Messaggi di Giugno 2014
Utile e interessante, ai fini della comprensione delle origini del cristianesimo, la panoramica offerta dal Vangelo di Pilato sulle scuole filosofiche del tempo. LA SINDROME FILOSOFICA
16. Lucrezio Caro, perdonami, poeta del pensiero, se sfrutto qua il tuo verso imperituro. Son più di cinque secoli che l’uomo s’era creduto di cantar vittoria, da quando la ragione d’uno gnomo fugò i fantasmi della preistoria: chiuso il cielo, lo sbarrava con la clava un polifemo, per l’umana creatura la Paura e il Dio Supremo. Buio incombeva sull’umano strame, che giacque schiavizzato e senza lume; donò tremante al mostro i suoi travagli e, denudato, gl’immolava i figli. Ma fu da quelle spiagge che per primo un uomo, un greco si levò in disfida, alzando gli occhi contro il mostro opimo; né spade gli servirono né grida: dall’audacia del suo sguardo il maliardo fu disperso, dietro il mostro il cielo aperto e scoperto l’Universo.
L’umana esistenza giaceva a terra in nuda ignominia, prostrata sotto il peso immane della Religione, che sbarrando col suo cospetto gli spazi celesti incombeva dall’alto con orrido aspetto sui mortali, quando un greco per primo i suoi occhi mortali osò levarli contro la sua faccia, per primo in aperta sfida... E tutta l’immensità percorse, oltre le fiammanti barriere del mondo, con il coraggio della ragione... (Lucrezio – I sec. a.C., De Rerum Natura I, 44-56)
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ITALIA IN LUTTO
Perché la nazionale di calcio ha dovuto lasciare il Brasile, eliminata subito da due scugnizze. Lutto accompagnato dal coro scontato delle posticce polemiche e dalle postume lezioni dei soloni. Io mi rifiuto di identificare l’Italia con undici pupazzi superpagati per dare calci a una palla (e non avevano vinto neanche una delle otto amichevoli di preparazione). Ma come penso che non si possa affidare l’onore del paese ai piedi di un ragazzotto viziato (“I negri sono più bravi”, la sua ultima uscita), così vedo nel grande calcio un grande sperpero di denaro, come in tutta l’economia italiana. Una ventina di società europee si spartono una torta di cinque miliardi e mezzo di euro, assicurata in prevalenza da lauti introiti televisivi. E in Italia i tre quarti del bilancio delle società di calcio (che colgono l’occasione per chiedere nuovi megastadi) vanno all’acquisto e all’arricchimento di calciatori, per lo più stranieri, che poi magari si rivelano pippe. E’ di tutta evidenza l’unica lezione da trarre, non da questa “figuraccia”, prevedibilissima, ma proprio dal “sistema calcio” che abbiamo così scoperto. Se ai miliardi sperperati per allestire squadre di divi e a quelli buttati nella costruzione di stadi dove mandare un figlio è come mandarlo in guerra si aggiungono quelli spesi dallo Stato per assicurare agli stadi la sicurezza, tanti quanto quelli che ci vorrebbero per domare una rivoluzione, la conclusione é Basta! Si dedichino queste risorse allo sport dilettantistico, alle palestre o almeno a vivai indigeni. Parole al vento in mancanca di precisi interlocutori: ma almeno uno lo voglio identificare, il massimo finanziatore di questo grasso business e di questa droga dei poveri che è il grande calcio: la TV. Infatti…Presentati i palinsesti La nuova (!) Rai riparte da Carrà e punta sull’estro di Benigni. Conti a Sanremo, confermati Fazio, Gabanelli e Carlucci. «La vita in diretta» a Cristina Parodi, uno show per Ranieri. Perfetto! Largo ai giovani! |
Post n°1646 pubblicato il 27 Giugno 2014 da anonimo.sabino
15. Qua la chitarra!Se a quella morte mignottona occorra, datele voi la mano, eroi di guerra. Io bevo. Non al secolo dei fasti, che ormai rifugge da qualunque impegno e a pur latenti ma profondi guasti l’annuncio affida di un’età del legno. Si dirà: “Lui se ne lava”. Ma alla brava società io regalo ciò che posso: piscio addosso verità. Né levo canti alla mia storia buia, come a se stesso il vecchio cane abbaia, se canto con la rabbia che in me desta il falso che le cronache sovrasta. Io bevo e brindo a te, lettore caro, che già dimostri, con il solo fatto di leggere un referto tanto amaro, ingegno raro e fegato da matto; brindo a te, che m’accompagni tra gli sfagni di un’età che di secoli in malora molti ancora ne trarrà.
