Creato da piccolofiore2008 il 31/07/2008

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Cecità.

Post n°247 pubblicato il 14 Gennaio 2013 da piccolofiore2008

Quanti cambiamenti, se penso ad un anno fà.

Quello che non comprendo e se son positivi o no.
Non riesco davvero a fare un bilancio...
Il che è strano, per una come me che, 
di bilanci personali, ne ha sempre fatti tanti.
Forse, è la stanchezza che contribuisce a quest'impossibilità.
Lo studio mi sfianca...Sarà l'aridità della materia, non lo so.
Ho davanti alcune consapevolezze che non possedevo,
consapevolezze che attenuano recriminazioni e timori.
Le mie impossibilità di vita le avevano messe a tacere:
quando non reggi come sei, ciò che sei, ciò che fai o hai fatto,
tutto ciò che di bello possiedi scompare ai tuoi occhi...
Diventi cieca...
Una cecità "bianca": non vedi il buio..ma solo tanto bianco..
Un piatto e inesorabile biancore, che sembra prendersi gioco di te:
c'è la luce..ma a te non serve..perchè nulla ha contorni..spessore.
Le mie impossibilità tendevano ad inasprire la visione del presente.
Ora, ho compreso che permetter loro di creare tale cecità
è come permettergli di controllarmi, guidarmi verso l'autodistruzione
di ciò che di buono ho..
E ho tanto di buono, in questo momento..Lo so bene.
L'unica cosa che non so è quanto questa consapevolezza 
possa essermi di stimolo. Per il presente e il futuro.
Perchè il pericolo più grande è l'assenza di stimoli, per me.
E' l'assenza di essi che mi porta a commetter errori di valutazione,
mi porta a ripiegarmi, a rinchiudermi in una solitudine dell'animo
senza ritorno...senza medicina.







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Commenti al Post:
chladni0
chladni0 il 14/01/13 alle 20:39 via WEB
Hai compreso che le "impossibilità" non devono prendere il sopravvento. Ti ergi dritta davanti alla luce bianca accecante e non vuoi piegarti. Questo è già uno stimolo molto forte.
 
 
piccolofiore2008
piccolofiore2008 il 15/01/13 alle 09:57 via WEB
Sì..E' vero, amica mia..Questo è già un buono stimolo. Almeno in questo immediato presente.. Ma le mie solite insicurezze mirano la visione del futuro. E' la mia vera malattia questa.. La paura della solitudine..del vuoto, causato dall'assenza.. Sarà una dura prova, per me.. Un abbraccio..
 
   
chladni0
chladni0 il 15/01/13 alle 18:22 via WEB
Tu sai quanto posso comprendere le tue sensazioni...Non sono molto d'accordo con quanto scritto sotto...almeno per la mia esperienza....questi "momenti" non aiutano a crescere, ma immobilizzano il dolore nella paura di quel vuoto. E la cosa peggiore è che abbiamo perfetta consapevolezza che questo "non-luogo", non è il luogo adatto per guarire...La realtà è che una ricetta non c'è.
 
     
piccolofiore2008
piccolofiore2008 il 16/01/13 alle 08:51 via WEB
Sì, lo so quanto mi puoi comprendere... Momenti così generano tanti atteggiamenti, diversi a seconda delle persone, in cui fondamentale è il grado di sensibilità, di esperienza vissuta, di..forza. Serve forza.. Tempo fà, ho sperimentato un vuoto molto forte, n periodo fatto di apatia, chiusura totale; un periodo lungo, complicato, doloroso, dovuto alla mia paura inconsapevole di ricadere nel fondo stesso precipizio, dal quale cercavo di uscire. Poi, è arrivato il sole. Adesso..adesso vedo le nubi, all'orizzonte, ma, quello che so è che quel vuoto totale, quel grigiore non serve, amica mia. Combattere contro quello è il vero segreto; mantenere le porte completamente sbarrate è dichiararsi sconfitti, è buttar benzina sul fuoco.. Questo ho imparato.. Ovvio che non sto al meglio, ovvio che la morsa che sento non è semplice da sopportare..ma la volontà di liberarmene c'è..Ed è questa l'unica mia certezza. E' questa voglia che aiuta leggere il proprio presente in maniera migliore, che evita fraintesi e azioni azzardate.. Il solo problema è ce mi sento..stanca..e temo risvolti futuri poco "produttivi"..E anche questo è un errore.. Un abbraccio..
 
     
chladni0
chladni0 il 16/01/13 alle 12:17 via WEB
Riuscirai in tutto, perchè dentro di te conosci tutti i colori e sai che sotto il tuo grigio ci può essere un arcobaleno. Il mio atteggiamento è diverso, ma non lo reputo una sconfitta, solo un cambiamento.
 
