"NESSUN NEMICO, SENTO LA FIDUCIA DI TUTTA LA JUVE"
L'ambiente bianconero cerca di ricompattarsi dopo le crepe interne e le frasi del suo allenatore. Nota concordata con Blanc: «La fiducia non viene meno». Didier fa retromarcia: "Era solo una battuta". Mentre il ds Secco, individuato dai media come il principale nemico del tecnico francese, replica infastidito alle indiscrezioni: «Niente da dire. Con Didier non ho nessun problema». Intanto il presidente della FIGC Abete travolto da una pioggia di Fax Anti-Inter: "Li valuterò".
IL CASO DESCHAMPS. Era tutto uno scherzo. E peggio per chi ha poco senso dell’umorismo e non coglie le battute. Jean Claude Blanc, il giorno dopo, prova a smontare il caso Deschamps buttandola sul ridere e cucendo pazientemente strappi e strappetti interni. La Juventus si ricompatta ( o almeno ci prova) intorno al suo amministratore delegato, godendosi il primato, la squadra che finalmente gira e pregustandosi l’imminente festa per la promozione. L’inferno sta per finire, e questa è una buona notizia. Le grane, inevitabilmente, non finiscono mai.
Un passo indietro. Venerdì sera, dopo aver sconfitto il Verona, il tecnico francese si è tolto un po’ di sassolini dalla scarpa: quelli infilati dalla critica, ma pure qualcuno che - almeno secondo Didì - è stato messo dai dirigenti. E verso le 22 pronuncia la frase incriminata: « Magari per qualcuno nei giornali non sono adatto alla A... Se qualcuno lo pensa è libero di farlo. E possono farlo anche all’interno del club. Volete un nome? Volete questo? Beh, magari non stasera. Ogni allenatore finisce, prima o poi, per essere messo in discussione » .
Un passo avanti. Ieri, presto pomeriggio, attraverso l’Ansa esce una dichiarazione di Deschamps: « Nel dopo partita ho risposto alla domanda di un giornalista con una battuta. Mi ha sorpreso il clamore che hanno sollevato le mie parole. Forse è il caso di spiegarsi meglio: non sento venir meno la fiducia dei miei dirigenti, nessuno escluso, con i quali lavoro in sintonia e con i quali condivido l’obiettivo di portare la Juventus al più presto in serie A e costruire una grande squadra per la prossima stagione » . La frase, concepita con Blanc, viene chiosata dal direttore sportivo Alessio Secco, secondo molti l’indiziato principale dell’allusione dell’allenatore nel ventre del Bentegodi. « Non ho niente da dire, ma mi pare evidente che quella di Deschamps fosse una battuta, pronunciata con il sorriso sulle labbra » .
Malintesi. Un grande classico, insomma: la colpa è di chi ha interpretato male le parole, non ha colto i sorrisi e non ha apprezzato la sottile ironia. Troppo facile per essere vero. Per carità, non è che a Vinovo o in corso Galileo Ferraris si giri con lame affilate pronte sotto la tuta o il frescolana della divisa. Ma la stucchevole « sintonia » del comunicato bianconero è davvero fiabesca. Perché la dialettica interna non è priva di attriti, soprattutto ora che sta nascendo il futuro e non c’è una perfetta uniformità di vedute. Deschamps non sta rischiando il posto e gode di una generica e generale fiducia all’interno della società, ma sa che non sono mancati appunti tecnici nei suoi confronti e, soprattutto, è preoccupato per quello che può ( o non può) succedere sul mercato. I continui riferimenti al fatto che « la società decide e il tecnico si adegua » , effettuati più volte negli ultimi tempi non sono puramente casuali. E neppure battute. Perché altrimenti Deschamps sarebbe pronto per Zelig.
La riconferma. E in realtà, Didì è pronto per allenare la Juventus anche nella prossima stagione di serie A. Glielo ha ribadito con forza e sicurezza l’amministratore delegato Jean Claude Blanc ieri mattina, mentre concordava con lui la frasetta riparatrice. Una riconferma che nessuno potrà o vorrà mettere in dubbio. Anche perché il presidente Giovanni Cobolli Gigli è d’accordo con il suo amministratore delegato nel dare fiducia al tecnico francese, che ha preso la squadra in un momento disastroso e ha saputo guidarla all’obiettivo, pur con qualche caduta e qualche passaggio a vuoto. I vertici sono con Didier. Didier lo sapeva, ma dopo esserselo sentito ripetere anche ieri è un poco più tranquillo. Resta la perplessità riguardo i piani futuri, ma Didì cercherà di esprimerle il meno possibile ufficialmente, fedele alle indicazioni dell’ad che ha chiesto a tutti di evitare dichiarazioni a rischio equivoco, ma soprattutto di evitare dibattiti pubblici di cose, diciamo, private. La riconferma, comunque, è una cosa seria e non costruita per spegnere il fuocherello appiccatosi a Verona. Deschamps sarà l’allenatore della Juve di A. Almeno all’inizio.