Ed io, come ho detto, ho appreso molteplici misteri, parecchie cerimonie e vari atti rituali per desiderio di conoscenza e per dovere verso gli Dei… C’è forse qualcuno che, avendo qualche nozione di cose religiose, trovi strano che una persona abbia cognizione di tanti misteri divini e ne conservi in casa i simulacri…? (Apuleio, Pro se de magia, 56) Tu sì che sei santa, eterna salvezza del genere umano, sempre generosa nell’aiutare i mortali, tu doni alle sventure dei miseri l’affetto dolce d’una madre. Non v’è giorno o notte o momento minimo che passi senza una tua grazia… eccetera (Preghiera a Iside in Apuleio, L’asino d’oro, XI,25). |
14. Fiore di campo, se il male che tu fuggi è nel tuo tempo, non altro luogo ti può dare scampo. Città di privazioni e lussi folli, contraddizione eccelsa per gli annali, Roma lasciai per più salubri colli; e invece son finito ai funerali d’una fara dell’Oriente, permanente frustrazione, che di droga solo pasce chi pur nasce da Sansone. Da secoli i Sansoni sono estinti ed i falò del Dio di gloria spenti. E a te dirà la via del camposanto chi in quella della vita t’ha sospinto. Infatti è qua, tra l’Africa ed il Ponto, che l’uomo spiccò il volo più deciso, recando al cielo stesso audace affronto, per trarre sulla terra il paradiso. Ed è qua che fece il botto, quando cotto finì presto da Alessandri e Ciri e Dari e dai vari eroi del Testo.
Sovvertito radicalmente il sistema di governo, nulla sopravvisse dell’antica e sana coscienza civile; dimessa ogni aspirazione d’uguaglianza politica, tutti aspettavano la parola del principe, senza assumere iniziative... A un tempo stesso si seppe che Augusto era morto e che (Tiberio) Nerone aveva assunto il potere... Consoli, senatori e cavalieri si precipitarono a rendergli omaggio. Quanto più erano illustri, tanto più ipocriti e premurosi, il volto studiatamente atteggiato sì da non apparire né troppo lieti, data la morte del principe, né troppo tristi davanti al successore (Tacito, Annali I, 4-7). |
13. Mistica ebbrezza, Iddio lo sa se in tutta questa puzza non servirebbe un dio della salvezza! Ma tu non eri, o cristo nazareno, lo Spartaco che a sordide plebaglie sopravvissute imbelli a paglia e fieno venisse a prospettar nuove battaglie; né in un giorno preso a caso sei evaso tra le genti, per dividere i congiunti già defunti dai redenti. Nessuno segnalò che fossi apparso sulla scena divistica diverso. E fossi pure il cristo atteso tanto, il mondo l’hai tutt’altro che redento. Prodotto pure tu di questa resa, la febbre di miracoli e d’oblio ti spinse a costruire una tua Chiesa e t’ammazzò per trasformarti in dio... Ma godran della promessa che fu messa in culo agli avi proprio i figli che un peccato d’antenato fa suoi schiavi?
Perfino l’illustre Lepida… fu accusata di aver falsamente attribuitò la paternità di un suo figlio a P.Quirino, riccone privo di eredi, con imputazioni aggiunte di adulteri, di avvelenamenti e di consultazione dei caldei sulla casa imperiale…Augusto bollava con gravi epiteti, di sacrilegio o di lesa maestà, una corruzione ormai comune fra gli uomini e fra le donne… (Tacito, Annali III, 22, 24) Pomponia Grecina, donna illustre, sposa di A. Plauzio già da me ricordato per l’ovazione riportata sui Britanni, incolpata di superstiziose pratiche straniere, fu affidata al giudizio del marito… Lunga vita ebbe questa Pomponia, in perenne tristezza (Tacito, Annali XIII,32) |
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