Creato da giovannatilocca il 05/05/2010

Evoluzione

Società a confronto

 

 

Ma cosa hanno da ridere?

Post n°226 pubblicato il 07 Settembre 2014 da giovannatilocca
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Sembrano tutti sotto effetto di strane sostanze. Parlano a sproposito, fanno proposte e poi le negano, l'economia sprofonda e sono tutti sorridenti e felici. Ma che cosa sta succedendo? Ci vuole poi molto a decretare che il paese è in bancarotta e che non è più possibile predare emolumenti stratosferici o rubare soldi pubblici in ogni minimo appalto? Ci vuole poi tanto a permettere che ciascuno si campi mettendo a frutto le proprie competenze senza essere dissanguato dalle gabelle varie? Stiamo alla larga da questa gentaglia! Coltiviamo il nostro piccolo orto, sperando di passare inosservati, e si salvi chi può!

 
 
 

L'alguerese, una nuova lingua

Post n°225 pubblicato il 14 Agosto 2014 da giovannatilocca
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Ieri ho sentito un turista affermare che era stato alla Dragonada. La cosa mi ha fatto sorridere e ho pensato che è nata una nuova lingua, l'alguerese. In effetti la località, in algherese, è la Dragunara, ma siccome i cultori della lingua hanno deciso che per scrivere la parlata locale si deve usare la grafia catalana assistiamo ogni giorno alla storpiatura di tante parole. Alcuni esempi.
A fine dicembre ci tocca sentire in TV che ad Alghero si festeggia il cap de any, anziché il cà de an.
Anche noi algheresi siamo convinti che ci sia la via Cravellet, anziché la via Cravagliet, la zona Taulera anziché la zona Taurera, la via Mont Dolla anziché la via Montiroglia, la via Tcso Terrat anziché la via Ciù Tarrat. Ancora ci salviamo dal credere che ci sia il Cap de la Caca, cioè il Cap de ra Cassa, e lo Quarter lo pronunciamo ancora lu Qualté.
Con alcuni cognomi è successa la stessa cosa. Nell'Ottocento nei documenti dell'archivio diocesano è riportato il cognome Caneglias che in seguito ha ritrovato la corretta grafia Canelles ma ha perso la corretta pronuncia.
La questione è veramente di poco conto, se pensiamo che l'antica lingua madre della città, volenti o nolenti, è costretta a finire nel dimenticatoio visto che nelle famiglie la percentuale di bambini che parlano l'algherese è veramente irrisoria. Ma almeno per salvare il salvabile sarebbe necessario dare un piccolo aiuto a residenti e turisti scrivendo sulle targhe anche la pronuncia dei termini usati nella toponomastica. Se non riusciamo a salvare la lingua, proteggiamone almeno la dignità e non facciamola cadere nel ridicolo.
Da un'indagine sulle lingue minoritarie algherese e sardo svolta nel 2002 presso alunni e studenti delle scuole algheresi si è evidenziato che la capacità nella lettura della lingua è la più bassa fra le tre competenze linguistiche: capire, parlare e leggere. Sono stai esaminati 1020 questionari che hanno riportato la situazione linguistica di 6819 residenti. Per brevità riporto la situazione delle ultime generazioni. Il 25% degli alunni ha affermato di capire molto l'algherese, il 5% lo parla bene, e il 4% lo sa leggere. Non è stata analizzata la competenza nella scrittura e si può immaginare che le percentuali sarebbero state le più basse in assoluto.
In conclusione posso dire che se fa male veder morire un pezzo del nostro passato, non fa neppure bene vederlo ridotto a strafalcione
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Mercatino estivo ad Alghero

