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DESCHAMPS SMONTA IL CASO

Post n°1039 pubblicato il 29 Aprile 2007 da corsivo79

"NESSUN NEMICO, SENTO LA FIDUCIA DI TUTTA LA JUVE"

L'ambiente bianconero cerca di ricompattarsi dopo le crepe interne e le frasi del suo allenatore. Nota concordata con Blanc: «La fiducia non viene meno». Didier fa retromarcia: "Era solo una battuta". Mentre il ds Secco, individuato dai media come il principale nemico del tecnico francese, replica infastidito alle indiscrezioni: «Niente da dire. Con Didier non ho nessun problema». Intanto il presidente della FIGC Abete travolto da una pioggia di Fax Anti-Inter: "Li valuterò".

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IL CASO DESCHAMPS.  Era tutto uno scherzo. E peggio per chi ha poco senso dell’umorismo e non coglie le battute. Jean Claude Blanc, il gior­no dopo, prova a smontare il caso De­schamps buttandola sul ridere e cucendo pazientemente strappi e strappetti interni. La Juventus si ricompatta ( o almeno ci pro­va) intorno al suo amministratore delegato, godendosi il primato, la squadra che final­mente gira e pregustandosi l’imminente fe­sta per la promozione. L’inferno sta per fi­nire, e questa è una buona notizia. Le gra­ne, inevitabilmente, non finiscono mai.
Un passo indietro. Venerdì sera, dopo aver sconfitto il Verona, il tecnico francese si è tolto un po’ di sassolini dalla scarpa: quel­li infilati dalla critica, ma pure qualcuno che - almeno secondo Didì - è stato messo dai dirigenti. E verso le 22 pronuncia la frase incriminata: « Magari per qualcuno nei gior­nali non sono adatto alla A... Se qualcuno lo pensa è libero di farlo. E possono farlo anche all’interno del club. Volete un nome? Volete questo? Beh, magari non stasera. Ogni alle­natore finisce, prima o poi, per essere mes­so in discussione » .
Un passo avanti. Ieri, presto pomeriggio, attraverso l’Ansa esce una dichiarazione di Deschamps: « Nel dopo partita ho risposto alla domanda di un giornalista con una bat­tuta. Mi ha sorpreso il clamore che hanno sollevato le mie parole. Forse è il caso di spiegarsi meglio: non sento venir meno la fiducia dei miei dirigenti, nessuno escluso, con i quali lavoro in sintonia e con i quali condivido l’obiettivo di portare la Juventus al più presto in serie A e costruire una gran­de squadra per la prossima stagione » . La frase, concepita con Blanc, viene chiosata dal direttore sportivo Alessio Secco, secon­do molti l’indiziato principale dell’allusione dell’allenatore nel ventre del Bentegodi. « Non ho niente da dire, ma mi pare eviden­te che quella di Deschamps fosse una bat­tuta, pronunciata con il sorriso sulle lab­bra » .
Malintesi. Un grande classico, insomma: la colpa è di chi ha interpretato male le pa­role, non ha colto i sorrisi e non ha apprez­zato la sottile ironia. Troppo facile per esse­re vero. Per carità, non è che a Vinovo o in corso Galileo Ferraris si giri con lame affi­late pronte sotto la tuta o il frescolana del­la divisa. Ma la stucchevole « sintonia » del comunicato bianconero è davvero fiabesca. Perché la dialettica interna non è priva di attriti, soprattutto ora che sta nascendo il futuro e non c’è una perfetta uniformità di vedute. Deschamps non sta rischiando il po­sto e gode di una generica e generale fiducia all’interno della società, ma sa che non sono mancati appunti tecnici nei suoi confronti e, soprattutto, è preoccupato per quello che può ( o non può) succedere sul mercato. I con­tinui riferimenti al fatto che « la società de­cide e il tecnico si adegua » , effettuati più vol­te negli ultimi tempi non sono puramente casuali. E neppure battute. Perché altri­menti Deschamps sarebbe pronto per Zelig.
