Creato da lost4mostofitallyeah il 04/03/2009
CON QUEL TRUCCO CHE MI SDOPPIA LA FOCE
 

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Messaggi di Ottobre 2014

Fletcher LXV

Post n°245 pubblicato il 31 Ottobre 2014 da lost4mostofitallyeah








La trovò in una delle stanze che davano sul retro del palazzo: una zona dalla terra bruciacchiata e con diverse carcasse di automobili e motociclette lasciate alla ruggine e al disfacimento. Sul divano, a 6 metri da Lei stava addormentato Peter, evidentemente ancora scosso dalla pesante nottata in bianco e dalle forti emozioni passate. Fletcher ebbe un moto di indisponenza a vedere il ragazzo. Non poteva dimenticare che poche ore prima aveva cercato di violentare Christine in preda a un forte accesso di libidine. Eppure, a guardarlo così, sembrava tutto fuorché pericoloso: Assomigliava a un bambino addormentato sopra il sancta sanctorum dei suoi giocattoli, con un'espressione pacifica e tranquilla, come chi ha atteso proprio le luci dell'alba per scacciare tutti gli incubi dalla sua testa pesante. Fletcher si avvicinò a Christine e la riscosse dal torpore in cui era immersa, poi, accennando con la fronte a Peter sussurrò :"Voglio che il nostro bambino dorma nella stessa maniera quando sarà in pace con sé stesso." Christine si riscosse in un attimo e spalancò gli occhi. Sapeva benissimo, come Tutti, che la nascita di un figlio in quella loro Società era soggetta a limitazioni e gabbole di ogni tipo. L'intenzione di avere un bambino doveva essere resa noto almeno due anni prima del Fatto alle Autorità competenti, le quali vagliavano l'intero patrimonio genetico dei Candidati, e poi, dopo lunghe interviste e indagini, davano il loro parere più sovente negativo alla questione. In una Terra già sovrappopolata dai Gruppi etnici minori generare era diventata una questione delicatissima e dannatamente complicato. Avere figli al di fuori dei canali ufficiali era un reato gravissimo, punibile con otto anni di carcere duro. Per questo Christine fissò attentamente e a lungo Fletcher, arrivando al punto di domandarsi se fosse totalmente in Sé oppure se il cazzotto ricevuto da Sereni stesse procedendo avanti con i suoi strascichi. Ma l'Uomo era già oltre e la stava carezzando sul collo in modo tortuoso e delicato, le apriva la camicetta e metteva alla luce i suoi seni pesanti e bianchissimi, poi la baciava lungamente sulla bocca e su tutto il viso, poi Lui cominciava a spogliarsi malgrado Peter addormentato sul divano, poi anche Lei si denudò e cominciarono a rotolare insieme sul pavimento........Henry Grassi arrivò qualche ora dopo per controllare come la Situazione stava evolvendo e trovò suo fratello e Gladys incazzati in una stanza mentre Christine e Fletcher raggiavano in un'altra parte davanti a una tazza di the e Peter in coma su un divano. Edward Sereni era uscito per un lavoretto di programmazione computer ma prima aveva fatto in tempo a contattare Grassi, lamentandosi del comportamento di Peter e Fletcher e dell'irruzione inopinata di suo