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Non ho dimenticato come si fa

Post n°2218 pubblicato il 14 Novembre 2014 da gratiasalavida
 

Tor Sapienza.

A Roma.

Un'area marginale di Roma.

Tor Sapienza non è il centro, non è quella parte della città che veste l'abito buono.

Non è la Roma visitata dai turisti.

Non lo sfondo che amano le allegre omitive di americani o di giapponesi per farsi ritrarre in posa, mentre ripetono: "NIce, Nice, very nice!".

A Tor Sapienza i turisti non ci vanno.

Non sarebbero, i palazzi del quartiere,  lo sfondo adatto per mettersi in posa e dire: "Nice, very nice!".

Tor Sapienza. Un'area che si estende tra la Prenestina e la Collatina.

Simile, per tanti versi, ad altre aree marginali di Roma.

Prenestina, Casilina, Collatina: aree dove un tempo si estendevano le borgate, con le loro baracche brulicanti di umanità marginale.

Oggi quartieri di palazzi brutti, tirati su in fretta, senza che un disegno razionale abbia guidato la mano di quanti, un giorno, progettarono quegli edifici. 

Borgate frettolosamente promosse,  negli anni dello sviluppo economico, ad aree di residenza di un ceto medio che si era da poco emancipato dalla povertà, dal bisogno, dalla condizione di marginalità sociale che rende gli ultimi inascoltati e inadeguati: sporchi, brutti, cattivi per definizione.

Con gli anni del miracolo italiano, dello sviluppo economico, del benessere diffuso, quelli che erano sporchi, brutti e cattivi si trasformarono in borghesi piccoli piccoli perfettamente integrati nel tessuto sociale di una grande città promossa anch'essa a metropoli del benessere: le baracche di un tempo mutate in un appartamento di proprietà in  palazzi brutti, ma comunque dignitosi.

La fame mutata in sazietà.

La povertà trascesa in potere di acquisto di beni commerciali un tempo neanche immaginabili: l'autovettura, la televisione, il frigorifero.

Poi la lavastoviglie.

Poi il computer.

Poi il cellulare.

Un bel sogno, per gli ex borgatari divenuti borghesi piccoli piccoli e placati nella loro ansia, nella loro rabbia, nella loro condizione di marginalità, dall'aumentato potere di acquisto e dala possibilità di convertire il potere di acquisto in una serie interminabile di beni non più indisponibili.

Merce acquistata in quantità industriale, negli anni del benessere, nella convinzione che quella merce potesse esorcizzare per sempre la povertà, il degrado, la marginalità.

Poi il sogno si è infranto.

La crisi economica, poi divenuta stagnazione, poi divenuta recessione, ha cominciato a erodere, negli ultimi dieci anni, il potere di acquisto di quella fetta di popolazione che era stata promossa, negli anni del miracolo economico, a ceto medio.

Ha cominciato a eroderne i risparmi.

Ha cominciato a eroderne i beni.

I beni acquistabili, che funzionavano perfettamente come  i feticci orgogliosamente esibiti in un rito di massa inconsapevolmente volto a esorcizzare la paura della povertà, della fame, del bisogno, della marginalità.

I beni sono cominciati a divenire indisponibili, e il rito di massa non funziona più come un tempo.

E' tornata la paura.

La paura di tornare a essere brutti, sporchi, cattivi.

E con la paura sono tornate l'insoddisfazione, la rabbia, la cattiveria.

Rabbia e cattiveria che sono esplose, negli ultimi giorni, in  ripetuti assalti al centro di accoglienza per gli immigrati che si trova a Tor Sapienza.

Assalti feroci, consumati con parole altrettanto feroci.

"Bruciamoli tutti" ha gridato qualcuno (più di uno) degli assalitori, riferendosi agli immigrati barricati negli edifici del centro e impossibilitati a uscirne, per non incorrere nel rischio di essere linciati.

Parole cattive. Gesti di violenza.

Rabbia incontenibile.

Al rito di massa del passato, che identificava il feticcio nella merce, si è sostituito il rito di massa del presente, che identifica il feticcio in coloro che hanno una nazionalità e un colore della pelle diverso da quello dei residenti del quartiere che hanno preso parte all'assalto.

