Creato da N_Y_N_I il 18/12/2008

Neither You ...

[ nor I ]

 

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Post n°58 pubblicato il 26 Settembre 2010 da N_Y_N_I

Love hurts

 
 
 

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Post n°57 pubblicato il 11 Settembre 2010 da N_Y_N_I

☆    I Will Never Forget  ☆

 
 
 

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Post n°56 pubblicato il 26 Agosto 2010 da N_Y_N_I

Greetings from...

 

 
 
 

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Post n°55 pubblicato il 30 Luglio 2010 da N_Y_N_I

 I’m gonna leave today, I’m gonna sail away. Sailing to the destiny, dreaming of freedom & praying for a better life.

﹏﹋ ﹏﹋ ﹏﹋ ﹏﹋ ﹏﹋  

 
 
 

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Post n°54 pubblicato il 21 Luglio 2010 da N_Y_N_I

(:   Rescue me  :)

 
 
 

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Post n°53 pubblicato il 18 Luglio 2010 da N_Y_N_I

Reach The Sky

 
 
 

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Post n°52 pubblicato il 11 Luglio 2010 da N_Y_N_I

... it's better

 
 
 

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Post n°51 pubblicato il 20 Giugno 2010 da N_Y_N_I

   Il lusso è un'abitudine che si contrae facilmente - Bertrand Vac  

 
 
 

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Post n°50 pubblicato il 02 Giugno 2010 da N_Y_N_I

Ψ Ψ Ψ   Non smetteranno mai di danzare  Ψ Ψ Ψ

"Post" post...  13 giugno 2010:

Per una volta la voglia di scrivere è più forte della mia precisa scelta di lasciar parlare le mie sole immagini. E la spinta è arrivata oggi, leggendo i vostri nuovi commenti, tutti per me preziosissimi.

Per una volta disattendo la mia abitudine di postare settimanalmente. Desidero che la bandiera di Israele resti ancora per un pò il mio ultimo post.
Questo scatto mi è particolarmente caro. Ricordo persino cosa indossavo quando voltandomi, appena dopo un incrocio, l'ho vista sventolare in pieno sole e come in preda ad un'improvvisa frenesia mi sono fermata a scattare e scattare nel timore che uno scatto solamente avrebbe messo a rischio l'utilizzo dello stesso poichè, al di là della bontà dei vostri commenti, io non so affatto fotografare. 
Anche la musica che lo accompagna mi è molto cara. Ascoltarla qui, ogni volta, mi fa piangere, anche ora, si, anche adesso.

Per una volta desidero rispondere pubblicamente a tutti voi, cari (so per certo che non potete immaginate quanto) e scelti, frequentatori.

A Dinostrato voglio dire che proprio come lui anelerei alla pace ed alla reciproca comprensione di tutti i popoli della terra, ma che sono fermamente convinta del fatto che la mia non sia che una semplicistica utopia.

A g1b9 voglio dire che, si, siamo l'una con l'altra. Anche se la pace è ciò che manca è sempre mancherà a noi umani.

A blue.chips non dico nulla, non qui; blue.chips rappresenta la conferma esistente e ragionata del mio amore (senza ragioni ancestrali, né radici) per Israele; blue.chips non è linkato fra i miei "amici" ed i miei blog "preferiti", perchè è linkato al mio cuore e alla mia anima e spero di poterlo linkare anche al mio sangue prima o poi, proprio come si faceva da bambini nella pura e romantica idea di congiugerci così facendo in una fraterna ed eterna amicizia; blue.chips è un mondo a parte per me, un po' come NYC; blue.chips è una delle pochissime ragioni per le quali resto a guardare cosa di meraviglioso può ancora accadere in questa mia inutile e non particolarmente amata vita; blue.chips è uno dei tre incontri fortuiti fatti nei momenti più bui della mia esistenza, che hanno raccolto il mio cuore proprio mentre stava per fermarsi ridandogli un battito regolare. blue.chips io mi chiedo ancora se esista, o se sia un angelo mandato dal cielo o un extraterrestre giunto da altre galassie.

A comelunadinonsolopol voglio dire che le mie foto non comunicano abbastanza come le sue poesie, ma che sono molto felice del fatto che lei riesca a sentire i sussurri che io vi ho impresso.

A ba_rm voglio dire che il suo intervento è più che appropriato. E che se non lo avesse ancora fatto, dovrebbe vedere il film "Il giardino dei limoni" del regista israeliano Eran Riklis.

A gratiasalavida voglio dire che le mie foto senza le sue visioni delle stesse, non avrebbero tanta importanza (a parte quella che hanno per me... è chiaro) e che io mi sento onorata del tempo che "perde" a guardarle... :')

Ad Observateur, alias mimich, voglio dire che è una continua sorpresa per me la sua attenzione per il mio blog che trovo abbastanza banale, se non fosse che per l'intrinseca ed inestimabile ragione che esso ha per me. E che mi ha fatto felice scoprire il suo pensiero simile al mio sulla la questione a cui ho dedicato questo post, poichè stimo davvero tanto la sua sagacia, il suo atteggiamento provocatorio e la sua cultura.

