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Dalai Lama

Post n°376 pubblicato il 06 Aprile 2016 da LunaRossa550

Credere o non credere, non fa l'essere umano migliore; lo fanno i valori universali del rispetto e della consapevole responsabilità verso tutto ciò che ci circonda.
Questo credo di aver compreso  dalle parole del Dalai Lama (e che condivido)

 
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isry
isry il 07/04/16 alle 09:58 via WEB
presto detto (si fa per dire ma te ne avvedrai ^___^) LP
leggo il riferimento alla nuova etica che trascenda la religione come un discorso che fa solo una etica buddista (non tutta a onor del vero) il che ancor più trascende la fede "organizzata" e questo mi pare il secondo riferimento
inoltre il riferimento alla fede come esperienza puramente personale si scontra abbastanza con l'universalismo ad esempio delle esperienze abramitiche dove la fede è sì un fatto personale ma dove non ci si salva da soli.
l'esperienza della testimonianza è giocoforza fatto in ragiione di una deità salvifica e non può prescindere da questa.
di norma la regola aurea è una regola religiosa che hanno adottata in parte filosofie e ideologie ma resta un concetto religioso non etico
inoltre se (e lo ripeto) il papa dicesse le stesse cose sarei dello stesso medesimo avviso.
in primis in quanto parte del sistema (sarebbe come il capo della sacra corona unita dicesse che il male del pianeta è la mafia il che mi riporta alla condivisione con Giorgio)
in secundis perché se dovessi credere a quanto dice parla di predisposizione e per essere predisposti (cosa alla quale bada bene non credo affatto) occorrebbe ammattere un predispositore
e rispondo con le parole di Paolo "compio il male che non vorrei invece del bene che vorrei" solo per non citare Matteo (capo 15 vv 19) o il libro di Samuele al capo 24 vv 13 o le parole del rabbino Hillel che ne sembrano una risposta coerente ”se io non sono per me, chi è per me? Ma se io sono solo per me stesso, cosa sono?”
parole che implicano la duplicità personale della responsabilità della fede e delle proprie azioni con la comunitarietà del percorso religioso
Nella lettera di Giacomo al capo 3 vv 15 (dove si fa riferimento alla sorgente che può offrire contemporaneamente acqua salata e acqua dolce) sta scritto "Questa non è la sapienza che scende dall'alto, anzi ella è terrena, carnale, diabolica"
il riferimento mi pare ovvio
l'etica è al pari dei valori interiori una pallida luna che riflette la luce del sole... senza il sole non esisterebbe neppure la luce della luna che non illumina di suo ma di riflesso
e torno alle opere scevre da una fede ... lo stesso buddhismo riferisce la necessità di mettersi nelle scarpe altrui per avere quella compassione che il dalai lama predica con fervore e come si può stare in una vita che non sia la mia solo con etica e valori che potrebbero essere infinitamente diversi?
e torno alla regola... sta scritto infatti non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te... il che lo dice anche Pittaco o Talete... chi non comprende la grandezza di un tale pensiero? ma aggiunge desidera per gli altri quel che desideri per te stesso e qui ci sta uno scarto... una fraternità che la religione offre in quanto sottente la comune origine dal divino.
Secondo arrasul Muhammad (sLPB) è la condizione per entrare in paradiso ossia per salvarsi
e da cosa si dovrebbe salvare un uomo legato solo ad etica e valori interiori?
le parole contraddirrebero lo stesso dalai lama quando parla di compassione (ossia accompagnare chi è nella tribolazione) il che mi pare strano.
non mi pare strano invece se riferito al pensiero franco-statunitense in voga.
le morti nel pianeta per il terrorismo di stati come francia e USA non contano ma conta la reazione violenta (che non approvo personalmente ma che comprendo storicamente) spesso gestita da quelli stessi stati in modo subdolo (come si vede chiaramente in libia).
Scusa LP se sono prolisso ma era per chiarire il super sunto precedente... e ancora sono poco chiaro probabilmente ma se dovessi passare all'esteso finirei per essere pesante e Laura me caccia.
sorry ^___^
 
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