Post n°224 pubblicato il 15 Luglio 2014 da giovannatilocca
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Ciò che emerge è il mancato mercatino estivo ad Alghero. Non a San Giovanni, non in luglio al Balaguer, e poi si vedrà. Ma se vogliamo guardare un po' più in fondo vediamo una amministrazione lontana le mille miglia dalle preoccupazioni dei cittadini, dalla loro quotidiana lotta per sopravvivere alle continue richieste di denaro dello Stato, della Regione, del Comune. Tutti vogliono soldi da quegli incauti che si arrischiano a intraprendere una qualsiasi iniziativa o da quei risparmiatori che hanno voluto investire i propri soldi in un immobile. Chi ha stipendi e pensioni (e i "politici" in gran parte sono tra questi) non ha la più pallida idea di cosa voglia dire cercare di mettere insieme il denaro necessario ad affrontare dignitosamente l'esistenza con una attività autonoma. In gran parte i "politici" sono i primi che credono che i cittadini si arricchiscano in maniera spropositata con il loro lavoro utilizzando le risorse comuni. Infatti in città il benessere si taglia a fette, si nota ad ogni piè sospinto. Ne sono testimonianza le serrande arrugginite abbassate che aumentano di giorno in giorno e i cartelli AFFITTASI e VENDESI che si moltiplicano sugli immobili ...
E' arrivato il momento di cambiare sistema. E' evidente che la strutturazione dell'amministrazione cittadina non è più funzionale ad un mondo che è cambiato. Occorrono persone più attente ai bisogni concreti del cittadino e soprattutto occorre che chi si offre per operare delle scelte non abbia nessun interesse diretto e che venga cambiato il più spesso possibile.
Chi ci sta amministrando è in maggioranza il frutto di un mondo vecchio, inacidito e ammuffito. E' intriso di pregiudizi che gli fanno ritenere giusto che un amministratore debba godere di privilegi e che possa prendere delle decisioni in base a quanto personalmente gli conviene. Non è colpa sua, è solo frutto di una società che, arrivata al massimo del benessere, adesso sta rapidamente precipitando verso un più equilibrato livellamento mondiale. Questa dinamica è nella natura dello sviluppo storico e anche se a noi non fa piacere conoscere il declino, possiamo anche dire di essere stati testimoni della crescita. Ma in questa fase di mutamenti economici rapidi e inarrestabili l'accanimento degli amministratori sui cittadini è oltremodo deleterio. In questo periodo sarebbe opportuno invece lasciare libertà di intraprendere a chi ne ha il desiderio. Il meccanismo per continuare a sostenere le spese comuni deve essere rivisto e deve soprattutto contemplare il massimo rigore nell'eliminare ogni tipo di spreco. Una saggia amministrazione inizia con il tagliare le spese superflue, con l'utilizzare in sommo grado le risorse umane a disposizione, con il valorizzare al meglio le risorse naturali e questo si può fare solo concedendo il più alto livello di libertà possibile a coloro che intendono intraprendere un'attività produttiva.
Ma niente si può fare quando il pensiero è occupato da altro, quando ogni energia è spesa per mantenersi sulla poltrona, e quando sono tante le persone alle quali si devono dare delle risposte. Non mi riferisco a nessuno in particolare, ma posso tranquillamente dire che gli amministratori pubblici sono retaggio di un mondo che non c'è più, di un sistema che è cambiato, che non ha più bisogno di individui che si illudono di fare il bene della città solo perché ne decidono le sorti. La città va in declino anche senza di loro, non ne ha bisogno. Se n'è accorta la metà degli algheresi che non ha partecipato alle elezioni. Erano tutti al mare?
La società richiede ormai un totale rinnovamento nelle regole. Credo che la popolazione abbia i mezzi per far sentire le proprie necessità e per esigere che le strutture pubbliche siano al suo servizio. Chi è temporaneamente investito di una carica che gli consente di fare delle scelte deve fare di tutto perché i residenti siano messi nelle condizioni ottimali per mettere a frutto le proprie capacità e le ricchezze del territorio. Occorrono tanta buona volontà e tanta umiltà per mettersi veramente al servizio di una comunità che chiede di poter vivere del proprio lavoro e dei propri talenti. Con il patrimonio umano, culturale ed ambientale di Alghero non dovrebbe essere difficile realizzare questo sogno. Però bisogna essere in grado di vedere chiaro davanti a sé e di ascoltare la voce della città, che grida con tanta forza che anche un sordo sarebbe in grado di sentirla.

Voglio concludere con una citazione da "I Malavoglia" di Giovanni Verga anche per notare che in realtà non vi è niente di nuovo sotto il sole.
Lo speziale don Franco predica la rivoluzione e qui parla con il parroco e con il segretario comunale.
" - Gente vecchia! - conchiudeva don Franco colla barba in aria. - Gente buona pel tempo della camarilla. Al giorno d'oggi ci vogliono uomini nuovi.
- Adesso manderemo dal fornaciaio per farli fare apposta, - rispondeva don Giammaria (il parroco)
_ Se le cose andassero come dovrebbero andare si nuoterebbe nell'oro! - diceva don Silvestro (segretario comunale) ...
- Brava gente che sarebbe! borbottava don Giammaria. - A Favignana, o nelle altre galere, ne trovate quanti ne volete, senza mandare dal fornaciaio."

Fa sempre bene rileggere vecchi libri, per ritrovarvi i nostri pensieri.