I fantasmi. Blanc, d’altronde, è l’uomo che più di tutti ha fiducia in Deschamps ed è il meno propenso in assoluto alle alternative circolate negli ultimi tempi. Ha scacciato più volte il fantasma di Lippi che s’agitava ( o veniva agitato) dietro la panchina del suo connazionale. Non vuole prendere in considerazione neppure l’ipotesi di un’altra guida tecnica e ha scartato anche l’idea di un ritorno del ct campione del mondo come direttore tecnico.
Lo sprint. L’obiettivo è chiaro: lo sprint deve essere vissuto serenamente. Hanno imparato in fretta i nuovi vertici bianconeri, la concentrazione di una squadra è materiale fortemente deperibile se prendono quota voci e sospiri. La crisetta invernale, coincisa con il mercato di gennaio e le voci ad esso correlate, è stata una lezione di rara efficacia. E ora c’è da preservare la serenità della squadra e del tecnico per le ultime decisive partite, in modo da riuscire a festeggiare con il maggiore anticipo possibile la promozione e avere così più tempo per discutere con i big che possono restare, tutti pronti a mettersi a trattare solo con la serie A in tasca.
IL RETROSCENA. «Volete il nome?» Didier Deschamps ha fatto venire l’acquolina in bocca venerdì sera a Verona. Perché battuta o meno, stava per far esplodere una bomba. Si è fermato appena in tempo o forse no, non aveva nemmeno la vaga intenzione di nominare il suo rivale, ma solo di far capire che si è accorto di averne. D’altronde non è difficile provare a individuare chi c’era sulla punta della lingua di Didier. Considerando che Blanc e Cobolli hanno la massima fiducia in lui (e non ha ragione di dubitarne), restano il direttore sportivo Alessio Secco e il consulente di mercato Roberto Bettega. Attenzione, però, nessuno dei due vuole la testa di Deschamps. Soprattutto adesso che sta ottenendo risultati anche sotto il profilo del gioco. Il problema è il futuro, perché qualche discrepanza è sorta nella costruzione della squadra e negli obiettivi fissati pubblicamente per la prossima stagione. In sostanza, anche se ha capito che i suoi consigli per gli acquisti non vengono considerati come delle priorità assolute (e la cosa non lo fa certamente gioire), Deschamps è pronto ad allenare qualsiasi formazione gli venga messa a disposizione dalla dirigenza, a patto però che venga fatta chiarezza fin dall’inizio. Trema, Didì, ogni volta che sente pronunciare pubblicamente la parola «scudetto», perché conosce il gap tecnico rispetto a Milan e Inter (ma lui considera molto superiore pure la Roma) e ha una generica diffidenza nei confronti dei miracoli. Così, la sua ansia è che nel caso in cui il mercato non rimetta la Juventus all’altezza delle avversarie, la responsabilità finisca tutta sulle sue spalle, soprattutto se il quarto posto venisse considerato da tifosi e ambiente come un fallimento. E’ per questo che lui sta allontanando con fermezza i sogni tricolori, segue con un pizzico d’apprensione le vicende di mercato e vive un rapporto teso con chi il mercato sta facendo. E’ sicuramente l’allenatore più sfortunato della recente storia juventina. I suoi predecessori hanno visto arrivare i più forti giocatori del mondo, lui li ha mestamente osservati fare le valigie, ha fin qui portato la squadra su palcoscenici decisamente poco prestigiosi e vede davanti a sé altre, inevitabili, difficoltà. Forse non è il migliore tecnico del mondo, ma ha espresso un desiderio plausibile: non essere cornuto e mazziato. E chissà come si dice in francese...
