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Lou, mon amour (3/N)

Post n°155 pubblicato il 23 Settembre 2007 da semi.conduttore
 

se c'è una cosa che ho imparato, in questi ultimi torridi anni - e il riscaldamento globale vi giuro che non c'entra proprio niente - è che da grandi - qualsiasi cosa voglia dire "da grandi" - dobbiamo fare di tutto per cercare di realizzare i nostri sogni di bambini.

per esempio io da bambino sognavo di fare l'astronauta. andare sulla luna, insomma, che all'epoca era il target massimo permesso a un astronauta. non che adesso si sia andati molto più in là, se ci pensate bene sono trentacinque anni e passa. si parla degli inizi degli anni 70, con le immagini in bianco e nero delle missioni apollo qualcosa - gli americani sulla luna ancora facevano notizia, all'epoca.

in seconda battuta sognavo di essere il re di un castello la cui popolazione - i miei fedeli sudditi - consisteva interamente in una schiera seminfinita di pattinatrici su ghiaccio, bionde, bellissime e completamente nude - a prescindere dai pattini, si capisce. ma se continuo per questa strada finisco per perdermi prestissimo nei sentieri del bosco narrativo, quindi torniamo a bomba agli astronauti.

la cosa che mi faceva impazzire erano i salti degli omoni in tuta bianca e casco con visiera nera sulla superficie lunare. minchia, che avrei dato per fare quei salti leggeri, tipo volare. poi da grande ho saputo cosa significa in realtà la fantasia di volare, e devo ammettere che alla fine, tenendo conto anche delle pattinatrici, tout se tient (in effetti per fare l'astronauta c'è bisogno di un - ops - razzo), ma questo è un altro discorso. che poi in realtà l'astronauta l'ho fatto per davvero, e sono atterrato su un pianeta strambo e sconosciuto. ma anche questa è un'altra storia, anche se si mischia un po' con quella dei gatti. magari ci torno dopo.

ma ora, mi direte, cosa c'entrano i sogni da bambino con lou? c'entrano, c'entrano: perché da bambino non ho mai e dico mai desiderato di possedere un gatto. potete quindi capire la mia costernazione quando due giorni dopo la visita dalla veterinaria mi sono trovato a dover fronteggiare il problema "clisterino". la veterinaria era stata categorica: dopo due giorni di stipsi, pera al culo della micia. mi ci mancava la gatta ossessiva-stitica, ho pensato tra me e me mentre apparecchiavo la vasca da bagno con un fondo triplo di "repubblica" d'annata.

poi ho acchiappato la palla di pelo, la quale però deve aver divinato per via d'intuizione felina il pericolo che stava correndo la verginità oramai persa del suo meato anale, e ha cominciato a scappare per tutta la vasca appena ce l'ho appoggiata dentro. pigliarla con la mossa da arti marziali che avevo visto fare alla veterinaria si è rivelata un'impresa improba: l'ho afferrata in qualche modo, rimediando unghiate e morsi sulle mani, le ho sollevato la coda e...

mio dio. il buco del culo di un gatto con meno di due settimane di vita è decisamente piccolo, e i microclismi son studiati per i neonati, che hanno sì il buco del culo piccolino, ma mai quanto quello di un gatto neonato.

per la veterinaria era stato tutto decisamente facile: quando le ho portato i microclismi che avevo recuperato in farmacia, ha preso lou con la mossa che vi raccontavo prima - coefficiente di difficoltà lievemente maggiore di quello della mossa necessaria per farla pisciare - le ha infilato il microclisma nel culo e ha detto:

- ecco, l'importante è non sbagliare buco, poi si infila poco poco e bastano un paio di gocce, è proprio piccolina...

sembrava una barzelletta, e infatti di lì a due minuti lou cacava stronzetti di gatto che era una felicità a vederla. ma adesso, lì, davanti a quel buchetto di culetto di micia, con in mano un cosiddetto microclisma che al confronto sembrava uno dei menhir di stonehenge, be', non sapevo proprio come cavarmela.

la lampadina si è accesa illuminante e improvvisa nel mio cervellino teorico, e sono corso all'armadietto dei medicinali, con in testa una parola stampata a lettere di fuoco: "vaselina!". per fortuna, tra microclismi, suppostine, e termometrini rettali per le bambine, la vaselina ha sempre recitato un ruolo di primo piano nell'armadietto dei medicinali. quindi ho unto per bene il microclisma, ho riacchiappato lou, e dopo un quarto d'ora di strenui tentativi, di morsi, graffi e miagolii da strappare l'anima, sono riuscito a spararle nel miciesco intestino una dose di glicerolo e altre sostanze stimolacacca che non so calcolare - mettetevi nei miei panni, altro che "ne bastano due gocce", provateci voi a iniettare due gocce in quelle condizioni, era come cercare di infilare un cammello nella cruna dell'ago stando in equilibrio su una corda con un piede solo, senza essere né Gesu Cristo né un equilibrista sarto. sudato come un maiale, mi sono messo ad attendere i risultati; i quali non hanno tardato a manifestarsi, nelle viscide forme di una poltiglia verdastra che ha riempito della sua presenza sia la vasca da bagno - in qualità di materia materiata - sia l'intero universo odorifero intorno al mio naso.

il primo pensiero è stato, lo confesso: "adesso apro l'acqua, l'affogo, e alle bambine racconto che si è trattato di un malaugurato incidente".

(to be continued)

 
 
 
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