A ginkobae (fotografo vero e proprio, e maestro) voglio dire che ho compreso intimamente la ragione per la quale preferisce non schierarsi in questo caso e che lo ringrazio infinitamente per aver lasciato qui in  pubblico, con umilità, questa sua dichiarazione.

A depresso.ottimista, alias soul_XIII, voglio dire che ha perfettamente ragione. Le guerre motivate da ragioni prive di interesse, non esistono. Perfino i propri ideali, per quanto nobili, altro non sono che i propri interessi. Ma esistono guerre necessarie ed inevitabili.

A pastelli_e_cristalli voglio dire che la ringrazio, ma che lei nel sentire mi è maestra... :')

A sonoio86a voglio dire che ok, lei "adora" ed io adoro lei... :''')))

A AstinenteMioMalgrado voglio dire che apprezzo ogni suo spunto e tutto il suo sapere e che vorrei avere più tempo per approfondire e condividere tutto quello che sa trasmettere, ma che stavolta il termine "danzare" non è dovuto ad una preferenza bensì ad una ragione specifica. Se desidera conoscerla gli basterà cliccare sul link del titolo della foto (da un pò di tempo ho preso l'abitudine di sottolineare tutti quei titoli dietro ai quali ho motivo di nascondere un link) e capire perchè NON SMETTERANNO DI DANZARE.

In ultimo, ma solo in termini di spazio pagina, desidero lasciare qui il miglior articolo che ho avuto la fortuna di leggere sul tema "Israele, flottiglia, pacifisti, Gaza". D'altronde... si tratta della penna di due "Occhiaie di riguardo". Vi abbraccio idealmente tutti.

°°°°°°°°°°°°

Il risultato dell'assalto israeliano alla flottiglia diretta a Gaza è che nessuno piange quei nove morti

di Toni Capuozzo da il Foglio  - 10 giugno 2010

Ho esitato, a scriverne. Ho letto tutto quello che era possibile leggere sull'assalto alla flottiglia diretta a Gaza. Ho letto commenti ovvi, e visto ditini sussiegosi rivolti ad Israele, e valanghe di correttezze politiche fatte compitino. Ho ascoltato le interviste ai pacifisti italiani, e sentito la torinese, che sembrava inevitabilmente una imitatrice della Littizzetto, dire che ha fatto solo il suo dovere di cronista, aggiustandosi la kefía sulle spalle, e rassicurare marito e amici, loro non sono eroi.

Altri si sono lamentati di non aver mangiato a sufficienza. Ho continuato a seguire la retroguardia della flottiglia, con il premio Nobel per la Pace a bordo, e letto i titoli sulle navi pacifiste, E alla fine, adesso, mi sono detto che ho assistito a una gigantesca commedia degli equivoci, nella quale, se non ci fossero stati nove morti, il ridicolo avrebbe avuto la meglio su tutto.

Una commedia in cui i dettagli non tornavano: bastava rivedere la discesa a bordo dei commando, calatisi da una corda per essere acchiappati e percossi e gettati sul ponte di sotto. Bastava andare alle offerte precedenti: fatevi perquisire, approdate ad Ashdod e i beni raccolti nelle stive li portiamo noi, a Gaza.

Bastava vedere quello che è successo dopo: il carico è stato portato effettivamente a Gaza, ma Hamas ha detto no, non entra fino a che tutti i prigionieri non saranno liberati. Bastava andare alla frontiera sud di Gaza, dove l'Egitto in fretta e furia ha aperto il valico per due o tre giorni, ma passava, davanti alle guardie di Hamas solo chi era stato preventivamente autorizzato.

Bastava andare alle cinque navi dove l'abbordaggio non è degenerato, o alla retroguardia con premio Nobel, quietamente accompagnata al porto di Ashdod. E se i dettagli spiegano l'insieme, le conclusioni realistiche e scorrette sono solo due.

La prima è che la flottiglia è tutt'altro che pacifista. Alcuni dei morti avevano lasciato detto di essere in cerca del martirio, e per una volta hanno disertato la tradizione fondamentalista che il martirio debba essere accompagnato da un congruo numero di morti tra gli infedeli.

Il carico di aiuti era una scusa, un simbolo, A Gaza non si muore di fame. Il blocco di Israele è teso a impedire che entrino armi, o elementi che l'artigianato terrorista sa trasformare in armi. E così qualche burocrate ha stilato una lista che vieta frigoriferi e condizionatori, fertilizzanti agricoli e un'infinità di merci che riducono la spesa, a Gaza, all'essenziale.

Ma quel che manca a Gaza è la libertà: una gabbia superaffollata in cui si sta peggio di quando c'era l'odiata occupazione, in cui si sta peggio di quando c'era la corrotta Autorità nazionale palestinese, in cui un popolo seguendo i pifferai della guerra è andato in massa al suicidio, invece di provarsi a costruire, sia pure in un fazzoletto di terra, un brandello di stato, di economia, di autonomia e di libertà.

E' una caserma, Gaza, e la flottiglia, caparbia nel voler rompere il blocco, navigava in soccorso delle guardie (un pacifismo che non alza il sopracciglio sulla distruzione di Israele, né sulle condanne a morte di collaborazionisti, e di militanti di al Fatah, un pacifismo per cui i propositi di Ahmadinejad sono stravaganze...).

