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Rubra domus

Paole parole parole

 

Messaggi del 25/09/2015

Dentro. Per sempre.

Post n°2277 pubblicato il 25 Settembre 2015 da gratiasalavida

Si era radunata una vera e propria folla.

Dapprima erano in due.

Due passanti che si erano offerti di aiutarlo.

Avevano notato quel piccolo uomo vestito di panni inadatti alla sua taglia, troppo larghi e troppo lunghi, di un colore simile al marrone, ma a tal punto smorto e fangoso che sembrava essere reduce da lunghi anni di assenza di luce e di aria.

Lo notarono, benché fosse così piccolo da essere difficilmente visibile, perché si aggirava intorno a una panchina, camminando avanti e indietro, agitando le braccia e smaniando.

Biascicava parole ben poco comprensibili, ma s'intuiva che aveva perso qualcosa.

O qualcuno.

- La posso aiutare? Ha perso qualcosa?

Disse uno dei due passanti, un uomo di circa cinquant'anni che stava portando a spasso il suo barboncino bianco.

- Ha bisogno di aiuto?

Disse contemporaneamente una donna che lo aveva notato mentre stava tornando a casa, carica di sporte, dopo aver fatto acquisti in un supermercato.

L'omino li guardò con un'espressione che non lasciava indifferenti. 

Gli occhi, smisurati e inquieti, in un volto ossuto e segnato da un fitto reticolo di rughe che, lo si inuiva, erano da attribuirsi più a una vita di stenti che all'età, recavano nello sguardo l'impronta di una condizione di emergenza, tale da richiedere aiuto e conforto immediati.

Quegli occhi si illuminarono all'improvviso.

- Sì. Sì. Ho bisogno. L'ho perso. L'ho perso.

- Ha perso... cosa?

Chiesero quasi all'unisono i due passanti.

- Era qui. Un attimo fa. Era qui. Vi dico.

Nel frattempo, altri passanti si erano radunati intorno all'omino, che continuava ad agitarsi lungo la panchina, in cerca di chissà chi o chissà cosa, e ai due  che si erano fermati per aiutarlo.

- Che succede?

Chiese una signora di mezza età.

- Ha perso qualcosa.

Rispose la donna carica delle sporte della spesa.

- Cosa?

Chiese un altro passante, un ragazzo di circa venti anni che portava uno skateboard sotto il braccio sinistro.

- Non abbiamo capito cosa abbia perso.

Disse il passante che per primo aveva notato l'omino agitarsi lungo la via.

- Forse ha fame. Ha fame, signore?

La domanda gli fu posta da un anziano, che si appoggiava faticosamente a un bastone. L'uomo aveva subito i guasti della seconda guerra mondiale. Era stato prigioniero e aveva patito fame e stenti, pertanto il primo bisogno che, a suo parere, andava colmato in chiunque desse segno di disagio, era quello di mangiare.

- No. Non fame. Io l'ho perso. Capite? L'ho perso!!!

Nel frattempo altri passanti si erano radunati intorno all'omino e ai suoi soccorritori.

- Cosa? Cosa ha perso?

Chiesero in coro quanti lo circondavano, preoccupati dal suo stato di inquietudine.

Lui continuava a camminare avanti e indietro, lungo la panchina, facendosi largo tra i numerosi passanti che gli stavano intorno e che gli rendevano meno agevoli i movimenti con la loro folta presenza.

- L'ho perso, vi dico. L'ho perso!

- Ha perso forse un pacco?

Disse uno.

- Un cane?

Disse l'uomo con il barboncino al seguito.

- Un posto dove dormire?

Chiese una ragazza da poco uscita da scuola.

- Un bambino? Ha perso suo figlio?

Disse una signora che teneva per mano uno bambinetto appena prelevato da scuola.

- Era qui. Era qui. E poi. Sparito. Dissolto. Capite? Capite?

Nel frattempo intorno a lui si era radunata una folla di dimensioni cospicue.

- Chiamiamo un vigile!

Disse uno.

