Un blog creato da Colchicas il 05/07/2006

Colchide

Il mio amore per Medea.

 
 
 
 
 
 

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Bassi Versi Gutturali.

Post n°26 pubblicato il 08 Settembre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Canta ancora. Non ti fermare. Trasforma le parole in sensazioni vaste ed armoniose, trascinami ancora una volta nel tuo mondo, così estraneo e diverso dal mio. Fammi conoscere i tuoi desideri, i tuoi vizi, le tue note stridenti.
Regalami ancora una volta frasi fatte di pane appena sfornato, di acqua di fonte, di sole che scalda. Non ho niente da offrirti, tranne me stesso. Non so intrecciare le note e le parole in modo da formare immagini di pace e di abbracci, ma fai finta che io sia distante, che il tuo desiderio di vedermi sia opprimente e che la tua voglia di cantare sia prorompente.
Scrivi per me quello che non hai mai scritto per nessuno ed io sarò tuo per sempre.
Nè onde infuriate e nè fiere violente ci potranno più separare ed il mio abbraccio sarà fusione, sarà unicità d'intenti.
E se tu non vorrai ballare perchè stanca, lascia che siano le mie gambe ed i miei piedi a danzare per te.
Più sorridi e più la mia anima splende.  Sono pavone e sono pettirosso, danzo per conquistarti, danzo per averti, danzo per attirare la tua attenzione.

Peccato faccia ridere i polli quando ballo...
Ma tu mi perdonerai vero? Eh?

 
 
 

Brilla, Brilla Piccola Stella.

Post n°25 pubblicato il 07 Settembre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

A tutti coloro che aprono ferite.
A chiunque pensi che il sangue sia polvere e gli occhi carta igienica. A coloro che dedicano rovi e aculei e aghi e velenose punture. A me stesso armato di micromine 0,5mm 2H. Grazie.
Siete riusciti a rendermi più forte, più cinico, più falso e crudele, avete reso sterile la mia anima e avete trasformato in sabbia il mio cuore, avete storpiato il mio viso rendendolo ridicolo e patetico. Lasciatemi nel fosso, ricopritemi di terra, donatemi la pace e la decomposizione. Non ho più bisogno di niente e nessuno. La fine di ogni desiderio o ambizione, il vuoto di ogni pensiero inutile e frivolo, l'ablazione di ogni sogno.

E invece tu scavi. Perchè? Perchè accumuli terra e fango sotto le tue belle unghie? Perchè non ti dai pace e cerchi il mio cuore sabbioso con tanto affanno? Pensi di riuscire a far breccia? Pensi di operare come un negromante riportandomi indietro dopo aver varcato i nove cancelli? Il tuo volto così pulito e deciso rivela la forza della tua volontà. E se non dovessi piacerti? E se la decomposizione che regna nel mio mondo fosse riuscita ad intaccare gli strati più profondi della mia anima?
Non ti poni neanche queste domande, scavi e speri. Sfiori le mie dita, ti accorgi dei miei resti e sorridi della tua morbosa esumazione. Sorridi sollevando il mio corpo senza vita e portandolo a te, abbracciandolo con tanto di quell'amore che la sabbia e la terra scivolano via inorridite e turbate. La polvere si liquefà, tramutandosi in sangue e il miocardio sembra accendersi nell'oscurità come un fiotto di lava rovente. La pelle viene rigenerata dal caos di quel sentimento così forte ed i primi battiti aprono i miei occhi feriti e tristi.
Piangi, un pianto violento e interrotto da mille singhiozzi. Il pianto di chi ha perso e ritrovato. Lacrime grosse e salate, lacrime di chi ha sognato e sa sognare.
Ti guardo e nuovamente una stellina di speranza brilla in fondo a questo nero pozzo di niente.
Ricambio il tuo abbraccio e ricambio i tuoi baci appassionati. Ricambio lo sguardo così complice e sorridente. la stellina si fa stella.

Grazie, a coloro che non sapranno mai cosa vuol dire avere le unghie nere di terra.
Grazie, a coloro che non curano le ferite altrui perchè non le vedono.
Grazie, a coloro che sorridono quando dovrebbero piangere.
Vi auguro un pò delle mie futili gioie e un pizzico della mia leggerezza.