oltreL_aura
oltreL_aura il 15/01/13 alle 09:09 via WEB
E' pur sempre uno stato esistenziale che ci fa o fara' crescere.Una zona d'ombra in cui si sta in bilico tra ore vissute, attimi presenti e futuri momenti da intraprendere.In questa quasi normalita', la resilienza dara' quell input che ora sembra mancare..non si è perduta la speranza, anzi si rafforzerà' sotto lo sguardo piu' attento ed intenso dell'Anima che in questo non-luogo presto ritornera' a volare..sicura.Serena giornata.
 
 
piccolofiore2008
piccolofiore2008 il 15/01/13 alle 09:59 via WEB
Grazie. Le tue parole sono gentili e sentite.. Questo "non-luogo", come tu lo definisci, è così complicato da vivere:sospeso..indefinito..statico.. Attendo quel volo, perchè è l'unica cosa che mi fa sentir viva.. Buona giornata..
 
massimosognatore
massimosognatore il 15/01/13 alle 11:50 via WEB
E' il rimanere sospesi nell'aria, inevitabile in ogni volo, che procura disagio. Magari tra poco atterrerai in un prato fiorito il cui colore sarà rosa.
 
 
piccolofiore2008
piccolofiore2008 il 15/01/13 alle 16:25 via WEB
Me lo auguro, caro Massimo.. Un abbraccio..e grazie sempre..:)
 
nonsolo_musica
nonsolo_musica il 15/01/13 alle 23:29 via WEB
Secondo me, tu sei piena di cose positive e con tante qualità. Tu lo sai e non dire di no. Se non trovi stimolo in questo, creali tu. Nelle piccole cose quotidiane, in una canzone, in un fiore. Non è difficile. Ti abbraccio. :)
 
 
piccolofiore2008
piccolofiore2008 il 16/01/13 alle 08:55 via WEB
La felicità delle piccole cose...Sì, lo usata tante volte, sai? Da quand'ero bambina, per chiudere nel vaso di Pandora i miei dolori di quel tempo..le perdite..le solitudini.. Oggi..oggi non so se riesco ad ottener tanto da quel tipo di atteggiamento.. Forse, il vaso s'è riempito troppo e non riesco a richiuderlo per bene...Ma non mi arrendo.. Un abbraccio a te..:)
 
   
nonsolo_musica
nonsolo_musica il 26/01/13 alle 12:43 via WEB
Alcuni dolori però vanno affrontati e messi da parte, non conservati. A cosa serve conservarli??? Vivere nel loro ricordo??? No, meglio scrivere nuove pagine di vita e godere di quello che si ha. Io vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, preferisco così ;) Buon week end. Un bacio per te. :)
 
lab79
lab79 il 16/01/13 alle 04:24 via WEB
..e invece è difficile, vero? Sembra una tale banalità fare il primo passo, eppure non ci si riesce. Ci si ferma chiedendoci perché è tanto difficile. E non ci sappiamo dare risposta. Sentiamo il cuore come un sasso, appoggiato sulla terra piatta, e non sappiamo come fare perché si muova. Chissà che non sia la pioggia poi a trascinarlo via. O le nostre mani a raccoglierlo, e portarlo con se.
 
 
piccolofiore2008
piccolofiore2008 il 16/01/13 alle 08:59 via WEB
Perspicace come sempre, Lab. Le tue parole esprimono bene il mio sentire.. Attendere una pioggia scrosciante o raccoglierlo intenzionalmente, quel cuore: sarà il prossimo futuro che mi dirà quale delle due soluzioni è venuta a curare quella cecità.. Le risposte: sono così complicate..così difficili..E quando arrivano, spesso, non le avremmo mai voluto avere. ma non è così che funziona. La consapevolezza costruisce e abbatte alla stessa dura impensata e inaspettata maniera.. Un sorriso per te..:-)
 
Nestor_7
Nestor_7 il 17/01/13 alle 11:53 via WEB
L'adattamento e la mancanza di desiderio confluiscono inesorabilmente ad alimentare un malessere dell'anima...trovare nuovi orizzonti è la cura..riscoprire la semplicità nelle piccole cose. Buona giornata..un sorriso :)
 
 
piccolofiore2008
piccolofiore2008 il 18/01/13 alle 16:01 via WEB
Sì, spingersi in avanti, puntare lo sguardo verso il futuro, sperando che le nubi se ne vadano via, che l'alba arrivi dopo il buio: è il modo di porsi più proficuo..Però, qualche volta ci si piega, vien sempre il momento in cui ci si rannicchia su stessi e si..attende. Si attende che la forza ritorni, la si cerca dentro.. Il tempo aggiusta sempre un pò le cose. E anche momenti così vanno vissuti nella loro interezza, nella loro negatività, anche se spaventano e sono grevi...Perchè tutto è vita. Un saluto..
 
za_hira
za_hira il 18/01/13 alle 13:16 via WEB
Ti lascio una carezza,zahira
 
 
piccolofiore2008
piccolofiore2008 il 18/01/13 alle 16:02 via WEB
Restituisco un abbraccio, Zahira, grazie...
 
