Il grossolano rimestator del nulla volse le spalle al Sire e s'allontanò dalla Sala, sprezzante come suo solito dell'etichetta e della forma: sperando anzi che il suo disprezzo fosse il più esplicito che si potesse, e che tutti l'avessero a notare. "Merde, merde, merde secche, merde liquide, merde verdastri, marroncine, giallicce, puzze di merde, luride canaglie merdose, figli e figlie di vacche diarroiche!", s'andava ripetendo mesto dietro il sorriso di facciata che incupiva di momento in momento. "E chissà dov'è la Giovane Baldracca", pensò, credendo fosse di sfuggita. "A saltar la cavallina con qualche suo favorito biondastro e glabro, ci scommetterei l'integra verginità del mio santo meato anale". Camminava e camminava per corridoi oscuri, saliva scaloni di pietra fredda, e rimestava il nulla nel calderone sconfinato della sua triste solitudine, e soffriva, soffriva, attendendo la morte eppure differendola all'infinito - questa la tremula, piccola, vana e inconfessabile speranza - col suo insensato rimuginare. Entrò nelle sue stanze e sorprese il fido valletto mentre gli sistemava il letto per la notte:
«Ah, sei qui, vecchio Rottinculo. Su, fatti abbracciare».
La testa dell'anziano servitore sembrò rintanarsi ancora di più tra le stentate spalle, e la sua gobba si sporse come un osceno apostrofo verso il cielo:
«Mio Signore, quale sorpresa...»
«Ma di quale sorpresa vai cianciando, Rottinculo. E Mio Signore 'sto cazzo! Scommetto che hai spiato il mio arrivo dalla finestra.»
«Sì, ma vederla qui, adesso... Pensavo si sarebbe trattenuto giù nella Sala...»
Il grossolano rimestator del nulla brontolò qualcosa, giusto per scacciar via la tenerezza che sentiva montargli su dallo stomaco. A furia di rimestare nulla si rischia di diventar sentimentali, alle volte:
«Va bene, se non mi vuoi abbracciare puoi anche filar fuori dai coglioni prima che ti prenda a calci tra il buco del culo e la gobba. Sciò, via, merda di topo!»
L'anziano servitore rinculò gobba all'indietro scandendo malamente qualche suo ossequioso borborigma, e fuggì col suo fioco candelabro chiudendosi precipitosamente la porta alle spalle. Il grossolano rimestator del nulla si ritrovò solo nelle sue stanze, e non ebbe niente di meglio da fare che affacciarsi alla finestra per contemplare l'assenza di stelle che anneriva il cielo. Che immensa e inutile oscurità...
Dal piano di sotto provenivano i rumori della Sala: l'orchestra aveva attaccato un melenso walzer, segno che la Giovane Baldracca aveva fatto la sua brava apparizione tra i sospiri e la falsa ammirazione di tutti. Il grossolano rimestator del nulla sputò nel vuoto dal disgusto, e chiuse le finestre con un brivido. Sbadigliando con schifo s'avvicinò al letto, e fu solo allora che notò il biglietto sul comodino. L'odiata, stentata e insulsa grafia che conosceva bene:
Non t'illudere. Lei morrà prima di me. Non l'avrai mai. Mai, capito? Con affetto, tuo Padre.
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