Creato da lost4mostofitallyeah il 04/03/2009
CON QUEL TRUCCO CHE MI SDOPPIA LA FOCE
 

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Messaggi di Settembre 2014

Il Tragitto vol. 63

Post n°240 pubblicato il 27 Settembre 2014 da lost4mostofitallyeah







Pearson lanciò un sorriso obliquo ma fu interrotto dal rientro nella stanza di Louise e Watson. Così lasciò la sua ambiguità fluttuare nell'aria, a pochi centimetri dagli occhi di Romario. "Ok, è tutto a posto" Fece Louise "Gleeson ci vuole immediatamente fuori dalle palle e ha lasciato detto di buttarci fuori se non ci saremmo mossi entro pochi minuti. su con la vita, combattente! Lasciamo l'ospedale! Qui ho un paio di stampelle per Te e la buona scorta di Romario e del Reverendo. Nessuno Ti farà niente." L'ex nano brigante abbozzò ma si indicò il pigiama. Non sarebbe certo potuto uscire in quello stato e fece capire che non se ne parlava di indossare i vecchi stracci della cresima abortita. Louise approvò il consiglio con un cenno della testa e uscì immediatamente a cercare qualche abito smesso del settore pediatrico. Ritornò dopo dieci minuti, trionfante, con sul braccio una serie di capi :"Un ragazzino è morto due giorni fa e i Genitori hanno voluto lasciare qui tutti i suoi vestiti. Non se la sentivano di riaverli in Casa. é tutta roba di qualità e, a occhio e croce, ho pensato che Ti andassero bene. Provali." Pearson scosse la testa ma si alzò lo stesso a sedere: la testa gli rimbalzò come un pallone da football e un frenetico senso di vertigine lo scosse tutto, correndo il rischio di farlo finire steso al suolo. Ma non poteva permettersi di restare ingabbiato ancora in quella Clinica. Così si morse a sangue il labbro inferiore, si diede idealmente un paio di sberle e in pochi minuti fu in grado di mettere a fuoco con precisione tutti gli oggetti e le persone nella stanza. Poi fece un cenno a Louise di portargli i vestiti e, toltosi il pigiama, cominciò a indossare gli abiti del ragazzino morto. Scoprì subito che gli stavano a pennello e prese a ridere fra sé, pensando che, veramente, i morti vestivano i vivi. Quando ebbe completato la vestizione prese una delle stampelle che la Ragazza gli aveva posizionato accanto al comodino e si issò senza più particolari difficoltà. Poi prese la seconda e cominciò a camminare agilmente per il locale. Romario lo guardava di sottecchi, Watson era entusiasta :"Ottimo, davvero perfetto. Chi l'avrebbe mai detto per come era entrato in Ospedale!". "Ha mangiato?". Fece la Ragazza a Watson. "Lo hanno nutrito a flebo. Magari un bel panino gli ci vorrebbe. C'è un bel pub proprio qui all'interno della Clinica e..." "Scusi, Reverendo, ma non se ne parla. Io voglio portarlo fuori da questo posto al più presto possibile, se non s'era capito." "Beh, allora