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IL LIBRO MARRONE DELL'ACCUSA
“ASSOCIATI” a GIU’leMANIdallaJUVE class action
Basta un clik : http://www.giulemanidallajuve.com/associati.asp
TELEFONATE MORATTI - BERGAMO
Oggi, sulla gazzetta dell'Antisport, ho letto che Moratti ha ringraziato i PM di Napoli per aver distinto "chi telefonava a chi e chi non lo faceva"... ma il povero Facchetti?
Massimo Moratti - Corsera Magazine
(Pubblicata il 31/08/2006)
Moggi dice che con Bergamo ci parlava anche Facchetti…
«Non c’è niente di male a parlare con Bergamo. La differenza sta nelle cose che si dicono».
Meno rapporti si hanno con i designatori e meglio è.
«Sono loro che chiamano per sapere se tutto va bene».
Lei ha mai telefonato a un designatore?
«No. Ma posso aver ricevuto da loro qualche telefonata in cui mi chiedevano delle opinioni.
Quindi non è da escludere che un giorno vengano fuori delle telefonate in cui c’è anche lei…
«Solo telefonate “normali” senza alcun interesse».
Moggi dice che se avessero intercettato anche gli altri si sarebbero scoperte le stesse cose.
«Ma mica intercettavano Moggi. Intercettavano Bergamo. Evidentemente la Juve c’entrava e l’Inter no».
IL RESTO DELL'INTERVISTA,SE VOLETE VOMITARE, POTETE LEGGERLA QUI: http://www.melba.it/csf/articolo.asp?articolo=202
IL GIOCO DELLE TRE CARTE
Ecco la richiesta di archiviazione
della Procura di Torino sulle intercettazioni che hanno riguardato la Juve e Moggi
L'AGENDA PERSONALE DEL GIUDICE BORSELLINO MORTO NEL 1992 UCCISO DALLA MAFIA SPARISCE MISTERIOSAMENTE. VIENE INCOLPATO IL CARABINIERE ARCANGIOLI, CHE IN ALCUNE FOTO VIENE RITRATTO CON IN MANO LA VALIGETTA CONTENENTE L'AGENDA.
ARCANGIOLI, INSIEME AD AURICCHIO(CHE NEL PASSATO E' STATO ACCUSATO DI AVER MANIPOLATO DELLE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE), SONO I DUE CARABINIERI CHE TRASCRIVONO LE TELEFONATE DI MOGGI E DELLA PRESUNTA CUPOLA.
TELEFONATE CHE MOLTI ACCUSATI NON RICONOSCONO O CHE DICONO SIANO STATE MANOMESSE.
ECCO COME.
CORIANDOLI BIANCONERI DI
RICCARDO GAMBELLI
Gambelli è uno di noi. Uno di quei tifosi viscerali, che somatizza le sconfitte e gioisce talmente per le vittorie juventine da non riuscire, a volte, nemmeno ad esternare completamente la propria gioia. Gambelli (co-fondatore tra l'altro del club Siena Ghibellina) è un contradaiolo con un senso dell'appartenenza che ai non senesi appare sconosciuto per non dire esagerato, un tifoso che, come molti di noi, riservano alla Juve l'ultimo pensiero giornaliero ed il primo mattutino.
Coriandoli bianconeri è il diario di una vita, scritto in un momento nel quale una sufficiente maturità fa rivivere i ricordi con il giusto distacco ed in un momento in cui si possono già tracciare le prime somme. E' un libro che descrive la nascita e la crescita della passione juventina (ed il piacere di coltivarla) con sullo sfondo la vita e tutto ciò che comporta: gioie e lutti, scelte e casualità.
Ma la vita sta dietro o di trequarti, perché in primo piano c'è Lei, la Juventus, l'esperienza per antonomasia. Amici, viaggi, le prime "cotte", sono esperienze comuni a tutti noi, basta cambiare nomi e luoghi per sovrapporre i propri ricordi a quelli dell'autore che a sua volta sovrappone tutto alle partite della Juve, viste dal vivo o con il decoder poco importa perché l'emozione è la stessa, la Juve che detta i ritmi di vita, la Juve, la cui passione fa precipitare in una lucida irrazionalità; il tutto citando ora Günter Grass ora Byron perché il tifoso, quello vero, non vive solo di pane e calcio (che si mettano il cuore in pace i Candidi nazional-popolari).
