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Il vento di Eldar

Post n°41 pubblicato il 17 Luglio 2009 da happyhourbooks
 

 

VALUTAZIONE MEDIA ATTUALE: 8,75

RECENSIONI PERVENUTE:

1) Marzia Antonazzo - MEDIA VOTO: 7,5 - S_L_A: Abbastanza soddisfatto - Commento:

Minia Bangorich sorprende per la soavità con la quale cura il suo inedito; l'opera appartiene sì al filone fantascientifico, ma non v'è il minimo accenno ad alcunchè di fantascientifico porgendo la dovuta attenzione alla morale racchiusavi. Minia sa colpire sin dal prologo per la selezione della terminologia adottata, il suo stile è al pari di un rigoroso pennello, dipinge qui e là con grazia e precisione; quanto ne risulta è una fiaba per lettori d'ogni età, per i più piccoli, per i quali mai nessun insegnamento è superfluo o ripetitivo, e per i più grandi, per coloro che non vogliono mai smettere di sognare e per chi non ha ancora capito d'aver perso la parte più preziosa della propria vita riducendosi a farlo. Fuggendo ulteriori ridondanze, ne consiglio con sincerità la lettura,potrebbe anche rivelarsi un piacevole momento da condividere con i propri cari.

2) Elisabetta Modena - MEDIA VOTO: 10 - S_L_A: Abbastanza soddisfatto - Commento:
E' un racconto lungo con un'ambientazione ben fatta (descrizione della tecnologia a parte), e soprattutto strutturato psicologicamente in maniera forte e convincente. La storia è narrata come un "unicum" senza interruzioni, a parte brevi stacchi logici, ma non c'è la suddivisione in capitoli.
La prosa è lineare, con qualche incursione nel gergo parlato, con la particolarità che l'autore non svela tutto all'inizio. Il lettore ha così modo di costruirsi l'idea della storia poco alla volta, gli viene svelata insieme all'approfondimento dei personaggi, e ciò crea una sana dose di tensione narrativa: anzi, alla fine il lettore sarà ripagato nell'aver appreso la storia da varie sfacettature, grazie alla ricostruzione dei ricordi delle due protagoniste.
E' un romanzo in cui è centrale il tema della conoscenza di sè attraverso l'interazione con l'altro; sembra che la "morale" sia proprio questa: aprendosi a colui/colei che consideriamo "il nemico", ma che poi nell'interazione con lui/lei apprendiamo che nemico non è, veniamo a conoscenza di una parte nascosta di noi stessi fino a riconciliarci con le ferite del nostro passato.
In questo senso abbiamo a che fare con un romanzo d'iniziazione e formazione insieme: ci sono varie prove che, affrontate dalle due protagoniste (la perdita della famiglia, l'arrulamento, la fuga, l'approdo su di un pianeta straniero ecc.) servono loro per abbandonare l'odio per chi ha distrutto la serenità della loro vita precedente e per maturare l'accettazione di vivere. Accettazione che in una delle due ragazze è anche apertura al divino: il vento di Eldar (il titolo del libro) per Slavja altro non è che la voce con cui Dio parla; Dio parla con la bellezza del pianeta, della natura, dei suoi elementi naturali, soprattutto il vento e la pioggia.
Velocemente la trama: in un luogo non meglio precisato dell'universo esiste il pianeta Mai-res, sul quale vivono due popoli: i maitoriani (gli abitanti autoctoni del pianeta tra cui Nayda, con il loro re) e i restoriani (un popolo approdato secoli prima e ospitato fino a stanziarsi definitivamente lì). I restoriani, col tempo, si sono rivelati più forti ed intelligenti dei maitoriani, fino alla rottura dell'equilibrio che poi è il punto in cui inizia la storia (è vero che sembra che la storia inizi in medias res): il generale restoriano Hofeld avvelena di nascosto i pozzi idrici del pianeta, gettando poi la colpa sui maitoriani. Così i restoriani si ribellano e combattono il popolo ospitante, il quale alla fine disperato fa un'azione di auto-suicidio collettivo: mina il pianeta facendolo saltare in aria.
Parte dei due popoli, però, riescono a fuggire.
