compresi quanto lo desideravi e iniziai ad accarezzare l’idea di avere un piccolo da amare. Lottai con tuo padre… non puoi sapere quanto. Poi però tutto cambiò… i genitori di Luca, erano contrari nella maniera più irremovibile. Soprattutto la madre, che ben altre ambizioni aveva per il figlio.

Mi chiamava ogni giorno…e per lunghi mesi rimasi combattuta… poi mi disse che avevano deciso di allontanare il ragazzo e che per il suo bene, qualsiasi cosa noi avessimo deciso, loro avrebbero fatto di tutto per tenerlo lontano da te e dal bambino. Tuo padre era della stessa idea…non si poteva permettere che vi rovinaste la vita per un errore giovanile”. Piangeva e si teneva gli occhi coperti con le mani. “ Io ero contro l’aborto… così una sera tuo padre mi disse che avevano trovato una buona famiglia, disposta ad adottare il bambino. Lui e il padre di Luca, avevano già predisposto tutto nei minimi dettagli. Non potei nulla e come una povera donna, mi lasciai convincere che era la soluzione migliore per tutti. Suo padre era un avvocato molto potente… non fu difficile.

Decidemmo per il taglio cesareo… tu non avresti sofferto…non l’avresti visto… non l’avresti potuto ricordare…”. E dopo queste parole, tolse le mani dal suo volto e guardandomi negli occhi continuò “ Era bello sai… lo vidi per pochi minuti…tanti capelli neri, la pelle bianca, e due occhi grandi… gli carezzai il visino e lo diedi in braccio a questa donna… che solo poche ora prima avevo incontrato. Lei lo accolse con le lacrime a gli occhi e gli sorrise… lo cullò e gli parlò amorevolmente. Poi insieme al marito vennero sistemati in una camera al piano di sopra, dove restarono due giorni… poi partirono”.

La guardavo sbalordita, raccontare di trent’ anni prima, come fosse stati ieri. Non riuscivo a dire nulla… le sue lacrime continuavano a fluire… mentre i miei occhi ben asciutti erano buttati nei suoi, come a voler vedere ciò che vedeva nei suoi ricordi.

“ Non riuscii a non andare a vederlo il giorno dopo… perdonami…”.

Si alzò e andò in camera sua… io rimasi a guardare i cocci della tazza sparsi sul pavimento, fino a quando la sua voce non mi chiamò.

Entrai nella sua stanza… e la vidi riporre il quadro sopra la cassaforte a muro, si girò e mi mise fra le mani una busta, consumata dal tempo… “ Perdonami…” disse con voce rotta.

L’aprii… dentro le foto del mio bambino. La prima era di qualche ora dalla nascita… un viso paffuto, bellissimo e una mano di donna che lo stringeva… in quella seguente, una grande torta con una candelina dalla quale faceva capolino un musetto tondo e furbetto…gli occhi neri e grandi, una magliettina di lino azzurra… poi una cascata di riccioli neri a incorniciare un volto più grandicello, voltai la foto e lessi la data… aveva tre anni e abbracciava un cucciolo di setter bianco e nero. L’aria felice… e quelle mani di donna che lo seguivano passo, passo.

“ …fino ai dodici anni…” come mi disse Luca la sera prima. Era una ragazzino bellissimo in quell’ultima foto… magro e dolcissimo. Le guardai e li riguardai… provando sentimenti diversi ogni volta. Amore per quella mia creatura sconosciuta… odio perché me l’avevano “rubata”… gioia perché era vivo! Disprezzo per chi mi aveva ingannato…gratitudine per chi l’aveva amato al posto mio. Le raccolsi e le riposi in quella busta logora. Mi alzai e mi diressi alla porta. Non avevo bisogno di altre spiegazioni o forse non avevo la forza di ascoltare altro ora… le motivazioni erano irrilevanti… non mi interessava sapere il perché… desideravo solo andarmene con quel poco che avevo… con le foto di quel figlio tanto amato e tanto pianto, col mio cuore trasformato in un macigno.

Mia madre non si mosse dalla stanza… mio padre non si era neanche svegliato…o forse aveva continuato a fingere di dormire sulla sua poltrona.

La vidi scostare le tende della sua camera e seguirmi con lo sguardo fino al cancello. Sapevo che aveva il cuore gonfio… ma non ero io a poterla consolare.

Appena misi in moto la macchina… scoppiai in lacrime e piansi così forte da non riuscire a guidare. Rimasi lì, ferma col motore acceso e il mio dolore che sgorgava da ogni poro… presi le foto e le guardai ancora… e ancora… e ancora…. Fino a quando non ebbi più lacrime… e mi accorsi di non sentire più quel pianto che mi ossessionava.

Tornata a casa… parcheggiai l’auto e mi accorsi che la moto di Andrea non c’era… entrai e corsi ad abbracciare Sara e il piccolo Marco…. Così forte che mi dissero “ mamma così ci fai male!”. Ma non li lasciai… li stringevo forte.

Telefonai a Luca… confermandogli ciò che sapeva… raccontandogli di come erano andate le cose… tra un silenzio e l’altro ci ritrovammo complici e non più in conflitto. “ Devi dirmi dov’è… voglio vederlo…devo vederlo subito…” gli confessai. Lui respirò a fondo e mi disse “ Avrà qualche giorno di ferie dal 3 al 7 gennaio… verrà qui, era già organizzato… se vuoi venire…”. Era il 26 dicembre… il mio cuore iniziò a battere all’impazzata. “ Se voglio venire??? Sono già lì, il tempo di preparare i bagagli e prenotare l’albergo, ci sarò, certo che ci sarò!”. Salutai Luca… e corsi a parlare a Pietro.

 

 

 

 
 
 

Post N° 70

Post n°70 pubblicato il 26 Maggio 2008 da nolibibi

Guardai Pietro, il pianto iniziò prepotente a girarmi in testa, fortissimo …mi scusai con gli amici rimasti e mi diressi alla porta.

L’aprii e vidi un uomo alto di spalle, avvolto in un impermeabile nero, a un paio di metri dalla soglia. “ Luca” dissi con un filo di voce… lui si girò piano e tenendo gli occhi nei miei si avvicinò di qualche passo. In quei pochi istanti, prima che mi fu davanti, riuscì per un attimo a ricordare com’era… e non era cambiato molto, solo la pelle più spessa e i capelli corti… lo sguardo sognante aveva lasciato il posto a due occhi stanchi.

Accennai un sorriso… ma lui non lo corrispose.“ Entra” gli dissi. “ No ti rubo solo un minuto” mi rispose secco.

“ Scusa se irrompo la notte di Natale… sono di passaggio, sto tornando a casa… volevo solo dirti che ce l’ho fatta…l’ho trovato. Dopo anni di ricerche, malgrado i vostri sporchi tentativi di tenermelo nascosto, nonostante l’inganno architettato a dovere, l’ho trovato… voglio che tu lo sappia e ora voglio che tu mi dica perché! Perché mi avete mentito… a quale scopo. Voglio la verità!”

Lo guardai stupefatta. “ Chi hai trovato?” gli chiesi. Chiuse gli occhi e sospirò, poi come se stesse facendo leva su tutta la sua calma esclamò “ Ancora fai finta di niente?! Sono passati quasi trent ’anni Beatrice,  basta inganni, parla chiaro. So perfettamente che sai a cosa mi riferisco, mentre venivo qui maturavo l’idea di denunciarti per danni morali, si ti avrei voluto trascinare in tribunale, almeno avrei avuto pace vedendomi riconosciuta la ragione. Volevo farti male, farti passare almeno in parte ciò che ho passato io da quando ho saputo di nostro figlio!” .

Ora mi sembrava che mi esplodesse la testa, tanto quel pianto tuonava in me. Strinsi i pugni e senza guardarlo in faccia sussurrai “ Lascialo stare povero angelo… cosa centra lui…?”. Mi prese il viso tra le mani con forza e a un centimetro dalla mia bocca… a denti stretti e con voce rotta mi disse “ Basta… dimmi perché mi avete fatto credere che fosse morto!!!”. La faccia mi faceva male tanto le sue dita stringevano… presi i suoi polsi e d’un tratto mi resi conto che il pianto era svanito. Restai qualche istante attonita ferma, con gli occhi nei suoi. “ Cosa stai dicendo?!!” tuonai. “ Cosa stai dicendo???!” ripetei tremando. Si portò le mani sulla testa. “ Mio Dio… perché continui a mentire…l’ho visto poche ore fa e gli ho parlato, ho parlato con la famiglia che l’ha adottato!!! Basta bugie dimmi perché!!!? Io non ho potuto avere figli da mia moglie, capisci!? Quando ho saputo che era vivo, l’ho cercato ovunque!!!”. Si allontanò di qualche metro… lo raggiunsi e prendendolo per un braccio lo girai verso me. “ Luca sei impazzito” gli dissi tra le lacrime “ nostro figlio è morto poche ore dopo essere venuto al mondo…”.  Mi guardò stranito e aggiunse “ Questo è ciò che mi avete voluto far credere… e non ne conosco la ragione” disse con aria rassegnata.

