Creato da scrittocolpevole il 15/02/2007

LA COLPA DI SCRIVERE

per sviluppare un'idea, ovvero arte e poesia e letteratura e...

 

Messaggi di Aprile 2014

DANTE MAFFIA, Il poeta e la farfalla, Roma, Lepisma Edizioni, 2014

Post n°659 pubblicato il 14 Aprile 2014 da scrittocolpevole
 

il poeta e la farfalla

 

DANTE MAFFIA, Il poeta e la farfalla, Roma, Lepisma Edizioni, 2014

 

  “Sei troppo bella / e sento la tua bellezza / come un carro armato / che mi attraversa il cuore”. E’ uno dei tanti incipit delle poesie di questo libro interamente dedicato all’amore, ma non l’ho scelto a caso, perché è dalla bellezza della donna che scaturisce il fiume immenso e ininterrotto dei versi di Dante Maffia. Una bellezza che subito cattura il poeta e lo trasporta nella dimensione onirica, al punto che anche la realtà del quotidiano assume toni di sogno.
La bellezza vera o presunta, comunque sentita a accarezzata, posseduta e partecipata con tale slancio da dare l’impressione che l’intero mondo si sia rivestito a festa e corra incontro all’innamorato.
Fin dalle prime pagine si avverte che la sostanza del poeta è diventata d’altra natura da quel che era, fin dall’inizio si ha la certezza che le cose sono percepite in maniera diversa da come erano percepite prima dell’innamoramento. L’effetto dunque è deflagrante, scompiglia l’assetto della vita, muta le circostanze d’ogni giorno e assegna a ogni gesto un alone magico che prima non esisteva.“Oh, ancora di più ti sento / nave che salpa verso nuove terre, / canto di sirena”.
Come si può vedere, anche se soltanto da due brevi esempi, gli ingredienti della lirica amorosa, a cominciare da quella stilnovista e arrivare a quella dell’Ottocento romantico, ci sono tutti. Poesia dopo poesia potrei fare un elenco dei luoghi comuni che Maffia adopera. Allora dove sta la novità e dove sta la bellezza del libro se novità e bellezza ci sono?
“Per un attimo ho creduto / che le parole dell’amore / si fossero esaurite / e ci sono rimasto un po’ male, / perché non mi va di ripetere a vuoto / e con malizia ti amo, / c’è il rischio che a forza di sentirlo / tu prenda solo il suono / e non la sostanza / che è fatta di secoli, / di antiche monete / coniate al fuoco dell’insensatezza / più meravigliosa / resa perfetta dagli incontri”.
Ecco, la paura che le parole dell’amore possano esaurirsi. E’ possibile? E’ possibile che sia stato tutto detto e ridetto e ormai non ci sia più possibilità di aggiungere un granello?Il poeta non accetta la chiusura, sarebbe come accettare che il mondo non abbia più risorse e che debba vivere ormai dentro i parametri che la Storia, con lettera maiuscola o minuscola, ha stabilito. E allora ecco la rincorsa per buttare all’aria tutto ciò che è avvenuto, o meglio, di non tenere conto del passato e leggere soltanto nella propria anima indifferente agli altri, anche se con un enorme peso storico. Così Maffia ripronuncia le solite parole di sempre, quelle che l’amore ha consumato e reso inerte, offeso e imbalsamate in teche ormai ammuffite. Raschia la ruggine dei verbi, come ebbe a scrivere in una sua bellissima poesia tempo addietro, ritinteggia un aggettivo, posiziona una frase con attenzione, ma soprattutto immette energia nuova in ogni espressione, tanto che si ha l’impressione che niente mai sia stato detto prima.
Certo, in un’operazione del genere c’era il rischio, un grande rischio, di impantanarsi e di impigliarsi nelle genericità. Rischio superato alla grande perché questo amore di cui si parla gronda di vita vera, è un incendio infinito, una possibilità di rinverdire tutto. “Io sono il buio e tu la luce”… non è un sottrarsi, ma un riconoscere e sul riconoscere Maffia fa sentire la sua voce ferma, il senso profondo di una felicità affacciata sullo strazio.
Credo che sia in ciò la grandezza di questo libro: l’aver saputo, innanzi tutto, darci attimo per attimo la consistenza di una felicità senza confini però con sul capo la mannaia  della fine che era già intrinseca nel principio.Eppure non appaiono contraddizioni, i baci, le carezze, gli incontri consumati in totali abbandoni non tengono conto della morte in agguato. Ne denunciano la presenza, ma non in senso leopardiano, soltanto come un’ala staccatasi dal corpo della farfalla che però vola, continua a volare inconsapevole.
Non so quanti poeti oggi ci siano che sappiano trattare un argomento così consueto e irto di difficoltà con la leggerezza e, perché no?, la purezza di dettato con cui Dante Maffia l’ha fatto. Perfino quando Maffia entra nell’eccitazione erotica e alle parole assegna vibrazioni evidentemente carnali, noi sentiamo la freschezza del sogno, il fruscio delle ali della farfalla: “Non sapevo che esiste un posto / dove sono conservati i miti / e i fulgori dei bambini / e le processioni dei gechi / che mettono angoscia a guardarli / sui muri screpolati delle case. / Mai sentito così protetto e sereno, / così completo, / così pieno di vita. / Il caldo del paradiso / un’aggiunta d’incanto”.Sì, hanno ragione i tanti critici che si sono occupati di questo inesauribile testo, si tratta di poesie tra le più belle mai scritte sull’amore, soprattutto perché non fingono mai e anche perché, come scrive Giuseppe Lo Castro nella bella Prefazione, “anche l’amore e le donne sono tema e musa della rinascita stessa della poesia, sfidata a  superare i propri limiti per dare conto di un intimo così urgente”.
Insomma, un libro d’amore che diventa anche indagine dei comportamenti della donna, che diventa analisi di generazioni a confronto, che ha saputo rileggere lo stato d’animo del vecchio che si piega sulla giovane donna con assoluta lealtà, che ha saputo intravedere, fin dalle prime righe, che la lealtà non è mai un valore e non è mai rispettata. I fili sottili della psicologia dei due personaggi sono messi in controluce ma senza alcuna pretesa di giudizio, al punto che la vicenda amorosa è sempre detta con estrema e piacevole allegrezza. Anche nella tristezza del distacco, anche nella povertà dell’addio mai quantificato nella sua pienezza di deserto.
Scaglie di accensioni, minuzie di vibrazioni, luci che si accendono e si spengono e tante altre cose, senza interruzione trattate dalla mano di Dante Maffia che riesce a darci la pienezza di ogni minima sfumatura con un linguaggio che è davvero limpido e lieve come il volo di una farfalla.