 
 
 

Voto di scambio

Post n°223 pubblicato il 10 Maggio 2014 da giovannatilocca
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Si verificò allora una cosa mostruosa, ben indegna del nome della città: Roma,con tutto il suo impero, fu messa in vendita, come su una piazza o su un mercato. Se la contendevano Sulpiciano e Giuliano, l'un dopo l'altro aumentando l'offerta, che toccò addirittura 20.000 sesterzi a ciascuno dei soldati. Infatti vi erano coloro che li informavano, appositamente. A Giuliano dicevano: - Sulpiciano ci dà tale somma; tu, quanto offri di più? - E a Sulpiciano dicevano: - Questa somma ci promette Giuliano; tu, quanto dai di più?

Sulpiciano avrebbe potuto prevalere se Giuliano non avesse alzato l'offerta, tutto d'un colpo, di 5.000 sesterzi, gridando ad alta voce e indicando la cifra anche con le mani. Così i soldati, spinti da un aumento tanto considerevole, accettarono le proposte di Giuliano e lo designarono imperatore. (Dione Cassio, da "Storia Romana")

E' proprio vero che la storia si ripete. Ma oggi non ci scandalizziamo più se in cambio del voto  Berlusconi promette di restituirci l'ICI, Renzi ci offre 80 euro al mese in più, e  Berlusconi rilancia promettendo pensioni minime di almeno 800 euro al mese.

E dire che è un reato fare tali promesse per ottenere il voto!

A proposito, volete sapere come finì? Didio Giuliano eletto imperatore il 28 marzo 193 fu ucciso da sicari inviati dal senato il 1° giugno dello stesso anno.

Che brutti tempi!

 
 
 

Un governo fallito di un paese fallito

Post n°222 pubblicato il 03 Maggio 2014 da giovannatilocca
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Più passa il tempo, più diventa lampante lo squallore di questo nostro Stato. Solo un governo fallito può illudere i cittadini di assisterli con un obolo. Ma dove cavolo è andata a finire la funzione di valorizzazione delle risorse territoriali ed umane delle amministrazioni pubbliche? Questi mentecatti che si sono autoproclamati onorevoli stanno operando la totale distruzione di ogni possibilità di vita di milioni di persone.

E quel che sconcerta di più è l'acquiescenza di coloro che si lasciano sopprimere aspettando ancora la salvezza da esseri interessati esclusivamente a spolpare il paese per il proprio bengodi.

Sveglia! Non è con il voto che si ottiene la dignità dell'esistenza! Guardiamoci bene intorno e cerchiamo di adattarci alle circostanze creando attività lavorative in base alle nostre attitudini. Non aspettiamo aiuto da nessuno, perché nessuno ci aiuterà. Nella morsa di una società dove il malaffare e la delinquenza hanno la meglio non ci resta che renderci invisibili e pensare a sopravvivere. Non ci lasciano scelta. Ma tutto ciò passa attraverso la consapevolezza che siamo stati abbandonati e che dobbiamo arrivare ad una nuova organizzazione che rigetta i sistemi politici attuali per un nuovo modo di amministrare che vede il cittadino impegnato in prima persona. I tempi sono maturi per una gestione delle risorse fatta in prima persona dai cittadini visto che ormai tutti hanno adeguata istruzione e sensibilità per il bene comune. E ricordiamo che il bene comune arriva dopo il bene individuale. Se i singoli sono in difficoltà non può esserci una vera società. 

In Italia non si sta affrontando la crisi, ma si sta continuando a dilapidare i nostri soldi, punto e basta. Dove sono le leggi per liberalizzare il lavoro? Dove sono le leggi per azzerare (e dico azzerare) i costi della politica? Dove sono i veri tetti ad emolumenti vari? Dove sono le leggi per togliere la protezione assurda a tante professioni? Dove sono i provvedimenti per consentire ai giovani di intraprendere un'attività lavorativa autonoma? Troppo comodo continuare a godere di privilegi mentre il resto del paese è totalmente escluso dall'utilizzo delle risorse comuni.  

Tutti i distruttori del paese se ne devono andare, occorrono cittadini che si dedichino al governo per tempi limitati con uno stipendio da semplici impiegati. Sono sicura che ci sia la fila di persone che farebbero questa esperienza causando sicuramente meno danni di questi mentecatti avidi e insaziabili, ormai privi di qualsiasi capacità che non sia quella del malaffare.