fratello. Henry aveva risposto che avrebbe messo le cose a posto e chiesto conto a tutti, mettendoli di fronte alle loro responsabilità. Inizialmente aveva incrociato sul corridoio suo fratello in mutande e lacrime, ma sapeva che era un sentimentale e non se ne preoccupò più di tanto. Quindi prese a girare i locali della vasta abitazione per far saltare fuori i tre ospiti. E li trovò, assolutamente quieti, nella stanza grande. L'Uomo e Christine intenti a sorbire il the mentre si tenevano la mano, Peter steso sul divano in pieno sonno e con una vecchia giacca a drappeggiargli i fianchi. Henry storse il naso nel vedere i due fidanzatini eterni e promessi impegnati a incrociarsi le dita come due adolescenti in fuga. Non poteva certo immaginare quello che era appena avvenuto alcune ore prima e gli sguardi che si scambiavano Fletcher e Christine erano quanto di più melenso e untuoso la sua mente contrabbandiera poteva immaginare. "Che è successo stanotte?" Cominciò a indagare. L'Uomo era ancora perso nelle sue visioni quando prese a rispondere senza fretta :"Peter ha tentato di violentare Christine e Io sono intervenuto dandogli una lezione. Poi è scoppiato un pandemonio: Io ho preso il crotalo dalla teca e l'ho sbattuto in mezzo a tutti. Così Ed mi ha legnato con un montante perfetto. Ecco il succo di tutta la storia. "E la sbatti giù così? Siete arrivati da appena un giorno e già combinate di questi casini. Mi vedrò costretto a spostarvi da un'altra parte o a rinunciare alla vostra tutela." "Oh, non c'importa" Intervenne Christine "Dacci un'automobile e togliamo il disturbo. In un modo o nell'altro ce la caveremo. Lo abbiamo sempre fatto. Alla fine supereremo il Confine o ci imbarcheremo da clandestini su una nave diretta a Ovest." Henry Grassi strabuzzò gli occhi :"Dovete essere impazziti! Le vostre foto sono in ogni commissariato. Siete accusati di crimini conto la Morale, E Percace in persona vi sta addosso.
Dove contate di arrivare?" "Finora siamo stati, tutto sommato, fortunati nelle disavventure, quindi ci affidiamo alla nostra buona stella e tiriamo avanti. Se ci caccerai da questo posto troveremo qualche baracca dove rifugiarci. Se poi ci beccheranno non avranno comunque ragione di Noi. Possono separarci ma non spezzarci, e alla fine, fosse anche fra due secoli, Noi ci troveremo ancora. Siamo immortali." Grassi diede una nuova occhiata a Christine: pareva come trasfigurata e della vecchia, amabile ragazzona indecisa e romantica, non aveva proprio nulla. Qualcosa, rifletté, doveva essere successo in quelle ore della mattinata per cambiarli così tanto, ma preferì non pensarci. "Va bene" Si arrese di fronte a quel muro compatto "Seppelliamo tutta la faccenda. Se ancora vi va domani prendete a lavorare al mercato del pesce. Questi sono i vostri nuovi documenti". E porse due tessere alla coppia.
Questi le guardarono distrattamente e poi tornarono a fissarsi fin quasi a sfregiarsi le pupille.
Henry Grassi girò la schiena sospirando :"Decisamente, dovete essere impazziti." Sorrise.
 