carmarry
carmarry il 18/01/13 alle 23:50 via WEB
Mi intrometto...di passaggio!Vorrei innanzitutto farti i complimenti per la prima immagine del profilo:emana una sensibilità tutta ed esclusivamente femminile che ha in sè la dolcezza di una malinconica passione e la tenerezza di un atteggiamento quasi "materno".Perdona la digressione ma ci tenevo.Vorrei spendere 2 parole sul sentimento che esprimi(la luce bianca e il bianco intorno a te).Sono d'accordo su una cosa fondamentale:il bianco abbagliante può rendere vuoto il mondo intorno come il nero assoluto e forse fa più paura del nero stesso perchè al buio hai la "consapevolezza" di non poter vedere ma alla luce(il bianco è luce)il non riuscire a vedere,destabilizza.Però...c'è un bel però,dici anche:"ho compreso che permetter loro di creare tale cecità è come permettergli di controllarmi, guidarmi verso l'autodistruzione di ciò che di buono ho..E ho tanto di buono, in questo momento..Lo so bene". La consapevolezza anche se sembra "non stimolante" e sembra "non stimolarti" in questo momento è molto importante.E' un elemento chiave,perchè è coscienza di possedere. Ha in sè delle alchimie tutte sue per cui non forzarla. Sarà lei stessa(la conspevolezza di ciò che sei ed hai,intendo)a svelarsi,quando avrà raggiunto la maturità per ri-affrontare con scienza e coscienza il mondo...il tuo mondo.Rispetta anche la solitudine che "senti",che "vivi" in questo momento...non è un caso.Ogni tanto si ha bisogno di stare in solitudine e senza rendersene conto ci si "isola" volutamente:eremiti in un mondo pulsante. Solo in pochi ci riescono. Consideralo un aspetto positivo.Forse(e dico forse perchè non sono un mago,un indovino)può essere anche che si tratti di una stop,una tappa volutamente immobile fatta di immaterialità...per essere poi pronta a ripartire con le ricchezze che hai e di cui hai consapevolezza nella realtà pullulante. In bocca al lupo! Notte serena Carlo
 
 
piccolofiore2008
piccolofiore2008 il 20/01/13 alle 19:39 via WEB
Grazie Carlo: dei complimenti e, soprattutto, di questo bellissimo commento che ha centrato in pieno l'origine del mio malessere: la solitudine. essa è una strana compagna: non è necessariamente assenza, ma è necessariamente dolorosa. Vedi la separazione..o ti separi..Vedi un muro che scali da sola..una tempesta che oscura, inesorabilmente, il tuo cielo..Ti senti sospesa, a metà, senza sapere dove andrai a cadere. La solitudine fà male e io non riesco a viverla accettandola serenamente. Anche se so bene che il viverla appieno e con coraggio è l'unica vera medicina. Forse, sono debole..o..forse, sono disperatamente ancorata alla speranza che ci sia sempre, da qualche parte, in qualche luogo, in qualche anima, l'appiglio per risalir la china scoscesa. Il non veder quell'appiglio subito è la neve fredda che spegne l'entusiasmo..Ma, forse, ci sarà, prima o poi. Buonanotte a te..Un sorriso..
 
Io_piccolo_infinito
Io_piccolo_infinito il 20/01/13 alle 10:50 via WEB
spesso questi momenti immobilizzano a volte bisogna attendere un pò per metabolizzare il dolore. Poi dobbiamo riscuoterci e cercare di andare oltre le nostre paure perchè l'immobilità non è mai costruttiva! buona domenica , Infy
 
 
piccolofiore2008
piccolofiore2008 il 20/01/13 alle 19:29 via WEB
Sì, Infy, hai detto bene: l'immobilità non è mai costruttiva..ed è spesso dolorosa... da quel dolore derivano le mie parole..e la volontà è di andar oltre, senza riserve.. Buona serata..e grazie.
 
mymuse77
mymuse77 il 20/01/13 alle 15:03 via WEB
l'assenza di cambiamento.........
è come disegnare il profilo
della neve.
bianca .
cieca.
 
 
piccolofiore2008
piccolofiore2008 il 20/01/13 alle 19:32 via WEB
Il cambiamento spaventa sempre un pò. Qualche volta, lo si anela, anche temendolo. E qualche volta, si vorrebbe tenerlo lontano, perchè troppo prezioso è ciò che abbiamo, per poter solo pensare che possa svanire. La stasi:la si vuole, la si rifugge. L'inquietudine, purtroppo, è una compagna di vita, molto spesso.. Buona serata..
 
