Bianconeri siamo noi
"Avvocato, oggi vince il migliore o la Juve?" - "Sono fortunato, spesso le due cose coincidono!"
"La squadra bianconera è un drago a sette teste, ne puoi tagliare sei dal suo collo, ma finisce che con l’unica rimasta ti divora. Sta scritto nel suo DNA" - Giovanni Trapattoni , il Giuanin Nazionale 14 trofei alla Juve da allenatore, nessuno come lui.
"Aspettatemi, non ci metterò molto" - Gilles Villeneuve alla sua famiglia prima di ogni Gran Premio
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Da Tuttosport
Il campionato sotto accusa, quello della stagione 2004- 2005, può essere sottoposto a diverse chiavi di lettura. Quella che andrebbe considerata per prima, cioè una lettura tecnica, è scivolata purtroppo in ultimissima posizione da quando sono divenuti di dominio pubblico i testi delle intercettazioni telefoniche sui quali i giudici della procura napoletana hanno basato le loro indagini. Non più cronaca sportiva, ma giudiziaria. La chiave di lettura ora è obbligata. Perché il campionato 2004- 2005, vinto dalla Juve, sarebbe stato in realtà manovrato, condizionato, artefatto. Dagli arbitri. A loro volta influenzati, orientati, guidati dall’organizzazione che - sempre in base alle ipotesi di reato delineate della Procura napoletana - faceva capo a Luciano Moggi. Qualcosa di più della rinomata « sudditanza psicologica » da sempre chiamata in ballo per definire i ricorrenti favori arbitrali pro Juve. Anzi, una sudditanza portata alle estreme conseguenze e - quel che più è grave - indotta da comportamenti del tutto estranei all’etica sportiva. Un meccanismo consolidato: le pressioni sui designatori producevano a cascata pressioni sui direttori di gara. Gli arbitri al centro di tutto, insomma.
Fine intuizione, quella di Moggi. Capire che l’arbitro, una volta fatto entrare nel giro del grande calcio, perde automaticamente la sua autonomia, la sua libertà. Diventa suscettibile al potere. E non è necessario, perché questo accada, corrompere ogni singolo direttore di gara. No: è sufficiente lavorare sui vertici. Due designatori invece di uno, per dissimulare imparzialità, per far finta di accontentare le diverse correnti. Due designatori strapagati, quasi a livello dei migliori allenatori. Strapagati e perciò - almeno inconsciamente - riconoscenti al sistema che li ha voluti lassù, destinati ad essere sempre in debito con chi li ha scelti. A tal punto da non potersi permettere di attaccare il telefono di fronte a certi suggerimenti, se non addirittura a certi ordini. Un meccanismo a catena. Un sistema corrotto dalla frenetica aspirazione alla fama, al denaro e ai privilegi, che caratterizza il mondo del calcio. Specchio della realtà sociale italiana, certo. Comunque efficace, stando al succo delle intercettazioni di cui sopra.
Se però l’assioma deve essere: arbitri compiacenti uguale Juve spinta in classifica, allora qualcosa non torna. Nel senso che la morale delle cifre, la sostanza dei risultati, non combacia esattamente con la teoria che ha ispirato fin qui il lavoro della Magistratura. Nessuna prova a discarico, ci mancherebbe. Siamo su piani distanti, molto distanti. Semplicemente, il linguaggio delle statistiche sembra mettere tutti sullo stesso piano, gli arbitri presunti amici e quelli presunti indifferenti, o meglio corretti. E se non dimostra che la sudditanza non esiste, se non altro non mette in luce una particolare compiacenza.
Prendiamo il caso di Massimo
De Santis, esempio vivente di un certo andazzo del calcio. Bastava avere una minima conoscenza del settore per sapere che non si trattava di sicuro del miglior arbitro nazionale, come la convocazione Fifa ai Mondiali ( ispirata evidentemente dal sistema italiano) voleva invece dimostrare. Una preparazione atletica all’altezza, probabilmente, ma capacità tecniche al di sotto dell’eccellenza. De Santis, a quanto pare, incarnava idealmente l’arbitro giusto per il calcio ricco ( per pochi) e votato alle logiche di potere. Incurante degli errori grossolani come quel gol annullato a Fabio Cannavaro
a Torino, quando il difensore vestiva la maglia del Parma. Attento ai dettagli del potere ( come dimostra la storia della muta di maglie ottenuta quale cadeau dalla squadra di riferimento, vedere intercettazioni), capace di resistere ad attacchi tremendi, a polemiche in grado di annientare chiunque.
D’accordo, però il bilancio delle partite della Juve arbitrate da De Santis nella stagione 2004- 2005 non denota una particolare aderenza alla presunta cupola moggiana. L’arbitro di Tivoli l’anno scorso ha concluso il ciclo bianconero dirigendo ( il 20 agosto 2005) la Supercoppa italiana disputata a Torino e assegnata all’Inter grazie al gol di Veron nei supplementari e dopo l’annullamento di una rete segnata da Trezeguet
( per fuorigioco) ma apparsa valida. Durante il precedente campionato aveva incontrato la Juve in 5 occasioni, registrando sul suo taccuino questi risultati: vittorie dei bianconeri contro Atalanta ( 2- 0) e Lecce ( 1- 0), pareggio con il Parma ( 1- 1) e sconfitte con Palermo ( 0- 1) e ancora Inter ( 0- 1). In totale, contando anche la gara di Supercoppa, 7 punti conquistati dalla Juve su 18 disponibili.