 
 

Il Tragitto Vol. 65

Post n°244 pubblicato il 24 Ottobre 2014 da lost4mostofitallyeah






"Vi consiglio di preparavi per quando sarà arrivato Pearson" Mormorò asciutto Tyner rivolto ai tre viaggiatori, ora vicini l'uno all' altro. Strano si scostò immediatamente e cadde in ginocchio ai piedi del Sindaco cingendogli le gambe. "Io, Sindaco, non posso continuare a girare a vuoto. Sono diverso dai ragazzi, e anche più vecchio. Adesso ho bisogno di trovare un posto stabile per poi tornare alla mia Divisione per acquartierarmi. Accoglietemi fra le vostre braccia, ve ne prego." Tyner sollevò il Colonnello e lo guardò fisso negli occhi :"Sei perdonato. Anche per tue colpe passate, Colonnello. Ti consideriamo ospite nella nostra Cittadina." "Io non ho mai difeso il Nano brigante" Insisteva Strano "Sono un uomo di legge, Io, e fedele alle istituzioni ufficiali!". "Ho capito benissimo, Colonnello." Lo interrompeva Tyner "Mettiti il cuore in pace e considerati cittadino acquisito di Selawille." A queste parole fu come se Strano avesse finalmente compreso che non sarebbe più stato costretto ad andare ramingo da una cittadina all'altra, che aveva finalmente trovato un posto dove stare, lontano dalle vendette, dalle incursioni e dai guai. Scoppiò a piangere e le calde lacrime bagnavano i faldoni di carte che tratteneva tra le mani ossute. Era uno spettacolo veramente patetico e persino Rabail e e Frankie capirono che il loro provvisorio compagno di Tragitto aveva finalmente trovato casa. "Sono contento per Lei, Colonnello" Concesse, un po' freddamente, Rabail. Ma Strano nemmeno lo stava ad ascoltare, perso com'era nelle fantasticherie della sua nuova posizione di cittadino. Abbandonò tutti e si sedette in un angolo della cripta a vergare alcune pagine dei suoi documenti Dio solo sa di cosa. "Ecco un uomo felice" Sospirò rapito il Sindaco. "Ma questo non cambia la posizione degli altri" Interloquì Frankie indispettito "Appena tornano Pearson e Louise dobbiamo essere pronti ad abbandonare la Chiesa e a dirigerci verso la Stazione. Tu, Sindaco, verrai con Noi, e anche Zsa Zsa Murena se fosse possibile, poi gli sgherri del Comune per difenderci fisicamente, poi..." "Poi nessuno" Interruppe Tyner con uno dei suoi amabili sorrisi "Vi arrangerete da Soli. Nessuno delle forze di Difesa vi accompagnerà." A Frankie prosciugò l'entusiasmo in un attimo :"Questo significa condannarci a morte, Sindaco!". "Non mi interessa. Io personalmente sono stanco di sostenervi. Pensavo che poteste essere un'occasione per la Cittadina, vi siete rivelati una piaga sul culo e degli acchiappaguai. Ne ho abbastanza. Ne ho abbastanza anche delle tue provocazioni e del tuo tono, Frankie." Il ragazzo si arrestò basito e cominciò a riflettere se, per caso, non si fosse spinto troppo oltre nelle sue pretese: aveva dato ordini a tutti quando stava lì, indifeso e precario, assolutamente nelle mani del Sindaco e dei suoi tagliagole. Aveva preteso con insolenza, non rendendosi conto che non era nella posizione per farlo, aveva alzato la voce, non sentendo che era solo un mugolìo fragile e indistinto. In un attimo gli si piegò la Volontà e dovette sedersi. Gli parve che Tutti lo guardassero con curiosità e malcelata soddisfazione. Persino Rabail sembrava dire :"Ecco dove ci ha portato la tua sicumera e la tua arroganza. Dovevamo mendicare la protezione di Tyner e Watson in vece di alzare la cresta come dei galletti." Frankie fece un gesto a mezzaria con la mano come per significare :MI avete ucciso". E ripiegò il capo sul petto.
Nel frattempo il giro per la Città di Louise, Watson, Pearson e Romario proseguiva non senza intoppi: alla vista dell'ex Nano brigante una piccola folla di bambini s'era radunata, seguendoli e lanciandogli piccoli sassi e immondizia, cercando di colpire soprattutto Pearson. La gente, gli Adulti, si limitavano a passare sull'alto del marciapiede e a lanciare occhiate di fuoco per poi scomparire rapidamente. Ben presto Romario era riuscito a disperdere i monelli distribuendo scapaccioni e calci mentre Eugenia non usciva dalla testa di Louise. Non riusciva a negare che quella Donna Le piacesse pur essendo dall'altra parte della barricata. Ne ammirava il coraggio e la fermezza, la determinazione e saldezza, pur rendendosi conto che sarebbe stata la nemica più ostica, da lì alla Stazione. Aveva davanti agli occhi il suo mento sottile ma proteso,
gli occhi talmente azzurri da scomparire nel lapislazzulo, i capelli paglierini corti e raccolti. Diversamente dalla sfuggente minaccia rappresentata da Tyner e dal Reverendo, Eugenia rappresentava un tipo nuovo di nemico, quadrato e potente. Un Capo naturale degli Insoddisfatti che l'avrebbero seguita in capo al mondo e in fondo all'Inferno per ottenere la loro Vendetta. Aveva perso il Marito a causa dei compagni dell'uomo che stavano accompagnando. Era feroce e fredda, aveva smarrito tutte le lacrime per poi ritrovarle e trasformarle in artigli.
 
 
 

IL Tragitto vol. 64

Post n°243 pubblicato il 17 Ottobre 2014 da lost4mostofitallyeah






"Nulla di più facile. Se è questo che volete, felice di risolvere il vostro problema. Vi accompagneremo con il gonfalone del comune e la banda ufficiale." "Andiamo, Tyner, non è il momento delle buffonate. Hai capito benissimo quello che intendo. Avete il dovere di scortarci alla Stazione dopo tutto quello che abbiamo passato in questo posto!". "Dovere! Parola grossa." E la faccia del Sindaco prese ad assumere tonalità cinerognole e il labbro inferiore iniziò a tremare per l'indignazione :"Avete portato in parata quel Nano ben sapendo che ciò feriva i sentimenti della popolazione. vi siete fatti complici di un massacratore!". Frankie era attonito per il mutamento d'umore del Sindaco. Forse non avrei dovuto farlo arrabbiare. Rifletté. Ma Tyner era un fiume in piena :"Avete portato odio, riaperto vecchie ferite e sconvolto l'equilibrio sociale della mia cittadina. Dovrei cacciarvi a calci in culo per questo e Vi sarebbe andata bene!". Frankie si levò dalla faccia paonazza del Sindaco e si allontanò di qualche passo. Scivolò accanto a Rabail e prese a sussurrargli in un orecchio :"Il Tizio è di pessimo umore. Pare che voglia tirarsi fuori qualche sassolino dalla scarpa e non si ricorda di essere stato Lui a ossessionarci fin dal primo momento. Gli ricorderei volentieri la storia di quell'hotel ma non mi pare il caso. Comunque sia, dobbiamo liberarci di questo posto e Mi sa che dovremmo farlo, ancora una volta, da soli." Rabail fece un gesto indefinito con la mano, poi disse :" Dobbiamo attendere Louise, Pearson il Reverendo e l'altro Tizio. Dio solo sa quanto ci impiegheranno. Inutile inimicarsi Tyner proprio adesso. Ci serve come l'unguento per le emorroidi." "non me lo sono inimicato" Fece Frankie con uno scatto nervoso "è Lui che sta cambiando. L'hai notato: Ogni volta che ci si prospetta una chance di fuga diventa nervoso e indisponente. Parola mia, quell'individuo ha ancora in mente qualcosa su di Noi." Pearson avanzava abbastanza veloce, sostenendosi solo in parte sulle piccole grucce. L'aria aperta e l'addio all'Ospedale gli stavano facendo bene e un colorito più sano gli si spargeva sulle guance pienotte. Avevano percorso già mezzo cammino quando una signora elegante e affusolata Gli si fece decisamente incontro. Offriva l'impressione di una donna dimenata fra buon gusto e dolore, combattuta fra l'apparenza e un intimo rivolgimento che ben si delineava a partire dal suo viso pallido e sbattuto. Si arrestò davanti ai pellegrini e costrinse anche Loro a fermarsi, pur con evidente imbarazzo. "Due anni che Sean è morto e cosa debbo vedere? Un nano brigante in stampelle, probabilmente curato dal nostro Servizio Pubblico che passeggia tranquillamente in compagnia del nostro amabile Reverendo e del nostro tuttofare Romario. Ma, dico, non riuscite a