Un amore per la Juve che diventa una malattia per la quale nessun farmaco potrà mai porvi rimedio, perché chi contrae la juventinite non vorrà mai farsi curare; un amore che se chi ne ha ereditato la sorte della società ne provasse soltanto la metà di quello che provano i suoi tifosi, allora nel 2006 la storia si sarebbe indirizzata su altri binari e non avremmo vissuto quelle tragiche nefandezze.
Alberto Rossetto, da sempre e per sempre juventino, non rappresentato dall'attuale proprietà.
lo potete acquistare nelle migliori librerie o su internet
http://www.pascaleditrice.it/books-index-req-view_book_details-bkid-41.html
IL NUOVO CAPOLAVORO DI RICCARDO GAMBELLI
Un uomo in fuga. In fuga dalla sua casa, dal suo paese, dalla vita... folgorato da una scoperta che gli provoca un dolore devastante.
Tre incontri muteranno il corso del suo destino, una giovane donna, un misterioso vecchio, lo sguardo ipnotico e penetrante di una maestosa aquila reale...
Il racconto è bellissimo, con un finale stupendo.
Un grande Riccardo Gambelli ci regala una storia di vita appassionante, intensa.
CARRARO DICE NO A INTER IN SERIE "B" PER IL PASSAPORTO DI RECOBA!!!
In seguito a quanto dichiarato dal giornalista Franco Ordine l'associazione GiulemanidallaJuve deposita un esposto presso la Procura della Repubblica
In data 24/09/2007 il giornalista Franco Ordine, nel corso della trasmissione televisiva "Lunedì di Rigore" andata in onda sul canale Antenna 3 , dichiarava testualmente : "i guai del passato sono attribuibili al fatto che non funzionavano i controlli; i rolex d'oro, alla roma non succedeva niente. il passaporto falso di Recoba, all'Inter non succedeva niente" ed ancora "con Recoba perché non fu rispettato il regolamento. perché CARRARO (presidente FIGC) disse, apertamente in un consiglio federale, io non mando in B Moratti perché ha cacciato seicento miliardi per l'INTER. Lo disse CARRARO lo disse CARRARO...". A seguito di tali sconcertanti dichiarazioni ed in virtù dell'incomprensibile decisione del Procuratore Federale Palazzi di non procedere nei confronti di quella società di calcio coinvolta in pedinamenti ed intercettazioni illegali, nella giornata di domani, la nostra Associazione depositerà un esposto presso la Procura della Repubblica. I soci contribuenti potranno leggere il documento nella sezione "atti legali" del sito internet.
RIFLESSIONE AD ALTA VOCE
La Juventus ha vinto il mondiale di calcio in Germania.
La stagione successiva come è andata?
Buffon
Zambrotta
Cannavaro
Thuram
Chiellini
Camoranesi
Emerson
Vieira
Nedved
Trezeguet
Ibrahimovic (Del Piero)
Capello
Questa era la formazione che vinceva lo scorso anno.
Dicono grazie ai furti di Moggi.
Un anno dopo TUTTI questi giocatori e l'allenatore sono arrivati primi nei rispettivi campionati.
Questi, signori, sono i FATTI.
La stagione successiva come è andata?
Buffon
Zambrotta
Cannavaro
Thuram
Chiellini
Camoranesi
Emerson
Vieira
Nedved
Trezeguet
Ibrahimovic (Del Piero)
Capello
Questa era la formazione che vinceva lo scorso anno.
Dicono grazie ai furti di Moggi.
Un anno dopo TUTTI questi giocatori e l'allenatore sono arrivati primi nei rispettivi campionati.
Questi, signori, sono i FATTI.
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Post n°514 pubblicato il 29 Luglio 2009 da Topkapy1973
GLI ARTICOLI DI GLMDJ |
Editoriale di P. CICCONOFRI del 29/07/2009 9.17.35
Quello che Blanc non dice...
fonte www.giulemanidallajuve.com
Sul numero di luglio di Hurrà Juventus, G.Gattino dedica spazio ad un’intervista da lui stesso realizzata a J.C. Blanc dove si magnifica il lavoro svolto negli ultimi tre anni. Mi sono divertita a rivedere l’intervista, aggiungendo via via delle domande che avrei voluto fare a Blanc.
