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L'altra campana

Itinerario spirituale di un pagano

 

Messaggi del 15/11/2014

SHELA (pausa nel salmodiare)

Post n°1762 pubblicato il 15 Novembre 2014 da anonimo.sabino
 

LA NEBBIA AGL’IRTI COLLI…

     Per le generazioni che a scuola imparavano le poesie a memoria è difficile vivere queste giornate autunnali senza associarle ai bei versi del Carducci. E il tuffo in quei versi che ricordiamo benissimo è un riscatto dall’uggia prosaica dello smog che ci avvolge nella vita quotidiana.

     Abbiamo imparato e ricordiamo quei versi perché erano un connubio perfetto fra parole e musica. In tanto era poesia in quanto si legava di sua volontà alle regole della tecnica poetica; una tecnica che, una volta acquisita, al poeta dà più suggerimenti che intralci; ma poeta nascitur (e ho paura di essere l’ultimo, visto che anche Pensiero Stupendo ha gettato la spugna)  mentre per chi non ha la musica nell’orecchio e la rima a portata di mano senza bisogno del rimario la metrica è un intralcio insuperabile ad esprimere la poesia che pur si può avere dentro; ed è vincente, purtroppo, la tentazione (nei critici per primi, eterni chierichetti che aspirano a fare i celebranti) di far passare la metrica per una mera prigione.

     D’accordo che il poeta lo fa prima di tutto il modo di sentire e di esprimere la realtà e che puoi trovare la poesia anche in una metrica informale o magari al di fuori della metrica. Ma mi rode francamente il culo il disprezzo della metrica da parte di chi non riesce a conquistarla (e sono i più) e a tradurla in americano; come quando leggo in Wikipedia, alla voce poesia: “Viavia che la poesia si evolve, si libera dai suoi schemi sempre più opprimenti per poi diventare forma pura d'espressione”. Opprimenti? Opprimenti per la civiltà dell’usa-e-getta, come il problema di contare i numeri (o le sillabe) sulla punta del naso opprime lo scolaretto, non il professore. Forma pura il dire e ridire che non si ha nulla da dire? E qual è il risultato di questa“evoluzione” poetica (a parte il non poterla memorizzare)? Eccolo nel seguito del passo di Wikipedia: “molta della poesia italiana contemporanea non rientra nelle forme e nella tradizione, e il consumo letterario è molto più orientato al romanzo e in generale alla prosa, spostando la poesia verso una posizione secondaria”. Insomma gli stonati hanno rubato il canto a chi aveva potuto e saputo  educare la voce e hanno ucciso la musica.

     Un bell’acquisto davvero, la “forma pura”che il “poeta” ormai si scrive, si pubblica e si legge da sé! Mentre ostinata come un poeta “superato”, 

la nebbia agl’irti colli

piovigginando sale

e sotto il maestrale

urla e biancheggia il mar…

 
 
 


 

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