In alternativa, chi ha capito la situazione, farà di tutto per fare gli affari propri e certo non andrà a dare man forte a tanta delinquenza. Anche senza il mio voto i malfattori continueranno ad affossare il paese, ma avrò la coscienza tranquilla, perché di sicuro io mi sono dissociata.

Le elezioni comunali ad Alghero non daranno alcun risultato per la città poiché nessuno è più in grado di arginare la decadenza che balza agli occhi di chiunque si aggiri per le strade della città. Occorre stravolgere le regole, staccarsi dalla mangiatoia pubblica, e nessuno lo farà. Per questo la città continuerà a morire, così come accadrà all'Italia e a tutti quei paesi che vorranno governare oggi con il malaffare di ieri.

Qualcuno si sveglierà?

 

 

 
 
 

Gli ex-nostri soldi

Post n°221 pubblicato il 25 Febbraio 2014 da giovannatilocca
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Si continua con il massacro dell'economia italiana. Secondo me solo persone non inserite nel sistema politico tradizionale possono fare qualcosa di concreto per farci ancora barcamenare. In questa ottica gli unici che potrebbero ottenere qualche risultato sono i rappresentanti del M5S. Infatti tutti gli altri devono mantenere il finanziamento ai partiti, i costi sproporzionati della politica, e il malaffare. Anche volendo, non possono agire diversamente perché sono inseriti in un meccanismo che non consente loro di perseguire altre strade oltre quella tracciata da coloro che vivono di malaffare sulle nostre spalle.

I soldi li cercheranno sempre nelle fasce più deboli, come tradizionalmente fa ogni sistema politico corrotto. E noi vedremo sprofondare i nostri soldi nelle loro tasche e nei borsoni delle organizzazioni malvitose che governano il paese.

Se daremo ancora il potere a chi non può, neanche volendo, garantire una gestione  equa e libera delle risorse del paese, non potremo fare altro che prendercela con noi stessi.

 

 
 
 

S.O.S.

Post n°220 pubblicato il 15 Febbraio 2014 da giovannatilocca
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S.O.S.
Vi siete svegliati o dormite ancora? Fate le valige e scappate il prima possibile da questo posto dimenticato dalle leggi umane e naturali. Non c'è da perdere tempo! Arriva il caos!

 
 
 

Elezioni sarde

Post n°219 pubblicato il 12 Febbraio 2014 da giovannatilocca
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Se vogliamo continuare questa ridicola farsa del voto, andiamo pure domenica a votare i boia che ci stanno stringendo lentamente e inesorabilmente il cappio al collo.

Hanno rinunciato a rubarsi lo stipendio? Hanno forse detto di voler condividere i disagi con la popolazione? Hanno forse lasciato intendere che faranno di tutto per far sì che le risorse a disposizione dell'Isola siano distribuite il più equamente possibile tra i sardi?

No! Non lo hanno fatto perché sanno che tanto verranno eletti lo stesso, che prenderanno lauti stipendi per cinque anni e che avranno una congrua pensione quando andranno via. Nel frattempo potranno divertirsi con furti, malaffare, truffe alla popolazione e quant'altro riusciranno a mettere a segno.

Andate a votarli! Mettete la vostra firma sui loro intrighi invece di chiedere regole nuove per limitare a un mandato la loro elezione, a 2000 euro il loro stipendio senza nessun privilegio, e tribunali che li condannino veramente quando li trovano colpevoli.

Nessuno ha la bacchetta magica per risolvere la catastrofe economica che ci livellerà tutti al basso. Ma non è normale che nella catastrofe ci sia ancora qualcuno che vive nel paese delle meraviglie e non si sia ancora accorto di nulla!

 
 
 

Casanova e l'economia

Post n°218 pubblicato il 30 Gennaio 2014 da giovannatilocca
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"I bassi prezzi sono frutto della concorrenza , e l'essenza della concorrenza è la libertà. Perciò un governo che voglia nel paese un commercio prospero non ha che da lasciare piena libertà ai sudditi, badando solo ad impedire le frodi che l'interesse privato può inventare a danno dell'interesse della collettività. Il sovrano deve reggere la bilancia ma lasciare che i sudditi ne carichino i piatti a loro piacimento"

Il nostro governo evidentemente non vuole un commercio prospero perché incatena la libera iniziativa e ammassa tutti i soldi nelle mani di pochi in modo che non tornino più in circolo. Ma noi siamo proprio obbligati a tenercelo stretto? 

 
 
 

Leopardi e i furfanti

Post n°217 pubblicato il 19 Gennaio 2014 da giovannatilocca
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Giacomo Leopardi diceva che quando due furfanti si incontrano sentono subito di andare perfettamente d'accordo e stabiliscono immediatamente dei rapporti molto stretti.