Una pioggia sottile aveva iniziato a scendere su di noi… restammo uno di fronte all’altra per qualche minuto interminabile, guardandoci, scrutando ogni minimo movimento reciproco, come due bestie malate che non sanno dove andare. Poi ruppe il silenzio e girandosi verso il taxi che lo stava aspettando sussurrò…  “vado… tanto non mi dirai niente”.

“ No… non te ne vai ora… sei tu che devi spiegarmi qualcosa”.

Mi guardò fisso… e confuse le mie lacrime e la pioggia… poi come mosso da un antico sentimento iniziò a parlare.

“ Sei anni fa, in punto di morte… mia madre mi chiese perdono. L’abbraccia stretta e le disse che nulla avevo da perdonarle, allora lei con un filo di voce mi disse… “ Luca mio… so quanto ti fa soffrire non avere avuto figli”. Io e mia moglie avevamo appena perso il terzo figlio…aborto spontanea alla 14° settimana. “ Luca tesoro perdonaci…l’abbiamo fatto per te… perché era troppo presto… Bibi…. avresti rovinato la tua vita… eri troppo giovane… troppo giovane… tuo padre voleva diventassi avvocato… eri così bello tesoro… troppo giovane….perdonami… perdonaci…”. Lei delirava ormai ma qualcosa riuscì a dirmi ugualmente. “ Troverai una lettera… lui è vivo… leggi la lettera…leggila e non odiarci… Bibi…  tuo figlio è vivo Luca, è vivo e sta bene lo so…perdonami se puoi ”. Chiuse gli occhi tra le mie braccia… per qualche giorno pensai fosse puro delirio quello che l’aveva fatta parlare…ma all’apertura del testamento, mi venne consegnata la famosa lettera… dentro il nome della famiglia adottiva del bambino, le lettere che si era scambiata con i genitori, con i quali era rimasta in contatto per lungo tempo, e le foto… dei suoi compleanni fino ai dodici anni.

Mi sentii mancare… ma le sue braccia mi avvolsero e oltre alla pioggia ora, anche le sue lacrime rigavano il mio viso.

“Ma cosa dici… giura che è vero… dimmi che è vero…” lo implorai.

Lui mi teneva stretta… “ tu lo sapevi…” disse ora, meno convinto.

“ No, non l’ho mai saputo… e non capisco perché tu lo creda”, dissi sentendo il cuore sciogliersi in tutto il corpo.

“ Nella lettera c’era scritto che lei e la madre erano al corrente e consenzienti all’adozione, ecco perché!” rispose freddo.

“ Ma non è possibile… ti pare che avrei potuto accondiscendere a dare via mio figlio!? Mi dissero che era morto a poche ora dal parto… mi svegliai dopo il taglio cesareo… non ebbi nemmeno la gioia di tenerlo fra le braccia per pochi minuti… non l’avrei mai fatto Luca… mai…” dissi con la poca voce che mi era rimasta.

“ Ma non può avermi mentito in punto di morte… ha fatto il tuo nome! E nella lettera c’era scritto che lei stessa e la madre sapevano!”.

Ma mentre mi ripeteva quelle parole, per un secondo ci guardammo… e insieme arrivammo a dedurre che forse “la madre” di cui si parlava, oltre a lei, non ero io…ma, mia madre, e che il mio nome, invocato prima di morire…  altro non era che una richiesta di perdono estremo rivolta a me.

“ Luca ti prego entra in casa, manda via il taxi ne chiameremo un altro, dobbiamo parlare… devi dirmi tutto, tutto di lui!” lo supplicai.

“ Non posso Beatrice, tra due ore ho il volo…”.

“ Ma io adesso cosa faccio!!?” urlai. “ Devi dirmi dov’è! Devo andare da lui capisci!? Non puoi irrompere nella mia vita, sconvolgerla e poi andartene senza dirmi niente!!! Non puoi!!! L’ho creduto morto per tutto questo tempo, me l’hanno rubato… dimmi dov’è!!!”.

Luca si accorse di quanto ero sconvolta… in quel momento Pietro usci con una giacca e un ombrello… ma lui gli disse che era meglio se mi accompagnava dentro. Si capirono… e mentre mio marito cercava di farmi rientrare, Luca salì sul taxi.

 

 
 
 

Post N° 69

Post n°69 pubblicato il 22 Maggio 2008 da nolibibi

Si avvicinava il Natale… i miei pensieri erano rivolti ai doni per i figli, per Pietro, per le mie persone care, a concludere un paio di lavori noiosi, per iniziare il nuovo anno con entusiasmi e idee diverse. Avevo trovato addobbi nuovi per l’albero in giardino, l’avrei adornato con palline e stelle bianche e argento. I ciclamini nei grandi vasi sotto il portico erano anch’essi bianchi…desiderio di purezza pensai. Le lucine tutte intorno alle finestre lampeggiavano intermittenti e davano davvero l’idea di festa. Non avevo mai dato importanza a questi particolari…ma quest’anno mi sembrava fosse diverso, avevo l’impressione che non fosse Natale senza un po’ di addobbi. Mia madre era stanca, iniziava a pesargli il cenone da preparare e tutto ciò che sta dietro alla buona riuscita di una notte speciale, perfezionista com’era, avevo capito che non sentendosi in grado di fare tutto come pretendeva, era finalmente riuscita a passarmi il testimone. Arrivò la sera del ventiquattro, Andrea aveva trovato delle musiche Natalizie che lasciò in sottofondo…la tavola era preparata per diciotto…la tovaglia bianca con ricami rossi di organza…i sottopiatti rossi di porcellana…i calici ben allineati…il servizio d’argento tirato a nuovo per l’occasione…tutto era pronto, il profumo del tacchino arrosto invadeva le stanze, e una sana atmosfera buonista aleggiava su di noi.

A poco a poco arrivarono tutti… i miei genitori, il fratello e i genitori di Pietro, l’altra sua sorella con marito e i due figli, una coppia di amici, e due zii.

Fu una serata deliziosa…a mezzanotte aprimmo i regali, la gioia sui volti dei ragazzi era la cosa più emozionante… soprattutto quando Pietro si alzò dalla sua poltrona e guardando Andrea disse “ allora, ti è piaciuto il libro?”. Andrea accennò un sorriso non troppo convinto e rispose “ Sì… molto grazie…” allora Pietro, impassibile aggiunse… “ mi porti le sigarette per piacere, sono nella tasca interna della mia giacca marrone” … Lui si alzò e si diresse all’attaccapanni, infilò la mano nella tasca della giacca di suo padre e disse…  “papà non ci sono…” … “ cerca meglio” gli disse Pietro, allora Andrea borbottando qualcosa sfilò un piccolo pacchettino…lo guardò intensamente e prima che potesse dire una parola, Pietro gli fece cenno di aprirlo.

L’espressione di mio figlio cambiò all’ istante… quando si ritrovò fra le mani una chiave e intuì subito di cosa si trattasse. “ Dov’è!!!” gridò esultando come un tifoso alla vincita dei mondiali di calcio, facendo mosse tipo tarantolato “ dov’è papà!!!”. Pietro si avvicinò alla porta che dava sul retro, Andrea era già al suo fianco… tutti noi li seguimmo. Appena fuori… con un meraviglioso fiocco rosso legato sul manubrio, troneggiava una stupenda moto nera e acciaio.

Guardai mio marito e scossi la testa in segno di disappunto ma senza farmi vedere da Andrea, la sorpresa l’aveva fatta anche a me… che tanto ero contraria a quel regalo. Eppure la gioia che provava mio figlio riuscì ugualmente a farmi sorridere. “ Noooo è proprio quella papà!!! Grazie, proprio quella che volevo…Grazie, grazie mille papi” e saltò al collo di tutti e due come se fosse ancora piccolo.

Entrò in casa di corsa a mettersi il giubbotto, tornò fuori e mettendosi il casco, anch’esso nuovo di zecca, sorrise a tutti e disse “ devo fare un giro assolutamente…scusate” e accendendo il motore gridò a tutti “ Buon Nataleeee” e sparì in quella notte fredda e magica. I nonni se ne andarono dopo poco… insieme a gli altri rimanemmo ancora davanti al fuoco del camino a chiacchierare, mentre i ragazzi più piccoli, si gustavano i giochi appena ricevuti. Andrea tornò…ed io fui più tranquilla. Mancava poco all’una di notte quando suonò il citofono…io e Pietro ci guardammo con aria interrogativa… si alzò e andò a rispondere… poi mi fu accanto e avvicinandosi al mio orecchio disse “ Vieni un attimo di la…c’è Luca alla porta”.