 
 
 

Screziatura Grigio Chiaro.

Post n°24 pubblicato il 05 Settembre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Mediatore tra due anime.
Una inconfessabile e l'altra troppo vulnerabile, cerco di trovare un punto d'incontro, cerco di scovare il sottile legame che le unisce e le rende uniche, ma ottengo solo confusione e stordimento.
Lei vorrebbe mostrarsi in tutta la sua rabbia repressa e odio verde cobalto, vorrebbe un giorno controllare tutto e fare in modo che gli altri la guardino con terrore reverenziale. Lui vorrebbe la serenità, la pace di ogni cosa, il silenzio di un luogo montano ed innevato. Vorrebbe che gli uomini e le donne vedano in lui l'essenza della pace, della tranquillità e della disponibilità.
Ed è per questo motivo che le due entità si scontrano, generando con l'attrito scintille di timore e di dubbio. L'amore così non ha spazio, non attecchisce, non trova il terreno adatto. Troppo delicato per mettere radici in un posto dove il gelo ed il fuoco infernale lottano per la supremazia.
Cerco di trovare un punto d'appoggio, ma mi perdo in questo labirinto caotico e cangiante, mi perdo e mi ritrovo ad amare sia l'una che l'altro.
Ed è forse questo il segreto. Amare tutte queste sfaccettature contrastanti e dirompenti senza sperare di poter mettere ordine.
E così mi aggiungo anche io, portando ai limiti della follia una mente che desidera solo semplicità e linearità.
Chi sei? O chi sono? L'immagine allo specchio sembra fluttuare senza peso e dirmi di lasciare perdere ogni cosa, abbandonandomi al tetro e buio universo della banalità.
Ma la mia risposta è un sorriso sarcastico e sbilenco, è un tendere muscoli e pelle, è rompere ogni schema previsto adottandone di nuovi e stupidi e assolutamente mai concepiti. Se vogliono il caos, avranno caos.
E dal caos si origineranno nuovamente l'Erebo e la Notte, poi l'Etere ed il Giorno. Dalla Terra nascerà Urano e il Mare e alla fine i Titani. E forse stavolta Crono riuscirà a sconfiggere il figlio, scovandolo dal suo nascondiglio ed ingoiandolo...



 
 
 

Spremitura.

Post n°23 pubblicato il 03 Settembre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Non controllo spesso il livello ed il contenuto.
Scrivo quello che mi passa per la mente, ma non guardo mai la quantità di inchiostro rimanente. Ho colori fermi da anni che ormai si sono seccati ed ho altri tubetti talmente contorti e spremuti da non cavarne più una goccia di colore.
Mi accorgo che quando amo uso intere confezioni di rosso, precisamente il rosso a arancio di Cadmio. Quando odio, il colore vira bruscamente al nero, al nero d'avorio.
Miscelo le due cose in quantità assolutamente diseguali, ottenendo quadri di un rosso acceso con piccole screziature di nero bluastro o dipinti in nero fumo con un puntino rosso pulsante al centro.
Ho colori che conservo gelosamente per emozioni che vorrei provare. Immagino questa enorme parete bianca su cui descrivere amori e corteggiamenti e sorrisi celati da sguardi rispettosi e complici, piccoli boccioli di desideri riuniti in brocche colme di acqua cristallina freddissima e stille di piacere inconfessato racchiuse in minuscoli scrigni di legno intarsiato.
Ed il desiderio si fa pennello ed i colori stentano ad aprirsi. Così decido di dipingere un altro giorno, magari con una luce migliore, magari con l'ispirazione giusta. E mi accorgo di aver rovinato la tela per la troppa attesa, di aver finito la trementina o di non avere più le dita.
Ma a costo di dipingere con i piedi, a costo di infilzarmi i penneli sui moncherini, dedicherò a te il mio quadro più bello. A te che sei riuscita ad amare senza versare l'acquaragia sulla testa nel tentativo di scolorire i miei pensieri. Che accarezzando i miei sogni sei riuscita a donarmi i finali più belli e semplici.
Dedico a te ogni cosa...

Domani mi compro degli acquerelli... L'essenza di trementina puzza...

 
 
 

Ciclo Circadiano.