Due furfanti si sono incontrati, Renzi e Berlusconi, e la loro attrazione è stata immediata. Si accorderanno subito su tutto e, siccome sono furfanti, metteranno gli italiani nel sacco. Complimenti al popolo e alla sua sovranità!

 
 
 

Parlamentari in conflitto di interessi

Post n°216 pubblicato il 07 Dicembre 2013 da giovannatilocca
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Tra tutti i conflitti di interessi quello più macroscopico sta in parlamento. I parlamentari dovrebbero decidere di cambiare quelle disposizioni che danno loro la possibilità di essere sicuramente rieletti. Ma quando mai si può concepire una struttura pubblica che deve decidere sul bengodi dei suoi appartenenti? E' un chiaro conflitto di interessi!

Siamo in mano ad un potere assoluto che molto difficilmente rinuncerà spontaneamente a tutti i privilegi e alle sicurezze che è riuscito a costruirsi nel corso degli anni. Non sarebbe il caso di delegare ad una Corte estranea al parlamento l'incombenza di definire il "Contratto di lavoro" dei parlamentari? Non sarebbe il caso di togliere del tutto a questo gruppo che occupa il parlamento (come avviene peraltro in tutte le categorie di lavoratori) la possibilità di intervenire sui tempi, retribuzioni, privilegi relativi alle funzioni svolte?

Dovrebbe essere stabilito dalla Costituzione che un parlamentare non può restare in carica più di una, massimo due legislature, non può avere altri incarichi contemporaneamente, può avere uno stipendio di 2000 euro al massimo e non può godere di maggiori privilegi di un semplice impiegato statale. Penso che per un contratto del genere persone qualificate e di buon senso farebbero la fila e nello stesso tempo si eliminerebbero tutti quelli che si infiltrano nella politica solo ed esclusivamente per il malaffare e per arricchirsi. E se anche continuasse il malaffare il limite di tempo di cinque anni potrebbe limitarlo.

Ma perché continuo a pensare che qualcosa possa cambiare? Cambierà si, ma in peggio. E noi cittadini non abbiamo strumenti validi per stimolare e favorire il cambiamento di un sistema corrotto, oppressivo, incompetente, inqualificato ed abusivo.

 

 
 
 

La storia si ripete

Post n°215 pubblicato il 24 Novembre 2013 da giovannatilocca
 
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La ricerca che sto conducendo sulla famiglia Ceravola di Alghero mi ha portato ad approfondire alcuni aspetti della vita cittadina dell'Ottocento e dei primi decenni del Novecento in Sardegna. Ritengo che il seguente articolo sia di grande interesse per inquadrare il profilo economico di quel periodo e per spiegare, almeno parzialmente, il gran numero di bambini che morivano in seno alle famiglie in quegli anni. Sono venuta a scoprire una grave crisi che privava le persone perfino di quel minimo necessario per sopravvivere. E, anche allora, il Governo si mostrava aguzzino e complice nell'emarginare i più deboli.

Dopo un periodo di rapida crescita economica, demografica, urbanistica dal 1870 al 1887, ci fu in Sardegna una gravissima crisi. Tra le conseguenze vi fu il sequestro e la vendita all'asta dei beni di coloro i quali non erano in grado di pagare le imposte. Il fenomeno aveva larghissima diffusione. «In un solo elenco di subastati, fra i contribuenti di Alghero e di Olmedo, per 8.033 lire d'imposta si metteva all'asta una proprietà fondiaria del valore di lire 150.882. Col continuo indemaniamento, con l'inasprimento delle imposte, tutte le energie sono venute meno e la miseria è divenuta generale.»

Se tutto questo avveniva, vi dovevano essere responsabilità precise e non lievi del potere politico.
«Da molto tempo fu domandato un sollievo nell'imposta fondiaria, ed il governo ha continuato ad aumentare le spese. Da molto tempo furono invocate agevolezze nei trasporti, ed il governo ha continuato a badare solo alle importazioni aumentanti le entrate doganali. Da molto tempo furono invocati aiuti alle piccole industrie, ed il governo ha continuato ad occuparsi della questione d'oriente. Da molto tempo fu reclamata la bonifica delle terre oggi incolte, ed il governo ha continuato a studiare la colonizzazione dell'Eritrea.»

I proprietari si accasciarono sotto il peso delle imposte su beni divenuti improduttivi, i comuni languirono dissanguati dalle estorsioni del governo, e i lavori, le costruzioni, cessarono quasi ad un tratto, facendo sentire il contraccolpo di tante miserie più dolorosamente che ad ogni altro sulla massa dei lavoratori che vivevano alla giornata.

