Apprendo da un allarme lanciato lo scorso anno dalla Fao, che a causa della diffusione di un fungo, la produzione mondiale di banane potrebbe essere compromessa per l'85% Il rischio le le banane possano scomparire è reale
Questo è possibile perché, a livello mondiale, è rimasta una sola varietà, la Cavendish, ad essere commercializzata e perché questa politica dei sistemi uniformi, la rende vulnerabile, poco capaci di adattarsi agli imprevisti, a un cambiamento climatico, a un nuovo parassita, a un fungo... perché il mercato globale ha bisogno di un prodotto standard, in grandi quantità che sopporti lunghi viaggi, per poter essere disponibile sempre e dovunque, a prezzi contenuti.
Gli agricoltori quindi si adattano a queste esigenze e la coltivazione delle banane si concentra su un'unica qualità, coltivata principalmente in Equador, che viene trattata con dosi massicce di pesticidi, fertilizzanti chimici, fungicidi che vengono sprizzati anche 40 / 50 volte in un anno. Ovviamente vengono usati coltivatori poveri, sottopagati e sottoposti a dure condizioni di lavoro.
Le banane, ancora acerbe, vengono caricate su navi frigorifero e quando arrivano a destinazione, vengono stoccate in celle di maturazione, dove la buccia, ancora verde, diveta di colore giallo grazie all'uso dell'etilene.... Pronte per la tavola.
Ricordo quando ero bambina che la banana era un frutto di lusso, in casa si comperava di raro ed era festa quando la mamma tornava dal mercato avendone comperate.... era la qualità con la buccia tutta punteggiata... se non sbaglio si chiamava banana tigrata.... ora non se ne vedono più di questo tipo sui banchi del mrcato.
Questo è un altro caso in cui il mercato globale influenza l'agricoltura e dimentichi l'equilibrio delicato tra terra, piante, animali e uomini, accantonando il discorso sulla biodiversità.
Negli ultimi 70 anni si sono perse il 75% delle varietà vegetali che erano state selezionate dai contadini nei millenni precedenti........ ecco perché in un mio precedente post ero entusiasta del lavoro di alcuni contadini impegnati nella salvaguardia dei semi antichi.
Quando una varietà vegetale o animale si estingue, non c'è più modo di recuperarla, è persa per sempre... e con lei si perde anche un patrimonio culturale, economico e sociale immenso legato al territorio e alle comunità.
E sempre in materia di Expo, è proprio partendo dalla biodiversità che si potrà nutrire il pianeta. Tutelare la biodiversità significa sì, produrre di meno, ma significa dare maggior valore a ciò che si produce, facendo attenzione a non sprecare... Significa privilegiare il cibo locale. Significa tutelare contadini, pescatori e pastori che operano in armonia con gli ecosistemi rispettando il fragile equilibrio della natura..... Senza la biodiversità è impossibile parlare di agricoltura sostenibile e di accesso a un cibo buono, pulito e giusto per tutti.
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Orucit il 11/05/15 alle 20:43 via WEB
Ti racconterò un aneddoto che si perde nella notte dei tempi delle nebbie di una Milano anni sessanta...Il sciur Nino era un mio ricchissimo vicino di casa, di professione faceva il barbone a tempo pieno, era stato abbandonato in tenera età da sua madre: una povera prostituta alcolizzata, ed era così cresciuto sballottato da un istituto all'altro. Diventando “uomo” libero da maggiorenne, cominciò a vivere come un sospettoso randagio di periferia. Quando infine da vecchio beveva strafogandosi di cattivo vino più del solito, mi raccontava (sottovoce, facendo guizzare gli occhi in ogni direzione per timore di essere ascoltato) storie incredibili a cui io al tempo, non potevo credere (fallo anche tu), una di queste era che durante le due guerre, aveva fatto i soldi togliendo gli anelli d'oro dalle dita dei soldati caduti in combattimento. Per arrotondare il bottino alla fine delle ostilità della seconda, si era promosso giudice popolare, giustiziando con la complicità di altri disperati, qualche ricco fascista scampato alla guerra, per poterne saccheggiare le abitazioni. Aveva poi continuato la sua insopportabile esistenza elemosinando e rubando senza rimorsi. Bene, questo vecchio e spiritualmente decomposto signore, aveva preso l'abitudine di passare nelle prime ore della notte, dalla cucina del più grande ristorante della Stazione Centrale di Milano, mendicando meste amicizie con i cuochi, che spesso capitalizzava facendosi consegnare gli avanzi delle avvenute cene...Una notte (non chiedermi perché), anziché rifilargli le solite porzioni di pastasciutta e pollo, gli riempirono le borse che aveva sulla canna della bicicletta, con dieci chili di banane mature. El sciur Nino non era ovviamente famoso per la sua generosità, ma il mattino seguente, avendo il tavolo invaso da esotici frutti che oramai attiravano tutti gli insetti alati e non della zona, si rassegnò a bussare alla nostra porta per regalarci trenta banane oramai al termine della loro curva esistenza...Mia mamma, donna eccessivamente empatica e tollerante, pur di non offenderlo, accettò l'esotico maturo dono. Io ero un bambino di nove anni e confesso che fino a quel momento le banane le avevo viste solo in bianco e nero sulle riviste che comperava mia madre...il finale fu che dopo averne assaggiata una, ne divorai estasiato altre nove nel giro di mezz'ora...l'unico ricordo che ho del dopo, è di un paio di calci nel sedere da parte di di mio padre tornato a casa dal turno di lavoro alla Siemens, e di una mia forte occlusione intestinale (però per le banane, non per le pedate...)
(Rispondi)
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il 05/10/2020 alle 09:16
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