 
 
 

Post N° 68

Post n°68 pubblicato il 16 Maggio 2008 da nolibibi

Cercai di rimettere in ordine la mia vita, l’ipnosi non mi stava aiutando… ma era tutto dentro me… io sapevo, anche solo a livello inconscio…ma sapevo. E li dovevo cercare, nel più profondo delle mie viscere… dove nascosto ristagnava il dolore più acuto, dove nasceva il pianto che da allora, non mi lasciava. Forse Luca conosceva davvero la verità che tanto mi sbatteva in faccia… e io lo sapevo anche senza conoscerla. Partimmo per il mare, cercai di essere serena…quei pochi giorni tutti insieme dovevano essere piacevoli e spensierati. Eppure ogni momento nel quale restavo sola, il mio pensiero andava la… a Luca e a quelle rivelazioni che aspettavo mi facesse da mesi. In cuor mio facevo mille ipotesi, alcune troppo assurde da non riuscire a tenerle, se non per il tempo di averle pensate. Altre sconvolgenti, nelle quali mi vedevo io stessa vittima di un complotto che non mi spiegavo. Passarono i giorni e per fortuna riuscii anche a distrarmi... loro erano la mia fonte inesauribile di tenerezza e gioia… meritavano una madre sorridente. Una delle cose che facevo più spesso con loro era cantare, mi resi conto di non farlo da tempo, quando una mattina sotto l’ombrellone Sara iniziò ad intonare una vecchia canzone di De Gregori che avevo cantato a tutti i figli come ninna nanna… “Buona notte, buona notte fiorellino….” E guardandomi annuì con la testa, come a invitarmi a continuare… lo feci…e a quella ne seguirono altre. Avevo dei figli dolcissimi e molto protettivi nei miei confronti… una sorta di abbraccio continuo, di amore profondo e incondizionato. Dopo il mare raggiungemmo Andrea nella casa del lago e trascorremmo li tutto il resto dell’estate, fino all’inizio delle scuole. Pietro passava con noi solo i fine settimana, amici e figli di amici migravano in continuazione, portando allegria e distraendomi ancora di più, da quelli che chiamavo “ i brutti pensieri”.

Una mattina ricevetti un messaggio sul cellulare < Sei nel mio cuore…> risposi subito < Come stai?> Stava bene e mi pensava…ancora. Gli chiesi come se la passasse… mi rispose era finalmente felice accanto ad una ragazza della sua età… ne fui lieta mi faceva piacere saperlo felice, ma gli chiesi perché si sentisse ancora legato a me. “ Perché tu non mi pensi più” mi rispose. “ Si qualche volta ti penso…” gli scrissi sorridendo a me stessa. Lo pensavo più di qualche volta invece… ma era giusto restasse un ricordo. Smise di rispondere ai messaggi e mi chiamò. La sua voce aveva lo stesso potere di sempre… mi spaccava il cuore, mi faceva venir voglia di correre da lui anche solo per un abbraccio. Mi confessò che non passava giorno che non mi pensasse… “malgrado lei che amo” mi disse. “Ti capisco…anche io amo mio marito, l’ho sempre amato… eppure vedi cosa fui capace di fare…”. Si interruppe la comunicazione…non richiamai e così fece lui. Restò una conversazione sospesa… e lì la lasciai.

 

 
 
 

Post N° 67

Post n°67 pubblicato il 11 Maggio 2008 da nolibibi

Cosa sapeva… a quali prove certe si riferiva? Complotto? Una sera Pietro sbottò “ Insomma Bibi, basta!!! Sono mesi che non parli d’altro! Non se ne può più, la tua coscienza è a posto? Bene, la mia pure, allora fino a quando non si paleserà con le sue prove certe, ti prego tentiamo di continuare con la nostra vita, in pace, e per quanto sia possibile, sereni, ok?”. “ Ok” risposi poco convinta, ma determinata a fare il possibile perché quel tormento uscisse dalla mia testa. “ Perdonami Pietro… mi ha scosso molto questa storia, ha lanciato accuse pesantissime ed è sparito nel nulla… non posso credere che ….”  “Basta!” mi interruppe “ Basta… sai che sono e sarò dalla tua parte sempre, a prescindere dai fatti, rischiando di essere per nulla obiettivo….” Sorrise… e sfiorandomi le labbra con un bacio continuò “ Io sono sereno perché so che non ci sono ombre nella nostra vita, ci siamo sempre detti tutto, non abbiamo segreti…  quindi inutile arrovellarsi o imbastire ipotesi assurde. Come diceva tuo padre…? Male non fare, paura non avere….. tranquilla tesoro, si risolverà tutto”. Ma io avevo paura… la mia coscienza non era evidentemente pulita come quella di Pietro, quanta forza gli dava la sua lealtà. Certo, Luca e il passato lontano dal quale riemergeva, nulla centrava con il mio tradimento… eppure la mia coscienza gridava e si sentiva avvolta dai fantasmi più spaventosi. Erano passati due anni da quando avevo chiuso la storia con Francesco… ma ora avevo ancora più paura di quando lo frequentavo, che qualcosa fosse potuto sfuggire al mio controllo, rendendomi ora vulnerabile più che mai.

Un giorno come tanti, sdraiata sul quel lettino in pelle nera, dove tante volte avevo raccontato i miei pensieri, i dubbi, le paure…. mi ritrovai ricoperta di lacrime con la coscienza in mano che gridava, parlare a Mario, non più come ad un medico, ma come a un vecchio amico. “ Come ho potuto essere così stupida… mi ero lasciata vincere dalla passione, come se la vita mi fosse in debito, come se quell’ amore mi fosse dovuto, ho voluto quella storia come se fosse stata mia da sempre, l’ho vissuta con l’intensità dell’amore più profondo e sconosciuto senza neanche capirne il perché. Poi ho fatto una scelta… sapendo quanto dentro me rimanesse di quel ragazzo… ma l’ho fatta senza rendermene conto, quando ho creduto in pericolo la mia famiglia” spiegai… se ancora ci fosse qualcosa da spiegare, a Mario.  “Allora Beatrice, hai tutto chiaro, da dove partono tutti questi sensi di colpa!? Hai tradito tuo marito… non c’è da andarne fieri…ma capita… però sei accanto a lui, hai scelto lui. Hai fatto uno sbaglio ne hai compreso la sua gravità. Questa è l’unica… chiamiamola macchia nella tua vita. Per il resto sei stata una brava figlia, una moglie e una madre amorevole. Non rovinarti l’esistenza, devi perdonarti e accettare il fatto…” disse sorridendo, “che sei un umile essere umano… con le debolezze che lo contraddistinguono e lo rendono unico e speciale. Le nostre fragilità sono come il cibo che non abbiamo ancora gustato… ne siamo attratti, ma non riusciamo mai assaporarlo con calma, e quindi ci resta il desiderio di sentirne ancora il sapore. Ma tutto questo è umano e il tuo vivere di senso di colpa non ti farà diventare migliore, non cancellerà ciò che è stato… non ti aiuterà ad andare avanti… accetta e perdona… tu per prima devi perdonare te stessa”. Alzai lo sguardo…ora non c’erano più lacrime nei miei occhi. “ Sai da dove nasce il mio senso di colpa? Dal fatto che io… non avrei mai lasciato Francesco. E’ stata solo la paura di essere scoperta che mi ha fatto diventare crudele e meschina… lui si è limitato a fare la cose più saggia… se ne è andato, ferito dalla mia vigliaccheria, camuffata da senso di  protezione. Ecco cosa mi fa male… che nonostante l’amore profondo per mio marito, sono riuscita ad amare con la stessa intensità, se non di più… un altro uomo. Ho provato amore per un ragazzo e l’ho messo a pari di un marito devoto e adorabile, che mi  aveva dedicato anni di amore incondizionato. E fosse dipeso da me… forse non lo avrei nemmeno lasciato… eccola qui la tua moglie e madre devota… eccola… questa donna che forse manco lo conosce l’amore vero, e si nasconde dietro a mille palliativi, presa com’è a voler dare un senso a tutto, per far quadrare la sua verità”. Mi guardò serio e mi chiese “ Perché non hai mai detto a Pietro che l’hai tradito, anzi mi correggo… hai mai avuto la tentazione di confessarglielo?”. Non pensai neanche per un istante, la risposta uscì dalla mia bocca prima che la potessi formulare… “Sì, c’è stato un momento che gli avrei voluto dire tutto… ma per fortuna non l’ho fatto”. Annuì accarezzandosi la barba…esitò qualche istante e aggiunse, “Cosa significa, per fortuna…? Puoi spiegarmi cosa intendi con la frase … ma per fortuna non l’ho fatto?”. A quella domanda dovetti pensare un po’…poi azzardai una risposta, “ Intendi dire che la fortuna in questi casi non centra…!? Chiesi titubante. “ Può centrare nel momento in cui mi spieghi che valore ha la fortuna…” aggiunse . Cercai di uscire da quella discussione e lo interruppi spiegandogli, che il mio era stato solo un’intercalare, avevo usato quell’ espressione per sottolineare che ero stata graziata dalla fortuna, prima di commettere un’impagabile imprudenza. Ma lui serio aggiunse

“ Ma non è proprio quando ci rendiamo conto di stare per commettere un’imprudenza che ricorriamo a tutta la nostra fermezza e determinazione per tentare di evitare o di rimediare!?” . Lo guardavo e sinceramente non mi sembrava che la mia espressione di poco prima meritasse tutta quell’attenzione… e lui intuì che ero davvero troppo presa dal mio senso di colpa per riuscire a comprendere ciò che per lui era assolutamente palese.