A Sassari, in poco più di due mesi, fra il settembre e il novembre 1892 morirono almeno 120 bambini  anche a causa di un'epidemia di difterite. Le abitazioni erano malsane, l'alimentazione inadeguata e bastava poco per ammalarsi e morire.

Ciò che ho scritto è tratto da un articolo pubblicato nel 1992 su un supplemento de "La Nuova Sardegna" che celebrava il secolo di vita del quotidiano. Mi è sembrato così attuale che ho ritenuto utile conoscerlo.

 
 
 

Sarà sempre troppo tardi.

Post n°214 pubblicato il 19 Ottobre 2013 da giovannatilocca
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Questo paese mi fa talmente ribrezzo che non ho più scritto niente su argomenti politici ed economici. Preferisco occuparmi dei miei studi e delle mie ricerche, almeno traggo qualche soddisfazione e non rischio di sentirmi male. Tanto ho capito che noi cittadini siamo in mano a un manipolo di delinquenti che ci usano a loro piacimento e che mai e poi mai prenderanno contatto col nostro mondo di normalità e di quotidianità. Non c'è da illudersi che i cittadini arrivino a capire la violenza che subiscono e che abbiano la forza di abbattere la prepotenza del potere che continua a nutrirsi senza risparmio e senza scrupoli delle poche risorse del paese, assolutamente incurante di ammazzare tutto il sistema produttivo.

Quando decideremo di dare voce al dissenso vero sarà sempre troppo tardi.

 
 
 

Archivi & archivi

Post n°213 pubblicato il 26 Settembre 2013 da giovannatilocca
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Da un paio di mesi ho iniziato a fare ricerche d'archivio per ricostruire la storia della mia famiglia. Così ho scoperto che nel passato i cognomi venivano scritti in maniera molto fantasiosa in quanto lo scrivente riportava ciò che capiva e spesso chi riferiva i dati non aveva proprio una pronuncia perfetta dato che si parlava il dialetto. In una città come Alghero i dialetti erano tanti in quanto molti suoi abitanti arrivavano dalla Campania, dalla Toscana, ecc., e i nomi prendevano tante forme quante erano le pronunce. Sportella diventava Sportiella, Ceravola diventava Scelaura, per non parlare delle doppie che si spostavano in tutta la parola. Naturalmente il dichiarante non poteva controllare ciò che si scriveva perché era rigorosamente analfabeta. Per quanto riguarda l'età ciascuno dichiarava ciò che ricordava e anche lì non c'è da fare affidamento. Insomma, fare una ricerca in archivio diocesano è un'impresa, soprattutto se non si ha almeno un'idea della data dell'avvenimento cercato. Però è anche un'impresa affascinante. A volte si trovano notizie non cercate, e con tanta tanta pazienza si trovano anche quelle volute. Mettiamoci anche la calligrafia di alcuni che era veramente incomprensibile, mettiamoci il pennino che, se era intriso d'inchiostro, faceva dei tratti molto grossi e illeggibili, e il quadro è quasi completo. Se dovete fare ricerche d'archivio armatevi di tenacia e persistenza. Alla fine ne verrete a capo.

 
 
 

Pomeriggio d'agosto

Post n°212 pubblicato il 19 Agosto 2013 da giovannatilocca
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La luce passa dalle liste della persiana, atttraversa la tenda bianca e la pesante mantovana rossa damascata, per proiettarsi sul soffitto formando brevi linee chiare stampate sul grigio. L'aria è ferma e, ogni minimo alito di vento rafforzato dalla corrente che entra dalla porta spalancata, smuove mollemente i leggeri tessuti del tendaggio. Anche sul soffitto l'ombra del disegno trema lievemente e il ricamo ondeggia negli spazi bianchi illuminati. Rari scoppiettii di motori vengono dalla strada, in questo assolato pomeriggio d'agosto; in cucina un filo d'acqua riempie la vaschetta con un insistente scroscio che varia di tonalità a seconda dei vari livelli raggiunti. Presto la vaschetta sarà colma. Anche questo fresco suono morirà e verrà un pacato silenzio lungo e monotono. Se chiudo gli occhi vedo un allegro ruscello con le acque cristalline e gelide che trascinano piccoli ciottoli levigati e grossa sabbia scura in mezzo a grandi pietre immobili sommerse o affioranti. Ma già in giardino i gatti ingaggiano furiose zuffe e gemono minacciosi l'uno contro l'altro per spaventare l'avversario e farlo desistere dalla lotta. Così sparisce l'immagine del dolce rivo e compaiono girasoli con grandi corolle gialle aperte completamente.; alcuni hanno i petali appassiti e i semi già pronti, neri e rigonfi, tutti incasellati uno accanto all'altro, con una disposizione così perfetta che sbalordisce. In questa assoluta pace mediterranea chiedo solo riposo, voci armoniose e gradevoli, parole sincere e ridenti, suoni delicati e leggeri. I pensieri avranno trasparenze marine così tranquille, riposanti, felici. I sogni saranno come le impronte di interminabili passeggiate sulla sabbia di bianche spiagge deserte, alla ricerca di conchiglie e frammenti di coralli rossi mentre la pelle bagnata si asciuga al sole lasciando piccole chiazze salmastre, e i capelli intrisi sgocciolano sulle spalle.