Introduzione di G.Gattino
«Un viaggio quello di Blanc alla guida della Juventus, nel corso del quale la squadra ha percorso tutte le strade del calcio: dai sentieri di provincia (qualcuno ricorda Rimini o Crotone?) alle grandi autostrade europee (Londra, Madrid, San Pietroburgo), incrociando in questo viaggio i giudizi severi dei giornalisti e l’impazienza dei propri tifosi.»
Signor Gattino sicuro che siano state percorse proprio tutte le strade? Forse Blanc, e con lui tutti quelli che lo hanno accompagnato in questo viaggio, hanno dimenticato che il “navigatore” era già impostato su un’unica destinazione: “vittoria”, e il percorso era chiaro e ben tracciato. A volte capita di dover scegliere quale strada percorrere per raggiungere la meta: quella più corta, la più breve, strade principali... Mi pare che a furia di cercare strade secondarie ad oggi, dopo tre anni, Blanc non sia ancora arrivato alla vittoria. Impazienza? No, solo una precisazione, perché la promozione in serie A e l’accesso in Champions League vengono presentate come vittorie, ma in realtà non lo sono. Ufficialmente la gestione Blanc ha -2 alla voce titoli.
«Il percorso è lì, davanti agli occhi di tutti: un terzo e un secondo posto in Campionato, due qualificazioni in Champions League, uno stadio – unico in Italia – in fase di costruzione, un bilancio – unico tra le grandi società italiane – che prevedibilmente chiuderà in pareggio, e nel pieno rispetto nei piani approvati dal Consiglio di Amministrazione.»
Si, abbiamo chiaro il percorso. Quello che non è chiaro è perché sia così necessario farsi vanto di situazioni che la Juventus non deve solo ed esclusivamente al lavoro di Blanc. Lo stadio? Mi sembra che Blanc abbia ereditato un progetto portato avanti dalla vecchia gestione. Il bilancio? Mi sembra che la Juventus abbia sempre garantito conti in ordine, anche senza ricorrere agli azionisti.
Intervista a Blanc
«Al di là del lato tecnico, sotto gli occhi di tutti, di Lui mi ha colpito il modo in cui ha lasciato il Werder Brema, l’affetto che ha voluto restituire ai tifosi che l’hanno sostenuto per anni. In particolare ho apprezzato il fatto che si sia impegnato fino all’ultima partita, malgrado avesse già firmato con noi…»
Ma cosa la sorprende? Un professionista è tale proprio per l’impegno che mette anche in funzione della squadra, come appunto nel caso di Diego, e magari non soltanto per tagliare un traguardo personale.
A questo proposito, viene spontanea una domanda proprio a lei: Dottor Blanc, nel 2006 perché ha scelto di non impegnarsi per la “squadra” Juventus? Perché non l’ha difesa? Pensa che non sarebbe stato apprezzato dai tifosi questo gesto dal nuovo AD?
«…con il suo comportamento mi ha dato l’impressione di essere una persona leale…»
Pensa che il suo approccio al mondo juventino possa essere definito “leale”? Ricordiamoci ciò che la Juventus ha perso…
«A Pavel va tutta la nostra riconoscenza come campione e come uomo»
Nonostante gli attestati di stima e le offerte per rientrare all’interno del mondo juventuno, Pavel sembra voler rifiutare questa possibilità. Proprio oggi, dalle pagine di Tuttosport, leggiamo ancora un “no, non entrerò a far parte dello staff di Ferrara” . Non le sembra strana questa decisione, soprattutto dopo aver rifiutato la possibilità di vestire la maglia dell’Inter proprio per il suo essere Juventino?
«Proviamo a dirlo in modo chiaro, una volta per tutte: la nostra organizzazione è perfettamente adeguata a gestire una società di calcio di successo. Per essere più esplicito: in tre anni il Cda non ha mai rallentato o rimandato scelte decisive, anzi ha sempre permesso alla Juventus di lavorare con efficacia e tempestività nell’interesse degli azionisti e dei tifosi…»
Scelte decisive. Proviamo ad elencarle e proviamo a valutare quali sono state le conseguenze, positive e negative.