vergognarvi?". "Andiamo, Eugenia." Rispose affabilmente ma con un certo imbarazzo il Reverendo Watson "Non sai nulla della situazione. Il Sindaco è d'accordo e anch'Io ho dato la mia approvazione. Non è forse giunto il momento di lasciare alle spalle odio e rivalsa e cercare, finalmente, di addivenire a una pacifica convivenza o a qualcosa che, almeno, riesca ad assomigliargli?". Eugenia sputò ostentatamente ai loro piedi e prese a bofonchiare :"Me ne frego dei vostri accordi politici. E tutta la gente la pensa come Me. Avete voluto terminare una guerra calandovi le brache davanti a un pugno di nanetti ormai alla canna del gas. Gli avete dato Dignità politica. E pensate di seppellire i nostri morti, le vittime dello LORO incursioni lavandovi le mani con qualche giaculatoria e buona parola di Pace? Io me ne sbatto della pace. Io voglio Giustizia. E se non ce la darete verremo a prendercela. E non ci sarà più Zsa Zsa Murena ad arrestare il tutto." Detto questo la strana donna si forbì la bocca con un gesto istintivo e si scostò riprendendo cogitabonda la sua strada fino a sparire in un vicolo. Watson rimase per un attimo perplesso. Si rassicurò che nessuno dei passanti avesse udito la tirata, poi tornò finalmente al suo tradizionale sorriso ."Non fateci caso. Ha perso il marito in una delle incursioni più feroci dei nostri antichi avversari e non è mai venuta a patti con il dolore e lo sconvolgimento. Vive con il figlioletto su tra le Colline, e lo sta addestrando in modo, diciamo, improprio." "Cosa intende, Watson?". Fece Louise. Il Reverendo sospirò, evidentemente insoddisfatto di affrontare un argomento spinoso :"Ne sta facendo un piccolo guerriero e lo cresce nel culto del padre. non passano più alla Messa anche se quel giorno dello ehm sconvolgimento l'ho vista chiaramente tra la folla di assatanati . Diciamo che intorno a Lei e al figlio si sta radunando un gruppetto di facinorosi ostili alla tregua. Li chiamano Gli Insoddisfatti. Non sono tanti ma hanno un bel gruzzolo. Si addestrano sparando nei boschi e si preparano al momento in cui tutte le speranze di Pace crolleranno. Né Io né il Sindaco abbiamo ascendente su di loro ed è proprio da quelli che dovete aspettarvi qualche sabotaggio prima di riuscire ad arrivare alla Stazione." Pearson sollevò per un attimo la mano dalla gruccia e se la passò fra i capelli "Penso succeda dappertutto. Gente bellicosa che si sente tradita dalla pace e ha ancora molti conti in sospeso, anche con Sé stessi. Qui la differenza la fanno le Istituzioni: se sono abbastanza solide mettono questa gente nell'angolo e la rendono innocua." Romario pareva seguire un suo silenzioso pensiero ma poi alla fine sbottò :"Gli Insoddisfatti saranno sempre Tali: dagli un osso da masticare e te lo massacreranno, offrigli la gamba e te la divoreranno in un amen." "Così non sia" Chiosò il Reverendo, e Tutti insieme tornarono ad avviarsi.