Il pomeriggio è finito, e così anche la molle voglia di riposo. Si apre la lunga serata estiva con la brezza del lungomare e la folla delle stradine.

(Memorie . 16 agosto 1986)

 
 
 

Nuraghi

Post n°211 pubblicato il 18 Agosto 2013 da giovannatilocca
 
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"Muti e maestosi giganti si ergono sulle alture e nelle vallate. Il loro linguaggio è ormai affidato alle pietre che, una sull'altra, ripetono forme circolari in spirali che si restringono sempre più fino a chiudersi. Senza un inizio né una fine, l'immaginaria spirale sale verso il cielo, sempre più in alto.

Tutta la nostra scienza si scontra con indecifrabili quesiti e tutta la nostra volontà di conoscere si blocca di fronte ai megaliti che ci sovrastano. Cunicoli, nicchie, stanze, pozzi, antemurali, piombatoi, scale, tholos, feritoie ... oggi li abbiamo chiamati così. Come li chiamavano i nuragici? Come hanno potuto concepire una costruzione così ardita senza lasciare traccia dei disegni che senza dubbio sono stati indispensabili per procedere nella costruzione? E come un così esiguo popolo ha potuto trovare energia eccedente da dedicare a queste opere, e da chi ha mutuato la tecnica indispensabile? E a quale scopo ha riunito tanti uomini per un lavoro che non era di stretta utilità individuale, ma era rivolta ad una utilizzazione sociale o ad una élite? Un pesante silenzio sovrasta i macigni nuragici. A noi rimane l'inquietante desiderio di penetrarli, visitarli, osservarli in ogni particolare, con l'inutile speranza di decifrare il linguaggio delle pietre, di trovarvi qualche segno, qualche arcana impronta che ci apra scenari arcaici e suggestivi, ormai irrecuperabili."

Così scrivevo il 17 aprile 1978. Due o tre anni prima avevo visitato il nuraghe di Barumini. Ero andata nel sito in una giornata di fine dicembre. Allora non c'erano guide, e non c'era proprio nessuno. Con mio marito sono entrata in questa incredibile costruzione e l'abbiamo scoperta stanza per stanza. L'impressione è stata fulminante. Conoscevo già il Palmavera ma a Barumini ho provato delle emozioni irripetibili che ricordo bene ancora oggi. Chissà quale evoluzione avrebbe avuto il popolo nuragico se lo avessero lasciato sviluppare in un contesto di scambi pacifici, come era avvenuto tra Sardi e Fenici. Ma la pace è un sogno che non fa parte della storia. Ci rimane solo una grande amarezza per il passato e per il presente, nella constatazione che l'uomo non può trovare l'armonia del quieto vivere nel rispetto di sé stesso e degli altri, ma è succube dell'ingordigia che rende la sua vita un inferno. Ieri come oggi e, forse, come sempre.

Nella foto: Nuraghe Funtana di Ittireddu

 
 
 

Ma in che paese vivo?

Post n°210 pubblicato il 17 Luglio 2013 da giovannatilocca
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Chi conoscerà la nostra situazione tra un secolo capirà chiaramente la poderosa trasformazione epocale che oggi viviamo senza riuscire ad interpretarla. Il segno che ci colpisce di più è la deindustrializzazione dei paesi più sviluppati, il conseguente impoverimento del tessuto economico, e l'abbandono delle classi meno agiate al loro destino. Le industrie vanno adesso a produrre dove i costi sono inferiori e stanno modificando la vita di popolazioni che fino ad ora hanno vissuto sostanzialmente di attività primarie in modo molto precario.

