Creato da lost4mostofitallyeah il 04/03/2009
CON QUEL TRUCCO CHE MI SDOPPIA LA FOCE
 

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Messaggi di Luglio 2014

IL Tragitto Vol. 59

Post n°232 pubblicato il 25 Luglio 2014 da lost4mostofitallyeah





Partirono che era pomeriggio inoltrato e camminavano svelti attraverso la Cittadina che cominciava a riempirsi di dopolavoristi in cerca di uno svago e di qualche divertimento all'ombra
delle montagne brulle. Louise cercava di darsi una felicità che non era la sua e una spigliatezza nella comunicazione che non le apparteneva. Ad essere sincera Romario con la sua ieraticità e complessione la metteva un po' in uggia e la preoccupava. Non sapeva bene come iniziare un discorso con quell'uomo evidentemente segnato da qualche disavventura, maestoso e distante. Lui aveva un passo ampio e regolare, deciso e massiccio, mentre Lei per starle a ruota doveva quasi mettersi a correre, o comunque agitarsi ridicolmente con dei passettini da papera fastidiosi e imbarazzanti. Mentre trascorrevano per le vie ampie della Periferia le persone che Li incrociavano salutavano cerimoniosamente Romario oppure gli sorridevano con complicità ed evidente affetto. Louise invidiava quella popolarità e sognava di potere avere un giorno la stessa facilità nel rapportarsi agli altri. Lei che si sentiva così scontrosa e difficile, ostile e poco affabile. Era cresciuta in una famiglia spigolosa con un padre tutto d'un pezzo che l'aveva allevata praticamente da solo dopo la morte della madre quando Louise aveva otto anni. E Lei aveva tanto da essere riconoscente al papà ma sentiva che non aveva potuto sostituirsi a mamma un tutto e per tutto, e a Lei mancava quel tocco di femminilità e di calore umano che Le avrebbero reso la vita più facile. Per questo, crescendo, aveva avuto l'esigenza di fare qualcosa per gli altri e dedicarsi a tempo pieno al volontariato e al supporto dei più deboli. Per questo quando si erano scoperte delle macchie sul suo passaporto genetico e si era dato alla fuga insieme ai due ragazzi, Rabail e Frankie, non era stata soddisfatta e s'era incupita ancora di più. Per questo quando aveva incrociato la sua strada con Pearson, l'ex nano brigante, aveva sentito risvegliarsi la sua vocazione da crocerossina e si era affezionata in modo particolare a quell'uomo provato dalla minorità fisica e dalla Guerra. Rabail, a sua volta, Le si era attaccato alla gonna morbosamente e Le faceva una chiarissima e spietata corte. Anzi, per certi versi, La considerava già un suo possedimento, con quell'ostinazione e fanatismo tipici dei giovanotti un po' ottusi. Lei, ancora in stato confusionale, aveva abbozzato e non aveva reagito, lasciandolo fare. Magari Le piaceva anche avere qualcuno che si preoccupasse così tanto per il suo destino e, sul momento, non aveva nessuna voglia di mettersi a litigare o fare la difficile. Però, mano a mano che la loro avventura comune si faceva più complessa e stratificata, anche le sue esigenze diventavano più raffinate e l'umore usciva dal nero cupo per addentrarsi nelle variazioni stupefacenti che la fantasia Le offriva. La sua anima fondamentalmente ribelle si divaricava dalla piatta esigenza di comando e sopraffazione promosse da Rabail. Con Frankie andava già meglio: era un ragazzo estemporaneo e frizzante, anticonformista ed eccentrico, spiritoso e divertente. Con Lui si poteva scherzare e appoggiargli una mano sulla spalla senza temere che pensasse subito a scoparla o a incasellarla nella coppia. Non si sarebbe mai messa insieme a Lui, questo No, ma era bello avere qualcuno con cui confidarsi senza che la propria fiducia venisse scambiata per arrendevolezza o condiscendenza. Un buffo complice, insomma. E questo faceva imbestialire Rabail, che era fondamentalmente geloso e possessivo, e non conosceva il significato della parola autoironia. A bilanciare quella sorprendente combriccola stava il Colonnello Strano, con le sue carte e le sue fissazioni. Louise non l'aveva ancora inquadrato bene ma si era comunque resa conto che viveva su un pianeta tutto suo, distante e conformista, ossessionato e pedante. Un militare che si era unito al gruppo per distrazione o eccessiva confusione, un uomo che non aggiungeva né toglieva nulla alla guerra tra i due poli opposti che sembravano contendersi la sua anima.....Buon ultimo veniva l'ex nano brigante, Pearson. Un essere malinconico e triste, divorato dalle fisime del reduce, dalle paturnie dell'ex combattente che ne aveva viste così tante con gli occhi da non riuscire a sostenerle con il cuore. Una persona per certi versi ammirevole e discreta, dignitosa e coerente. Forse l'uomo che più di tutti gli ricordava suo padre. Per questo Lei lo amava e compassionava così tanto, ed egli era la ragione per cui si stava sobbarcando centinaia di metri a piedi dietro Romario, cupo sui suoi passi e silenzioso nella sua missione per conto della giustizia e, perché no, dell'umana pietà.  

 
 
 

Il Tragitto Vol.58

Post n°231 pubblicato il 18 Luglio 2014 da lost4mostofitallyeah

 




Per pochi lunghissimi istanti parve che la situazione degenerasse e che i Ragazzi si sarebbero trovati a fare da testimoni a un pesante conflitto interno agli equilibri politici di Selawille. Poi, esattamente com'era apparsa la tensione venne a disinnescarsi grazie a un tiepido sorriso e a una mano tesa da parte di Zsa Zsa Murena. "Capisco la tua posizione Tyco, e in fin dei conti non me la sento di gettarti la croce addosso. Lasciami però dire che rimango contraria a questa tua scelta e che i tuoi ospiti meriterebbero più attenzione e tolleranza." Il Sindaco abbozzò una risata e, evidentemente sollevato, sciolse i muscoli e distese il viso platealmente. "Sono vecchi amici e non ho nulla contro di loro. Abbiamo avuto qualche piccolo screzio ma ora siamo improntati alla pace e al sostegno reciproco. Dobbiamo fare di tutto per consolidare gli accordi sul campo." "Perfetto discorso da politico". Chiosò Zsa Zsa Murena. "A dire la verità" Non riuscì a trattenersi Frankie "La nostra guerra con Selawille non è mai cominciata. Siete stati Voi a perseguitare in ogni modo l'ex nano brigante, Pearson. Noi siamo stati semplicemente trascinati dalla corrente, spesso controvoglia e comunque per evitarvi di compiere passi irreparabili come un linciaggio."
Prima ancora che Tyner rispondesse intervenne bruscamente Rabail sventolando le mani in aria :"Va bene, va bene. Mi pare che ci stiamo perdendo in un bicchiere d'acqua e nelle solite scaramuccie e rappresaglie. La verità, Sindaco, è che Noi vogliamo abbandonare questa città ma non lo faremo senza Pearson. Si può sapere dov'è adesso?". "All'ospedale della Contea, credo. Deve averlo portato lì il Reverendo Watson." "Beh, allora andremo a recuperarlo e ce ne andremo definitivamente da questa ridente località." "Non è così semplice" Rispose il Sindaco "Per Voi è ancora pericoloso muovervi senza la presenza di qualcuno che possa difendervi, o senza un lasciapassare. Ormai siete facce note nella Comunità". Frankie sbuffò e si passò una mano sul viso :"E allora procuracelo questo lasciapassare o accompagnaci all'ospedale. Insomma, decidiamoci a fare qualcosa. Quasi ci scornavamo per un mucchio di ossa e ora non sappiamo nemmeno dove si trovi Pearson..." "Personalmente ho un'idea. qualcuno di Voi ragazzi potrebbe prendere questo.." E Tyner si sfilò un pesante anello dall'indice "E recarsi alla Clinica. Lì si informerebbe sulle condizioni del vostro nano brigante, e potrebbe eventualmente ritirarlo. Di sicuro sul posto c'è anche Watson sennò sarebbe già ritornato...E, accompagnati dal Pastore, il vostro ritorno in Cattedrale sarebbe decisamente più sicuro!". Tutti si guardarono con curiosità e annuirono. Louise sollevò una mano e disse, asciutta, che sarebbe andata Lei a recuperare Pearson. "La accompagno" Fece Edgar Malloy, appoggiandole una mano sulla spalla. "Io e il mio partito siamo molto conosciuti a Selawille. Siamo il gruppo politico di maggioranza relativa e Io, modestamente, sono stato il secondo più votato alle Elezioni che abbiamo tenuto in autunno. Posso farle da scudo in qualsiasi momento. Con Me sarà al sicuro." Rabail grugnì in modo evidente e non riuscì a trattenersi oltre :"Abbiamo dietro questo spaventapasseri da tutta la giornata e non c'è modo di liberarsene. Puoi dirgli, Sindaco, che si levi dai piedi e vada a farsi fottere? Qualcuno deve avercelo scagliato contro come una maledizione!". "Edgar è in gamba. Un'ottima persona." Osservò Zsa Zsa Murena "E il suo discorso non è poi così campato in aria. Lei piuttosto, giovanotto, perché si arrabbia tanto?". "Non è il momento delle spiegazioni. So solo che se si muoverà dietro Louise questo tizio Io non starò a guardare. Dovrete fare i conti anche con Me." Ci fu un momento di silenzio interlocutorio e Tutti tossicchiavano e si guardavano di sbieco. Finché una voce secca e carismatica ruppe l'imbarazzo :"Con la signorina ci posso andare Io. In quanto a essere conosciuto dalla popolazione lo sono...forse non sarò un politico ma la gente mi vuole bene e non torcerà un capello alla donna e al suo amico ex nano brigante fin tanto che Io sarò nei dintorni." Tutti si voltarono a quel suono dal timbro metallico e preciso e osservarono Chi aveva parlato. Il viso di Romario risplendeva di una luce efficace e tranquilla. Era evidente che non aveva mosso le labbra a caso. Edgar Malloy si ritirò rosso in viso e Tyco Tyner osservò il suo sottoposto con uno sguardo a metà fra la stima e la circospezione :"Mi sembra un'ottima scelta. Romario è amatissimo da queste parti. Nessuno oserebbe dirgli nulla nemmeno se trasportasse un carico di cento candelotti di dinamite accesi sopra un carretto zeppo di nitroglicerina. é quanto di più affidabile esista." Zsa Zsa Murena annuì energicamente e Tutto il gruppo, in pochi attimi, si trovò d'accordo.
 
 
 

Fletcher LVIII

Post n°230 pubblicato il 11 Luglio 2014 da lost4mostofitallyeah

 




Nella tavola calda smozzicarono ancora dei discorsi ma era evidente che l'entusiasmo di poco prima era evaporato. Teneva banco Henry Grassi con i suoi consigli utili ma tutti i suoi uditori erano scazzati e stanchi e abbozzavano giusto per cortesia un po' di attenzione. Alla fine anche Lui si arrese e lasciò che la notte facesse il suo corso con il suo strascico di visi ottusi e sbadigli clamorosi. Finalmente si decisero a lasciare quel posto, che si era rivelato nulla più di un parcheggio per le anime inquiete, ma senza riuscire a offrire delle risposte. Sulla via del ritorno Fletcher stava incollato a Christine mentre Peter camminava un metro più avanti, immerso in un
ruminare pensieroso. Grassi ed Edward chiudevano la fila confabulando fitti. Arrivarono alla maestosa catapecchia di Sereni e salirono le scale nel buio più assoluto finché, a un cenno di Ed, capirono di essere arrivati al pianerottolo giusto. "é saltata l'elettricità, come capita spesso. Succede altrettanto che ce la sospendano perché qui più o meno Tutti sono morosi o agganciati illegalmente." "Ottimo" notò Fletcher "Come ci si muove adesso?". "Ho delle candele sempre sottomano per i casi di emergenza" Grugnì Ed "E comunque lo sapevate che qui non siamo in un superattico di Uptown." "Nessuno ha mai preteso questo. La mia voleva essere solo una domanda e una curiosità. Non mi dà nessun problema restare al buio fintantoché sono lontano da Percace e vicino alla persona che amo." Peter sorrise e lanciò un'occhiata obliqua e strana a Christine, cercando di ricavarne le fattezze alla luce delle candele che si accendevano. Per un attimo, malgrado la differenza di età, gli parve di riconoscere i tratti di Rihanna e si morse le labbra, poi deviò il pensiero su terreni meno dolorosi e riuscì ad abbandonarsi a quella notte punteggiata da lucine. "Erano secoli che non vedevo una candela...dove lavoravo Io e poi in Clinica le luci erano o bestiali o soffuse, ma nulla eguaglia la bellezza di alcune candele accese..."
Fletcher notò immediatamente lo sguardo offuscato di Peter e le sue sopracciglia corrugate, così decise in un istante che quella notte avrebbe vegliato, fanculo la stanchezza. Henry Grassi, nel frattempo, stava lanciando gli ultimi saluti prima di avviarsi per la sua strada e giungere al meritato riposo. Diede due baci a tutti malgrado le proteste di Sereni che voleva trattenerlo in Casa visto il black-out. "Non sono zone pericolose ma comunque avviarsi al buio per farti un chilometro e mezzo a piedi non è salutare per la propria conservazione." "E Tu dammmi una candela "Rise Grassi "Me ne andrò in processione nella mia personale Via Crucis. Vuoi mettere l'effetto scenico?". Ed annuì e gli rifilò una candela accesa "Buona fortuna, allora. E non indugiare troppo agli incroci." Fu così che Grassi infilò la porta e prese a discendere le scale interne. Nel frattempo Peter cercava la stanza con il Crotalo. Sereni lo afferrò per un braccio :"Chris probabilmente dorme. Gli ho dato da mangiare abbondante prima che arrivaste Voi." "Volevo solo vederlo alla luce della candela". Piagnucolò Peter. "Così non faresti che innervosirmelo e disturbarmelo, perciò Ti chiedo un favore: lasciamelo in pace." Il giovane taxista fissò il piccolo mago della rete e alla fine annuì pur scrollando interiormente la testa. Non era convinto ed era sovreccitato. Se ne rendeva perfettamente conto: il cervello gli mandava scariche elettriche dall' ipotalamo giù, fino all'ultima vertebra e la vista (non ci si fosse messo anche il black-out) era torbida. Le mani gli tremavano lievemente e non osava voltarsi verso Fletcher e Christine per non indugiare troppo sulle forme di quest'ultima. Fletcher, dal conto suo, realizzava in pieno lo stato d'animo del giovane. Ne aveva visto anche troppo durante le sue peregrinazioni in clinica e Lui stesso aveva provato quel brivido libidinoso percorrergli le cellule nervose e annebbiargli gli occhi. Solo adesso, che si era reso pienamente conto dell'amore per Christine, aveva superato quella fase e tratteneva la sessualità sulla punta delle dita. Ma lo stesso non poteva dirsi di Peter. L'eccitazione lo imbrogliava e confondeva. la passione improvvisa erompeva da tutti i pori fornendogli l'oblivio di tutti i sensi di colpa e gli autocontrolli, sfrenandolo a crimini che non avrebbe mai creduto possibili e trasformandolo in una delle più basse forme di vita che la Natura conosceva: l'Uomo lussurioso.
 
 
 

Fletcher LVII

Post n°229 pubblicato il 03 Luglio 2014 da lost4mostofitallyeah




"Che accidenti è quella roba???". Urlò Fletcher schermandosi istintivamente il corpo. Ed sorrise mentre Christine era fuggita nell'altro locale. Peter ed Henry Grassi guardavano con indifferenza. "é un Crotalo" Precisò Sereni. "PIuttosto velenoso, forse il più velenoso serpente al mondo. Si chiama Chris e l'ho in casa con Me da più di un anno". Fletcher, dopo il primo attimo di smarrimento si era avvicinato alla gigantesca teca e aveva cominciato a posare gli occhi su quel essere brutale e ipnotico che ora stava perfettamente immobile lasciando saettare solo la lingua biforcuta ogni tanto. "é in riposo, gli ho dato da mangiare poco prima che arrivaste. Adesso sta digerendo." "Robe da matti" Biascicò Fletcher "Qualcuno mi aveva detto che eravate tutti vegetariani in questo quartiere degli artisti". "Io certamente sì, ma Chris non lo è ancora diventato" Annuì amaro il ragazzo. "Non capisco il senso nel tenere un divoratore di topolini e cavie in questa zona. Che gusto si prova a privare un animale della sua libertà e nel vederlo trascinarsi nello spazio di qualche metro, indeciso se papparsi il rancio o mettersi a dormire? Io la chiamo Crudeltà." Henry intervenne con fervore al fianco del suo giovane amico e prese a mormorare come in una litania :"Ed vuole molto bene a tutti gli animali. Chris era risalito dalle fogne dove qualcuno l'aveva scaricato, e volevano ovviamente farlo fuori, ma Lui si è opposto con tutte le forze sino a che glielo hanno affidato. Adesso, come Lui ha detto, è un anno che lo tiene in custodia e subito si è posto il problema del modo in cui farlo sopravvivere. Ed è un cuore d'oro ma ha dovuto fare delle scelte, e la scelta principale era sacrificare qualche topolino per rimettere in sesto il suo nuovo amico....ed è quello che ha fatto, pur ripugnandogli profondamente questa
opzione." Christine era rientrata nella stanza e aveva squadrato Sereni :"Io tanto sicura che la situazione gli facesse schifo non sono. C'è sempre una componente sadica in ogni uomo e la vista di un serpente risveglia tematiche del nostro passato che credevamo sopite, ma non sto qui a fare la psicologa adesso." "Vai pure avanti" Le rispose il ragazzo "Tanto ti sei spinta già ben oltre. Mi stai forse dando dello psicotico?". Peter pensò bene di intromettersi per disinnescare la conversazione che si stava inerpicando su sentieri esposti e pericolosi :"Io penso che il serpente sia, come tutti voi sapete, il simbolo fallico per eccellenza. Quindi ritengo sia inevitabile per un uomo rimanerne attratto e repulso al tempo stesso. Un po' come la visione del proprio pene da bambino: Ti intriga e Ti disgusta al tempo stesso." "Psicologia da strapazzo" Sputò con rabbia Sereni sul pavimento "Ho l'impressione che Tutti siamo passati da Percace e stiamo parlando come Lui ci ha indotto a fare. Nozionismo terra-terra del cazzo. Piccole basi confuse da strizzacervelli della peggior risma." "Dammi un'altra spiegazione, allora." Replicò piccato Peter.
Il Ragazzo sbuffò e alzò le spalle :"Per me era una bestia che sarebbe morta se non avesse avuto cibo. E non potevo lasciarlo agonizzare senza far nulla. Mi è piaciuta, lo ammetto. Dovrei sentirmene in colpa? é forse giusto coccolare rapaci e tigri siberiane e condannare allo sterminio coccodrilli e rettili per una una semplice questione estetica? Cosa c'è di tanto diverso fra lo sbranare una gazzella o lasciare che un crotalo inghiotta viva una ranocchia o un topo? é questo che dovete spiegarmi." "Va bene, va bene" intervenne conciliante Grassi, Io direi di sospendere l'interessante conversazione e di andare a mettere qualcosa sotto i denti...allora, che ne dici Ed? Hai voglia di uscire con Noi?". Il ragazzo abortì uno sbadiglio e replicò tranquillo :"Non sono più abituati ai rituali dell'andare fuori o della socializzazione ma vengo volentieri. é così tanto tempo che non mangio in una pizzeria o quello che volete." Così Tutti riposero le armi dialettiche e si avviarono lungo le scale interne del lugubre edificio sino a sboccare in strada, un'arteria che nel frattempo si era vivacizzata. Occupando il marciapiede avevano ciondolato in silenzio raggiungendo una tavola calda fianco a un vicoletto stretto e puzzolente, e lì vi erano entrati facendo ben attenzione a mescolarsi con la fauna locale. Avevano fatto i loro ordini a una cameriera piccola ma ben distribuita, con una bustina rossa sulla testa e una gran coda che le sfiorava il culo. Poi s'erano messi a sfogliare il menù con aria indifferente senza che nessuno fosse in grado di avviare un discorso che lasciasse da parte rettili, cavie, vegetarianesimo e coerenze alimentari. Fletcher e Christine si sfioravano in una suadente atmosfera complice senza tuttavia avviarsi verso un bacio o uno sfiorarsi delle ginocchia. Erano compressi ma comunque felici: uno spiraglio fra le nubi si spalancava macchinosamente e loro cominciavano ad esserne illuminati anche se con vicini un po' ingombranti e sfuggenti, in primis quel Sereni che giocava tra follia e rigore come un puro cannoniere d'area piccola.
 
 
 
 
 

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