Post n°22 pubblicato il 26 Agosto 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Ti ho sognata. Eri seduta in camera mia e scrivevi qualcosa al computer. Indossavi i miei pantaloncini e una canottiera nera che non ho mai messo. Ti stava tutto un pò largo, ma piccola come sei era ovvio. La canottiera lasciava intravedere un tuo seno, mentre digitavi parole e pensieri... Una immagine talmente sensuale che resterà impressa a fuoco nella mia mente per sempre. Un seno piccolo, anzi, come dici sempre tu... giusto. Un seno ideato apposta per me. I tuoi occhi così intensi e blue e a volte celesti con qualche screziatura di verde smeraldo, erano concentrati sullo schermo alla ricerca di errori di ortografia o di battitura ed io ti guardavo cercando di far durare quel momento in eterno. I capelli colore dell'oro più puro e prezioso, legati a formare una grossa treccia poggiavano sullo schienale della sedia proiettando per un attimo l'immagine di Pippi Calzelunghe dietro la mia fronte, una ciocca ribelle scendeva lateralmente sul tuo viso abbassando di qualche anno l'impressione di un'età impossibile da determinare. Ti ho sognata, ma non ho mai saputo il tuo nome.
E non ho mai desiderato così tanto dormire per sempre come quando appari nelle mie visioni. Ricordo che nel sogno tentai di avvicinarmi a te senza fare rumore, senza voler turbare quella concentrazione così dolce delle tue sopracciglia e di quelle labbra protese e leggermente incurvate verso il basso come sospinte da una gravità un pò più forte. E quando la mia presenza non potè più essere celata, volgesti lo sguardo verso di me, facendomi perdere due o tre battiti e riempiendomi la bocca dello stomaco di una emozione così intensa da avvertire un chiaro sapore metallico, come di qualcosa di elettrico, come quando ero bambino e provavo la batteria da nove Volt, quella quadrata, con la lingua per vedere se era carica...
Volgesti lo sguardo verso di me e sorridesti, un sorriso così bello e travolgente che dietro, tutta la mia banale vita, tutte le convizioni costriute in anni di esperienza si dissolsero come una nuvola di vapore fuoriuscita da un vecchio ferro da stiro.
Il sorriso di chi vede la persona amata dopo secoli o pochi minuti di assenza e quel sorriso era rivolto a me.
La sedia vuota e la luce blu del cavetto a cui ho collegato lo scanner, mi rivela la tristezza dell'illusione, il desiderio di dormire e dormire ancora fino alla realizzazione del sogno, al completamento della visione, ma è tardi. Pochi attimi per vestirsi e uscire, spostare e servire. Tornerò fra qualche ora, te lo prometto. Non smettere di sorridere te ne prego.

 
 
 

Vetri Rotti.

Post n°21 pubblicato il 24 Agosto 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

L'ho lasciato cadere. Mi avevano detto di prestare la dovuta attenzione, ma mi è scivolato tra le dita, i frammenti si sono sparsi ovunque e molti hanno infilzato il mio cuore.
Custodire cristalli e quarzi era la mia passione, adesso è il mio tormento. Ferite inguaribili ledono la mia pelle lasciando cicatrici inguardabili e occhi spenti osservano il mio animo cedere all'oscurità ormai così imminente.
Teschi di cristallo e oro rosso ricoprono il pavimento della mia camera, nascondendone il sangue rappreso. Giaccio immobile, nell'attesa che qualcuno si accorga dei miei occhi fissi e rivolti al mio animo. Nessuno potrà mai liberarmi dalle catene che stringono il mio mondo. Paura, ossessione, rancore e oscurità mi accompagneranno per sempre, sono un arciere che sa leggere e scrivere, sono uno stendardo strappato e logoro che ormai rappresenta la mia solitudine. Sono una parola abusata di cui nessuno conosce più l'origine. Sono un giocattolo che non reca alcuna firma sul piede. Voi siete tutti più intelligenti di me, amate tutti molto di più di me, sapete il significato di parole complesse ed io quindi non posso fare altro che mettermi da parte, nel mio sgabuzzino in attesa che la porta venga sbarrata per sempre.

 
 
 

Raccontami di Te.