I TIFOSI DIFENDONO DIDIER. E tu, da che parte stai? Se il nemico si nasconde all’interno, prima bisogna costringerlo a uscire, poi lo si può colpire. E magari affondare. Il giorno dopo l’esternazione di Didier Deschamps ( « Sì, qualcuno dentro la società pensa che non sono all’altezza. Volete il nome? Non lo faccio, non adesso» ) , i tifosi hanno individuato mandante e potenziale assassinio. « Noi stiamo con Didì spiega senza giri di parole Fabio Germani, responsabile della Sud Scirea - e chi è contro Didì è contro la Curva. La situazione ci è abbastanza chiara» . Allora, proviamo a capire qual è l’umore della tifoseria più calda che non ha mai negato, d’altronde, un appoggio a chi guida la Juve dal campo e dietro una scrivania, in sintesi l’allenatore e l’amministratore delegato Jean Claude Blanc. « In questo momento, Didier Deschamps è un allenatore che vuole certezze sulla permanenza dei campioni e sul futuro della Juve in quanto squadra di vertice, dalle rinnovate ambizioni. Notiamo inoltre come il ds Alessio Secco non dia queste certezze, ora come ora, e non ribadisca anche quale siano gli autentici obiettivi di mercato » . L’avvenire di Didì, poi, sta a cuore, eccome. « Noi speriamo che il prossimo anno l’allenatore della Juve sia Deschamps, perché lui è uno juventino vero, un grande uomo e un grande tecnico. Con la penalizzazione di - 9 ha condotto la squadra verso la A, nonostante le traversie e gli infortuni, con mano sicura e intelligenza. Basta ricordare i giovani che ha saputo lanciare in prima squadra» . Giù le mani da Didier, oscuri nemici che vi mimetizzate sotto lo stesso stemma. E’ il gioco delle responsabilità, l’insostenibile pesantezza di lavorare per la Signora. Alle spalle, ci sono 109 di storia gloriosa e quindi, dopo un anno di purgatorio, è legittimo che i tifosi chiedano un approccio al futuro più consistente. Tante parole, fatti al lumicino. Però alcuni passaggi interessanti e rassicuranti ci sono, come l’aumento di capitale. Il problema è nelle intenzioni dei big. Tutti ad aspettare la promozione matematica, poi chissà se si scatenerà la bagarre mercatara. Su un nome, comunque, non si transige. « Su Gigi Buffon ha ragione Didier: non ha prezzo. E Buffon non si tocca. Siamo pronti a manifestare in piazza per dimostrare che non possono fare ciò che vogliono » . Al cuore non si comanda e la società, secondo gli appassionati, deve ufficializzare con fermezza che il portiere non si muoverà e che si tenterà qualche colpo importante. Dai forum internettiani emerge una realtà più contrastata: larga percentuale di consensi per il tecnico francese, ma anche una buona fetta di contestatori, di tifosi che non sostengono la conferma di Deschamps alla guida della squadra che affronterà la serie A. Sostituzioni discutibili, scelte tattiche opinabili, un gioco troppo spesso opaco. Tante eccezioni nel partito dei contrari. E una ricerca ossessiva del nemico, che è sempre alle porte.
ABETE TRAVOLTO DAI FAX ANTI-INTER: "LI VALUTERO'". Obiettivo raggiunto. L’iniziativa di un gruppo di associazioni e di siti bianconeri, che hanno lanciato un appello affinché i tifosi della Juventus scrivano una lettera a Giancarlo Abete nella quale chiedono la riapertura delle indagini su Calciopoli, il riesame dello scudetto assegnato a tavolino all’Inter e il controllo sulla regolarità dell’iscrizione dei nerazzurri al campionato 2004- 05, ha colto nel segno perché la buca di via Allegretti, a Roma, sede della Federcalcio, è ormai inondata di missive. Il presidente, per nulla infastidito, reagisce con signorilità e si mostra colpito per il seguito che ha avuto la campagna promossa dal professor Paolo Bertinetti. « Posso certificarvi che mi stanno arrivando in Federazione centinaia di lettere di tifosi, è una grande manifestazione di affetto dei tanti supporter bianconeri per la loro squadra. Le metteremo insieme e faremo una valutazione di quello che ci è arrivato. Fa parte del gioco questo strumento di pressione, purché si resti nei limiti dello sport e del confronto sereno » . Abete lascia dunque uno spiraglio al popolo bianconero che dall’estate scorsa va in cerca di giustizia. Ma non prende posizione sulle sentenze che hanno condannato la Juventus alla retrocessione in serie B e sottratto due tricolori vinti sul campo. « Per quanto riguarda la revoca dello scudetto, io non entro nel merito: è stata una valutazione degli organi di giustizia sportiva e tale deve restare. Ci sono tante opinioni su quanto è successo: c’è chi pensa che è stata una punizione troppo dura e chi pensa all’opposto » . In attesa di conoscere quali valutazioni la Federcalcio darà all’appello dei tifosi della Juventus, si sta espandendo la seconda ondata di Calciopoli, però non coglie di sorpresa i vertici federali. « E’ una situazione rilanciata ma che conoscevamo bene, ce l’aspettavamo. Sapevamo che avrebbe rimandato in fibrillazione il sistema del calcio. D’altronde la procura di Napoli ha degli strumenti e dei tempi diversi da quelli della giustizia sportiva, quello che posso dire è che la giustizia sportiva ha già fatto la sua parte lo scorso anno e che farà lo stesso anche con questo nuovo filone dell’inchiesta. Abbiamo persone eccezionali come Borrelli e Palazzi, sono certo che in tempi non troppo lunghi arriveranno alle decisioni più opportune » .
Gli effetti di Calciopoli si sono però già fatti sentire e, oltre alla Juventus e alle altre squadre penalizzate, anche se in misura inferiore, ne ha fatto le spese pure l’Italia, bocciata al momento dell’assegnazione di Euro 2012. « Ci ho pensato e ripensato: a novembre 2005 eravamo primi nelle valutazioni dell’Uefa, poi c’è stato il ciclone Calciopoli e non posso non riconoscere che un po’ questa situazione ha pesato. E’ evidente » .
Inviato da: Zirakpur Escorts
il 07/06/2024 alle 11:42
Inviato da: Mahipalpur Escort
il 04/06/2024 alle 12:34
Inviato da: vaansh
il 04/06/2024 alle 12:32
Inviato da: Gavin Flannery
il 30/05/2024 alle 11:15
Inviato da: ferrous
il 30/05/2024 alle 10:42