Si aggiustò gli occhiali sul naso e riprese “ Qui non centra la fortuna, a meno che, tu non sappia a livello inconscio di essere stata la fortuna del tuo matrimonio…” mi guardò da sotto gli occhiali e proseguì, “Confessando si fa apparentemente un atto di onestà… ma ci si scarica solo la coscienza da molte responsabilità. Si sbaglia e poi ammettendo le proprie colpe, ci si rimette nelle mani dell’altro, che oltre ad accollarsi tutto il dolore e la delusione, deve anche rimboccarsi le maniche e decidere… per se, per il partner e per i figli se ce ne sono. Troppo comodo, troppo facile. E’ vivere, convivere, accettare e perdonare il proprio sbaglio in silenzio il vero supplizio, la vera espiazione… soffrire giorno dopo giorno, decidendo che mai e poi mai vorremmo vedere chi ci ama e chi ci sta vicino, soffrire e perdere tutto per causa nostra. Hai avuto la tentazione di confessare il tuo peccato, perché troppo pesante da sopportare, ci sei andata vicina, ma poi l’amore verso tuo marito e i tuoi figli ti ha fatto comprendere che se tu avessi confessato… quella colpa, tua e solo tua, l’avrebbero portata loro sul cuore per tutta la vita. Avrebbe distrutto la tua e le loro vite. Per te… per te sola, sarà più facile dimenticare. E quella che tu chiami vigliaccheria io la chiamo autodifesa, istinto di sopravvivenza, amore. E’ che…purtroppo siamo sempre portati a credere, che dire la verità sia sinonimo di integrità e di rispetto per il prossimo. Confessare, aprirsi… sempre e comunque non appartiene alla natura umana, ma ad una certa concezione di cultura religiosa e di educazione.

L’animo umano avrebbe bisogno di sentirsi più legittimato al privato… al conservare qualche segreto… senza che questo gravi sul suo cuore o sulla sua morale”. 

 
 
 

Post N° 66

Post n°66 pubblicato il 07 Maggio 2008 da nolibibi

Sono vittima di un' influenza

potentisssima.

Perdonate l'assenza,

Un bacio a tutti, siete nel mio

cuore.

^_^

 
 
 

Post N° 65

Post n°65 pubblicato il 04 Maggio 2008 da nolibibi

Lasciai passare un paio di giorni, giusto il tempo di riprendermi e chiamai Luca. " Ti avevo detto che mi sarei fatto sentire io" esordì senza neppure salature. " Perchè ce l'hai con me" chiesi. " Perchè ce l'ho con te? Non lo sai vero? Povera Bibi... che dolce...che anima indifesa.. .non lo sa lei", rispose in tono denigratorio. Respirai e aggiunsi " Non ho intenzione di farmi trattare così, dimmi qual è il motivo del tuo odio, parlami, spiegami... questi giochini andavano bene quando avevamo 15 anni". " Ah io farei i giochini? Io! Ascoltami bene... sono stato preso in giro per troppo tempo,  avete giocato con miei sentimenti, avete deciso per me, avete rovinato la mia vita.... e sarei io quello dei giochini. Ora ti dico io una cosa, lasciami sistemare una certa situazione e  poi vi sbatterò in faccia la verità e da voi vorrò solo sapere il perchè di tanta cattiveria, vi trascinerò in tribunale e poi vedremo chi gioca!". " Ma di cosa stai parlando" chiesi, ma il suo tono era così alto e non mi permise di parlare. " Con chi ce l'hai Luca? Cosa ti hanno fatto e chi, di chi parli?" urlai. " Ti saluto Beatrice". E chiuse il telefono. Restai attonita a fissare il vuoto. Il telefono squillò ancora, risposi " Ah... e lascia fuori quel pover uomo di tuo marito che pensa di avere accanto un angelo...almeno lui che ne stia fuori e continui a vivere sereno!". Non attaccò subito… e così ebbi il tempo di chiedergli ancora “ Luca ti prego” dissi scossa… “ Non capisco davvero di cosa mi accusi… mi stai dando colpe che non conosco… abbi la compiacenza di spiegarmi”. Sentii il suo respiro dall’altra parte, farsi profondo… “ Ti ho amata un tempo, ti ha amata tanto e per anni il tuo ricordo…il ricordo di noi e di quanto la vita ci aveva messi alla prova, mi ha perseguitato. Il senso di colpa per non esserti stato accanto me lo sono portato dietro per anni… avrei voluto chiamarti qualche volta ma… sentivo di essere impotente davanti al tuo…al nostro dolore e vigliaccamente ho sperato che non vedendoci più, fosse più facile dimenticare e ricostruirci una vita. Ma ciò che ho saputo non ha giustificazione… e il mio rimorso si è trasformato in rabbia. Non ti avrei mai fatta capace di un complotto simile. Pensavo tu fossi con me… tu fossi dalla nostra parte… che tristezza Bibi…mai mi sarei aspettato che tu potessi tanto.” Rimase in silenzio e io con lui. Poi trovai la forza… “Luca, che tu mi creda o no… io ti giuro che non riesco veramente a capire a cosa ti riferisci… parlami chiaro e fammi comprendere di quale complotto mi sarei resa complice…. Mi sembra di impazzire….”. “ Oh Bibi… ho sperato tu non centrassi niente… ma ho le prove che tu sai…e non c’è nulla che tu possa fare o dire per cambiare le cose… lasciamo perdere…. È ancora più pietoso per me ascoltare altre bugie… quando avrò il quadro della situazione completo, ti farò avere mie notizie. Ti saluto adesso”.

Chiuse la conversazione e per giorni invano, tentai di parlargli ancora. Raccontai tutto a Pietro e cercai con lui risposte a domande che non conoscevo. Mi aggrappavo al mio amore per la mia famiglia… cercai di convincermi che Luca fosse impazzito… in fondo succede a un miliardo di persone mi ripetevo. Era l’unica giustificazione che mi davo a quella che per me era solo una follia….essere accusata di complotto. Eppure lui parlava di prove certe… quali prove? Se scorrevo a ritroso la mia vita non riuscivo nemmeno lontanamente a trovare qualche cosa che potesse essere paragonata ad un complotto. Qualche settimana dopo richiamai lo studio di Luca… ma la segretaria, istruita a dovere mi disse che lui non c’era. La pregai di passarmelo e lei probabilmente impietosita mi giurò che era all’estero da una decina di giorni. “ Le assicuro che non c’è… mi creda è inutile che continui a chiamare qui. Passa settimane intere fuori sede e neanche io so dove trovarlo…l’avvocato…. Sono anni che non è più lo stesso, da quando ha saputo che….” E si fermò pentita di essersi lasciata sfuggire qualcosa di, evidentemente troppo privato. “ Comunque gli comunicherò delle sue chiamate appena lo sento, buona sera”. Allora qualcosa c’era, pensai… non era impazzito, e la cosa doveva essere risaputa….

 

 
 
 

Post N° 64

Post n°64 pubblicato il 30 Aprile 2008 da nolibibi

Una coltellata al centro del petto, anzi più forte… il dolore mi tolse il fiato, la parola, la sensazione di avere un corpo. Non sentii più ne battito ne sangue, solo freddo, tanto freddo. Pensai di aver letto male, forse la suggestione di quei giorni mi aveva stravolta, ma rileggendo non potei che provare la stessa cosa.

“ Pietro ti prego ferma la macchina” dissi cercando la sua mano…

Accostò…mi prese il cellulare  e lesse. Poi lo spense e posando le mani sul volante chiuse gli occhi… si girò lentamente verso me.

“ Cosa significa?” mi chiese visibilmente confuso.

“ Non lo so…non capisco” risposi tenendo la testa bassa.

“ Bibi ascolta… non può essere impazzito così all’improvviso, e se lo è diventato va fermato prima che sconvolga te o i ragazzi con qualche gesto eclatante. Se non te la senti lo chiamo io e cerco di capire cosa vuole”.

“ Devo farlo io…” risposi accennando un sospiro “ Devo chiamarlo e parlargli di persona… così non si può continuare”.

Rimise in moto la macchina e dopo una mezzora arrivammo a casa, esausti come se avessimo fatto centinaia di km. Dopo aver mangiato qualcosa andammo a dormire ma fu inutile ogni tentativo di prendere sonno…mi giravo e incrociavo gli occhi ben aperti di Pietro.

“ Bibi…dov’è sepolto quel bambino? Da quando ti conosco, che io sappia…non sei mai andata al cimitero. Forse la domanda di Luca era lecita” mi chiese con tono pacato.

 Restai in silenzio per un po’…poi mi scese una lacrima…

“ Non lo so dov’è…non lo so nemmeno io” gli risposi.

“ Ma non è possibile!” esclamò mettendosi seduto. “ Come puoi non saperlo?” continuò.

“ Pietro…non adesso ti prego”… “ e invece adesso Bibi! Ti rendi conto di quanto sia singolare il fatto che tu non lo sappia? Mi disse in tono sostenuto.

“ Eppure è così Pietro…non l’ho mai saputo. Ero troppo disperata… si occuparono di tutto i miei genitori… quando chiesi dove fosse, mi risposero di non pensare, di dimenticare…era in pace, questo solo contava, mi dissero.  Ricordo ancora le parole di mia madre. “ Tesoro, lui sarà sempre nel tuo cuore…quando lo vorrai trovare è lì che dovrai cercare” non aggiunse altro…e io confusa e sottomessa com’ero in quel momento, non chiesi altro…mai più”.

“ Quindi non lo sa neanche Luca?” mi chiese. “ A questo punto credo proprio non lo sappia”… “ Ma perché lo chiede a me? Perché mi tormenta adesso…dopo tutti questi anni?”

“ Bibi…forse il pianto che senti è dovuto al senso di colpa… al tuo senso di colpa nei confronti di quel figlio che non sei mai andata a piangere sulla tomba… forse dentro di te, grida la disperazione di averlo abbandonato…”. Lo guardai tremante e urlai  “MA IO NON L’HO ABBANDONATO E’ LUI CHE E’ MORTO!!! LUI CHE MI HA LASCIATA, LUI CHE MI HA DILANIATO L’ANIMA!!! LO CAPISCI??? IO LO VOLEVO, L’HO AMATO CON TUTTA ME STESSA, CONTRO TUTTO E TUTTI, IO LO VOLEVO…LO VOLEVO, IO AMAVO QUEL PICCOLO, LO AMAVO DA SEMPRE” Gridai a pochi centimetri dalla sua faccia, rossa e bagnata di lacrime.

“ Bibi calmati…lo sò amore lo so, non fare così…” Mi prese tra le braccia e cercò di calmarmi accarezzandomi la testa.
” Tesoro mio…chi più di me sa quanto hai sofferto e quanto ancora lo stai facendo!? Il mio era un tentativo di analisi, verso una condizione che ti ferisce quotidianamente da più di vent’anni… pensa se avessi ragione?”

“ Ma ragione di cosa…?” chiesi sfinita dal pianto. “ Potrebbe essere questo il motivo del pianto che senti… la tua coscienza che urla giustizia.”

“ Giustizia…” risposi senza più tono. “ Quale giustizia potrà ridarmi il mio piccolo…? Quale, Pietro? Andare a piangere sulla sua tomba…portargli un fiore?”

“ Sì Bibi…potrebbe esserlo. Il fatto che tu abbia voluto affidarti alle parole di tua madre per tutti questi anni… e che tu non abbia più chiesto nulla per seguire un suo consiglio…non significa che per te fosse giusto così. Probabilmente hai accettato sommessamente una situazione per cercare di soffrire meno… di rimuovere, non pensare, devi dimenticare ti dissero, e tu con i mezzi di una ragazzina hai tentato di farlo, seguendo una strada non tua. Io ti conosco tesoro…so quali sono i tuoi meccanismi, i tuoi sentimenti. Non l’avresti mai fatto se fosse dipeso da te vero? Non avresti mai accettato di non sapere dove fosse…non puoi dimenticare.”

Ci tenemmo stetti, tra le sue braccia tornai bambina. Dio mi aveva tolto un figlio…ma mi aveva donato un uomo meraviglioso.

“ L’unica strada è che tu e Luca vi incontriate ed insieme andiate sulla tomba di vostro figlio…a fare pace con passato… solo così credo, potrete ritrovare la serenità”.

Avevo accanto il mio uomo, mio marito, il padre dei miei figli. La persona più generosa che conoscessi.

 

 

 
 
 

Post N° 63

Post n°63 pubblicato il 27 Aprile 2008 da nolibibi

Passarono mesi, non ebbi più notizie di Luca. Avevo trovato la forza di parlare a mio marito di quella lettera, e lui, saggio e pacato come sempre, mi aveva risposto che se si fosse fatto vivo ancora, avrei certamente dovuto parlargli per capire cosa lo tormentava. “ Non temere Bibi…qualunque situazione l’affronteremo insieme se vuoi, hai il mio appoggio lo sai… magari la sua vita non è felice e i fantasmi del passato riaffiorano, facendogli male. Forse vuole solo parlare…beh io sono al tuo fianco se lo desideri”.

Certo che lo desideravo…come sempre. Pietro era la cosa più importante della mia vita, l’amore più grande, il rifugio sicuro.

Pensare di averlo tradito mi stupiva ancora… e anche se il ricordo di quel ragazzo era ormai lontano, lo ricordavo sempre… ma non come oggetto dei miei desideri… speravo stesse bene e fosse felice. Mi auguravo avesse trovato una brava ragazza e pensasse ormai a mettere su famiglia. Sì i miei tormenti rimanevano…ma nei confronti di Pietro…a Francesco riservavo un sentimento profondo e un ricordo lacerante… il suo viso era stampato nella mia anima e Dio solo sa quanto avrei voluto solo sapere come stava, ecco sì… mi sarebbe piaciuto non perderlo…ma ciò non era possibile.

Avevo dovuto scegliere. E avevo scelto.

A due mesi dalla seduta di ipnosi, tornai nello studio di Mario. Parlammo a lungo di Luca e di quel periodo, determinante per la mia vita futura.

“ Il pianto è nella mia testa… a momenti sparisce…ma basta un niente perché io possa tornare a sentirlo. Da quando è ricomparso Luca, da quando mi ha scritto questa lettera, mi sembra di non aspettare altro che un suo cenno, quasi potesse avere lui la soluzione a tutto”.

“ E forse è così Beatrice… forse ciò che non ricordi o che hai voluto rimuovere, è legata a lui, a quello che avete vissuto insieme, forse quello che tu hai trasformato in tormento, in lui è diventato rancore. Quando vi parlerete sono certo troverete il modo di capire entrambi ciò che vi succede”.

“ Sai Mario…ultimamente faccio uno strano sogno…sono in mezzo a un prato infinito…l’erba e ben tagliata e verdissima. Mi trovo sotto un fienile aperto sui quattro lati…le colonne che sorreggono il tetto sono alte una quindicina di metri… non c’è nulla solo io e  questo fienile vuoto. Il cielo è azzurro e sereno e io sono in pace. All’improvviso, quasi come a rallentatore dall’alto del fienile scende un bambino di circa sei mesi, nudo, bellissimo… così, fluttuando nell’aria…io lo guardo scendere e lo prendo allungando le braccia e mentre lo guardo e lo accarezzo…ne scende un altro. Allora poso il primo nel prato e prendo il secondo… poi ne scende un terzo e un quarto…poi sono dieci, cento, duecento… tutti scendono dolcemente e io li prendo e li poso nel prato.

Mi sveglio con una sensazione di pace”.

Mario mi aveva ascoltata con gli occhi chiusi…poi li aprì e mi sorrise.

“ Tieni nel cuore la tua creatura, e ogni bambino che abbracci è un abbraccio che avresti voluto dare a lui… lo culli e lo posi dolcemente a terra, madre di tutto, consolazione a pene che non ne hanno trovata”.

Lo salutai ancora una volta e uscendo ebbi l’impressione di sentirmi fluttuare come il bambino del sogno.

Passarono mesi. Quell’estate il mio Andrea prese la maturità classica…io e Pietro gli organizzammo una festa nella villa sul Lago, lui fu entusiasta… aveva intorno tutte le sue persone…gli amici, i parenti. Lo guardai ballare nel giardino fino a notte fonda e inevitabilmente mi tornò in mente, quando lo avevo fatto con Tea una notte di tanti anni prima. Mi avvicinai e gli diedi un bacio…” Ciao tesoro, noi adiamo a letto… sono fiera di te”. La musica suonava forte, lui si girò e mi abbracciò forte, poi guardando anche sua padre che era accanto a me ci disse “ Grazie ragazzi è tutto meraviglioso e voi siete i genitori migliori del mondo!!!”. Lui e qualche amico rimasero per tutto il fine settimana… io Pietro e gli altri due figli tornammo a casa per preparare i bagagli…la settimana dopo saremmo andati al mare.

Durante il viaggio ricevetti un messaggio da Luca

“Dov’è seppellito nostro figlio, Bibi?”

 
 
 

Post N° 62

Post n°62 pubblicato il 22 Aprile 2008 da nolibibi

“Mi fa male il cuore. Non mi sarei mai aspettato un atteggiamento simile, e pensare che credevo tu fossi una creatura fragile, da dover difendere. Ho vissuto anni con il rimorso di non esserti stato accanto nel modo giusto, anni sentendomi in colpa per aver permesso al tempo di separarci, per aver permesso che tanto dolore, tu lo portassi senza me. Non voglio sconvolgere la tua vita ora, non voglio niente se non parlarti. Si vede che sei felice ma ricorda che la vera felicità non si costruisce sulle ceneri altrui. Io sono un uomo distrutto e non mi capacito di ciò che è successo,  sono cinque anni che vago, e più passa il tempo più crescono le domande…e le risposte me le puoi dare solo tu. Sto partendo per l’ Irlanda, non so quanto ci starò. Mi farò sentire al ritorno. Buona vita a te…che ci riesci. Luca”.

Luca… Luca chi, pensai per qualche istante. Non conoscevo Luca che potesse serbarmi tanto rancore. Mi sedetti sul divano e rilessi quel messaggio, lo lessi fino a saperlo a memoria. Ma sì,  non poteva che essere lui…Luca, il mio giovane amore di tanti anni prima!

Cosa era successo? Perché tanto odio? Cosa voleva da me?

Pensai fosse impazzito…forse era sua anche l’altra lettera!?

Non riuscii più a dormire e l’indomani cercai il suo numero di telefono. Feci una ricerca su internet e così scoprii che era diventato un noto avvocato. Contattai il suo studio e mi venne detto che era fuori città per lavoro. Non mi capacitavo di tanto risentimento. Passarono giorni, avevo lasciato il mio numero di cellulare alla sua segretaria, e vivevo nell’attesa di una chiamata.

Qualche giorno dopo andai dal medico per la seduta di ipnosi.

Sdraiata su quel lettino non potei fare a meno  di mostrare quella lettera al Dottore. Ne parlammo…ma lui già sapeva del mio passato e l’unica conclusione, dopo assurde congetture, fu quella di attendere di incontrarlo, per capire l’origine del suo astio.

Mi addormentai al suono rassicurante della sua voce. Non so quanto tempo passò, ma ripresi coscienza di me, bagnata di lacrime e col fiato corto. Lui mi stava accanto, carezzandomi una mano.

“ Forza Beatrice, respira profondo e apri gli occhi…va tutto bene, ci sono qui io…va tutto bene, calmati, è passato…respira…apri gli occhi.”

Respirai profondamente ma sentii l’aria strozzarsi in gola e le lacrime non si fermarono. Mi portò un bicchiere di acqua fresca e sfiorandomi i capelli accennò un sospiro.

“ Bibi cara…da quanto tempo ti conosco!?” disse sottovoce senza attendere risposta “ Capiremo l’origine della tua pena, vedrai…è un lavoro lungo, lo sai, ma ce la faremo te lo prometto”:

“ Perché stò piangendo Mario…? “ chiesi cercando il fazzoletto nella borsa.

“ Siamo, come l’altra volta, arrivati al momento più doloroso…quando ti dissero che il bambino era morto. Ma… più indietro non riesci ad andare…inizi a piangere e ad agitarti. Qualsiasi cosa io ti chieda non rispondi  piangi, e  tappandoti le orecchie dici “ Non voglio sentire quel pianto…non voglio sentire…non voglio…non posso”.

“ Tutto qui? “ chiesi dopo averlo ascoltato.

“ E ti pare poco Bibi? E’ tutto qui, tutto qui il nodo, dentro a questo tuo pianto, dietro a queste poche parole che pronunci straziata dal dolore”.

Raccolsi le forze e mi trascinai fuori dal suo studio…camminai a lungo in mezzo a vetrine illuminate, a gente che infreddolita non rinunciava ad entrare ed uscire da negozi stracolmi di persone. Il centro di Milano è bellissimo sotto Natale…c’è un’atmosfera unica e magica. Arrivai sui Navigli e non mi accorsi di essere quasi assiderata. Vidi la mia casa in lontananza…e qualcuno che stava addobbando il Pino nel giardino. Eccolo il mio Andrea…arrampicato sulla scala. Lo guardai un momento prima di entrare nel giardino…com’era cresciuto…e quanto era bello stretto in quei jeans sbiaditi. Quanto tempo era passato? E i miei fantasmi com’erano vicini.

 

 
 
 

Post N° 61

Post n°61 pubblicato il 19 Aprile 2008 da nolibibi

Passarono mesi…i lavori nella casa di Tea procedevano bene, Pietro stava facendo un lavoro eccezionale, senza turbare il fascino antico di quella villa. Qualche fine settimana lo avevamo passato il quell’albergo sul lago, per seguire meglio la ristrutturazione.

Decisi di telefonare allo psicologo con il quale avevo fatto l’ipnosi regressiva anni prima, perché purtroppo il mio disturbo era tornato prepotentemente a rovinarmi la vita. Il pianto di un bambino in fasce… riecheggiava nella mia testa, di giorno, di notte, sempre e come sempre tornava violentemente a trovarmi, ogni volta che lasciavo Francesco.

Una mattina arrivai molto presto nel suo studio, mi accomodai sul lettino e iniziai a raccontare ciò che era successo in quegli anni…il modo feroce con il quale avevo allontanato definitivamente quel ragazzo dalla mia vita. Non ne andavo fiera, come fiera non ero, di tutto ciò che avevo permesso succedesse a me stessa e indirettamente al mio matrimonio.  Però ora ero libera da un sentimento impossibile e mi piaceva immaginare lui, finalmente capace di amare una donna che potesse stargli accanto come meritava.

Una parte del mio cuore forse, non l’avrebbe dimenticato mai…quello che avevo provato e che in qualche modo provavo ancora, rimaneva sigillato nella parte più profonda della mia anima, un segreto solo mio che pesava come un macigno sul cuore ma che malgrado tutto, ero felice di aver conosciuto.

Rividi il medico per altre quattro volte con una alternanza di quindici giorni…la preparazione all’ipnosi non era cosa semplice.

“La settimana prossima potremo tentare” mi disse l’ultima volta… “Te la senti?”

“ Certo Dottore…così non posso continuare… è un tormento, prima risolvo, capisco…meglio sarà”. “ Sì ma non devi avere fretta Beatrice, può anche darsi che non si riesca a risolvere, il problema potrebbe  risiedere altrove, noi stiamo cercando nel passato…ma chi ci dice che non sia da ricercare nel presente la soluzione?”.

Nel presente pensai… ma il mio presente era sereno, lo era sempre stato da quando amavo Pietro…non c’erano secondo me, difficoltà che giustificassero un angoscia così grande, tale da sfociare in una patologia fisica reale. O quel pianto era solo il frutto di fantasia?

La sera, rientrai a casa poco prima di cena. Pietro mi venne incontro e come sempre il nostro abbraccio fu caldo e le nostre labbra si concessero un bacio dolce.

“ Com’è andata la giornata Bibi?” “ Bene tesoro…stanca ma felice di essere a casa” risposi posando il soprabito.

“ Ah ti ho messo la posta sul tavolo della sala” mi disse. Preparai la cena, chiamai i ragazzi che si sedettero intorno al tavolo. Li guardai ridere e conversare serenamente…potevo ritenermi più che soddisfatta…una bella famiglia, l’armonia non era mai mancata, a parte i momenti di normale tensione, non c’erano mai stati gravi problemi. Io ero felice. Mi domandavo cosa non andasse allora…cosa mi procurava quella sorta di strane allucinazioni sonore.

Andai a farmi una doccia, Pietro mi aspettava a letto, quando mi coricai accanto a lui mi disse “ Hai aperto la lettera?”. “ Quale lettera?” chiesi.

“ Te l’ho messa insieme alla posta sul tavolo, te l’ho anche detto!” rispose guardandomi di sottecchi. “ Ah me ne sono scordata, l’aprirò domattina…perché pensi sia importante?” risposi sorridendo. “ Non lo so... mi ha incuriosito il fatto che c’è solo scritto Bibi…vuol dire che qualcuno l’ha lasciata personalmente”. Ora sì era riuscito a solleticare la mia attenzione, ma non volli farglielo capire. “ Ora sono stanca Pietro… ci penserò domani” e spegnendo la luce del mio comodino mi sistemai sul suo petto.

Mi svegliai di soprassalto nel cuore della notte… scesi in salone e cercai la lettera. L’aprii e lessi.

 

 
 
 

Post N° 60

Post n°60 pubblicato il 17 Aprile 2008 da nolibibi

 

Pensai ad uno scherzo… nò non poteva essere lì! Se lo fosse stato significava che mi aveva seguita…se era arrivato a tanto voleva dire che… che ero in pericolo, che la mia famiglia lo era. Rimasi in silenzio, guardai Pietro di fronte a me giocherellare col bicchiere, cercai i ragazzi con gli occhi e li vidi giocare sulla spiaggia sotto la terrazza. Rimasi ferma e risposi… “ Ci sentiamo più tardi e mi spieghi meglio, finisco di cenare e ti chiamo”, chiusi la conversazione.

Mi tremavano le mani… Pietro mi chiese chi fosse e io gli risposi che era Carla, la ragazza che lavorava con me. Non mi voltai, cercai di restare calma anche se subito mi raggiunse un altro sms. “ Stai tranquilla dopo ti spiego io cosa succede”. Arrivò il gelato, chiamai i ragazzi…finimmo con il caffè e ci alzammo per tornare in Albergo, io mi voltai lentamente, sicura che lo avrei visto… invece non lo scorsi in nessun angolo del ristorante… ci avviammo e solo quando chiusi la porta della nostra camera, realizzai veramente. Mi devastò il terrore che la mia famiglia fosse messa a rischio per colpa mia, per la mia debolezza e stupidità. Lasciai che si addormentassero e uscii dall’albergo, attraversai la strada e mi sedetti sulla panchina davanti al lago… lo chiamai e prevenuta e preoccupata lo aggredii dicendo “ Ma sei impazzito!!! Cosa fai mi segui? Cosa pensi di ottenere così?! Non ti permettere di interferire nella mia vita, la mia famiglia non ti riguarda, non ti devi avvicinare, non mi mettere alla prova chiaro!!!”. Stavo per chiudere, quando lo sentii scoppiare in una fragorosa risata. “ Bibi calmati…lasciami spiegare ti prego… quando sono salito sul treno diretto a casa, stavo troppo male…” Non mi importa” tuonai… “ Anche io stavo male, molto male, ma non interferirei mai nella tua vita privata capito!”. “ Oh sì amore mio che interferisci” mi rispose serio “ Sono tanti anni che interferisci…”  “ Ma qui non si parla solo di noi due, io ho un marito e tre figli!!!”. “ Lasciami finire… non me la sentivo di tornare a casa…così mi ricordai delle tue parole”. “ Quali parole?” chiesi arrabbiata “ Quando mi raccontasti del tuo bambino… e di quella casa sul lago dove andasti a vivere… mi parlasti di questo paese, della gente…della pace che questi luoghi erano riusciti a infonderti… ecco, cambiai treno e decisi di venire qui, per respirare quella sensazione, per capire se poteva funzionare anche con me. Stasera sono entrato per caso in quel ristorante …stò cercando lavoro…”.

Mi calmai… e lui aggiunse “ Quando ti ho vista non ho resistito…ma stai certa che non avrei fatto nulla, se ti fossi voltata ti avrei sorriso e me ne sarei andato”.

“ Dio mio Francesco… sono una stupida”.

“ No non lo sei…ed io ho capito quanto ami la tua famiglia…addio Bibi, ti auguro ogni bene” e chiuse il telefono.

Lo richiamai subito ma… era spento.

Mi guardai in giro come per cercarlo… sentii un tuffo al cuore, come ogni volta che credevo di averlo perso. Mi fumai una sigaretta e tornai in camera. Forse quella mia scenata era valsa più di qualsiasi discorso, avevo detto tutto così, senza pensare, senza riflettere sul male che potevo fargli.

Ma qualcuno doveva pur soffrire in tutta quella situazione, e sdraiandomi accanto a mio marito, ringraziai che non fosse la mia famiglia.

 
 
 

Post N° 59

Post n°59 pubblicato il 12 Aprile 2008 da nolibibi

L’indomani, sbrigate tutte le formalità ci ritrovammo in macchina, diretti alla casa di Tea, prima di mettere in moto Pietro mi chiese se avessi preso il portachiavi dal suo comodino. Lo tirai fuori dalla borsa e glielo porsi, lui ci agganciò le tre chiavi e me lo rimise tra le mani.

Arrivati di fronte al cancello scesi e lo aprii per farlo entrare con la macchina. Esitai qualche minuto,lasciando che il leggero vento del mattino mi attraversasse l’anima, che mi portasse lontano, i ricordi si affollarono…guardai il piccolo portoncino bianco con la sensazione che da un momento all’altro si affacciasse Tea. Il glicine era bellissimo e ancora più imponente di come lo ricordavo, malgrado il giardino non fosse curato da molto tempo, le rose erano in perfette condizioni, avevano solo formato giganteschi cespugli… la magnolia aveva fiori profumatissimi che sembravano darmi il benvenuto.

Chiusi il cancello dopo che la macchina fu entrata, i ragazzi si persero in giardino e noi ci avvicinammo al muretto che guardava il Lago…

Quanto amore in quella casa…quanto amore sul viso di mio marito, sempre pronto a regalarmi gioia, a gesti impliciti e puntuali, ad accettare ogni mio piccolo o grande capriccio. Eppure qualcosa dovevo aver saputo dargli anch’io… o il suo amore era incondizionato? Lo meritavo? Quante incertezze mi attraversavano il cuore. Come poteva il nostro amore non essere stato intaccato dalla mia follia?

Come al solito mi ritrovavo a guardarlo mentre parlava, o mentre era intento a fare qualcosa… amavo tutto di lui, le mani, la voce, i capelli morbidi…amavo il suo grande cuore, la disponibilità verso tutti, l’accondiscendenza, i modi garbati e il saper diventare brutale….ma mai con me, con me era stato sempre attento, dolce, paziente, rispettoso, comprensivo.

Lo abbracciai forte e lo tenni stretto a lungo…il suo odore era casa, le sue braccia forti, la comprensione, l’accettazione totale del mio animo, dei miei sogni, delle mie speranze, delle mie debolezze.

Li portai in casa e iniziai il mio racconto… ad ogni stanza era legato un ricordo che descrivevo nei minimi dettagli…la camera di Tea era semi vuota, il cassettone a cui era tanto legata, dovevano averlo portato via le due figlie. Poi salimmo la scala esterna per raggiungere l’appartamento dove avevo vissuto io. Salendo i gradini non potei fare a meno di sorridere, ricordandola cosparsa di petali di rosa, quegli stessi che conservavo ancora…girai la terza chiave nella serratura e ci ritrovammo nella stanza inondata di sole. La sensazione fu la stessa di tanti anni prima ma ora non ero ne sola, ne disperata.

Quella sera andammo a cena in un grazioso ristorante affacciato sul lago, Pietro era raggiate “ la casa è come me l’hai sempre descritta, l’avrei riconosciuta tra mille, anche se dovrò lavorarci parecchio per riportarla al vecchio splendore”! Ecco il suo animo d’architetto si era illuminato… e io più di lui al solo pensiero che quella casa ora fosse tutta nostra!

Arrivò un messaggio.

“ Mi manchi”

Richiusi il telefono, pensando che avrei dovuto porre fine a quella relazione. Ancora una volta, pensai…lo vedrò ancora una volta, e gli parlerò onestamente.

Invece non me ne diede il tempo. Squillò il cellulare, risposi… “ Bibi, se ti volti mi puoi vedere!”.

 

 
 
 

Post N° 58

Post n°58 pubblicato il 10 Aprile 2008 da nolibibi

Il cuore mi si fermò nel petto.

L’angoscia mi invase dalla testa ai piedi…

Eccomi alle resa dei conti, pensai, questo è l’inizio della fine.

Mi sedetti sul letto col foglio tra le mani…era piegato in due, lo aprii e con gli occhi lucidi iniziai a leggere.

“ Amore mio, avrei voluto essere a casa ad accoglierti. Ma è successo qualcosa mentre non c’eri, nulla di grave, anzi sono sicuro ti riempirà di gioia. Sono partito all’improvviso dopo aver ricevuto una lettera. Mi trovo sul Lago di Como da Giovedì pomeriggio, non ti ho detto niente perché volevo farti una sorpresa a “operazione conclusa”, speravo di poter definire tutto io, invece c’è bisogno della tua presenza. Non disfare le valige, prendi i ragazzi e raggiungimi in questo Albergo. Vi aspetto! Portami il caricatore del cellulare, è nel mio comodino. Ti amo”.

Restai ferma qualche minuto, incredula… poi andai dalla sua parte del letto, aprii il cassetto e presi il suo ricarica batteria. Sotto di esso spiccava a caratteri cubitali un’altra lettera… “per te”. La presi e col fiato sospeso l’aprii… c’era un magnifico portachiavi d’argento a forma di metà cuore, lo misi in borsa.

Chiamai i ragazzi e li ricaricai in macchina insieme ai bagagli.

