Messaggi del 08/07/2015
Finito il primo anno scolastico di Studentato Filosofico e di Liceo, preclusa ancora ogni visita a casa, invece della consueta vacanza a Somasca che avevo annunciato alla mamma, ci mandarono quell’anno in “villeggiatura” in una villa che una benefattrice aveva di recente donato all’Ordine, ancora nel comasco, a Ponzate. Della mia villeggiatura di quell’anno non avrei ricordato tanto le escursioni sull’altro Pizzo, il più famoso; quanto la vigliaccata che mi svelò cosa stavo diventando. Non era una villeggiatura di tutto piacere. Ci toccava dare una mano a figli di papà provenienti dal Collegio Gallio di Como, che potevano permettersi ripetizioni di lusso in ambiente di villeggiatura. Nel dare l’aiuto per il quale i nostri superiori erano ben pagati, mi lasciai prendere da un insospettabile rancore classista misto alla tipica crudezza che avevo detestato in altri religiosi: per me quei ragazzi erano solo viziati e cretini. Ignaro dei problemi psicologici che doveva avere uno che mi guardava con gli occhioni chiari come spenti, senza riuscire a concentrarsi su ciò che dicevo, credetti di poterlo erudire a suon di ceffoni. Vedendo che solo dopo lo schiaffo tornava in sé e azzeccava la risposta, lo picchiai più volte. Soltanto poi, ripensandoci e vedendomi accoppiato nella memoria con suora Artura, ebbi paura di quello che mi stava succedendo. E adesso mi getterei ai piedi di quel ragazzo, per chiedergli perdono. Né potevo raccontarlo a mia madre. …La villeggiatura non poteva essere migliore… Adesso non starò sicuramente in ozio perché c’è sempre qualcosa da fare. Già suono discretamente l’armonium; adesso provo il pianoforte. In questi giorni il castello è sempre visitato da tanti forestieri, perché è una vera rarità: penso che potrei vedermi davanti da un momento all’altro la macchina di Gino… Argomento di altre lettere erano i preparativi per il matrimonio di Vanda con Luciano. Il figlio dell’ex luogotenente podestà ora rimpiazzava suo padre nell’Ufficio Postale. Prospettai alla mamma la possibilità di vendere la stalla inutilizzata a ridosso del paese, per far fronte alle spese occorrenti. Cosa che lei fece senza indugio. Gino aveva ritrovato per via epistolare la sua Beatrice; ed era in Italia, fermamente deciso a portarsi in America quel lembo del nostro paese. Chissà se Elena si ricordava di me. Ma che importanza poteva avere, ormai? Io stesso l’avevo scoraggiata… Ero o no un allievo giannizzero? |
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