stoattento
stoattento il 21/01/13 alle 09:35 via WEB
Bellissime parole le tue....meno male che al mondo esistono ancora persone belle dentro come te. Giuseppe
 
carmarry
carmarry il 23/01/13 alle 00:38 via WEB
Non sono qui di passaggio.Sono venuto apposta perchè mi frullava per la mente qualcosa che non mi faceva "tornare i conti".Infatti nel post precedente avevo letto,ma distrattamente,che vorresti non avere più illusioni.Spero che tu scherzi...Assolutamente no! Perdona il mio essere categorico,ma guai a perdere le illusioni. L'illusione forse è l'unico modo per sopportare la realtà con i suoi limiti,i suoi vincoli,la sua materialità,le sue regole.Non è assolutamente una distorsione(se non appartiene ad uno stato patologico,ovvio!)ma è una esigenza.Perchè l'illusionista piace tanto?Perchè ti porta in un mondo immateriale,dove le carte fanno cose impossibili,la forza di gravità sembra assente,nascono bolle da una sigaretta ed escono conigli da un cappello. E noi cosa facciamo? Rimaniamo lì incantati a guardare e il più delle volte non ci chiediamo nemmeno come faccia a fare quelle cose perchè se l'illusionista è bravo,ti porta in un mondo...che è quello che ognuno di noi vorrebbe: magia...sogni.Ecco l'importanza di un'illusione.Bisogna avere illusioni perchè solo l'illusione permette di sognare e bisogna sognare perchè tra quei milioni di sogni che si fanno ad occhi aperti(quelli del sonno sono altra cosa)ce n'è uno che è il nostro sogno e che se siamo intuitivi e sappiamo illuderci...lo seguiremo. Qualcuno lo realizzerà,qualcuno no ma tutti dovremmo poter dire di averci almeno provato.Persino in psicologia clinica esistono dei test (si chiamano di Rorschach) che per quanto,a mio parere,non abbiano l'affidabilità che si attribiusce loro(in America possono essere usati anche nei processi),si basano proprio sul principio dell'interpretazione in chiave clinica dell'illusione...Più concreto di così! Non rinunciare ad illuderti! Rinunceresti a sognare. Ed è "vuoto" chi non sa più sognare.Notte serena Carlo
 
 
piccolofiore2008
piccolofiore2008 il 23/01/13 alle 09:34 via WEB
Le illusioni o i sogni sono strane creature, Carlo. Davvero non riesco a dire con certezza se siano nostre amiche o..nostre carnefici. In ognuno di noi, e son certa che mi darai ragione, ci sono due "lati" che si scontrano, incontrano e, nei casi più eletti, si fondono: il raziocinio e l'immaginazione. Sono i veri motori di tutto, secondo me.. E dal prevalere dell'uno o dell'altro che nascono i momenti difficili: troppo raziocinio fà spegnere; troppi sogni, bruciano, riducono in cenere. E questo perchè la realtà, per quanto se ne dica, è sempre qualcosa che da loro si discosta e segue le sue regole. Forse, certi sogni, se perseguiti in modo alacre, riescono a modificarla o, quantomeno, ad indirizzarla. Ma è sempre una situazione di compromesso. Almeno, a me così pare. Dove stà la soluzione? Dove? Sì...Ho detto che non vorrei più illusioni, ed era un momento in cui una di esse mi aveva fatto male. Ma so bene che poi, irrimediabilmente, la parte meno raziocinante di me potrebbe produrne un'altra. Ma non è che consideri tutto il processo come qualcosa di desiderabile.. Sai cosa considero desiderabile? L'equilibrio...Sì, l'equilibrio.. Il sogno "sostenibile": quello che ti consente di sperare, immaginare, ma senza far voli pindarici, distruttivi e dolorosi. Esiste un sogno sostenibile? Spesso, leggo che il segreto della felicità stà nell'accontentarsi: trovare ciò che di buono ha quello che ti circonda, accettarne i lati spiacevoli, cogliendo e godendo di quelli meno spiacevoli..che però, non hanno il potere di annientare le inquietudini. Già. E' questo il punto. Le inquietudini mi logorano, cerco di sopirle, ma è inutile. Sono le mie vere padrone: mi sballottano a loro piacimento, facendomi ricadere in quelle illusioni che, così spesso, tanto male mi procurano. Sognare è vivere..Certo..E allora la condizione dell'essere umano è quella di essere inquieto? O c'è un modo corretto e sano di sognare? Perchè, ecco, io davvero non lo conosco... Serena giornata a te e grazie davvero del tuo interesse per le mie parole...
 
carmarry
carmarry il 24/01/13 alle 23:03 via WEB
Beh sono interessato perchè sono interessanti. Comunque...questa la vedo dura.eh? Equilibrio...Ho idea che sia l'imperatore assoluto di tutti i sogni. Non perchè la vita dell'uomo debba essere inquieta ma perchè l'equilibrio prevede dosi da vecchio farmacista:ad un tot di dolore deve corrispondere l'equivalente in gioia,ad un tot di tristezza l'equivalente in allegria...non lo so...magari da soli si potrebbe anche riuscire,ma poi a cosa ti servirebbe? All'interno della società dove,che ci piaccia o no,dobbiamo vivere e dove troviamo le nostre illusioni e otteniamo le nostre delusioni,è un fattore legato a troppe variabili indipendenti dalla nostra volontà, perchè possa realizzarsi.Poi magari c'è chi lo trova. Io non ho ancora conosciuto qualcuno che me l'abbia riferito e non sono nato ieri. Credo che alla fine ci si debba bituare a questa alternaza di disequilibri. Forse è nel DNA della natura:le stagioni...così squilibrate tra loro e al loro stesso interno: gli inverni più caldi di altri e altri più freddi di altri ancora ecc...lo stesso arcobaleno:i sette colori fondamentali(sono 7 mi pare...nemmeno mi ricordo)...già ma l'hai mai guardato bene? Ce n'è una miriade di colori,sfumature e mai uguali tra loro:non possono esserlo perchè dipende da come sono sospese le gocce e come vi finisce su la luce.Impossibile che un arcobaleno possa riprodurre se stesso se non nei colori fondamentali. Ma la differenza,come nella vita la fa sempre il particolare...o no?
 
 
piccolofiore2008
piccolofiore2008 il 25/01/13 alle 16:05 via WEB
E' proprio come dici tu, Carlo. I particolari fanno la differenza. Molti che si son spacciati per portatori di verità, sedicenti portatori di verità, mi hanno sempre detto che l'evolversi della nostra vita dipende solo da una serie di nostre scelte, legate ad un presunto libero arbitrio di cui godiamo: se vogliamo, possiamo sempre tutto e davvero tutto dipende da noi. Non esiste un deus ex machina, non esiste un burattinaio..e, in generale, non esiste un qualcosa che non dipenda sempre e comunque da noi. Cosa rispondere loro? Che le differenze esistono? Che non è per tutti così? Non so quanta parte dei miei sogni infranti dipenda da me o da altro; ma mi rifiuto di credere che la ripartizione sia equa, perchè ricadrei nell'ennesima illusione, quella più pericolosa di tutte. Non dico che l'equilibrio debba esser perfetto, nel "gioco" dell'esistenza..Ma, ecco, vorrei..spererei..sognerei.. che fosse in una misura approssimata, accettabile e vicina a quell'equità. E chissà che anche questa non sia un'illusione..
 
loscrittoremascherat
loscrittoremascherat il 25/01/13 alle 15:49 via WEB
Io l'ho detto un pò di tempo fa ad un amico: non fare bilanci...
 
 
piccolofiore2008
piccolofiore2008 il 25/01/13 alle 15:56 via WEB
Non è sfuggendo al problema o eludendolo, che lo si risolve..
 
   
loscrittoremascherat
loscrittoremascherat il 25/01/13 alle 15:59 via WEB
e' vero ma nei bilanci non so perchè spesso si tende a vedere il bicchiere mezzo vuoto e non mezzo pieno...
 
     
piccolofiore2008
piccolofiore2008 il 25/01/13 alle 16:09 via WEB
Una persona a cui io tengo molto, mi ha insegnato a vedere il bicchiere mezzo pieno. Non lo facevo mai, prima..E, per questo, gli devo tantissimo..come si dee tanto a tutte le persone che ti fanno crescere, diventando e implementando una parte di te... Ma chi è cosciente, sa che esiste anche la parte "vuota". La consapevolezza è una compagna che, una volta entrata nella tua vita, non t'abbandona più..Diventa un modo di essere e di pensare..di vedere ciò che hai intorno.. E ci devi convivere..volente o nolente...
 
John.U
John.U il 25/01/13 alle 16:31 via WEB
Buon fine settimana! J.
 
carmarry
carmarry il 27/01/13 alle 00:06 via WEB
Ciao,piccolofiore,come promesso sono qui a raccontarti una storia …vera.Capitata proprio ieri sera.Oddio,proprio storia nel senso stretto non è e non è mia.Io sono solo un coprotagonista. Sono stato al telefono per circa 3 ore con una cara amica che mi raccontava le “ultimissime” sua malattia. Andiamo con ordine. Uso anche il nome, Paola, perché può essere una delle tante che vivono in Italia,per cui non disturbo di certo la sua privacy e a me viene più comodo. Bene,Paola ora non ancora 40enne, 5 anni fa ha iniziato una sua personalissima battaglia con un tumore molto aggressivo alle parotidi. Parlo di battaglia non a caso perché credo sia una sorta di braccio di ferro tra la sua volontà di vivere e la volontà del tumore di ucciderla. Credo che almeno, a mia memoria,ma forse mi sbaglio per difetto,una decina di volte l’hanno data per spacciata. “Questa volta non ce la fa!” era la frase che arrivava puntuale ad ogni crisi. E invece,dopo 5 anni sono ancora lì, tutti e 2, a combattere. E non so chi si stancherà prima.Ovvio io faccio un tifo spudorato per Paola ma questo è scontato.L’ultima,il tumore,gliel’ha fatta 5 giorni fa. Lei era andata al suo Centro di riferimento per un controllo di routine ma proprio mentre iniziavano a prepararla per l’ennesima risonanza magnetica,ecco che esplode un febbrone a 40°. Grave infezione ematica. “No, non ce la fa”…solita frase…quasi un rito liberatorio per i medici. “Dobbiamo somministrarle degli antibiotici che sono altamente tossici e con il suo stato di debilitazione sarà molto difficile che li sopporti e comunque su questo batterio raramente otteniamo una risposta alla terapia antibiotica. Facciamo il nostro dovere,ma se non risponde entro le prossime 24 ora…difficilmente arriverà a vivere sino a Sabato prossimo”…oggi!. Questa la sentenza e questo l’inizio dell’ennesima battaglia,iniziata Martedì scorso.La tatina invece ha risposto egregiamente alla terapia, Giovedì era sfebbrata, fisicamente distrutta,ma ha iniziato a mangiare spontaneamente e con la solita “rabbia” che l’accompagna in queste circostanze. Con caparbietà.Oggi, il giorno nel quale era prevista una possibile morte,è rientrata a casa,ancora provata ma con una situazione stabilizzata e,dagli esami,senza peggioramenti(nemmeno miglioramenti ma questo era scontato) della situazione tumorale. Ieri sera abbiamo parlato a lungo…pensa, proprio di rimpianti e rammarico. Ecco perché ti racconto questa storia.Paola 2 anni fa aveva saputo che in Germania stavano facendo una terapia sperimentale per questo tipo di tumore ed era molto combattuta sul da farsi.Si confrontò a lungo con me. Capii che cercava la mia benedizione per una decisione che,intuivo,aveva già preso. Io le dissi con chiarezza che quella decisione poteva prenderla solo lei:chiunque avesse tentato di invogliarla o dissuaderla avrebbe sbagliato. Lei,con quella istintiva cattiveria di chi è disperato mi chiese:”Tu al mio posto cosa faresti?”. Io,apparentemente bastardo,le risposi:”Se fossi nelle tue condizioni te lo direi schiettamente.Ma non ci sono e quindi non saprei cosa rispondere. E comunque sarebbe una mia scelta, quindi non necessariamente quella giusta.Magari giusta per me!Ma io sono me non un altro. Tu sei un’altra e devi decidere in autonomia. Hai ancora 48 ore per rispondere all’invito che deve seguire alla tua domanda di partecipazione al trial…usale per ragionare con te stessa e con quello che pensi sia meglio per te,non nel cercare le opinioni di altri”. Come immaginavo la sua risposta fu negativa.Non partecipò al trial. E da qui tutti i rimpianti per non averlo fatto perché i primi risultati di questa sperimentazione furono quasi al limite del miracoloso. Un gruppo di nuovi farmaci che, usati insieme, sembrava dare risultati eccezionali. E’ stato il periodo più brutto per Paola,immobile ed assente, col tumore libero di proliferare per la mancanza di lotta. Il rimpianto per la scelta fatta l’aveva paralizzata e la stava uccidendo.Ho lottato a lungo con lei per rimuovere quel sentimento, per scuoterla da quel torpore psicologico,ma con risultati scarsissimi. Un giorno arriva la notizia del primo morto in terapia di quel trial,in condizioni di apparente stato di benessere. Può capitare! Però per me fu l’occasione per darle una prima scossa che sembrò funzionare anche se poco che però è meglio di “niente”. Al primo ne seguì un altro e poi altri ancora. Conclusione:la terapia avrebbe funzionato egregiamente se non avesse avuto un effetto collaterale impossibile da superare: esplodevano,dopo un certo periodo,i globuli rossi perché c’era una impennata lei livelli del potassio che raggiungeva valori eclatanti fino a provocare queste condizioni irreversibili peraltro ben note in medicina. Fu subito sospesa la sperimentazione e si tentò,con discreto successo, una riabilitazione degli altri pazienti che avevano preso parte allo studio e tutto finì là. Di quei farmaci nessuno è stato mai commercializzato. Così Paola è passata all’esaltazione per la scelta fatta ed è stato il periodo migliore della sua malattia. Riuscì persino ad uscire,con molto coraggio (consideriamo che l’intervento di asportazione di quel tipo di tumore è evidentissimo perché deturpa il viso). Poi, pian pianino, tutto è rientrato nella routine e i 2 ragazzacci hanno ripreso,con alterne vicende,la loro lotta,ad armi pari(si fa per dire). Ieri sera abbiamo ragionato a lungo sulle mie inutili ma necessarie parole durante la fase del rimpianto per la mancata partecipazione al trial,poi il rammarico per non avermi voluto ascoltare(inutile continuare a dirle che la sua non era stata stupidità o mancanza di fiducia:è il sentimento del rimpianto che funziona così. Lo so!).Si rammaricava per tutto,per me,finché è finita e si è rialzata. Ora,come dicevo ha ripreso la sua personale battaglia col nemico. Questa è la storia. Come tutte le storie a me ha insegnato moltissimo. Ne ho tratto le mie personali conclusioni. Ognuno ne trarrà le sue. Certo da un po’ ho imparato che è il caso di andarci piano con i rimpianti e con il rammarico. Come si fa? Se avessi questa ricetta sarei da premio nobel,ma ho trovato la mia e questa storia recentissima di Paola mi ha dimostrato che per me, quella ricetta funziona. Magari per altri 1000 è del tutto inutile, anzi quasi sicuramente è così perché ognuno deve trovare la sua. Il problema è che nel caso del rimpianto non è possibile nemmeno non “piangersi addosso” tanto è subdolamente paralizzante…ma chi ha detto che piangersi addosso è sempre sbagliato ed è sbagliato per chiunque? Mi fanno ridere(ed anche un po’ incazzare) quelle persone superficiali e prive di sentimenti di condivisione, quando fanno quell’affermazione patetica:”Beh cosa vuoi farci? Ormai è andata così! Bisogna guardare avanti!”. Se fosse così semplice non esisterebbe(perché non avrebbe ragione si esistere)la psichiatria,la psicologia,gli psicofarmaci,la psicoterapia. E forse il mondo sarebbe peggiore di quello che è perché posso dire con certezza che questi sono sentimenti che sono in grado di provare solo persone sensibili(da non confondere con fragili o deboli…che non è la stessa cosa,come molti pensano). E sono persone come Freud, Einstain, Marconi, Gian Battista Vico, Italo Calvino(oggi poi è il giorno della Memoria…) che hanno “fatto” la scienza,la letteratura,hanno lasciato qualcosa d’importante all’umanità.Tutte persone con una sensibilità al limite del patologico e qualcuno oltre(vedi Calvino). Quindi…c’è poco da aggiungere. Scusa se sono stato lungo ma ho voluto raccontartela tutta. Parzialmente non sarebbe stata utile come spunto di riflessione. Perché è chiaro:questo è l’obiettivo,no?
 
 
piccolofiore2008
piccolofiore2008 il 27/01/13 alle 18:08 via WEB
Ecco, è questo il motivo per cui, tante volte, invoco la ragione, perchè spenga tutti quei moti dell'animo che, forse, son più ricorrenti nelle persone sensibili, ma che davvero sono deleteri e..ingiusti. Quando mi faccio prendere da quei rammarichi e da quei rimpianti, penso alla mia condizione in generale, e penso che sono ingiusta: che il vero dolore appartiene ad altri, quelli come la tua amica, che lottano davvero contro il male più perverso, pericoloso, cattivo che possa esistere.. Penso che la vera sofferenza appartenga ad altri: a chi subisce violenze..a chi nasce nella guerra o nella fame..Insomma, mi sento due volte rea, quando faccio questo tipo di confronti: per il mio "esagerare" e..per la cattiveria e l'egoismo del confronto in sè, ingiusto e quasi pusillanime, nel cercar punti positivi propri guardando il buio altrui.. E..m'intristisco...Sì..m'intristisco e m'incattivisco, allo stesso tempo: perchè la vita toglie? Perchè? Mi sale una rabbia immensa, infinita, che non riesco ad arginare.. Il senso di perdita, la percezione della condizione effimera in cui ogni essere umano si trova, mi accompagna da sempre, è il mio vero tarlo..perchè alcune perdite "forti" hanno segnato la mia vita. E' vero che è anche insensato fare una scala graduata delle sofferenze dell'animo. Più semplice è farne per quelle del corpo.. Ma esse vanno così a braccetto.. Forse, il vero problema è che, più che essere arrabbiata con alcune persone che ritengo responsabili della mia attuale condizione, sono arrabbiata con me stessa, per non esser riuscita a puntare i piedi a terra. Ma qui ritorniamo nel discorso che non sempre, nella vita, è tutto una questione di scelte volontarie e possibili.. Intanto, però, le mie responsabilità le vedo, mi sono ben presenti, e, come dici tu, i rammarichi e rimpianti frenano..sviliscono..subdolamente, creano autocommiserazione. La vera ricetta non c'è, già.. Lo scotto della sensibilità è tanto più alto quanto più se ne possiede: interiorizzi e somatizzi il male altrui e, allo stesso tempo, ti rinchiudi nel tuo, che ti sembra enorme, immenso, ingiusto..sentendoti in colpa, perchè, in fondo, il dolore è in ogni dove e conosce sempre forme nuove e più possenti. Ho sempre trovato il modo, in passato, anche da bambina, di trovar rifugio nelle "piccole cose", nei pensieri felici, nelle speranze nel futuro ancora da venire, nelle piccole banali gioie di ogni giorno: era una ricetta "personale" che funzionava a meraviglia.. Ora, non ci riesco più..sarà l'età che avanza..le difficoltà che crescono (legami personali..lavoro..quotidiano)..la stanchezza..la mancanza di quella "ingenuità" dell'adolescenza, che tutto supera, perchè inconsapevole e fiduciosa.. Eppure..penso che debba esser salvaguardata e tratta bene la propria vita, proprio perchè è una sola.. E il mio vero errore forse è stato solo quello..di averla maltrattata..per volontà altrui, ma anche per mia mano.. Grazie di avermi raccontato la tua storia. Le riflessioni ci son state, Carlo..e le riflessioni, devono esserci, perchè spesso possono sortire buoni effetti.. Buona serata..
 