Guidai stanca e confusa, ancora non mi capacitavo di ciò che stava succedendo. Era quasi l’ora di cena, il sole stava tramontando e l’autostrada sembrava essere diventata casa mia. Arrivammo all’albergo di fronte il Lago, riconobbi Pietro seduto su una panchina, si alzò di scatto e ci venne incontro. Sara gli saltò in braccio, lui come al solito riuscì ad abbracciarli tutti e tre contemporaneamente…anche se i suoi occhi si perdevano nei miei. Gli sfiorai il viso, mi sorrise… poi posata la più piccola, mi si avvicinò, mi prese il viso tra le mani… “ sei bellissima tesoro” disse sfiorandomi le labbra. Lo strinsi forte “ tu sei bellissimo amore mio…tu, tu…tu!!!” e appesa a lui, come poco prima la bimba, lo baciai ovunque!

Salimmo nella camera, una bellissima camera con vista Lago, un piccolo salottino divideva la nostra da quella dei ragazzi.

“ Allora…che ci facciamo qui?” dissi sorpresa, pendendo dalle sue labbra.

Ci appoggiammo al muretto del terrazzo e lui iniziò a spiegarmi.

“Dopo un paio di giorni che eri partita, è arrivata una raccomandata intestata a te. L’ho aperta come al solito, pensando a una multa! Invece era di uno studio notarile di Como… insomma Bibi, per fartela breve… Tea, prima di morire lasciò un testamento, nel quale decideva che la casa sul Lago sarebbe andata alle sue figlie con un'unica clausola… nel momento in cui avessero deciso di venderla… tu avresti beneficiato del diritto di prelazione! E il momento è arrivato!!!”.

Lo guardai strabiliata e mi accorsi di avere la bocca aperta. La chiusi e deglutii…

“ Sono venuto qui giovedì e ho parlato con il notaio e l’avvocato… manca solo la tua firma tesoro… domani andiamo a ritirare le chiavi…”.

 

 

 
 
 

Post N° 57

Post n°57 pubblicato il 07 Aprile 2008 da nolibibi

E ora che avevo avuto ciò che volevo, ero vuota.

Vuota e smarrita, piena di incertezze e paure. Non riuscivo a godere di quei momenti nemmeno col solo ricordo. Il viaggio verso casa fu devastante. Alternavo pianti  a consapevolezze, gioia perché avrei rivisto i miei figli e disperazione perché non sapevo come avrei affrontato mio marito. Non avevo capito niente, quei giorni erano corsi incontro allo smarrimento più totale. Mi mancava già…ci mandammo decine di sms, io rischiando la vita, messaggiando e piangendo e lui da un anonimo treno in corsa verso il sud. Tra questi ne arrivò uno di mio figlio Andrea < mamma non vedo l’ora di rivederti, siamo stati bene ma ci manchi, a dopo, Andrè > Tutto si diradò all’istante, leggere le sue parole fu come leggere nella mia anima, così, ai successivi messaggi di Francesco, risposi in maniera evasiva come per volermi distaccare da quella avventura per rituffarmi nella mia vita.

Non dovetti sforzarmi molto, le nostre strade si dividevano ancora una volta, e mi domandai se forse non fossi solo una piccola donna volubile e vuota. Come facevo in fretta a rimettermi in carreggiata…le lacrime si fermarono, la disperazione di poco prima lasciava il posto all’eccitazione al solo immaginarmi l’incontro coi miei tesori. Pensai a Pietro per il resto del viaggio, al sorriso con il quale mi avrebbe accolta, alle sue braccia forti, sempre pronte a stringermi. In quei giorni ci eravamo sentiti solo la sera, quando mentendogli , gli dicevo sarei andata a letto presto…e lui, mai un sospetto, solo fiducia e comprensione, amore incondizionato, maturo e sicuro.

Pochi chilometri e sarei stata a casa dei miei genitori per riprendere i miei figli.

“ Sei già lontana lo sento…ma non te ne faccio una colpa. Il mo cuore sarà sempre nel tuo, come tu sei dentro di me. Fai le tue scelte se vorrai farle, se capirai che mi ami sopra ogni cosa. Ti ho lasciato il mio amore su quella spiaggia, se un giorno mi cercherai, fallo là, su quella spiaggia…di fronte al nostro mare”.

Piansi ma non gli risposi più, non sapevo ancora cosa sarebbe stato,  non volli più pensare, decisi di vivere ancora una volta seguendo l’istinto che ora mi riportava a casa.

Quando arrivai nel cortile dei miei, i ragazzi mi corsero incontro e senza darmi il tempo di scendere, invasero la macchina con urla di gioia, abbracci e baci. Mi lasciai strapazzare dalle loro mani, mi strinsi a loro in attimi eterni e sicuri…li mangiai di baci e piansi ancora, fragile di fronte a tutte le emozioni che provavo. Caricai le loro cose e dopo aver salutato mia madre, girai la macchina verso casa nostra.

Appena entrata, trovai le persiane chiuse e un odore di chiuso ad accogliermi. I ragazzi corsero nelle loro camere e io rimasi in soggiorno con la valigia in mano, abituando gli occhi a quel buio insolito per la mia casa. Telefonai a Pietro ma non mi rispose. Posai la valigia e mi assalì una brutta sensazione. Andai in cucina…il frigorifero era aperto, spento, vuoto…nessuna traccia di passaggi recenti. Salì nelle camere, tutto in ordine, spalancai la porta di camera mia e in bella mostra sul mio cuscino una lettera, aperta…di Pietro.

 

 
 
 
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Molti di coloro che fuggono davanti alla tentazione,
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G.Guareschi

 

Ed ho compreso che l'amore, anche se riposto nella propria anima, al sicuro da rimorsi o rimpianti, è destinato a rimanere per sempre, oltre il pensiero, oltre i nostri gesti, oltre le nostre parole, oltre i ricordi, oltre la vita.

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Io sono due donne: una desidera sperimentare tutte le gioie,

tutte le passioni, tutte le avventure che la vita può darci,

l’altra vuole essere schiava della routine, della vita familiare,

delle cose che si possono pianificare e raggiungere.

L’incontro di una donna con se stessa è un gioco che

comporta dei rischi.

E’ una danza divina.

Quando ci incontriamo siamo due energie sovrannaturali,

due universi che si scontrano. Se nell’incontro non c’è il rispetto

dovuto, allora un universo distrugge l’altro. 

(“Undici minuti” Paulo Coelho)


Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime prima ancora che i corpi si vedano...
(Paulo Coelho)

 

Quando non ho avuto più niente da perdere, ho ottenuto tutto.

Quando ho cessato di essere chi ero, ho ritrovato me stesso.

Quando ho conosciuto l'umiliazione ma ho continuato a camminare,

ho capito che ero libero di scegliere il mio destino

da Lo Zahir

 

Credevo di saperti amare,
forse non l'ho saputo fare,
ma è vero, giuro, è vero,
io ci ho messo la testa e il cuore,
e anche adesso ci vuole amore
per volerti come ti voglio, e lasciarti andare,
ma non dimenticarti di me.
Farai la vita che vuoi fare,
non ti dovrò mai più volere,
ma è vero, giuro, è vero,
tu per me resterai importante
non potrò cancellare niente
neanche quando la vita ti porterà distante,
ma non dimenticarti di me.
Ci si incontra, ci si prende, ci si perde,
scusa se non ho saputo far di più.
Solo tu, sempre tu
fuori e dentro di me,
senza te non mi so rassegnare.
Dove sei, cosa fai,
di che amore sarai,
come faccio per farti tornare.
Di qualunque delitto ti perdonerei
io che accetto di tutto per riaverti qui.
Solo tu.
Farai felice chi ti è accanto
farai l'amore come sai,
ma è vero, giuro, è vero,
non ci riesco a volerti male,
vorrei solo poterti avere
più di quanto non riesco a dirti con le parole,
ma non dimenticarti di me.
Certi amori van difesi fino in fondo
scusa se non l'ho saputo fare anch'io.
Solo tu, sempre tu
anche senza un perché,
anche se mi hai già fatto morire.
Cosa fai senza me,
dimmi il peggio di te
che così ti potrò cancellare.
Non ti posso pensare senza un'anima,
devi solo insegnarmi ad odiarti un po'.
Solo tu, sempre tu
fuori e dentro di me,
senza te non mi so rassegnare.

Solo tu.

 

Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che è offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso. [Il tempo ritrovato-Proust Marcel ]

 
 

GRAZIE DI CUORE!

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"per le emozioni che sa trasmettere" da occhi_di_gatto

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 "perchè vedo in lei una grande donna e la sua vita mi tocca sempre l'anima" da Primula979

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"…perché lei è tutto tranne che un danno!Per le notti insonni che passo a leggerla inebriandomi delle emozioni e sensazioni che mi dona…[sarebbe un danno per me se andasse via!]" da Dolcetetide

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"Per lo stile semplice e garbato, perchè trovo originale ed avvincente l'idea di annodare le varie immagini di una storia, con un impalpabile filo di mistero e seduzione"  da Rumore Segreto

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"perchè anche se entro sempre in punta di piedi, leggere da lei, dà sempre emozioni forti! "da Miss Margot

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