 

ALFREDO BRUNI

 
 
 

Mihaela Talabà, Il tempo degli dèi

Post n°658 pubblicato il 09 Aprile 2014 da scrittocolpevole
 
Foto di scrittocolpevole

 

 

 

 

Quando l’amico Alfredo Bruni mi ha detto che mi avrebbe mandato delle poesie di una giovane poetessa, romena, per scrivere una nota critica, mi sono detto, tra me e me, che andavo sul sicuro, convinto che avrebbero destato nel mio animo stupore e entusiasmo. Per due motivi: il primo è che Alfredo Bruni è un grande poeta e sa riconoscere chi sa fare poesia, chi sa portare nel quotidiano la meraviglia dell’assoluto e quella sospensione del tempo, proprio della grande arte: Alfredo è generoso, incoraggia i giovani talenti, ma lo fa solo se è rigorosamente convinto che ne vale la pena.

Il secondo motivo, la patria di origine della poetessa, la Romania, la terra di persone che direttamente o indirettamente hanno formato me e che ho sempre viste presenti, come orma spirituale e memoria collettiva che lievita dentro, in tutti gli amici romeni che ho conosciuti, un tesoro interiore che sanno alimentare e far fruttificare nel loro animo. E parlo di Adameșteanu che operava come archeologo nel nostro Sud, con intuizioni e accensioni intellettuali e con linguaggio che ammaliava; di Eliade e i fondamentali saggi sulla religione, di Cioran e il senso del radicamento dell’esilio in aforismi e in una prosa che morde l’anima e la inquieta, della poesia di Celan che svela il grumo nero dell’esistenza in un canto indicibile, misterioso e pericoloso come lo è la vera poesia. E tutti gli altri intellettuali romeni che appartengono all’anima universale per i grandi squarci che hanno operato nel cuore dell’uomo: da Ionescu e il teatro dell’assurdo, a Brâncuși, al fondatore del dadaismo Tzara.

Fino alla capacità di un popolo di sapersi liberare da una dittatura feroce, quella di Ceaușescu. E, ne ero convinto, trovo, leggendo, in un proprio impasto mentale e esistenziale, questa temperie culturale e sete di giustizia e di libertà nei versi di questa poetessa Mihaela Talabà, conosciuta tramite Alfredo Bruni.

