Messaggi del 26/01/2015
50. Venne l’incendio dell’Apocalisse. Più nulla ricordò di tanto atroce la plebe che a quel rogo sopravvisse: sei giorni d’un inferno che dal piano del Circo si sferrava a divorare i colli e il puzzo umano sepolto nei tuguri e la sua voce. Fra tanta strage un demone guidava ad attizzar l’inferno gli eletti per quel giorno. Era il giorno di Dio, che dell’immondo ultimo Impero inceneriva il cuore: perisca il seme umano ed il suo mondo! Ben dieci su quattordici quartieri il giorno del Giudizio ridusse in fumiganti cimiteri, mirando nei ritorni di furore i templi e i luoghi di piacere e vizio; Nerone alla chitarra, Poco a guidar la tragica gazzarra. Tolleranza, che non spegni alcun cero a Madri e Cristi, alla cronaca consegni tu, ammutiti i vangelisti, la mancata parusia; né più orrore dai lamenti delle fiaccole viventi suscitato mostri in te, che dall’infima genia cui quel rogo risplendé, l’orda furente chiamata al Regno dall’Altissimo Mandante. Voci profane l’Alto Mandante riconobbero in Nerone. Vede il laico scriba come odiosa e deleteria la nuova setta e ne paventa la miseria; morbo chiama il credo che per farli bruciar ritti rianima i relitti, servi, disperati, folli, apolidi randagi. E nel timore che quel morbo lo contagi, forse, agl’invasati di Gesù poi nelle pene dà compassione; quanta gliene tributa chi sa la loro fama d’ostilità al sistema. Tu compatendo, laica Storia, più li offendi delle torture inferte a causa degl’incendi dall’istrionico regnante; che a rimuovere il sospetto d’esser lui l’Alto Mandante dei fanatici del ghetto, infierisce nei supplizi su nefanda fede e ottusa, la follia dal Dio delusa che in deliquio già crollò. Compatendo tu sevizi chi al delirio si votò.
Seguì un incendio gigantesco… E ne impedivano i tentativi di estinzione le minacce e l’aperta azione di individui che scagliavano fiaccole accese, dichiarando di essere a ciò “chiamati”… Dopo sei giorni il fuoco riprese al largo… con minore strage di gente, ma con vasta rovina di templi e di pubblici ritrovi. Poiché né interventi umanitari né largizioni né riti espiatori dileguavano la voce che indicava in Nerone il “Mandante”… denunciò come colpevoli… una genia odiosa per le sue nefandezze, che il volgo chiamava cristiani… Deleteria superstizione, soffocata da Pilato in Giudea… ora pullulava anche a Roma, dove si riversano tutte le atrocità e le vergogne. Furono arrestati cristiani pubblicamente professi e su loro denuncia altri, convinti non tanto del reato d’incendio quanto di odio verso l’umanità. Ma l’atrocità delle pene… pur suscitava pietà…(Tacito, Annali XV, 38-44) |
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