E' così per Nayda, una maitoriana, che era stata arrestata da Hofeld all'epoca della guerra dei due popoli e messa in prigione insieme ad alcuni ribelli restoriani passati con il "nemico". Essa, con l'aiuto di questi amici, fugge dalle prigioni, s'imbarca su un'astronave e atterra sul pianeta Eldar dove viene ospitata e arruolata tra i piloti. Eldar, infatti, è svantaggiato tecnologicamente rispetto a Mai-res (che adopera la tecnologia dei restoriani): così le autorità di Eldar, minacciate dai restoriani che ora puntano al loro pianeta per stanziarsi, hanno bisogno della tecnologia di Eldar per difendersi. E Nayda con i suoi amici fa prioprio al caso loro.
Sorte diversa tocca a Slavja invece, già comandante delle forze restoriane, che dopo essere fuggita da Mai-res e aver scoperto per caso gli abusi di potere di Hofeld chiede di essere mandata su Eldar per fingersi una ribelle restoriana e catturare la fiducia degli ultimi maitoriani, in modo da abbattere le difese nemiche e piegare il pianeta definitivamente. Questo per salvare l'apparenza. In realtà vuole solo allontanarsi da Hofeld e dalla sua cattiveria, disgustata pure dalla vigliaccheria di sè stessa che non sa ribellarsi al Generale.
Durante un attacco Slavja si fa dunque catturare dalla squadriglia di Nayda, per poi dichiarare il suo voler cambiare insegna sotto cui combattere. All'inzio è guardata con diffidenza da tutta la base, tranne che da Nayda che le crede. Proprio questa fiducia incondizionata della ragazza che dovrebbe esserle perlomeno nemica mette in crisi la corazza di difesa che Slavja ha eretto dentro di sè, e le cade il muro d'odio che si è costruita verso il mondo esterno. Cominciano i dialoghi tra le due, seguono poi ulteriori avventure belliche finché nasce una solida amicizia tra di loro.
Combattono l'una a fianco dell'altra, Slavja viene ripresa da Hofeld (che ha catturato un amico di Nayda e domanda che questi venga scambiato con Slavja), ma poi una parte dell'equipaggio di Hofeld si ammutina (quando viene a sapere che il Generale sta torturando Slavja) e la libera, riportandola su Eldar. La ragazza giunge malridotta però, inoltre ha un dispositivo nel sangue, iniettato da Hofeld, in base al quale se un soldato restoriano decide di ammutinarsi e di allontanarsi dalla base, dei micro-sensori si attivano producendo un precoce invecchiamento cellulare che conduce alla morte. Slavja, perciò, è in fin di vita.
Proprio per salvare l'amica Nayda tenta il tutto per tutto con un apparecchio che non è stato ancora testato sugli umani ma che promette bene: collega il cervello di due persone. Così Nayda entra nel cervello di Slavja e riesce a liberarla dal coma in cui sembrava essere caduta. L'aver usato questa macchina, però, rende in qualche modo "stabile" il loro legame interiore e psicologico, tanto che prima che Slavja muoia le due hanno di nuovo uno scambio di ricordi e di visioni: l'una vede l'altra bambina, ragazza, soldatessa, e capisce il dolore che ha provato. E' così che capiscono di essere simili, che nessuna è meglio dell'altra, ed entrambe si riconciliano con il mondo e con la loro vita. Anzi, in un testamento sofferto Slavja sprona Nayda a non mollare, a non farsi uccidere quando sarà rimasta sola, ma a continuare a sperimentare le meraviglie che la vita le riserverà.

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Ommioddio. GRAZIE. Credevo non l'avesse letto...
Inviato da: Meg_nove
il 19/10/2010 alle 14:24
 
Bellissima recensione e ancor più bello il libro.
Inviato da: congilio.giuseppina
il 04/06/2010 alle 13:50
 
Molto interessante. Voto 9
Inviato da: panatone.g
il 30/12/2009 alle 02:32
 
Molto interessante
Inviato da: panatone.g
il 30/12/2009 alle 02:31
 
Ho letto il libro ed è stupendo, sensuale intrigante e...
Inviato da: congilio.giuseppina
il 18/12/2009 alle 11:21
 
 

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