Non si può prevedere che cosa succederà ma credo che sia proprio difficile per noi ritornare ad una florida economia che consenta i livelli di benessere che abbiamo conosciuto. Mi preoccupa la tendenza ad accentrare ancora di più la ricchezza in poche mani perchè ciò significa che le masse avranno sempre meno. E che dire del potere? Forse sarà sempre più tiranno e non si può escludere che le masse di diseredati ad un certo punto troveranno il modo di ribellarsi. Stiamo nel bel mezzo di un cataclisma economico e non è possibile per noi riuscire a decifrarne i segni e ad immaginarne lo sviluppo. Però non credo che ci siano luci in fondo al tunnel perchè questo non è un tunnel ma un vicolo cieco.

Per quanto riguarda l'Italia siamo in mano a un manipolo di delinquenti irresponsabili che continua a lucrare sulla nostra pelle senza avere il minimo scrupolo. Non ci sono parole per definire lo schifo che si prova a vivere in un paese "governato" da scriteriati avidi irresponsabili.

 
 
 

Calma piatta

Post n°209 pubblicato il 25 Giugno 2013 da giovannatilocca
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Percepisco una strana calma. Niente riesce a muovere l'aria di questo paese nonostante le bufere che si verificano. E' preoccupante questo stallo che sa di catastrofe in arrivo. In realtà non si muove niente, è tutto immobilizzato, mummificato, sembra che nessuno voglia accennare a prendere una qualsiasi decisione. Per quanto durerà? In un momento nel quale sarebbe indispensabile decidere di salvare il salvabile sembrano tutti distratti, svogliati, assonnati. Sembra di giocare alle belle statuine. I cittadini aspettano i salvagenti ma la nave continua la sua deriva incurante dei naufraghi. L'impassibile espressione di Letta trasmette una sensazione di narcosi. Ma sappiamo che ci aspetta un brusco risveglio.

 
 
 

La valanga

Post n°208 pubblicato il 19 Giugno 2013 da giovannatilocca
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Il paese è stritolato da un potere non legittimato da metà della popolazione che continua a proteggere le caste e a soffocare le attività lavorative. Stanno continuando a togliere il denaro dalla circolazione con mille trucchi e mille inganni. Quando poi sento dire che i ricchi stanno aumentando capisco che ormai non c'è più neanche il comune senso del pudore. Certo i ricchi aumentano perché ci sono i profittatori delle disgrazie altrui e gli sciacalli. Il dato dell'aumento del numero dei ricchi è un altro indicatore del degrado del paese. Si allontana ancora di più la distribuzione equa delle risorse del paese, aumentano la  povertà e il bisogno, aumentano le persone strozzate dalla miseria dopo aver perso la capacità di sostentarsi con tutto quel che segue.

Nove milioni di italiani speravano che il M5S facesse qualche passo contro la casta e il suo strapotere, ma ben presto è arrivata l'amara delusione. Adesso anche i parlamentari M5S fanno parte della casta, sconfessano e rinnegano gli impegni sottoscritti, mentre la valanga continua a rotolare trascinando con sè cittadini disperati, abbandonati da tutti.

Chi raccoglierà la paura, la disperazione, l'angoscia di tanti milioni di persone? Chi se ne approfitterà?

 
 
 

Bambini in auto

Post n°207 pubblicato il 17 Giugno 2013 da giovannatilocca
Foto di giovannatilocca

Quando ho sentito l'ultima tragica notizia del bambino morto in auto ho pensato che si deve fare qualcosa per tentare di evitare tragedie simili. Adesso ho sentito che si è proposto un segnale acustico nelle auto. Ma secondo me si potrebbe tentare anche un altro sistema. Nel cellulare ci sono tante funzioni che servono per aiutare la nostra memoria: l'agenda, la sveglia, l'elenco impegni. Basta impostarle e ci avvertono con una suoneria. Se un genitore viene incaricato di accompagnare il bambino all'asilo può impostare la suoneria 15 minuti dopo il suo arrivo al lavoro. Quando sentirà lo squillo si accorgerà di una sua eventuale dimenticanza. E' un gesto semplice, che potrebbe aiutarci a ricordare gli impegni in momenti di particolare affaticamento e superlavoro. Penso che sia un piccolo fastidio per tentare di evitare una tragedia. Si sa che a volte niente serve per risparmiarci incidenti terribili poiché sembra che tutte le circostanze ci si mettano contro. Ma almeno avremo la consapevolezza di aver fatto di tutto e di più. Se poi non dipende da noi, allora non c'è niente da fare.

 
 
 

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