Il feticcio ha sempre la stessa funzione: esorcizzare la paura.

La paura della povertà, la paura del bisogno.

La paura della marginalità.

Un tempo era sufficiente ostentare l'ultimo acquisto per porsi nella zona franca, al riparo dalla paura.

Oggi, quanti sono stati espropriati del loro antico feticcio dalla recessione economica, dalla disoccupazione, dalla perdita del posto di lavoro, in preda a una paura e a una  rabbia non elaborate razionalmente, si rivoltano contro il capro espiatorio più facilmente identificabile come tale dalla loro pancia.

E chi può prestarsi a diventare capro espiatorio meglio degli immigrati, degli zingari, degli emarginati?

Il primo bersaglio contro cui si sfoga la rabbia è di solito identificato in colui che non è in grado di difendersi, perché più debole e meno garantito

E, a rifletterci sopra, è proprio quello cui si ha paura di assomigliare.

Non posso non correre con il pensiero a un periodo della Storia recente che ha partorito mostri.

Fu proprio la condizione di difficoltà e di marginalità economica, fu proprio il senso di inferiorità della popolazione tedesca, che negli anni Trenta del secolo scorso produsse il mostro del Nazismo, che crebbe rapidamente nei consensi proprio perché deviò la frustrazione, il senso di impotenza e la rabbia di un intero popolo verso un capro espiatorio, gli Ebrei,  che divennero il feticcio da esibire in un feroce rito di massa con cui esorcizzare la paura.

Un paragone azzardato?

Me lo auguro, ma non posso non evidenziare come i segnali di una inquietante eventualità futura ci siano tutti.

Quale l'antidoto contro l'eventualità di un crescendo di fenomeni come quelli osservati negli ultimi giorni a Roma e in altre città italiane (e non solo)?

Ne potrei identificare diversi.

1- A breve termine, isolare quelle forze politiche, e mi riferisco alla Lega, che cavalcano la tigre della frustrazione e della rabbia sociale contro gli immigrati,  per garantirsi il consenso e convertirlo in un aumento di voti.

2- A lungo termine, affrontare con una razionale programmazione economica, quella condizione di disagio che sta producendo rabbia e  paura crescenti. Una razionale programmazione economica dorebbe avere come obiettivo centrale quello del lavoro:  solo il  Lavoro, con la "L" maiuscola,  e con ciò non intendo certo  i lavori precari e marginali,  può diventare fattore privilegiato della dignità e della identità sociale di un individuo. Il tema del lavoro, di una condizione di lavoro cui sia restituito il suo portato di dignità e di stabilità, dovrebbe essere (il condizionale è d'obbligo) l'obiettivo centrale verso il quale orientare ogni manovra di carattere economico, almeno a mio parere.

3- A lunghissimo termine, bisognerebbe spendere ogni energia, sia come individui, sia come società, per promuovere la conoscenza e la cultura. Solo sviluppando l'attitudine alla conoscenza e all'elaborazione del sapere si può neutralizzare l'inconsapevole attitudine a farsi dominare dalla pancia, cioè da quei sentimenti confusi, perché non razionalmente elaborati da strumenti conoscitivi, che portano gli individui ad abbracciare i comportamenti peggiori, ad appoggiare le peggiori nefandezze.

4- A lunghissimo termine, bisognerebbe rilanciare il valore dei Sogni. Abbiamo smarrito l'attitudine al Sogno, avendo identificato per lungo, per lunghissimo  tempo, il sogno con la possibilità, tutta e solo economica, di consumare merce, fino a diventare noi stessi, compresa la nostra interiorità, appendici del nostro potere di acquisto. 

Rilanciare il valore del Sogno, intendendo con ciò la riaffermazione della fiducia nella possibilità di progettare il futuro, nella possibilità di muoverci nell'esistenza con la libertà del pensiero e del giudizio, e con la fiducia di essere apprezzati non per il proprio valore economico, ma per quello che si è. Semplicemente per quello che si è.

