Semiconduco

La costruzione del nulla - 2/N

Il grossolano rimestator del nulla scese da cavallo e si grattò i coglioni, a gambe larghe, flettendo lievemente le ginocchia, con espressione soddisfatta. Intorno, i palafrenieri eran tutti un grande sorriso e un ipocrito darsi da fare:
«Il Sire l'aspettava ieri l'altro...»
«Il Vecchio Coglione, dici?»
«Ma... Il Sire...»: il giovincello abbassò lo sguardo verso la polvere, sapendo di non poter osare oltre.
«Sguattero, zitto e accudisci la bestia. Ha bisogno d'acqua e di fieno, di una bella strigliata e di una stalla accogliente. Se poi gli rimedi anche una giumenta vogliosa, non te ne serberà rancore. Dico male, vecchio mio?», gridò il grossolano assestando una pacca poderosa sui muscoli provati del collo della sua cavalcatura. La quale cavalcatura evitò di mandarlo affanculo solo perché non voleva manifestare la sua capacità di proferire umano verbo: "capaci", pensò il saggio ronzino, "che mi pigliano per invasato dal demonio e mi bruciano vivo, solo per il gusto di annusar l'odore di crine abbrustolito". Si limitò, com'era avvezzo a fare, a scrollare il testone equino e a nitrire fragorosamente: "gli dèi sapranno capirmi".

Mentre s'avviava verso il portone, il grossolano rimestator del nulla rimestava il suo guanoso niente, ma col sorriso sulle labbra, come s'era ripromesso.

"Luridi vermi!", saettavano lampi sinaptici tra un orecchio e l'altro, "schifose amebe! Potessi schiacciarvi col tallone... Ma la vostra morte, dolorosa e senza motivo, non ripagherebbe la mia. La mia! Non sopporto che il vostro nulla sia anche il mio. Non lo sopporto!" Tale era il cruccio del grossolano rimestator del nulla: soffriva, e soffriva: non sapendo dare un significato alla sua vita, ma sapendo bene che l'unico significato della vita è riempirla di significato, non sopportava che altri potessero riuscire là dove lui falliva secondo dopo secondo, in continuazione, senza requie. "Merde puteolenti!", gridava senza soste il suo cervello, mentre la muscolatura del volto faticava a tirare un sorriso mendace. "Menzogna per menzogna, meglio la mia! E' sagace e ulteriore. E ci si scansi, e ci si spaventi di fronte a me, perdìo!"

Percorse lunghi lugubri corridoi quasi senza accorgersene, avvolto in una nuvola di brutti rimestamenti del nulla: ma più avanzava e più il suo sorriso si faceva radioso. Prima di entrare nella Sala, si fermò a consolidare la sua espressione: già che c'era, pensò bene di grattarsi i coglioni ancora una volta. Poi si trovò faccia a faccia col Vecchio.