Un dato che, curiosamente, contrasta con il bilancio delle partite invece dirette da Pierluigi Collina. Perché in questo caso la Juve ha vinto di più ma l’arbitro in questione non è mai stato considerato vicino all’influenza di Moggi, anzi, in diverse occasioni apertamente criticato dal club bianconero sotto la gestione della Triade. Eppure con Collina la Juve - sempre nella stagione 2004- 2005 - ha battuto la Roma ( 2- 0), l’Atalanta ( 2- 1), il Siena ( 3- 0) e il Milan ( 1- 0) a San Siro nella partita che assegnato ai bianconeri lo scudetto, mentre l’unico pareggio è stato registrato nella trasferta di Firenze ( 3- 3). In totale 13 punti alla Juve su 15 disponibili.
Qualcuno obietterà che sono dati che non significano nulla. E così affermando avrà tolto credibilità alla teoria degli arbitri affiliati, o almeno al teorema delle vittorie telecomandate. Tirando le somme, considerando anche le due partite di Coppa Italia contro l’Atalanta ( alla larga da altri potenziali scandali, vedi calcioscommesse), dividendo gli arbitri della stagione cosiddetta taroccata in arbitri amici della Juve e arbitri equidistanti, ne esce un quadro di sostanziale parità. La squadra composta dal capofila De Santis più Bertini, Dondarini ( già, il « Donda » ) ,
Racalbuto ( non proprio un fuoriclasse del fischietto),
Rodomonti, Pieri, Trefoloni
( lui ligio alla sudditanza anche nei numeri: 4 vittorie su 4), Farina e Ayroldi totalizza 51 punti su 81 per una percentuale di adattabilità al progetto Moggi pari al 71 per cento. La risicata formazione degli arbitri fedeli al proprio mandato, composta dall’asso Collina ( grande personalità più che destrezza nella valutazione dei falli), il povero Paparesta, Messina, Banti e Bergonzi
mette invece a segno 29 punti bianconeri sui 42 a disposizione. Vale a dire, in termini di incidenza, il 70 per cento.
Non si notano sperequazioni. Non si vedono fatti tali da dimostrare la colpevolezza di qualcuno o l’innocenza di altri. A meno che Moggi non sia stato così abile da confondere le acque anche in questo caso...
Nella squadra dei “fischietti” favorevoli alla società bianconera anche Bertini, Dondarini, Rodomonti e Racalbuto: si sono dimostrati fedeli alla linea al 71 per cento Risulta di poco inferiore l’incidenza degli arbitra
PER SEMPRE CAMPIONI
12 OTTOBRE 2003: GRAZIE RUBENS, GRAZIE SCHUMI!
IL GRANDE URLO 21 ANNI DOPO, 8 OTTOBRE 2000:GRAZIE SCHUMI!
UNA FRASE,UNA STORIA
Repertorio dell'Avvocato
-"Avvocato, che vinca la Juve o che vinca il migliore? - Sono fortunato, spesso le due cose coincidono"
-"Mi emoziono anche quando vedo la lettera "J" in un titolo di giornale"
- Michel Platini "l' abbiamo comprato per un tozzo di pane e lui ci ha messo sopra il foie gras"
- Su Micheal Schumacher:"Il migliore.Quando si ha in squadra uno come quello,se non si vince è colpa loro".Riferendosi al team Ferrari.
- Ancora su Schumi:"Schumacher è come Pelè, come Fangio, e se Del Piero è Pinturicchio, Schumacher è Andy Warhol".
- Dopo il 5 maggio 2002 "Dopo i due missili di Seedorf a San Siro non ci credevo più.Ma quando ha parlato Sensi.."
- Quando l'Avvocato ricevette in visita Gorbachov,la prima cosa che gli disse fu "venga,la porto a vedere la Juventus"
-Prima di Juve-Ajax del 22 maggio 1996(Juve campione d'Europa):"Se loro sono una squadra di pittori fiamminghi,noi,saremmo i piemontesi tosti"
-Dopo Juve-Milan 1-0 e Roma-Lecce 2-3:"Mi aspetto sempre di tutto dalla giornata.La divina provvidenza non ha limiti".
- Giovanni Buscetta "ha detto di essere ossessivamente un tifoso della juventus?Se lo incontrate ditegli che è la sola cosa di cui non potrà pentirsi"
-Su Boniperti "Bei tempi quando lo buttavo giù dal letto all'alba. Ora devo svegliarlo alle 4 del pomeriggio!"
- "Sivori è un vizio",
- Franco Zeffirelli "è un grande regista ma quando parla di calcio non lo sto nemmeno a sentire"
- Boniek "il bello di notte"
-Didier Deschamps: "Sembra un maresciallo di Napoleone."
- Serena "bravo dalla cintola in su"
- Del Piero " Mi ricordava Pinturicchio, adesso è Godot"
- Diego Armando Maradona "è stato migliore di qualunque allenatore"
- Zinedine Zidane "lo abbiamo preso perchè ci farà vendere molte auto a Marsiglia ed in Algeria"
- Zidane2 " in fondo è stato più divertente che utile"
- Zidane3 "Poveretto con un colpo di testa ha perso tutto quello che ha fatto in un anno con i piedi"
- Rui Barros " non prenderemo più piccoletti: dalla tribuna non si vedono
- Edgar Davids " se lo incontri di sera cambi strada quegli occhi sono terrorizzanti"
- Adriano Galliani " io so che era un gran competente di calcio. Ha smesso di esserlo quando ci ha ceduto Davids"
- Se Vialli è Raffaello,Del Piero è Pinturicchio
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- Le scorrettezze di Couto sono così solari, così facili e belle da fischiare che, se fossi un arbitro gli darei una medaglia
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