avviamoci, nulla ormai ci impedisce di andare." Così, tutti e quattro presero ad avviarsi al ritmo rallentato di Pearson e superarono le porte del gigantesco edificio. "A quanto pare non esistono taxi da queste parti...." Notò Louise con amarezza. "Sarà duro accompagnarlo fino alla Chiesa". Romario si strinse nelle spalle :"La Guerra è finita da poco e i taxi non sono rientrati in Città da molto. Poi penso sia meglio evitare di salire su un taxi collettivo con un ex nano brigante. Sa com'è...è inutile che rifaccia tutta la pappardella." Mettiamoci le gambe in spalla e non impiegheremo molto."
Nel frattempo all'interno della Chiesa Frankie stava colloquiando a bassa voce con il Sindaco. L'argomento era il modo di prendere il primo treno possibile e abbandonare Selawille, che ormai era diventata invivibile e improponibile per i Viaggiatori. Tyner aveva fatto cenno al Ragazzo di seguirlo lungo i gradini principali della Cripta e lì si era acceso una sigaretta. "Sono così poche le situazioni in cui posso farlo. Da quando in Città è diventato illegale, anche su mia proposta, tocca fare i Clandestini. Un po' come Voi." "Frankie non rise alla battuta ma mise subito le carte in tavola :"So che può sembrare ridicolo ma abbiamo bisogno di una scorta fino alla Stazione, qualcuno che ci faccia salire su un dannato treno senza essere linciati nel tragitto." "Ah per questo non c'è problema. dopo l'intervento di Zsa Zsa Murena la situazione sociale s'è calmata. Il rischio l'avete corso quando tutta la folla e la teppaglia vi attendeva tra le navate." "Qualcosa che Lei ha attizzato, Sindaco." Tyner fece un gesto con la mano aperta, come a dire: tutte fregnacce. "Errori. Succedono. Pensavo che la cresima dell'ex nano brigante potesse diventare una solenne Funzione di Pace e Riconciliazione. Così non è stato, purtroppo. Troppe ferite sanguinano ancora." "Stupidaggini, Sindaco. Prima ha tentato di appendere Pearson a quella specie di gogna e poi lo volevi sistemare in Chiesa, in una specie di folle Rito collettivo. Non me la conti giusta." "Accomodati, allora. è sempre uno sport molto praticato quello di prendersela con il Sindaco in carica, o con il Prete. In ogni caso sono le figure più rappresentative della Comunità e, comunque, una ragione ci deve essere perché quelli stanno sopra e la Gente sotto. E dirmi questo mi conforta parecchio." "Vi sono mille modi per acquistare una carica, e Tu lo sai meglio di Me, Tyco." "Mi stai accusando di intrallazzi e di giocare sporco?". "Non voglio discutere su questo cazzo di Città e sulle sue Regole politiche, stiamo perdendo il discorso. L'unica cosa che desidero è sapere che ci sposteremo Tutti insieme fino ai binari, e lì Noi cinque potremo prendere un bel convoglio per la destinazione successiva."

 

 
 
 

Il Tragitto Vol.62

Post n°239 pubblicato il 18 Settembre 2014 da lost4mostofitallyeah







Il Dottor Gleeson uscì rapidamente dalla stanzetta bestemmiando ad alta voce. Si teneva la mano insanguinata davanti al viso quasi non credesse a quello che stava vedendo, mentre un gruppetto di infermiere adoranti e preoccupate lo accompagnava. Watson, indeciso sul da farsi, pensò alla fine che fosse meglio restare nella stanza per evitare altri colpi di testa dell'ex nano brigante. Louise, incredula e preoccupata, continuava a sogguardare Pearson mentre Romario, imperscrutabile come una sfinge, lasciava errare lo sguardo per tutto l'ambiente. Pearson si asciugò un po' di sangue che gli era rimasto sulle labbra e parve chiudere gli occhi per addentrarsi in un sonno ristoratore e tranquillo quando Louise gli appoggiò una mano sul braccio e lo scosse vigorosamente. "Non addormentarti, dobbiamo uscire da questo merdaio." "Un momento" Fece il Reverendo "Mi sembra che il dottore sia stato chiaro: il nostro piccolo amico non può assolutamente muoversi. Ora lo attende una lunga terapia riabilitativa e...." Louise aveva estratto da una tasca dei pantaloni un revolver di piccolo calibro e lo stava puntando conto Watson. "Per me la farsa è finita, Reverendo. Siamo stati anche troppo dentro questo buco di culo di Città. Adesso prendiamo il nostro piccolo amico e ce lo portiamo via. Poi saliamo sul primo treno e salutiamo Selawille. Cosa ne pensa come programma?". "Secondo me è una stupidaggine e comunque non occorre mostrare l'artiglieria, signorina. Basterà una carta firmata della Clinica che Lei, in quanto tutrice di Pearson, autorizza il personale ospedaliero a non trattenerlo oltre. Una sua firma e saremo a posto. Se poi il piccolo amico morirà lungo il Tragitto sarà solo colpa sua." "Me ne assumo volentieri tutti i rischi". "Allora va bene. Andiamo in segreteria, e riponga il cannone." Louise si infilò l'arma nella tasca dei pantaloni e seguì Watson fuori dalla porta non prima di avere lanciato un bacio silenzioso all'ex nano brigante che la fissava speranzoso. Romario durante tutta la scena madre non s'era mosso di un centimetro, curioso di vedere chi l'avrebbe spuntata fra il Reverendo e quella coraggiosa ragazzina. Ora, osservando i due uscire insieme, s'era avvicinato al letto. Non appena la porta era stata chiusa aveva fissato le sue pupille verdi in quelle grigie di Pearson. "Altro che muto, eh combattente? Non volevi che Ti facessero un'iniezione di siero della verità e spifferassi tutto il tuo passato. Certe cose le capisco al volo. Non a caso vi ho visti in guerra per tre anni, ma di Me adesso Ti puoi fidare." Pearson schiuse le labbra e mostrò i dentini con un ghigno famelico poi cominciò a sillabare :"Vaffanculo, nemico. Non pareva vero, a quelli, di avere sottomano un autentico esemplare di ex nano brigante. Avrebbero fatto di tutto per farmi parlare e poi speculare sulle informazioni. Li conosco questi medici del cazzo." "Beh, adesso finché non tornano sei in buone mani. E non hai mica voglia di dirmi quello che nascondi nella piccola coscienza? Io posso essere qua per ascoltarti" "E chi saresti? Una specie di confessore? Vaffanculo, combattente. Se sei stato davvero nelle campagne contro di Noi dovresti sapere che non siamo malleabili." "Tra qualche minuto sarai fuori. I tuoi amichetti sono anime belle ma non Ti possono affiancare in quello che cerchi. Tu hai bisogno di qualcuno che conosca tutta la storia. E che Ti faccia da guardia del corpo per quando sarete a Benton Town e potrai muoverti nei dintorni a cercare quello che, fin dall'inizio, hai nel capoccino di recuperare." "Stai delirando, combattente. E non so neppure il tuo nome. Tutto quello che voglio è uscirmene da questo ospedale del cazzo e rimettermi in viaggio. Ma i motivi sono solo miei. Non vedo come Tu ti immagini le mie destinazioni. Probabilmente la Guerra Ti ha fatto male." "Io sono Romario ed ero nel diciassettesimo incursori a combattere Leduc proprio nelle colline sopra Benton Town. Leduc aveva messo le mani su un carico di valori della Banca Centrale. Il lascito Berger, ricordi? Tutti quelli che si sono fatti il culo in quel teatro di operazioni sa che il Lascito Berger è ancora lassù, da qualche parte. E quando ho saputo che un nano brigante della colonna di Leduc era diretto verso Benton Town, beh, ho fatto due più due. Non è così Mister Pearson, o dovrei dire Everard Frost?." Sul viso dell'ex nano brigante apparve e immediatamente scomparve una nuvola di perplessità e dispetto. Subito però si riprese e, zufolando, investì in questa maniera Romario :"Senti, amico, il Lascito Berger è una fantasia troppo bella per essere vera. L'unica cosa che Io ricordo della militanza sotto Leduc è la merda che mangiavamo e i Regolari che ammazzavamo. Vita stronza. Tutto ciò che voglio è tornare a Benton Town per omaggiare i miei commilitoni, nulla di più, nulla di meno. Sono un reduce, ora." "Soffri di masochismo esasperato, vero Pearson? Per quello ti imbottisci di antipsicotici e, a volte, corri il rischio di farne overdose. Ed è per questo che fingi di tagliarti la lingua quando sei in presenza di ex regolari o di medici del cazzo? Lo fai perché sennò finiresti con lo sbottonarti e rivelare tutto. So come si chiama questo brutto problema: Sindrome di Arkwright oppure, se preferisci, Complesso di Leduc. Lo stesso che ha fatto lanciare il tuo capo dalla finestra mentre era sotto interrogatorio."

 
 
 

Fletcher LXII

Post n°238 pubblicato il 11 Settembre 2014 da lost4mostofitallyeah









Fletcher adesso era di ottimo umore. Fissava alternativamente Grassi e sua moglie ingollando modeste sorsate di whisky e assaggiando qualche fetta di salame mentre Ed Sereni pareva un indemoniato: si era scolato mezza bottiglia e aveva spolverato il tagliere di buona parte dei salumi che v'erano appoggiati sopra, pestando i piedi e alzando la voce. Christine e Gladys, dal canto loro, sorbivano due aranciate con fare distaccato e un po' annoiato. Stefano era anche Lui in ottima disposizione d'animo ma pareva visibilmente disturbato dalle lacrime di Peter nel corridoio.
A tal punto la scena divenne così patetica e insopportabile che Fletcher si alzò dal suo posto e si portò verso il ragazzo in lacrime. Si chinò e gli mise una mano sulle spalle sussurrandogli mielosamente nelle orecchie :"Non devi sconvolgerti per quello che è successo. PIù va avanti il nostro affrancamento da Percace, più gli istinti si liberano e le reazioni diventano incontrollate. Prendi Me. ho appena preso una brutta scuffiata per la moglie di Stefano e prima che sorga l'alba intendo portarmela a letto." E sorrise, di uno spirito malevolo. Peter interruppe il suo flusso di dolore per squadrare attonito l'Uomo. quello che stava dicendo di voler fare cozzava contro tutti i principi di buon senso e pudore che erano stati inculcati Loro. Al confronto il suo sfogo animalesco pareva un gioco da bambini o un'iniziativa da amatori. "Stai scherzando o Ti ha dato di volta il cervello?". sussurrò in un respiro. Fletcher, il cui viso aveva assunto delle tonalità rosso cupo, storse la bocca. "No, nessuno scherzo. Speravo che questa casa potesse darci un po' di tregua ma, al contrario, sta tirando fuori tutti i nostri dispiaceri. E adesso è il mio turno." "Te lo impedirò, Fletcher." L'uomo sorrise di nuovo, mostrando la chiostra di denti bianchissimi :"Chi vuoi fermare ragazzo? Sei ancora tutto squassato dalle pene d'Amore e quando Ti alzerai sarai in grado di reggerti appena. Chi pensi di potere fermare?". E detto questo cinse con le braccia le spalle di Peter e lo sollevò di forza, trascinandolo zoppicante verso il convivio che stava decollando fra urletti e rumore di bicchieri. "Beh, come sta?". Fece Grassi non appena vide Peter zoppicante e appoggiato a Fletcher. "Beh, abbiamo fatto due chiacchiere e adesso è sulla buona via per riprendersi." L'Uomo disse questo e posò il Ragazzo su una sedia davanti al tavolo ingombro di cibaria e alcol. "" target="_blank">Fatti un sorso". Pigolò Ed che era evidentemente in orbita. Peter, senza entusiasmo, scrollò la bottiglia e si accorse che era vuota. "Non hai altro?" Fece a Grassi "Sono astemio ma un goccetto l'avrei gradito se voi ubriaconi non aveste spazzolato tutto." "é whisky scozzese, puro whisky scozzese" Se me lo beccavano in macchina erano due anni di riabilitazione". "Da Percace?". Interloquì Peter impertinente "No. Centro Recupero Alcolisti. Qualcosa di sottilmente, e perversamente, diverso." Le due donne osservavano con preoccupazione lo svolgimento della scena e Gladys prese per mano il Ragazzo implorandolo di lasciare correre e di smorzare gli animi, Lui che era sobrio. Ed sentì quello che diceva e subito fece la spia a Stefano :"Guarda che tua moglie ci prova con Peter..." Grassi si alzò come un Ercole dal tavolino mandando tutto gambe all'aria: salame e bottiglia, che si frantumò in mille pezzi contro il muro. Poi scoppiò a ridere: una risata pantagruelica, forte e ben timbrata, dalla bocca spalancata. "Vorrei vederla, Gladys, provarci con un altro. Ora che sono ben pieno non sarei capace di tollerare un'altra cura alla Percace. Lui mi diceva: Lascia che tua moglie vada con altri e guarda. Se Tu sei indifferente e Lei non ci casca vuol dire che siete sulla buona via della guarigione completa. Fu una sofferenza atroce. Una volta vidi che Lei non era indifferente alle attenzioni di una delle cavie del Dottore e frantumai a questi la testa con un vaso d'acciaio. Poi il Dottore mise tutto a tacere. Lo sapevate che il Dottore tiene delle cavie per gli esperimenti più raffinati? Gente in regola, ben pagata e avvisata. Debbono provocare e titillare per capire fino a che punto Uno sia uscito dalla dipendenza. Certo, evidentemente un mestiere rischioso come si è dimostrato." "Hai ammazzato un uomo?". Fece Fletcher lasciando cadere un fiorellino di plastica che aveva tra le mani giunte. "Oh, bella! certo. Non puoi reggere tranquillamente che tua moglie vada a letto con un altro tizio mentre Tu osservi e Ti fai magari una sega. Non è così, Fletcher? Che Uomini saremmo? Tu stesso lo hai dimostrato mandando Peter e Sereni quasi all'altro Mondo per una questione del genere." "Ah Beh, certo" Replicò l'Uomo mellifluo "Poi c'è da dire che ho la nettissima impressione che in questo posto, non ne so esattamente la ragione, ma stiamo tutti regredendo in modo Molto Molto positivo."
 