La riconferma. E in realtà, Didì è pronto per allenare la Juventus anche nella prossi­ma stagione di serie A. Glielo ha ribadito con forza e sicurezza l’amministratore delegato Jean Claude Blanc ieri mattina, mentre con­cordava con lui la frasetta riparatrice. Una riconferma che nessuno potrà o vorrà met­tere in dubbio. Anche perché il presidente Giovanni Cobolli Gigli è d’accordo con il suo amministratore delegato nel dare fiducia al tecnico francese, che ha preso la squadra in un momento disastroso e ha saputo guidar­la all’obiettivo, pur con qualche caduta e qualche passaggio a vuoto. I vertici sono con Didier. Didier lo sapeva, ma dopo esserselo sentito ripetere anche ieri è un poco più tranquillo. Resta la perplessità riguardo i piani futuri, ma Didì cercherà di esprimer­le il meno possibile ufficialmente, fedele al­le indicazioni dell’ad che ha chiesto a tutti di evitare dichiarazioni a rischio equivoco, ma soprattutto di evitare dibattiti pubblici di cose, diciamo, private. La riconferma, co­munque, è una cosa seria e non costruita per spegnere il fuocherello appiccatosi a Vero­na. Deschamps sarà l’allenatore della Juve di A. Almeno all’inizio.
I fantasmi. Blanc, d’altronde, è l’uomo che più di tutti ha fiducia in Deschamps ed è il meno propenso in assoluto alle alternative circolate negli ultimi tempi. Ha scacciato più volte il fantasma di Lippi che s’agitava ( o veniva agitato) dietro la panchina del suo connazionale. Non vuole prendere in consi­derazione neppure l’ipotesi di un’altra guida tecnica e ha scartato anche l’idea di un ri­torno del ct campione del mondo come di­rettore tecnico.
Lo sprint. L’obiettivo è chiaro: lo sprint de­ve essere vissuto serenamente. Hanno im­parato in fretta i nuovi vertici bianconeri, la concentrazione di una squadra è materiale fortemente deperibile se prendono quota vo­ci e sospiri. La crisetta invernale, coincisa con il mercato di gennaio e le voci ad esso correlate, è stata una lezione di rara effica­cia. E ora c’è da preservare la serenità della squadra e del tecnico per le ultime decisive partite, in modo da riuscire a festeggiare con il maggiore anticipo possibile la promozione e avere così più tempo per discutere con i big che possono restare, tutti pronti a met­tersi a trattare solo con la serie A in tasca.
IL RETROSCENA. «Volete il nome?» Didier Descham­ps  ha fatto venire l’acquolina in bocca venerdì sera a Verona. Perché battuta o meno, stava per far esplodere una bomba. Si è fermato ap­pena in tempo o forse no, non aveva nemmeno la vaga intenzione di nominare il suo rivale,  ma solo di far capire che si è accorto di averne. D’altronde non è difficile provare a individua­re chi c’era sulla punta della lingua di Didier. Considerando che Blanc e Cobolli hanno la massima fiducia in lui (e non ha ragione di du­bitarne), restano il direttore sportivo Alessio  Secco e il consulente di mercato Roberto Bet­tega.  Attenzione, però, nessuno dei due vuole la testa di Deschamps. Soprattutto adesso che sta ottenendo risultati anche sotto il profilo del gio­co. Il problema è il futuro, perché qualche di­screpanza è sorta nella costruzione della squa­dra e negli obiettivi fissati pubblicamente per la prossima stagione. In sostanza, anche se ha capito che i suoi consigli per gli acquisti non vengono conside­rati come delle priorità assolute (e la cosa non lo fa certamente gioire), Deschamps è pronto ad allenare qualsiasi formazione gli venga messa a disposizione dalla dirigenza, a patto però che venga fatta chiarezza fin dall’inizio. Trema, Didì, ogni volta che sente pronunciare pubblicamente la parola «scudetto», perché co­nosce il gap tecnico rispetto a Milan e Inter (ma lui considera molto superiore pure la Ro­ma) e ha una generica diffidenza nei confronti dei miracoli. Così, la sua ansia è che nel caso in cui il mercato non rimetta