«In realtà tutte le scelte che abbiamo fatto in questi anni erano coerenti con il nostro progetto. »
Qui ci siamo un po’ persi. Qual è questo progetto? Al suo insediamento ha parlato di un piano quinquennale: siamo ancora in questa fase o il progetto ha subìto una variante?
«Abbiamo sempre affidato la squadra ad allenatori in grado di valorizzare i giovani: è stato così con Deschamps prima e con Ranieri poi. »
Rapporti non idilliaci comunque. Con Ranieri c’è un contenzioso in corso e Deschamps ha preferito andarsene, rimanendo fuori dal calcio per due anni. Poi, quella frase del francese – “troveranno uno che si adegua” –, con la quale ha salutato i tifosi juventini, è sempre lì…
Pare di capire che Ranieri si fosse invece "adeguato" anche a raggiungere un piazzamento UEFA da allenatore della Juventus. Insomma, sig. Blanc, Ranieri si era adeguato al piano quinquennale e non ha accettato un cambiamento di rotta?
Inoltre, non tutti i giovani hanno visto questa valorizzazione: Criscito e Palladino sono al Genoa, Giovinco, forse il più rappresentativo e talentuoso e molto amato dalla tifoseria, non sembra abbia molto gradito l'operato di Ranieri…
«Abbiamo voluto sfruttare al meglio le capacità professionali già presenti nella nostra struttura, perché siamo convinti che consentire alle persone di crescere e al tempo stesso di continuare a lavorare con i propri colleghi e collaboratori aiuti a lavorare meglio…»
Questa dichiarazione contrasta un po’ con altre decisioni. Molte persone, già presenti all’interno della gestione sportiva della Juventus del 2006 sono state invece allontanate. Forse perché troppo vicine alla precedente struttura?
«Non devono chiedersi che cosa la Juventus può fare per loro, ma quello che loro possono fare per la Juventus.»
Tanto per restare sull'invito di Kennedy, cosa ha fatto la Juventus per Lei e cosa invece Lei ha fatto per la Juventus?
«In Italia colpi come quelli di Diego non se ne sono visti…»
In prospettiva, ottimo investimento. Vedremo se sul campo confermerà le aspettative.
Lei crede davvero che questo acquisto possa fare dimenticare le operazioni degli ultimi anni, non tutte propriamente felici, che ancora oggi pesano nella gestione della squadra?
«Il ritorno di Cannavaro è stata un’operazione mediatica, che porta con sé la possibilità di valorizzare un giovane di grandi prospettive come Lorenzo Ariaudo, che siamo molto felici di far crescere.»
Operazione mediatica non da tutti capita e accettata. Una parte della tifoseria organizzata ha contestato la decisione della società e la scelta del giocatore. Pensa che per Cannavaro, sia nel 2006 che nel 2009, sia stata imboccata l’unica strada percorribile?
«…a parità di valore – tecnico ed economico – preferisco un giocatore italiano perché sono convinto, e non da oggi, che l’Italianità sia nel DNA della Juventus. Questa squadra, con la sua storia e con il suo futuro, è un patrimonio dell’Italia, uno dei suoi simboli più amati, una delle espressioni di maggior successo del Paese.»
Storia e futuro, quindi unica Juventus. Perché avete permesso di cancellare due anni di storia di quella che lei definisce “una delle espressioni di maggior successo del Paese”? Il patrimonio dell’Italia non andava preservato?
«…il calcio è ancora un mondo senza regole… apprezzo il libero mercato ma a patto che le regole siano chiare e condivise da tutti… Il mondo del calcio, a livello europeo, non applica le stesse regole: dal trattamento fiscale al livello di indebitamento, ogni paese fa storia a se. L’Uefa deve stabilire delle regole e farle rispettare. Altrimenti il risultato è uno squilibrio sul mercato che falsa la inevitabilmente la competizione.»
La Uefa ne parla da diverso tempo, soprattutto Platinì ne ha fatto un personale cavallo di battaglia. Ma come aiutare e sostenere l’iniziativa? Ad un certo punto occorrono fatti concreti più che una logica teoria.
