« no traffic | trentotto » |
Son sveglio da più di due ore: non sto benissimo, forse è colpa di qualche schifezza che ho mangiato ieri sera prima di cena. Non so. Sta di fatto che sono sveglio ad un orario in cui dovrei essere nel sonno più profondo.
Per passare il tempo tra un tè caldo ed un termometro, ho deciso di guardarmi la televisione. Giro un po', non trovo niente. Al solito, finisco su SkyTg24: ennesima rassegna stampa infinita, poi un pezzettino di telegiornale e poi un programma, Controcorrente.
Lo guardo.
Oggi racconta la visita di uno storico revisionista, David Irving, al campo di Auschwitz: per dovere di cronaca (suppongo io) sono stati montati solamente i suoi commenti a quello che vedeva, quello che secondo lui erano incoerenze storiche e prove evidenti della falsità dell'Olocausto. Tralasciando le sue affermazioni "velatamente" razziste sui polacchi, quest'uomo confutava (e confuta) la veridicità di una delle più grandi mattanze della storia, forse il più grande genocidio di massa della storia. Vi risparmio di raccontarvi l'arroganza e la protervia con cui faceva tutto ciò, come se tutto fosse chiaro e limpido ai suoi occhi, come se l'ipocrisia regnasse in quei luoghi. Non è mancato nemmeno la deposizione dei fiori con relativo atto di commozione nell'unico luogo riconosciuto vero anche da lui, cioè il posto dove venivano eseguite le pene capitali con due colpi alla nuca.
Il servizio finisce con lui che si rifiuta di confrontarsi con un sopravvissuto russo del campo e con l'intervista di una donna, all'epoca bambina, che visse quei giorni orribili.
Non so.
Forse sono ancora stordito dai miei problemi di salute, ma non riesco proprio a capire il suo punto di vista, non ce la faccio. Non posso dopo aver visto quello che ho visto in televisione, dopo aver letto ciò che ho letto, dopo che ho sentito i racconti di mio nonno, per fortuna "solo" prigioniero in Germania.
Mi spiace, ma non ce la faccio... non ce la faccio dopo che qualcuno racconta così:
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi - Se questo è un uomo
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