la Juventus all’al­tezza delle avversarie, la responsabilità finisca tutta sulle sue spalle, soprattutto se il quarto posto venisse considerato da tifosi e ambiente come un fallimento. E’ per questo che lui sta al­lontanando con fermezza i sogni tricolori, segue con un pizzico d’apprensione le vicende di mer­cato e vive un rapporto teso con chi il mercato sta facendo. E’ sicuramente l’allenatore più sfortunato della recente storia juventina. I suoi predeces­sori hanno visto arrivare i più forti giocatori del mondo, lui li ha mestamente osservati fare le valigie, ha fin qui portato la squadra su pal­coscenici decisamente poco prestigiosi e vede davanti a sé altre, inevitabili, difficoltà. Forse non è il migliore tecnico del mondo, ma ha espresso un desiderio plausibile: non essere cornuto e mazziato. E chissà come si dice in francese...
I TIFOSI DIFENDONO DIDIER. E tu, da che par­te stai? Se il nemico si na­sconde all’interno, prima bisogna costringerlo a uscire, poi lo si può colpire. E magari affondare. Il giorno dopo l’esternazione di Didier Deschamps ( « Sì, qualcuno dentro la società pensa che non sono all’al­tezza. Volete il nome? Non lo faccio, non adesso» ) , i tifosi hanno individuato mandante e potenziale as­sassinio. « Noi stiamo con Didì ­spiega senza giri di parole Fabio Germani, responsa­bile della Sud Scirea - e chi è contro Didì è contro la Curva. La situazione ci è abbastanza chiara» . Allo­ra, proviamo a capire qual è l’umore della tifoseria più calda che non ha mai negato, d’altronde, un ap­poggio a chi guida la Juve dal campo e dietro una scrivania, in sintesi l’alle­natore e l’amministratore delegato Jean Claude  Blanc.  « In questo momento, Di­dier Deschamps è un alle­natore che vuole certezze sulla permanenza dei cam­pioni e sul futuro della Ju­ve in quanto squadra di vertice, dalle rinnovate ambizioni. Notiamo inoltre come il ds Alessio Secco  non dia queste certezze, ora come ora, e non ribadi­sca anche quale siano gli autentici obiettivi di mer­cato » . L’avvenire di Didì, poi, sta a cuore, eccome. « Noi speriamo che il prossimo anno l’allenatore della Ju­ve sia Deschamps, perché lui è uno juventino vero, un grande uomo e un gran­de tecnico. Con la penaliz­zazione di - 9 ha condotto la squadra verso la A, nono­stante le traversie e gli infortuni, con mano sicura e intelligenza. Basta ricor­dare i giovani che ha sapu­to lanciare in prima squa­dra» . Giù le mani da Didier, oscuri nemici che vi mime­tizzate sotto lo stesso stemma. E’ il gioco delle responsabilità, l’insosteni­bile pesantezza di lavorare per la Signora. Alle spalle, ci sono 109 di storia glorio­sa e quindi, dopo un anno di purgatorio, è legittimo che i tifosi chiedano un ap­proccio al futuro più consi­stente. Tante parole, fatti al lumicino. Però alcuni passaggi interessanti e rassicuranti ci sono, come l’aumento di capitale. Il problema è nelle in­tenzioni dei big. Tutti ad aspettare la promozione matematica, poi chissà se si scatenerà la bagarre mercatara. Su un nome, co­munque, non si transige. « Su Gigi Buffon ha ragio­ne Didier: non ha prezzo. E Buffon non si tocca. Siamo pronti a manifestare in piazza per dimostrare che non possono fare ciò che vogliono » . Al cuore non si comanda e la società, se­condo gli appassionati, de­ve ufficializzare con fer­mezza che il portiere non si muoverà e che si tenterà qualche colpo importante. Dai forum internettiani emerge una realtà più con­trastata: larga percentua­le di consensi per il tecnico francese, ma anche una buona fetta di contestato­ri, di tifosi che non sosten­gono la conferma di De­schamps alla guida della squadra che affronterà la serie A. Sostituzioni discu­tibili, scelte tattiche opina­bili, un gioco troppo spesso opaco. Tante eccezioni nel partito dei contrari. E una ricerca ossessiva del nemi­co, che è sempre alle porte.