   
carmarry
carmarry il 28/01/13 alle 23:56 via WEB
In generale concordo con tutto quello che hai detto e rivisitare i vari punti del discorso significherebbe solo ribadire quanto già detto. L'unica cosa che vorrei rimarcare(proprio perchè mi trova particolarmente d'accordo)è quella della scala del dolore.Come si fa a dire(e giustamente tu è questo che affermi)il mio dolore è maggiore del suo?No non credo sia possibile. Anche perchè dipende da quali sono le cose che realmente danno dolore(a parte quello fisico.Ma anche per questo c'è molta varietà di reazioni perchè molto dipende dalla personale soglia del dolore...la quota di endorfine che le persone hanno e che è sempre molto variabile).Ti dico:ho visto persone soffrire in modo quasi al limite del patologico per la fine di un amore...altri,soffrire quel tanto che può essere considerato "nella media"(ammesso che sia valida una media in tal senso). La mia uto è piena di graffi e gibollata in più punti e nemmeno me ne accorgo...eppure ho visto un uomo(il papà di un mio amico)piangere come un disperato e star male per giorni e giorni,per aver fatto un graffio alla SUA auto entrando nel box. Ha parlato di un'auto ormai "sverginata"(è la sua precisa espressione):la macchina vissuta come amante impudica. Insomma...anche qui non si può generalizzare e sarebbe impossibile,anche solo a livello personale,enumerare la quota e l'intensità dei propri dolori. Quando diciamo:"Lì sicuramente ho sbagliato io!" siamo proprio sicuri che stiamo dicendo la verità?Certo,in molti casi è un fatto "oggettivo" difficilmente discutibile,eppure...se andiamo ad analizzare a fondo la cosa,beh a volte(non sempre,ovvio)ci accorgiamo che quell'azione evidentemente ed indiscutibilmente errata,è la conseguenza di una serie di fatti che ci hanno portato ad agire in quel certo modo,per cui noi diventiamo i killer inconsapevoli(ma pur sempre killer)di altri mandanti. Anche qui,voglio dire, starei attento a darsi e dare almeno alle circostanze,delle "colpe",Alcuni eventi apparentemente, anzi in alcuni casi palesemente negativi, d'altra parte, sono talvolta il preludio di altre cose che stanno nascendo o si stanno stabilizzando dentro di noi.Ovvio non si può fare e non conviene sempre fare l'analisi di tutto. Però su certi concetti importanti per la nostra vita e talvolta per un certo "momento" della nostra vita,io ritengo che sia giusto andarci cauti prima di fare affermazioni assolute soprattutto "contro" noi stessi.Le motivazioni possono essere tante e non sempre evidenti. Così come a volte può capitare di trovarsi a piangere o a ridere non si sa come e non si sa perchè. Un pensiero talmente veloce e passeggero che non riusciamo a fermarlo neanche per un attimo eppure ha mosso un'emozione forte. Notte serena. Carlo
 
     
piccolofiore2008
piccolofiore2008 il 29/01/13 alle 12:51 via WEB
Sì, certo, bisogna esser cauti nel ricercare le responsabilità, altrui e proprie. Eppure...gli eventi sembrano così chiari, delle volte..E dopo che hai ponderato con attenzione, una volta che hai compreso, che hai smitizzato figure intoccabili, che hai denudato te stessa e la tua anima, che sei arrivata in fondo (ma, magari, non al fondo) alla tua interiorità, analizzando, rielaborando la tua esistenza, il passato e il presente..una volta che si è arrivati a ciò, diventa difficile esser magnanimi con i responsabili (se stessi gli altri). Nasce l'amarezza..la rabbia.. Il difficile è trasformare queste ultime in azione, in qualcosa che, costruendo, ponga rimedio. Soprattutto quando senti che tutto è..definito..fisso nella sua immutabilità..secondo un percorso unico, che magari non senti nemmeno come tuo, ma che devi accettare, perchè divergere significherebbe la tua stessa autodistruzione. Già..Una sorta di trappola senti, a volte. E allora..cerchi l'appoggio..qualcuno che volti la chiave nella toppa per te..:una persona, il fato..non lo so.. Un abbraccio e grazie sempre. Le tue parole sono un grande stimolo alla riflessione, per me, e..un'occasione per riveder me stessa e i miei pensieri esser "non solo miei"..:)
 
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