Con la convinzione che il mondo è un luogo ospitale, in cui si dovrebbe aver piacere di comunicare serenamente con quelli che ci assomigliano e anche con quelli che non ci assomigliano, con la convinzione che nel mondo esista abbastanza posto  per tutti, se tutti sono disposti a fare un passo indietro, liberando lo spazio in eccesso che occupano con l'erronea convinzione di averne diritto esclusivo.

Un mondo abitabile.

Per tutti.

Sto sognando.

Ah, già. Io non ho mai dimenticato come si fa.

 


 

 

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Commenti al Post:
red67ag
red67ag il 15/11/14 alle 11:14 via WEB
Queste parole Cinzia vanno a sbattere contro l'ideologia liberista e capitalista dominante...sono come il veleno per i topi!! A mio modo di vedere però hai scritto un post eccezionale da divulgare il più possibile. Grazie Cinzia per queste parole :)
 
 
gratiasalavida
gratiasalavida il 16/11/14 alle 09:28 via WEB
Grazie a te, Red, per averlo letto. E comunque esso riflette solo una parte, una piccola parte di una realtà che è complessa, maledettamente complessa. Ho cercato di trovare un capo da cui dipanare il groviglio. Non so se ci sono riuscita. Ciao e grazie.
 
ziryabb
ziryabb il 15/11/14 alle 21:26 via WEB
Partendo dalla fine del tuo ottimo post, dico: sì, stai sognando. Non smettere di farlo!
Ho cercato come sempre di informarmi su Tor Sapienza e sui giornali non ho trovato un articolo degno di dire come stanno le cose. Ma perché un giornalista si sente obbligato a leccarsi l'ombelico per scrivere un pezzo?
Sapevo che avresti reagito come l'hai sempre fatto e l'hai fatto bene. Vedo attraverso le tue parole le immagini di P.P.Pasolini giocando a pallone con i ragazzi diventati oggi sessantenni incazzati visti in T.V.
La Lega è disperata e carca soltanto di recuperare credibilità dopo la disastrosa gestione dei dirigenti storici coinvolti in guai giudiziari.
La Lega e tutti i partiti sperano di andare alle elezioni politiche in Aprile per il solo fatto che Aprile sia davanti e non dietro. Devono per questo cercare consensi et lo straniero è come sempre la materia prima. Ma pensa te, Borghezio al bar di Tor Sapienza! A Torino lo prenderebbero a calci nel sedere come è stato cacciato dal gruppo... euroscettici a Bruxelles.
Grazie , Cinzia per questo post e per la tua coerenza in 2000 post e passa.
 
gratiasalavida
gratiasalavida il 16/11/14 alle 09:38 via WEB
Grazie, Zi. Come scrivevo a Red, ho cercato di trovare un capo da cui dipanare il groviglio di una realtà che diventa ogni giorno più complessa, poiché i nodi mai affrontati dalle classi dirigenti che si sono succedute negli anni, oggi sono diventati un groviglio inestricabile, in cui è difficile persino trovare un punto da cui cominciare a dipanare il "pastiche". Grazie per aver letto e per il tuo commento. Un abbraccio. Cinzia
 
i_melotti
i_melotti il 16/11/14 alle 16:06 via WEB
Mi sembra che tu sia perfettamente riuscita a dipanare il groviglio, pur con infinita quantità di variabili che compogono il problema. Temo, purtroppo, che non sia solo la Lega a identificare il nemico nello straniero. Certamente è il più "facile" da usare come capro espiatorio. Lo dico pur tenendo conto dei disagi reali che queste situazioni comportano. Mi viene in mente Renzo Piano, che ha impostato un progetto per il recupero delle periferie, capendo che la soluzione di quel problema aiuterebbe la convivenza civile e non solo l'aspetto estetico. Comunque, grazie per quello che hai scritto. Gianni
 
gratiasalavida
gratiasalavida il 21/11/14 alle 18:44 via WEB
Grazie a te per la lettura. :-) Cinzia
 
max_6_66
max_6_66 il 25/11/14 alle 22:31 via WEB
Rilanciare il valore dei sogni.massimopiero
 
 
gratiasalavida
gratiasalavida il 04/12/14 alle 19:04 via WEB
Sì. Rilanciare il valore dei sogni. Ciao, Massimopiero, e grazie per aver rimarcato il concetto base dl post. Ciao. Cinzia
 
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