«Se giocassimo tutti con le stesse regole, il campionato sarebbe più divertente, perché sarebbe più competitivo.»
Questa affermazione presuppone che qualcuno non stia giocando nel rispetto delle stesse regole. Non sarebbe il caso di farlo presente e spingere affinché ci sia una vera uguaglianza?
«E’ chiaro però, che per avere i bilanci in ordine la Serie A potrebbe trovarsi nelle condizioni di rinunciare a qualche campione.»
Parla del Milan e dell’Inter? E se queste operazioni non bastassero per avere bilanci in ordine, accetterebbe comunque ancora di gareggiare, pur non partendo tutti dalla stessa posizione?
«La competitività di un campionato si raggiunge con investimenti sulle infrastrutture e sul settore giovanile. In Italia è mancato questo lavoro ed è normale che ora si faccia fatica, ma se il calcio italiano si mette a lavorare bene i risultati non tarderanno. Forse è da mettere in conto un periodo di transizione, in cui la distanza da altri paesi potrebbe aumentare… La Juventus ha cominciato tre anni fa questo percorso e quando il nostro stadio sarà ultimato saremo pronti ad affrontare nuove sfide prima degli altri. Basti pensare che quest’anno con l’acquisto di Diego e l’avviamento dei lavori per lo stadio, chiuderemo il bilancio in pareggio. »
In casa Juve, infrastrutture ed investimenti nel settore giovanile sono stati sempre fiori all’occhiello. Tre anni fa ha portato avanti un percorso già avviato, sia per lo stadio, il cui progetto fa capo alla vecchia gestione, che per il settore giovanile. Quest'ultimo da molto tempo si conferma su un ottimo livello, così da permettere di finanziare il mercato e di creare l’ossatura per la prima squadra. Perché ci dimentichiamo sempre di specificarlo?
La situazione è chiara e l’augurio è quello di riavere presto una Juventus vincente, ma di tutti.
Si parla spesso di rispetto. Ciò che vorremmo è il rispetto per i tifosi e per la storia della loro squadra, non soltanto con l’utilizzo di belle parole o frasi ad effetto, ma attraverso fatti concreti.
Introduzione di G.Gattino
«Un viaggio quello di Blanc alla guida della Juventus, nel corso del quale la squadra ha percorso tutte le strade del calcio: dai sentieri di provincia (qualcuno ricorda Rimini o Crotone?) alle grandi autostrade europee (Londra, Madrid, San Pietroburgo), incrociando in questo viaggio i giudizi severi dei giornalisti e l’impazienza dei propri tifosi.»
Signor Gattino sicuro che siano state percorse proprio tutte le strade? Forse Blanc, e con lui tutti quelli che lo hanno accompagnato in questo viaggio, hanno dimenticato che il “navigatore” era già impostato su un’unica destinazione: “vittoria”, e il percorso era chiaro e ben tracciato. A volte capita di dover scegliere quale strada percorrere per raggiungere la meta: quella più corta, la più breve, strade principali... Mi pare che a furia di cercare strade secondarie ad oggi, dopo tre anni, Blanc non sia ancora arrivato alla vittoria. Impazienza? No, solo una precisazione, perché la promozione in serie A e l’accesso in Champions League vengono presentate come vittorie, ma in realtà non lo sono. Ufficialmente la gestione Blanc ha -2 alla voce titoli.
«Il percorso è lì, davanti agli occhi di tutti: un terzo e un secondo posto in Campionato, due qualificazioni in Champions League, uno stadio – unico in Italia – in fase di costruzione, un bilancio – unico tra le grandi società italiane – che prevedibilmente chiuderà in pareggio, e nel pieno rispetto nei piani approvati dal Consiglio di Amministrazione.»
Si, abbiamo chiaro il percorso. Quello che non è chiaro è perché sia così necessario farsi vanto di situazioni che la Juventus non deve solo ed esclusivamente al lavoro di Blanc. Lo stadio? Mi sembra che Blanc abbia ereditato un progetto portato avanti dalla vecchia gestione. Il bilancio? Mi sembra che la Juventus abbia sempre garantito conti in ordine, anche senza ricorrere agli azionisti.