- No. Chiamiamo la polizia.

Disse un altro.

- Chiamiamo  i carabinieri.

Disse una donna.

- Chamiamo il pronto soccorso.

Disse un'altra.

E finalmente l'omino, pressato dalla folla che l'aveva come stretto in una morsa, impedendogli ogni ulteriore movimento, proruppe in un urlo liberatorio.

- L'ho persooo!

- Ma insomma! Cosa ha perso?

Urlarono tutti. In un coro chiassoso.

L'omino allora s'inginocchiò su quel ristretto tratto di marciapiede che era rimasto libero dalla presenza dei passanti e si mise a piangere.

- Ho perso il mio tempo. L'ho perso..

- Poverino.

Disse una donna.

- Chissà che mi credevo. Per così poco...

Disse un uomo.

- Visto? Avevo ragione! Bisogna chiamare il pronto soccorso!

Disse un terzo.

- Ma no! - disse un quarto. - E' uno dei tanti spostati che girano per le vie della città. E io che ho perso tempo a starlo ad ascoltare...

- No! - disse l'omino - Sono io che ho perso il mio tempo. E questo mi fa sentire tremendamente triste.

Molti dei presenti se ne andarono scuotendo il capo, come a dire: "E' pazzo".

La folla si diradò poco a poco. Alcuni volsero decisamente le spalle all'omino e si affrettarono a tornare alle faccende che avevano interrotto per dargli ascolto.

Altri se ne andarono più lentamente, titubanti e turbati.

Entro pochi mnuti l'uomo, ancora inginocchiato a terra e in lacrime, rimase solo.

Quasi solo.

Con lui era rimasto un bambino.

Lo fissava.

- Non te ne vai? - gli chiese l'uomo. - Perché non te ne vai anche tu?

- Perché mi dispiace che tu sia così triste. - disse il bamino. - Se vuoi, posso darti un po' del mio tempo, così sarai meno triste. Io ne ho tanto, di tempo...

- Davvero? - disse l'uomo. - Davvero faresti questo per me?

- Certo! - disse il bambino. - Se dividiamo il nostro tempo, tu sarai meno triste e anch'io sarò più felice!

L'uomo, finalmente, sorrise.

Gli occhi, smisurati nel volto smagrito, s'illuminarono, rivelando finalmente il loro colore, prima illividito dalla tristezza.

Erano azzurri. Di un azzurro così fondo che sembrava aver sottratto al cielo un po' del suo colore.

L'uomo si sollevò da terra.

Una volta in piedi, non sembrava più così piccolo ed esile com'era parso inizialmente.

Pareva alto, invece, e robusto.

Così il volto: non più smagrito e segnato.

ll volto pareva quello di un giovane appena affacciatosi alla vita.

- Mi hai reso felice.

Disse l'uomo.

- Anche tu!

Disse il bambino, che in effetti si sentiva pervaso da uno stato di serenità così intenso da sembrargli irreale.

- Ti va di fare un breve tratto di strada insieme?

Chiese l'uomo.

- Ma certo! - disse il bambino. - Te l'ho detto. Ho tanto tempo che quasi non sapevo che farmene!

- Andiamo, allora.

Disse l'uomo.

Il bambino s'incammnò per primo.

Si voltò, dopo qualche passo, per scambiare ancora qualche parola con l'uomo, ma lui era sparito.

Non così lo stato di serenità che aveva colmato il cuore del bambino.

La serenità di un istante condiviso.

Gli era rimasta dentro, a fargli compagnia.

E gli sarebbe rimasta dentro per sempre.

 

 

 
 
 

NOTA DELL'AUTRICE DEL BLOG

Tutti i testi qui pubblicati

sono esclusivo frutto della mia creatività. Cinzia M.

Tutti i diritti sono riservati.

Ho scorto su You Tube un canale intitolato Rubra Domus.

Non ha a che fare con me, che sono unicamente l'autrice

di questo blog e dei testi che vi sono quotidianamente

inseriti.

Cinzia M.

 

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