Post n°20 pubblicato il 21 Agosto 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

In verità, c'è molto poco da dire. Io ti guardo spesso nell'attesa di un tuo movimento improvviso, di una faccia buffa, di una tua frase priva di senso, nell'attesa che tu mi faccia ridere. Perchè la tua ironia è gentile, è pulita, è unica. La tua non volgarità, il tuo rispetto verso ogni cosa, il tuo prendere la vita con la giusta inclinazione in modo da lasciarle meno attrito possibile, è tutto questo che guardo in te.
E riesco a percepire anche quando tu guardi me, la disperata ricerca dell'approvazione nei miei occhi, della passione nelle mie sopracciglia, della speranza nel movimento delle mie labbra. Ascolti le mie parole assaporandone il significato e sfiori il mio collo con i tuoi baci privi di malizia e carichi di affetto troppo spesso represso e non digerito.
La complicità, i nostri sogni nascosti, il nostro desiderio di libertà e di aria fresca, pura e sincera, il nostro modo di proteggere fate ed elfi e gnomi delle foreste, le nostre foglie di quercia rossa, i nostri colori primari, i nostri gechi portafortuna. Più parlo con te e di te, più mi accorgo di quanto simile sia il nostro dizionario, di quanto ampio e sconfinato potrebbe diventare il nostro mondo.
Siedo al sole, scrivo le frasi che ti piacciono, quelle di cui abusi e le associo alle mie, costruisco un frasario fatto solo di frammenti di noi, racconto favole dal significato distorto e affascinante. Favole prive di cattivi e dove i buoni sono crudeli e iracondi, dove il protagonista muore senza aver partecipato alla storia e dove la comparsa domina incontrastata il mondo descritto con particolari opalescenti e liquidi.
Ed io sogno, ricreo le scene appena narrate nella mia mente e aggiungo la colonna sonora, dispongo le luci, i colori ed il pubblico. Vorrei donarti queste immagini, confrontarle con le tue, ma tremo al pensiero di esporre il mio animo.
Così ti guardo e aspetto. Aspetto di ridere delle tue facce, delle tue trovate. Aspetto di assaporare la tua mente piena di luci e coriandoli e dolcetti e stelle filanti e cieli arancioni e mari trasparenti ed infiniti.
Aspetterò sempre. Pennelli e colori compresi. E quando le nostre anime si toccheranno, non esisterà alcun mondo in cui vorrò rifugiarmi se non nel nostro.

 
 
 

Mostrati.

Post n°19 pubblicato il 19 Agosto 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Nascosto dietro un viso pieno di malizia e sospetto. Celato dietro parole vuote e contorte, danzi alla luce di una luna pallida e smorta mostrando solo gli angoli non corrosi dalla tua marcescenza e sperando che nessuno porti candele o luci ad illuminare il tuo animo ormai cadavere.
Dici di essere uno di noi, ma non possiedi neanche la forma che ti rende umano. Dici che sei naturale e ci tieni all'amicizia, ma sei il primo a predicare il dividi et impera, quindi sei fasullo e squallido e poco interessante. Coloro che ti seguono non tengono a te, tengono ai tuoi favori e quando potranno e se potranno, praticheranno dei piccoli tagli sulla tua schiena per poi cospargerli con il sale. Non sei in grado di riconoscere chi davvero può aiutarti, perchè tu sei il primo a non farlo. Sei triste, piccolo e triste, solo, piccolo e triste. Non provo pietà per te, perchè sei stato tu a scegliere la tua non vita, provo pena per quelli che farai soffrire ingannandoli, ma presto ti ritroverai solo perche il tuo vuoto, il tuo nero personale mette i brividi e la gente vuole a volte un pò di calore. Io chiudo gli occhi aspetto che tutto passi come al solito, aspetto che l'odore del mare e la passione del sole mi inebrino di nuova vita e che la candida neve ricopra il triste grigio del tuo passaggio. Intanto raccolgo tutta l'energia di chi come me soffre e non riesce a credere a tanta ipocrisia. Ci abbracciamo, ci scambiamo sguardi di muta comprensione e tu non saprai mai cosa voglia dire quel sorriso o quella pacca sulla spalla. Grazie per averci reso così forti.

 
 
 

Nutrimento.