Dunque, innanzitutto il titolo della silloge (e della maggior parte delle poesie) ci pone dinnanzi una poetessa che sapientemente e con conoscenza filosofica e del mito si presenta e dà il la al suo canto, come una sinfonia, “Il tempo degli dei”. Noi sappiamo che gli dei, proprio perché tali, non hanno tempo, vivono nell’eternità. Quindi questo tempo enunciato, da come è strutturata la silloge, è una speranza che quel sacro rientri nella società e nella vita attuale, tramite la poesia. Hölderlin, di cui Talabà richiama il verso ampio, misurato, narrativo, mitizzante e educativo, proiettato in un’atmosfera atemporale, parlava del tempo dei poeti nell’età della privazione e povertà della sua epoca, molto vicina (e forse ancora più povera) alla nostra, così straniante e disumana. La poetessa ritorna all’età dell’oro quando il mondo era pacificato e dialogava con il divino che era in lui, in poesia che sa orchestrare in un verso, spesso di endecasillabi, modulati in quartine, dall’andamento solenne, come fiume possente, che ha argini nel suo fluire, per non straripare e perdere il senso delle cose e, anzi, diventare dannoso. E, nella scelta delle poesie che propone, c’è l’attualizzazione della filosofia presocratica, rivisitata e con nuovi innesti, come paradigma di un nuovo vivere, in una dimensione socio-politica che è fondamentale in Talabà: c’è l’invocazione della concordia e pacificazione, che si ottiene tramite la giustizia (Il sogno di Astrea), animata interiormente dalla poesia (I fiori d’argento di Calliope) e in un nuovo patto tra terra e cielo (Il sole di Demetra).

In queste poesie, che vanno come arco temporale dal 2012 al 2014, Talabà ha immagini potenti e nuove, nonché si rivela anche come capace di dare nuovo impulso alla mitologia: si veda, tramite la simbologia dei fiori: rosa, margherita, geranio, crisantemo, i nuovi innesti che la poesia acquista parlando di Calliope. Talabà è poetessa floreale, delicata nel verso, ma di tenace resistenza, come il flessibile giunco, che sa, anche nell’andamento favolistico (c’era una volta in Il sogno di Astrea), avere versi di inaudita bellezza e novità: in attesa di un’altra raffica di vento.

Questa prima parte della silloge, l’impostazione mitica e cornice del mondo, si ripresenta anche quando l’attenzione si ristringe all’aspetto più privato della poetessa. Certo, il verso diventa più snello e assume un andamento più veloce e chiacchierino, ora di un limpido ruscello, rispetto al maestoso fiume della storia.

Ma questa necessità di congiungere terra e cielo, tempo e eternità (come era presente in Il sole di Demetra), si ripresenta anche qui, non più paludata nel mito, ma nell’inquietudine umana che anela all’assoluto: così “eterno” si connette alla fragilità della “cenere” per una “vita” che abbia l’intimità e il calore dell’altro, tramite le “mani”. Anche in questa seconda parte della silloge ci sono immagini di grande efficacia e un uso sapiente degli aggettivi: frullio bianco, vivo nello sfratto del cuore.

Talabà in una poesia, di estrema brevità, fatta di una sola parola, sposta (e in questo dimostra grande coraggio e speranza, pur nelle difficoltà che l’esistenza ci riserva) l’essenza di un essere pieno, eterno, motivato, dall’ambito del divino (Dio è, cioè esiste, è verità, è punto incontrovertibile) all’uomo, al singolo uomo: la vita è, pur nella fragilità, precarietà, oscurità, conserva la propria bellezza e miracolo che la poesia le sa dare. Il cerchio della poesia di Talabà si chiude: dal mito, dalla coralità al singolo, alla tecnologia che lei non demonizza se in Avatar trova modalità di vivere amicizia e avere fiducia nella gente.

 

 

Trebisacce 7 aprile 2014

Gianni Mazzei

 

 

Mihaela Talabà è nata a Iaşi (Romania). Nel 1997 si è trasferita in Italia e attualmente vive a Francavilla Marittima.

La poesia è l'espressione profonda del silenzio di un sentimento. (Mihaela Talabà)

 

 
 
 

GIOVANNI MISTERO IN CONCERTO E PRESENTAZIONE R.I.P. - READ IN PEACE

Post n°657 pubblicato il 04 Aprile 2014 da scrittocolpevole
 
Foto di scrittocolpevole

Al Mulino degli Artisti (Fraz. Bardino Nuovo - Via Nari 6
17020 Tovo San Giacomo - SV): concerto del cantautore Giovanni Mistero + presentazione dell'antologia gratuita "R.I.P. - Read In Peace", necrologi poetici di autori viventi (per il momento) realizzata da Bibbia d'asfalto - Poesia Urbana e Autostradale e Matisklo Edizioni.

Sabato 5 aprile 2014, ore 21,00

 
 
 

LA TUA POESIA BUONA COME ... Concorso di poesia, Altomonte

Post n°656 pubblicato il 03 Aprile 2014 da scrittocolpevole
 
Foto di scrittocolpevole

Comune di Altomonte
Prima Edizione del Premio Nazionale di Poesia
Tema 2014
“Pane, olio e vino”
Nell’ambito della VIII edizione della ‘Gran Festa del Pane’ si è inteso conciliare gli aspetti legati alla storia e alle tradizioni gastronomiche, turistiche e culturali con la letteratura, pertanto il Premio intende valorizzare gli elementi cari all’uomo del pane, olio e vino consacrandoli con la Poesia.
REGOLAMENTO
1.Sono ammessi tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto i 18 anni.
2.Si partecipa inviando una (1) poesia, esclusivamente in lingua italiana, edita e/o inedita (se edita citare la fonte) della lunghezza massima di 25 righe, titolo ed eventuali dediche esclusi. La poesia inoltre, dovrà contenere i tre elementi citati nel tema: pane, olio e vino. Ogni lirica dovrà essere dattiloscritta o digitata al computer, su foglio in formato A4, in quattro (4) copie, senza i dati dell’autore che devono essere inseriti in una busta chiusa anonima contenente i dati anagrafici, indirizzo, e-mail e recapito telefonico oltre alla dichiarazione di responsabilità firmata dall’autore che si trova allegata al presente Regolamento.
3.La partecipazione è gratuita.
4.Il plico deve essere spedito tramite posta, entro il 16/04/2014 (farà fede il timbro postale) al seguente indirizzo: Premio di Poesia ‘Pane, olio e vino’ Comune di Altomonte, Ufficio Assessorato al Turismo – Largo Della Solidarietà 1, 87062 Altomonte (CS).
Non sono ammesse proroghe. Il giudizio della giuria è insindacabile.
La giuria è composta dalla Presidente del Premio, la poetessa Anna Lauria, dall’Assessore al Turismo del Comune di Altomonte dott. Enzo Barbieri e dal dott. Giovanni Viceconte Operatore Culturale.

Premi
5. Al primo classificato andranno 30 pani, 30 bottiglie di vino, 30 bottiglie di olio e pergamena.
6. Al secondo classificato andranno 20 pani, 20 bottiglie di vino, 20 bottiglie di olio e pergamena.
7. Al terzo classificato andranno 10 pani, 10 bottiglie di vino, 10 bottiglie di olio e pergamena.
Tutti i premi dovranno essere ritirati personalmente dagli autori (o da un delegato per mezzo di dichiarazione scritta e firmata dall’autore), i quali saranno invitati a leggere i testi vincitori.
La cerimonia di premiazione si terrà in una sede prestigiosa decisa dal Comune, il giorno 24/04/2014 alle ore 18,00. I primi tre classificati saranno avvisati per tempo, e ospitati dall’organizzazione, per la serata del Premio.
Chiedere il bando con la scheda di adesione a: lauriaanna@alice.it

 
 
 

La TESTA ASPRA di Filippo Parodi alla Feltrinelli di Pavia

Post n°655 pubblicato il 02 Aprile 2014 da scrittocolpevole
 
Foto di scrittocolpevole

Filippo Parodi
La testa aspra
Feltrinelli di Pavia
Via XX Settembre 21
ore 18,00
sabato 5 aprile 2014

 

 

 

Venerdì 4 Aprile, alla Feltrinelli di Pisa, insieme allo scrittore Filippo Parodi si parla della sua raccolta di racconti "La testa aspra", Gorilla Sapiens Edizioni. Condurrà la conversazione Giancarlo Sammito.

https://www.youtube.com/watch?v=l9Fg1kLHMkU

Filippo Parodi nasce a Genova nel 1978. Ancora bambino si trasferisce a Milano, dove tutt’ora vive. Nel 2003 si laurea in Filosofia, con una tesi in Estetica sul verosimile e il meraviglioso nella poesia. A partire dal 2007 inizia a pubblicare racconti e poesie per diverse riviste d’arte e letteratura. Per Gorilla Sapiens, nel 2012, è uscito un suo racconto nell’antologia Urban Noise. La testa aspra è il suo primo libro.

 
 
 

IL PIEGHEVOLE

il pieghevole

 

Un nuovo foglio di letteratura e arte nasce in Calabria, frutto della collaborazione tra Giovanni Spedicati, editore della Mongolfiera, Maria Credidio, responsabile della Biennale di Arte Contemporanea Magna Grecia di San Demetrio Corone, Salvatore La Moglie, scrittore, Gianni Mazzei, narratore, saggista e poeta, Salvatore Genovese, scrittore e poeta, Paolo Pellicano e Alfredo Bruni, de La Colpa di Scrivere.

 

Il comitato dei curatori è composto da: Mimmo Aloise, Alfredo Bruni, Romilda Ciardullo, Salvatore Genovese, Gianni Mazzei, Paolo Pellicano.
 

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