Intervista a Blanc
«Al di là del lato tecnico, sotto gli occhi di tutti, di Lui mi ha colpito il modo in cui ha lasciato il Werder Brema, l’affetto che ha voluto restituire ai tifosi che l’hanno sostenuto per anni. In particolare ho apprezzato il fatto che si sia impegnato fino all’ultima partita, malgrado avesse già firmato con noi…»
Ma cosa la sorprende? Un professionista è tale proprio per l’impegno che mette anche in funzione della squadra, come appunto nel caso di Diego, e magari non soltanto per tagliare un traguardo personale.
A questo proposito, viene spontanea una domanda proprio a lei: Dottor Blanc, nel 2006 perché ha scelto di non impegnarsi per la “squadra” Juventus? Perché non l’ha difesa? Pensa che non sarebbe stato apprezzato dai tifosi questo gesto dal nuovo AD?
«…con il suo comportamento mi ha dato l’impressione di essere una persona leale…»
Pensa che il suo approccio al mondo juventino possa essere definito “leale”? Ricordiamoci ciò che la Juventus ha perso…
«A Pavel va tutta la nostra riconoscenza come campione e come uomo»
Nonostante gli attestati di stima e le offerte per rientrare all’interno del mondo juventuno, Pavel sembra voler rifiutare questa possibilità. Proprio oggi, dalle pagine di Tuttosport, leggiamo ancora un “no, non entrerò a far parte dello staff di Ferrara” . Non le sembra strana questa decisione, soprattutto dopo aver rifiutato la possibilità di vestire la maglia dell’Inter proprio per il suo essere Juventino?
«Proviamo a dirlo in modo chiaro, una volta per tutte: la nostra organizzazione è perfettamente adeguata a gestire una società di calcio di successo. Per essere più esplicito: in tre anni il Cda non ha mai rallentato o rimandato scelte decisive, anzi ha sempre permesso alla Juventus di lavorare con efficacia e tempestività nell’interesse degli azionisti e dei tifosi…»
Scelte decisive. Proviamo ad elencarle e proviamo a valutare quali sono state le conseguenze, positive e negative.
«In realtà tutte le scelte che abbiamo fatto in questi anni erano coerenti con il nostro progetto. »
Qui ci siamo un po’ persi. Qual è questo progetto? Al suo insediamento ha parlato di un piano quinquennale: siamo ancora in questa fase o il progetto ha subìto una variante?
«Abbiamo sempre affidato la squadra ad allenatori in grado di valorizzare i giovani: è stato così con Deschamps prima e con Ranieri poi. »
Rapporti non idilliaci comunque. Con Ranieri c’è un contenzioso in corso e Deschamps ha preferito andarsene, rimanendo fuori dal calcio per due anni. Poi, quella frase del francese – “troveranno uno che si adegua” –, con la quale ha salutato i tifosi juventini, è sempre lì…
Pare di capire che Ranieri si fosse invece "adeguato" anche a raggiungere un piazzamento UEFA da allenatore della Juventus. Insomma, sig. Blanc, Ranieri si era adeguato al piano quinquennale e non ha accettato un cambiamento di rotta?
Inoltre, non tutti i giovani hanno visto questa valorizzazione: Criscito e Palladino sono al Genoa, Giovinco, forse il più rappresentativo e talentuoso e molto amato dalla tifoseria, non sembra abbia molto gradito l'operato di Ranieri…
«Abbiamo voluto sfruttare al meglio le capacità professionali già presenti nella nostra struttura, perché siamo convinti che consentire alle persone di crescere e al tempo stesso di continuare a lavorare con i propri colleghi e collaboratori aiuti a lavorare meglio…»
Questa dichiarazione contrasta un po’ con altre decisioni. Molte persone, già presenti all’interno della gestione sportiva della Juventus del 2006 sono state invece allontanate. Forse perché troppo vicine alla precedente struttura?
«Non devono chiedersi che cosa la Juventus può fare per loro, ma quello che loro possono fare per la Juventus.»
Tanto per restare sull'invito di Kennedy, cosa ha fatto la Juventus per Lei e cosa invece Lei ha fatto per la Juventus?