ABETE TRAVOLTO DAI FAX ANTI-INTER: "LI VALUTERO'". Obiettivo raggiun­to. L’iniziativa di un grup­po di associazioni e di siti bianconeri, che hanno lan­ciato un appello affinché i tifosi della Juventus scri­vano una lettera a Gian­carlo  Abete nella quale chiedono la riapertura del­le indagini su Calciopoli, il riesame dello scudetto as­segnato a tavolino all’Inter e il controllo sulla regola­rità dell’iscrizione dei ne­razzurri al campionato 2004- 05, ha colto nel segno perché la buca di via Alle­gretti, a Roma, sede della Federcalcio, è ormai inon­data di missive. Il presi­dente, per nulla infastidi­to, reagisce con signorilità e si mostra colpito per il seguito che ha avuto la campagna promossa dal professor Paolo Bertinet­ti. « Posso certificarvi che mi stanno arrivando in Fe­derazione centinaia di let­tere di tifosi, è una grande manifestazione di affetto dei tanti supporter bianco­neri per la loro squadra. Le metteremo insieme e fare­mo una valutazione di quello che ci è arrivato. Fa parte del gioco questo stru­mento di pressione, purché si resti nei limiti dello sport e del confronto sere­no » . Abete lascia dunque uno spiraglio al popolo bianco­nero che dall’estate scorsa va in cerca di giustizia. Ma non prende posizione sulle sentenze che hanno con­dannato la Juventus alla retrocessione in serie B e sottratto due tricolori vin­ti sul campo. « Per quanto riguarda la revoca dello scudetto, io non entro nel merito: è stata una valuta­zione degli organi di giu­stizia sportiva e tale deve restare. Ci sono tante opi­nioni su quanto è successo: c’è chi pensa che è stata una punizione troppo dura e chi pensa all’opposto » . In attesa di conoscere quali valutazioni la Feder­calcio darà all’appello dei tifosi della Juventus, si sta espandendo la seconda on­data di Calciopoli, però non coglie di sorpresa i vertici federali. « E’ una si­tuazione rilanciata ma che conoscevamo bene, ce l’a­spettavamo. Sapevamo che avrebbe rimandato in fi­brillazione il sistema del calcio. D’altronde la procu­ra di Napoli ha degli stru­menti e dei tempi diversi da quelli della giustizia sportiva, quello che posso dire è che la giustizia spor­tiva ha già fatto la sua par­te lo scorso anno e che farà lo stesso anche con questo nuovo filone dell’inchiesta. Abbiamo persone eccezio­nali come Borrelli e Pa­lazzi,  sono certo che in tempi non troppo lunghi arriveranno alle decisioni più opportune » .
Gli effetti di Calciopoli si sono però già fatti sentire e, oltre alla Juventus e al­le altre squadre penalizza­te, anche se in misura in­feriore, ne ha fatto le spese pure l’Italia, bocciata al momento dell’assegnazio­ne di Euro 2012. « Ci ho pensato e ripensato: a no­vembre 2005 eravamo pri­mi nelle valutazioni del­l’Uefa, poi c’è stato il ciclo­ne Calciopoli e non posso non riconoscere che un po’ questa situazione ha pesa­to. E’ evidente » .


 
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