 
 

Fletcher LXI

Post n°237 pubblicato il 04 Settembre 2014 da lost4mostofitallyeah






"Cosa vedo? Il mio Edward Sereni sballottato come un fuscello da una parte all'altra della stanza e trattato a pesci in faccia da un uomo pieno di orgoglio ferito....Buona sera, Signori!" Fletcher smise di menare il suo antagonista e si voltò perplesso cercando di ricavare dal suo passato le fattezze di quell'uomo conosciuto. "Stefano! Stefano Grassi! Il fratello di Henry!" Gridò, mentre un vago sorriso gli galleggiava sulle labbra. "Vedo, Fletcher, che la memoria non Ti si è inflazionata, e le braccia pure a quanto sembra! Che ne diresti di mollare quel magrolino e venire ad abbracciarmi? Gladys è di sotto che sta salendo le scale e tra poco sarà qui. Ti farà piacere rivederla!" L'Uomo mollò Sereni che cadde a terra come un sacco di patate, poi finì tra le braccia di Grassi Senior tra battute e grosse pacche sulle spalle. Christine, dal letto, s'era distesa nel vedere il nuovo arrivato. Conscia che avrebbe portato un po' di risate e un'atmosfera più rilassata si concesse di allungare le gambe e di scendere dal letto andandogli, pure Lei, incontro. Fu un momento come non se ne vedevano dai vecchi tempi: sincero, gioioso e piacevole. Grassi confidò di avere saputo della Loro presenza al porto dal fratello. Così Stefano non aveva messo in mezzo nessuna indecisione ed era salito in auto con Gladys per recarsi a trovare dei vecchi amici e compagni di sventura. Avevano fatto i 150 costanti per arrivare sulla costa in meno di mezzora e adesso sua moglie stava cercando parcheggio mentre Lui era salito di corsa le scale per non perdere tempo. Aveva con sé un paio di chiavi dategli da Henry, così era entrato senza problemi e si era trovato di fronte a quel pandemonio: un ragazzo in lacrime disteso nel corridoio e Fletcher che le stava suonando a Sereni in camera da letto della Donna. Adesso voleva sapere cosa stava succedendo. Fletcher spiegò succintamente i fatti e Grassi scoppiò in una nuova franca, contagiosa e dirompente risata. "Sì, le conosco queste fasi. Nessuna meraviglia per il ragazzo. è semplicemente strippato. Adesso gli ci vorrebbero un po' di ansiolitici ma immagino che nessuno in questa topaia ne abbia. Per fortuna vostra Io viaggio sempre con un po' di materiale in tasca. ho tutti i permessi, Io." "Non Ti preoccupa di avere a che fare con dei Latitanti?". Lo interruppe Christine. Grassi scrollò il capoccione :"Nella mia vita, come mio fratello, ho sdoganato diversi tipi che scottavano. Chiamala una caratteristica di famiglia, qualcosa nei geni, ma entrambi proviamo simpatia per gli Scomodi e i Piantagrane. Al contrario, mi meraviglia che sia scoppiato questo casino proprio qui dentro. Marshall Street è una sorta di Repubblica indipendente degli Spostati. Le Divise non mettono naso se non in casi straordinari, ma mi sembra che stiate sulla strada buona per farvi mettere i bastoni fra le ruote." "Troppe tensioni" Interloquì Fletcher "E sono esplose in un attimo. Quel pazzoide con un crotalo in salotto e Peter che non ha più retto lo stress. Non è una congiunzione astrale favorevole, apparentemente." In quel momento Gladys fece la sua apparizione sulla soglia della camera, apprentemente gioviale anche se lievemente
stravolta. "C'è uno nel corridoio che sta piangendo a dirotto raggomitolato su Sé stesso, e Che ci fa Ed ko qui dentro?". "Ti spiego tutto con calma" la liquidò Grassi strizzandogli l'occhio "Per il momento mettiti comoda. O meglio, se Ti va, dai una mano a Sereni a riprendersi". "Non sono pagata abbastanza per fare la crocerossina. Come va, Ragazzi?". E si lanciò a scambiare effusioni con Fletcher e Christine. Nel frattempo, nell'indifferenza più completa, Edward Sereni era riuscito a rimettersi in piedi. Sanguinava da una ferita all'arcata sopraccigliare ma, tutto sommato, appariva di umore decisamente positivo. Finalmente Stefano Grassi lo notò e, abbandonata la compagnia, Gli andò vicino "L'Uomo Te le ha suonate, eh?". "Ogni tanto fa bene un po' di ginnastica. E poi sono stato Io a provocarlo, non ho problemi ad ammatterlo. è una serata fuori di testa." Che si fa con il Tipo che piange nel corridoio?". "Peter? Magari Te l'hanno già detto ma ha cercato di saltare addosso alla donna di Fletcher e si è preso quello che gli era dovuto. Adesso ha bisogno di sfogarsi, ma si riprenderà." E così quella che era iniziata come una notte da tagliare con il coltello andava trasformandosi in un pacifico ritrovo di vecchie conoscenze, e Tutti si trasferirono in cucina per mangiare salame e bere dalla bottiglia di whisky che Grassi aveva portato, a suo rischio e pericolo, per farla girare in compagnia.
 
 
 
 
 

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