Proposta al pacifismo europeo allineato e coperto tra il fondamentalismo islamista: prossima operazione, fare un convoglio di camion via terra, attraverso l'Egitto, e vedere che effetto che fa.

La seconda è che Israele si sente in una guerra che non sa come combattere. Si sente sola davanti alla minaccia iraniana (provate a immaginare una flotilla iraniana, come quella annunciata, ma con un Iran in possesso di arma atomica), si sente abbandonata dai ditini alzati europei e americani, sa che Hezbollah è più armato di prima, sente l'alito pesante della Siria, ha registrato che la terra in cambio di pace non ha funzionato.

E non è vero che abbia un esercito che ha perso la sua leggendaria abilità. E' che ha un esercito fermo alla cultura della guerra tradizionale, o delle operazioni classiche dell'antiterrorismo: esecuzioni individuali, aerei dirottati. E' un esercito che si è lasciato sfuggire, insieme con la classe dirigente, l'importanza delle guerre mediatiche: ha perso su quel terreno la battaglia di Jenin, ha perso nella morte di Mohamed Al Doura, ha perso nell'occupazione della Natività a Betlemme, ha perso il bombardamento di Canaa in Libano, ha perso nell'operazione Piombo Fuso a Gaza.

E' un esercito che fatica a distinguere ordine pubblico e battaglia: i crocieristi pro Hamas avevano solo armi e bastoni e coltelli? E che, credete che a ogni singolo componente dei commando non restasse, in un angolo del cervello, l'immagine dei due riservisti uccisi a Ramallah, a mani nude, insanguinate e poi mostrate al popolo dalla finestra del commissariato della polizia palestinese?

E quando i croceristi hanno cercato di sequestrare uno di loro, non hanno pensato a Gilad Shalit, preso in territorio israeliano?
Nove morti sono nove morti, però. E qui sta il risultato finale di un'altra deriva, cominciata nella prima intifada, quando i soldati israeliani uccisero con proiettili di gomma ragazzini che tiravano sassi.

C'era una sproporzione evidente, tra la minaccia e la reazione. Israele vi si abituò, bene o male. Come ci si abitua in guerra, quando le vite degli altri, del nemico, non contano. Contano le tue, i ragazzi in mia discoteca, i passeggeri di un autobus, i clienti di un supermercato, le vittime dei terroristi suicidi.

Il muro che ha salvato tante vite da una parte e peggiorato tante vite dall'altra, è stato un monumento a un muro delle anime, a un confine invisibile in una guerra senza confini, anche se si attorciglia su colonie e linee, su frontiere e posti di blocco.

E' la guerra che noi, con l'ipocrisia dei disattenti, degli speranzosi, delle anime belle, chiamiamo da tanti anni processo di pace. La guerra non azzera i valori dei fronti, ma assimila i comportamenti, ti fa assomigliare, perché non si è mai vista la bontà vincere sulla spietatezza (a chiudere il secondo conflitto mondiale, noi ci abbiamo messo Dresda e Hiroshima).

Così, nessuno piange i nove morti, alcuni dei quali la cercavano, quella bella morte. Non i loro, che hanno raggiunto l'obiettivo mediatico e politico. Non Israele, che non può permettersi di piangere neppure quello che è stata costretta a diventare.

 
 
 

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Post n°49 pubblicato il 30 Maggio 2010 da N_Y_N_I

 Strawberry Fields Forever 

 
 
 

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Post n°48 pubblicato il 23 Maggio 2010 da N_Y_N_I

Par Condicio ...   ;)

 
 
 

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Post n°47 pubblicato il 15 Maggio 2010 da N_Y_N_I

☻☻☻ Beauty ☻☻☻

 
 
 

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Post n°46 pubblicato il 09 Maggio 2010 da N_Y_N_I

      VISION     

 
 
 

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Post n°45 pubblicato il 01 Maggio 2010 da N_Y_N_I

    Shrine  

 
 
 

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Post n°44 pubblicato il 24 Aprile 2010 da N_Y_N_I

             NY State Of Mind   ♪  ♥  ♪  ♫  ♪ 

 
 
 

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Post n°43 pubblicato il 31 Marzo 2010 da N_Y_N_I

 

..¤¸¸.•´¯`•.¸•..>>--» [[[ SAILOR'S WARNING  ]]] «--<<..•.¸¸•´¯`•.¸¸¤..

I'm flying to NYC. I'll be back [against my will!] in a couple of week.

 
 
 

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Post n°42 pubblicato il 27 Marzo 2010 da N_Y_N_I

☺☺☺ Countdown ☺☺☺

 
 
 

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Post n°41 pubblicato il 20 Marzo 2010 da N_Y_N_I

« Beef Up Security »

 
 
 

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Post n°40 pubblicato il 14 Marzo 2010 da N_Y_N_I

~  Vintage  ~

 
 
 

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Post n°39 pubblicato il 07 Marzo 2010 da N_Y_N_I

{ Cooking Passion }

 
 
 

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