Creato da DolceA0 il 28/04/2006
Cinema e altro
|
Area personale
Tag
Cerca in questo Blog
Menu
Chi può scrivere sul blog
I miei Blog Amici
- Il Cinema e il resto
- musica e cinema
- Il nido di Corva
- L'angolo di Jane
- Dirty Garage Funk
- MOGWAI
- Cinema Desiderio
- mondo cinema
- scrittori
- Writer
- sciolta e naturale di Vio
- Vathelblog prezioso
- cinemagora
- Le Vie dellAcqua
- LACUME DI UN AGRUME - Manfredi
- ...viaggiando...Poison Dee
- 2046
- giorgios movie
- Esisto e Resisto
- zona a rischio
- Attimi Eterni
- Ombre di Luce - archetypon
- Il mio obiettivo
- alogico
- Luomo illustrato
- CINEMA PARADISO
- SONORO
- ALTREVISIONI cinema
- Lollapalooza
- mikacine
- raggiungibili
- Il neurone single
- Alone
- FRANCOINFERNO
- Cinema qua e la
- Isidhermes Siviglia
- a proposito di elliy
- Ritagli di pixel
- OrangeBrasier
- Solo Cinema
- Mondi di celluloide
- Criticinema
- Il Mondo del cinema
- David Lynch
- CINEMA DVD
- CineBrevis
- Follaia
- PENSIERI...LIBERI
- KARUNA REIKI
- La fuga di Angelica
- Mario
- Acqua e Terra
- RinascitaOstiense
- Pensieri di Casanova
- Matrioška
- Ballata interiore
- Gurupal Kaur
- tanto tempo fa!
- Diario difficile
- Serendipity
- The Truman Show
- kallide § azioni
- Kinoland
- GRACE/WASTELAND
- The.Refugee
- dodecalogue
- E HO DETTO TUTTO!!
- WINDOW ON THE WORLD
- animabio
- Ilpunzecchiatore
« A VOLTE E' BELLO RIDERN... | IL DIVO » |
GOMORRA
Amo Matteo Garrone. Sono rimasta estasiata con L'Imbalsamatore, violentemente turbata dal successivo film Primo Amore. Lo amo perchè credo che sia uno dei pochi registi italiani, se non l'unico, a concentrarsi sulla visione, innanzi tutto. A provocare emozioni con il linguaggio cinematografico piuttosto che con le ridondanze del materiale diegetico. Il pathos, in ogni sua opera, deriva dalle astrazioni dello strumento filmico e non dalla vicenda narrata. Un grande risultato per chi vuole fare cinema.
Quando ho saputo che stava girando un film dall'omonimo e ormai celeberrimo libro di Roberto Saviano, ho pensato che volesse abbandonare la sua cifra stilistica in favore di una narrazione più didascalica a sfondo sociale. Ero molto curiosa di incontrare questa pellicola.
Garrone conferma una mano felicissima che dipinge la storia di Saviano come avrebbe potuto fare un esponente del movimento dei macchiaioli: "In particolare Saverio Altamura racconta del "Ton gris", cioè quel particolare modo di ritrarre, guardando attraverso il riflesso di uno specchio scuro che filtra nettamente i contrasti del chiaro scuro. L'arte dei Macchiaioli, come la definì Adriano Cecioni teorico e critico del movimento, consiste "nel rendere le impressioni che ricevevano dal vero col mezzo di macchie di colori di chiari e di scuri". Per i pittori macchiaioli la forma non esiste ma è creata dalla luce e l'individuo vede tutto il mondo circostante attraverso forme non isolate dal contesto della natura, quindi come macchie di colore distinte o sovrammesse ad altre macchie di colore".
Con la macchina a mano, come se fosse un pennello - una volta con la punta fine, un'altra come una spatola - l'operatore, il regista stesso, disegna, con soggettive, con primissimi piani, con soffocanti riprese strette dall'alto, con piani sequenza distesi o sincopati, un mondo non giudicato ma osservato. I personaggi si attaccano, fastidiosamente, allo spettatore ed emergono come se immersi in una colata di petrolio, attraverso i bui , gli oscuri, il fango, la melma. Grazie a questa operazione di descrizione ravvicinata dell'uomo, talvolta sembra di sentire persino l'odore di carne in putrefazione. Marco Onorato il direttore della fotografia, svolge un ottimo lavoro. Tira i neri, gonfia gli opachi, sbianca i chiari, con il risultato che niente è brillante e luminoso. Tutto è plumbeo e angosciante, così come la vicenda che viene raccontata.
La fabula si snoda attraverso un affresco corale e segue, senza simmetrie, i vari personaggi nelle loro facilità o difficoltà ad addomesticarsi a questa vita. Non c'è adesione sentimentale, o affezione a una o all'altra storia. Non c'è un Virgilio che conduce da una sponda all'altra di questo Inferno. Questo porta lo spettatore a non identificarsi ma a seguire il film in modo distaccato e critico, come in un réportage, d'autore, di guerra.
Incombenti e reiterate le vele di Scampia, microcosmo rappresentativo di un'identità nazionale. Purtroppo.
Il film vince il Gran Premio della giuria a Cannes. Voto 8
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |