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Il mare verticale

Post n°242 pubblicato il 08 Gennaio 2009 da ditz

"Non sapevamo dell'esistenza dell'America, e ci eravamo già andati attraverso lo stretto di Bering prosciugato dal succhiare dei ghiacci. Costantemente in fuga, dai climi torridi prima, dal premere degli animali nelle foreste tropicali, dagli altri uomini che scappavano a loro volta dai ghiacci e poi dai caldi brucianti degli interglaciali. Ed è ancora per fuggire che ho imparato a volare, a strisciare vertiginosamente sulle ruote lasciando ogni gorno migliaia di morti".

Quella volta che l'ho letto, questo pazzesco fulminante straordinario romanzo di Giorgio Saviane, ero poco più che un ragazzetto. Leggevo quotidiani, specie sportivi, mi piacevano i pezzi di Vladimiro Caminiti su Tuttoport. Leggevo a stento perché la scuola aveva contribuito a polverizzare la voglia. Ma la curiosità riemerge e investe questo libro. Il mare verticale è un libro che quando sei poco più che ragazzetto non ci fai tanto caso.

Ammantare lo studio e la disciplina e l'erudizione e l'impegno di una cosa sola: poesia.

Il mare verticale è il mare visto con gli occhi del primitivo. Una distesa confusa verso il cielo, un muro celeste che scuote il torpore inerte del primitivo. Un delta a sfociare dubbi sulle sicumere. La paura dell'ignoto ci rende stranieri anche nella privatezza dei nostri possessi. Norma e ribellione norma e ribellione norma e ribellione. Così si fa la storia. Così si muore.

"Da lontano il fuoco mandava una carezza tiepida, somigliava al sole che si tuffa nel deserto. Quante volte avevamo rincorso il tramonto, fino a fiaccarci. Spariva lasciandoci sbigottiti nel buio".

Sbigottiti si rimane a leggere Il mare verticale di Giorgio Saviane. Sbigottiti. Come i primitivi davanti a quel muro, davanti a quel mare.

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È RIDICOLO CREDERE

È ridicolo credere
che gli uomini di domani
possano essere uomini,
ridicolo pensare
che la scimmia sperasse
di camminare un giorno
su due zampe

é ridicolo
ipotecare il tempo
e lo è altrettanto
immaginare un tempo
suddiviso in piú tempi

e piú che mai
supporre che qualcosa
esista
fuori dall'esistibile,
il solo che si guarda
dall'esistere.



(Eugenio Montale, Satura; Satura II)

 
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TAMARA

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PARANOID ANDROID - RADIOHEAD

Please could you stop the noise
I'm trying to get some rest?
From all the unborn chicken voices in my head
What's that, what's that

When I am king you will be first against the wall
With your opinion which is of no consequence at all
What's that, what's that

Ambition makes you look pretty ugly
Kicking squealing gucci little piggy

You don't remember, you don't remember,
why don't you remember my name
Off with his head man, off with his head man
Why don't you remember my name?
I guess he does

Rain down, rain down, come on rain down on me
From a great height, from a great height, height
Rain down, rain down, come on rain down on me
From a great height, from a great height, height

That's it sir, you're leaving,
the crackle of pig skin,
the dust and the screaming
The yuppies networking
the panic, the vomit,
the panic, the vomit
God loves his children,
God loves his children, yeah

 
 

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