L'altra campana

LA VITTORIA DELLO SPIRITO

121.

     “Pur adorando il Dio Potere e i suoi favori”,

rispose candido e sicuro il giovanotto,

“disprezzerei quanti gli ruspano al di sotto;

ché mi dà il vomito servire i servitori”.

Fu il diavolone Propaganda a uscire fuori

e a trasportarlo sulla guglia d’un casotto:

“Guarda laggiù! Se vuoi volare e non mi adori,

ti faccio fare il botto…

122.

avrai conferma”, proseguiva il diavolone,

“che non c’è fuori della Chiesa alcun campione

che molto prima del traguardo non desista.

E non c’è Chiesa che in Reclame non consista”.

“Non va alla Chiesa, ma al suo dio l’adorazione”.

“Buttati e vola!”  “Non è un dio chi non esista

che in pubblica opinione”.

123.

     Nel diplomarlo, il suo Maestro lo conforta:

“Ecco sparito Belzebù dalla tua scena”.

Raccoglie un fungo: “C’è un segreto, qui”. E lo mena

con sé in un luogo dove secca v’è una scorta

di quel gesù che, in fumo o in tazza, ti riporta

in grembo a Dio. Infatti lui, bevuto appena

quel tè, volò tra gli angioletti uniti a sporta

attorno alla sua cena.

E Gesù in risposta: “Sta scritto: adorerai il Signore Dio tuo e solo a lui presterai gli atti di culto”. Allora lo portò a Gerusalemme e lo posò sul pinnacolo del tempio. Gli disse: “Tu che sei figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto che egli ordinerà ai suoi angeli di attorniarti ed essi ti sosterranno sulle palme in modo che il tuo piede non inciampi”. Ma Gesù gli rispose: “Fu scritto che non tenterai il Signore Dio tuo” (Luca 4, 6-12). Anche la radice dell’halicacabus è usata come bevanda da coloro che, per avvalorare credenze superstiziose, si mettono a recitare la parte del profeta ispirato mostrandosi pubblicamente in preda a un autentico delirio di follia (dalla Historia Naturalis di Plinio il Vecchio, contemporaneo di Cristo).