 
 
 

Fletcher LXIV

Post n°242 pubblicato il 10 Ottobre 2014 da lost4mostofitallyeah





Si svegliò che aveva Gladys sopra di Sé. Il volto non più giovanissimo ma le labbra sempre carnose e gli occhi spalancati come pozze umide sotto un primo, timido sole. Lui l'abbracciò dopo essersi guardato intorno. Erano soli in specie di stanza e l'attirò a Sé ma Lei liberò la testa e si sollevò in piedi. "Si può sapere cosa Ti è saltato nel cervello di liberare quel rettile in casa? Decisamente Ti manca qualche venerdì". "Era per attirare l'attenzione e sublimare certe cose". rispose Fletcher. "Che bisogno hai di sublimare? Sei un bell'uomo." "Ma sfortunato". "Perché Ti piace esserlo. Ti rotoli nel fango." "Ci sono limiti che non voglio scavalcare, per non dare ragione a Percace e passare come un porco di mezz'età che rincorre disperatamente le sue libidini." "Insomma, quello che stavi per fare adesso con Me. Malgrado mio marito, malgrado Christine che dai l'impressione di amare così tanto." Lui si sollevò puntando i gomiti, poi si mise seduto sul letto. Era arrabbiato con Gladys perché offriva l'impressione di starci ma poi tirava fuori mille trappole e lo frustrava. allungò di nuovo le braccia nella sua direzione ma Lei si allontanò ulteriormente di qualche metro scoppiando a ridere. Alla fine Fletcher capì il suo gioco e si rilassò ficcando le mani tra le ginocchia. "Ti piace giocare, eh?". Lei non disse nulla e si riavvicinò a passettini, fino a stare quasi a contatto di fianchi con il suo braccio. Lui le strinse il culo ma ormai la luce si era spenta nelle sue pupille e capiva che Lei non si sarebbe veramente mai concessa. Indugiò un po' tra le natiche, poi La spinse lontano riflettendo su Christine. Gladys a quel punto parve seriamente offesa e si tirò su la maglietta mostrandogli le tette: erano belle, appuntite e abbronzate, poi, lentamente, si spogliò nuda scagliandogli addosso i vestiti. Alla fine era davanti a Lui con le narici frementi e il corpo invitante, magro e nervoso. Fletcher fissò la porta "è chiusa?". Mormorò. "Ovviamente no." Lei rispose. Allora all'Uomo si accese una lampadina e contò mentalmente i secondi che mancavano all'irruzione da parte di Lui, con finto scandalo e offesa profonda. Arrivò a contare fino a 35 mentre indugiava sul fisico, comunque invitante, della Donna. A 35 la porta si spalancò e Stefano Grassi apparve sulla soglia traballante e in mutande, con una maglietta Lacoste verde. sotto al tessuto delle mutande si intuiva un'erezione prepotente mentre sventolava la mano sinistra con l'intenzione di fare capire :"Vi ho beccati, alla fine, Disgraziati!". Fletcher socchiuse gli occhi e tentò di allontanare il disgusto. gli venne da sperare mentalmente che almeno Christine fosse estranea a tutta quella pagliacciata e con sguardo accorato indugiò alle spalle di Grassi sperando di non vederla. Non c'era. Stefano chiuse la porta e avanzò con una certa difficoltà sul pavimento a piedi nudi. Fletcher nemmeno lo degnava di uno sguardo, tanto meno ci teneva a mostrare paura o incertezza. Era una pantomima, e come tale si stava sviluppando con la grossa figura del Tizio che avanzava goffamente verso i presunti fedifraghi.
"Questa non me la dovevi fare, ragazzo! Scopare con mia moglie alle mie spalle!". Aveva un tono piagnucoloso e repellente che sapeva di artefatto lontano mille miglia. Alla fine si era tanto avvicinato che si sedette sul letto fianco a Fletcher. Questi sentì una zaffata potentissima di alcol investirlo e lasciarlo quasi stordito. Grassi era completamente ubriaco e rollava vistosamente avanti e indietro cercando di mantenere un portamento eretto e una certa chiarezza nella voce:
ma come impresa disperata non era male. Aveva passato il braccio intorno alle spalle di Fletcher che se ne stava muto e depresso. "Comunque è una bella donna, vero, malgrado la sua età, intendo? A Chi non piacerebbe farsela? E Tu sei ancora giovane e prestante. Lo sai, Ti potrà sembrare strano ma in fondo Ti capisco. E, in fondo, sono orgoglioso di avere una moglie così...che piace, intendo!". Fletcher tentava di liberarsi dalla stretta invadente di Stefano ma pareva un'impresa impossibile. Gladys, nel frattempo, s'era rivestita in tutta fretta e s'era accesa una sigaretta sedendosi languida su una sedia rococò, quasi attendesse la fine della contrattazione tra suo marito e quel bizzarro ma affascinante individuo. Grassi non la finiva di sussurrare fastidiosamente nell'orecchio dell'Uomo mentre con la mano destra si toccava il membro, stimolandolo a restare eretto. Ormai navigava fra tutti i relitti possibili, finché, alla fine, affrontò la questione principale come solo un ubriaco può fare, con sentimentalismi, cialtroneria e grosse pacche al petto. In fin dei conti gli disse che l'avrebbe perdonato e che, anzi, poteva farsi sua moglie, ma Lui sarebbe rimasto a guardare perché così gli andava, confermò con un ruggito. "Allora Ti piace la situazione? Dimmi qualcosa." La voce di Grassi si era spezzata dall'emozione e dalla libidine ma a Fletcher veniva solo voglia di ridere. E alla fine lo fece: una risata imponente, forte, vibrante che sembrò scuotere persino il lampadario e le abat-jour e prosciugargli il petto fino al punto di farlo tossire incontrollabilmente. Staccò con delicatezza il braccio di  un attonito Grassi e si alzò in piedi. Era completamente vestito e quindi si diresse verso la porta della stanza non girandosi nemmeno per un attimo. Uscì e cominciò a navigare per gli immensi appartamenti. Cercava Christine per avere un po' di sollievo e qualcuno da stringere veramente. Cercava Christine per scrollarsi do dosso il senso di sporcizia che gli aveva pervaso l'anima.












 

 
 
 

Fletcher LXIII

Post n°241 pubblicato il 03 Ottobre 2014 da lost4mostofitallyeah







Stefano Grassi prese la bottiglia e la scagliò contro il muro facendo un rumore d'inferno. Gladys nel frattempo non la smetteva di fissare Fletcher e sembrava che assieme ai frammenti di vetro piombassero a terra anche i suoi sguardi, invitanti e suggestivi e si spargessero al suolo. Ed Sereni strabuzzò gli occhi :"E questo cosa sarebbe? In questo luogo non si viene a sfogare le proprie pulsioni!". Grassi continuava, imperturbabile, a ridere della grossa ma delle strane lacrime affioravano sotto le sue ciglia inumidendogli ben presto le guance giallastre da fumatore incallito. Fletcher afferrava benissimo il pensiero subitaneo e sconvolgente del Tipo ma se ne vergognava e girò la testa con fare colpevole. In quel momento voleva evitare tutto: la sua improvvisa eruzione di violenza, l'ubriacatura malsana e orgiastica e le profferte silenziose di Stefano su sua moglie. Tutta la sua eruzione vulcanico-sessuale nei confronti di Gladys era scomparsa in un attimo quando si era accorto che il suo Uomo non riusciva a tenere a bada la voglia incoercibile di vedere la moglie a letto con un altro. Al senso del proibito e del suggestivo era subentrato un disgusto improvviso e totale che lo portava sulla soglia dello stordimento e del sonno malsano. Voleva uscire da quella trappola e non farsi trascinare in giochini strani che potessero implicare anche Christine. E in quel momento squallido si rese conto che stavano dando pienamente ragione a Percace, abbruttendosi, ubriacandosi e facendosi pensieri impuri sulle rispettive compagne. Tutto ciò che aveva diagnosticato il dottore si stava rivelando implacabilmente vero
e quasi spingeva Fletcher ad alzare le braccia e arrendersi per farsi ricoverare e cominciare la trafila dei Casi gravi. Mai era arrivato fino a quel punto: sempre lo aveva sorretto un sano desiderio di Libertà e la Coscienza di essere dalla parte del Giusto. La sua corsa era stata pura e disinteressata, con la ferma convinzione che il Delirante Sporcaccione fosse proprio Percace, il medico deviato e grufoloso, il guardone implacabile e lo scienziato paranazista. Ora, invece, davanti all'osceno spettacolo fornito da Tutti loro le sue saldezze iniziavano a vacillare e veniva meno la ragione della fuga. Da chi o da cosa stava scappando? Veramente fuggiva dalla punizione oppure dalla cura. Che fosse seriamente e incontrovertibilmente deviato? Non in grado di sostenersi da solo e dedito alle più basse perversioni? gli sembrò di sprofondare e il locale prese una tinta oscura e i contorni a sfuocarsi. Mosso da una spinta inarrestabile abbandonò lo squallido siparietto in corso e corse verso il salotto, lasciando tutti a bocca aperta. Giuntovi, accese la luce e osservò con cura il crotalo nella gigantesca teca: era immobile, con un colore bianco-giallo dalla politezza accecante. Fletcher restò senza fiato ad osservarlo mentre la bestia lanciava dei timidi segnali di attenzione. Ogni tanto muoveva la testa e faceva guizzare la lingua biforcuta ma pareva ancora stordita e come risvegliata da un riposo profondo. L'Uomo aprì il contenitore dall'alto e vi infilò la mano senza pensare più a nulla. Afferrò per la coda il rettile e lo trascinò all'aperto facendogli fare dei grossi giri e tenendo istintivamente la mano lontana dalla sua bocca letale. Continuò a fargli descrivere dei grossi cerchi nell'aria per alcuni secondi e poi, avvolto da una trance ossessiva e pericolosa, corse nella stanza dove stavano Tutti. Appena lo vide entrare Gladys urlò e Christine si aggrappò alle tende mentre Peter, Grassi e Sereni spalancavano i fanali attoniti. Fletcher, con un sorriso inebetito a fior di labbra, scagliò il serpente in mezzo alla stanza e cominciò a battere le mani furiosamente. Da lì scoppiò il pandemonio mentre il rettile guizzava selvaggio e incontrollabile sul pavimento non sapendo, evidentemente, nemmeno Lui come comportarsi in una situazione così bizzarra. Dopo il primo attimo di smarrimento, e mentre alcuni fuggivano a rotta di collo dal posto, Ed Sereni si avvicinò al rettile furioso che si era nascosto dietro una poltrona e cominciò ad emettere dei versi strani e a muovere la mano destra disegnando strani geroglifici nell'aria. Nel mentre che lo faceva si appropinquava sempre più velocemente al crotalo finché gli arrivò a pochi centimetri dalla testa, poi, con un repentino cambio di programma, lo afferrò per la coda e si scagliò in piedi lasciandolo dondolare con il corpo verso il basso. Il crotalo si agitò per alcuni minuti, poi parve trasformarsi in un bastone privo di vita. Ed, sussurrandogli parole dolci, si spostò gradualmente verso l'uscita dal locale finché scomparve momentaneamente con il suo compagno. Nella stanza erano rimasti solo Fletcher e Stefano Grassi che si fissavano senza scintille di esistenza negli occhi. Passò ancora un po' di tempo nel silenzio fino a quando Sereni rifece la sua apparizione sulla soglia. Aveva minuscole goccioline di sudore sulla fronte bianchissima e il labbro inferiore gli tremava quasi impercettibilmente. "Non è così che si rispetta l'ospitalità" Disse, rivolgendosi a Fletcher. Fu l'ultima cosa che l'Uomo sentì per parecchio tempo insieme alla frustata del pugno del ragazzo sul suo mento.
 
 
 
 
 

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