«In Italia colpi come quelli di Diego non se ne sono visti…»
In prospettiva, ottimo investimento. Vedremo se sul campo confermerà le aspettative.
Lei crede davvero che questo acquisto possa fare dimenticare le operazioni degli ultimi anni, non tutte propriamente felici, che ancora oggi pesano nella gestione della squadra?
«Il ritorno di Cannavaro è stata un’operazione mediatica, che porta con sé la possibilità di valorizzare un giovane di grandi prospettive come Lorenzo Ariaudo, che siamo molto felici di far crescere.»
Operazione mediatica non da tutti capita e accettata. Una parte della tifoseria organizzata ha contestato la decisione della società e la scelta del giocatore. Pensa che per Cannavaro, sia nel 2006 che nel 2009, sia stata imboccata l’unica strada percorribile?
«…a parità di valore – tecnico ed economico – preferisco un giocatore italiano perché sono convinto, e non da oggi, che l’Italianità sia nel DNA della Juventus. Questa squadra, con la sua storia e con il suo futuro, è un patrimonio dell’Italia, uno dei suoi simboli più amati, una delle espressioni di maggior successo del Paese.»
Storia e futuro, quindi unica Juventus. Perché avete permesso di cancellare due anni di storia di quella che lei definisce “una delle espressioni di maggior successo del Paese”? Il patrimonio dell’Italia non andava preservato?
«…il calcio è ancora un mondo senza regole… apprezzo il libero mercato ma a patto che le regole siano chiare e condivise da tutti… Il mondo del calcio, a livello europeo, non applica le stesse regole: dal trattamento fiscale al livello di indebitamento, ogni paese fa storia a se. L’Uefa deve stabilire delle regole e farle rispettare. Altrimenti il risultato è uno squilibrio sul mercato che falsa la inevitabilmente la competizione.»
La Uefa ne parla da diverso tempo, soprattutto Platinì ne ha fatto un personale cavallo di battaglia. Ma come aiutare e sostenere l’iniziativa? Ad un certo punto occorrono fatti concreti più che una logica teoria.
«Se giocassimo tutti con le stesse regole, il campionato sarebbe più divertente, perché sarebbe più competitivo.»
Questa affermazione presuppone che qualcuno non stia giocando nel rispetto delle stesse regole. Non sarebbe il caso di farlo presente e spingere affinché ci sia una vera uguaglianza?
«E’ chiaro però, che per avere i bilanci in ordine la Serie A potrebbe trovarsi nelle condizioni di rinunciare a qualche campione.»
Parla del Milan e dell’Inter? E se queste operazioni non bastassero per avere bilanci in ordine, accetterebbe comunque ancora di gareggiare, pur non partendo tutti dalla stessa posizione?
«La competitività di un campionato si raggiunge con investimenti sulle infrastrutture e sul settore giovanile. In Italia è mancato questo lavoro ed è normale che ora si faccia fatica, ma se il calcio italiano si mette a lavorare bene i risultati non tarderanno. Forse è da mettere in conto un periodo di transizione, in cui la distanza da altri paesi potrebbe aumentare… La Juventus ha cominciato tre anni fa questo percorso e quando il nostro stadio sarà ultimato saremo pronti ad affrontare nuove sfide prima degli altri. Basti pensare che quest’anno con l’acquisto di Diego e l’avviamento dei lavori per lo stadio, chiuderemo il bilancio in pareggio. »
In casa Juve, infrastrutture ed investimenti nel settore giovanile sono stati sempre fiori all’occhiello. Tre anni fa ha portato avanti un percorso già avviato, sia per lo stadio, il cui progetto fa capo alla vecchia gestione, che per il settore giovanile. Quest'ultimo da molto tempo si conferma su un ottimo livello, così da permettere di finanziare il mercato e di creare l’ossatura per la prima squadra. Perché ci dimentichiamo sempre di specificarlo?
La situazione è chiara e l’augurio è quello di riavere presto una Juventus vincente, ma di tutti.
Si parla spesso di rispetto. Ciò che vorremmo è il rispetto per i tifosi e per la storia della loro squadra, non soltanto con l’utilizzo di belle parole o frasi ad effetto, ma attraverso fatti concreti.
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