Post n°18 pubblicato il 17 Agosto 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Mi sei mancata e non poco. Non ti conosco affatto, non so neanche chi tu sia e che cosa pensi realmente, ma mi sei mancata. Anzi se devo dirla tutta mi manchi da una vita. Ho sempre atteso affacciato e rinchiuso, ho sempre sperato in un tuo passaggio lungo questa strada non asfaltata. Sotto la pioggia incessante e sotto il sole cocente.
Le sbarre non mi permettono di vedere oltre, di sporgere la testa fuori aumentando il mio angolo visivo.
Ho osservato le barre di ferro ossidarsi e tingersi di ruggine, ho osservato le mie mani crescere e farsi rugose, il paesaggio cambiare e trasformarsi. Ma non ho mai perso la speranza. Sapevo che un giorno saresti passata proprio sotto la mia finestra prigione e mi avresti sorriso.
Quel giorno il sole era alto e luminoso, ed il cielo era quasi grigio, non azzurro, ma di un grigio metallico e la Spina Santa sul balcone di fronte alla mia finestra appariva enorme e minacciosa con i suoi aculei. La strada sabbiosa ed il vento sollevavano nuvole di polvere gialla ed il davanzale scottava sfiorandolo. La sete e la fame erano un dolore fisso ormai da tempo, come un martellare sordo, come un'altro cuore nascosto un pò più in basso. Uno dei tanti trucchi per distrarmi, ma avevo imparato come ignorarlo, niente e nessuno mi avrebbe distolto dalle mie sbarre arrugginite e dalla strada polverosa.
Guardai il sole, cercando di capire che ora potesse essere e non appena rivolsi di nuovo lo sguardo sulla strada mi ci volle qualche minuto per capire che quella macchia verde scuro era una persona. Cercai di urlare con quanto fiato avessi nei polmoni, ma erano urla che solo io potevo udire. Sentivo il sapore del sangue in fondo alla gola, sentivo la mia voce vacillare e spegnersi e la figura verde cambiare colore. L'effetto del sole sulla retina stava scomparendo e così sarei finalmente riuscito a vederla e ad assaporare i suoi lineamenti.
Ammiccai più volte per mettere a fuoco la figura che si stava lentamente allontanando dalla mia visuale. Aveva i capelli corti e la forma della testa lasciava immaginare un viso affilato e deciso, un orecchio sporgeva, minuto e prezioso ed il collo faceva esplodere la sensualità e trasaliva il desiderio di baci voluttuosi. Una camicia nera copriva le sue spalle ed i jeans nascondevano i suoi fianchi ben proporzionati. Aveva un'andatura equilibrata, sicura e felina. La sua figura scomparve dietro all'ultima barra della mia prigione. Chiusi gli occhi e piansi, lacrime secche e appuntite, dolorose e liberatorie. Avevo atteso per così tanto tempo. Rivedevo la scena del suo passaggio mille e mille volte dentro la mia testa. Contavo i passi, immaginavo il profilo, accarezzavo quel collo, mordicchiavo quell'orecchio. Lacrime come vetro.

- Ehi tu! Lassù! ehi? -
Era la sua voce? L'avevo immaginata? Stavo morendo?
- Ehi tu! Dico a te, cosa hai fatto per meritarti quella prigione? -
Non osavo aprire gli occhi, i due cuori galoppavano e illuminavano la mia mente con milioni di scintille dorate e pulsanti, mi feci forza per evitare di svenire...
- Ho aspettato te! -
- Me? E perchè proprio me? Non ho niente da attendere! -
Sorrideva, dal tono della voce sorrideva...
- Proprio perchè pensi di non avere niente che valga la pena di essere atteso. -
- Anch'io sto aspettando, ma cammino. Provo ad andargli incontro. -
- E se prendete direzioni diverse? -
- E se lui rimane fermo ad attendere? -
Aprii gli occhi. Poco più di una bambina. Bellissima, iridi dal colore cangiante, meravigliosa con i suoi capelli ora colore dell'oro, ora di un nero corvino dai riflessi blu, ora di un rosso acceso. Non riuscivo a reggere una simile visione, troppo forte l'emozione, troppo intenso il bagliore della mia gioia.
- Ma tu sei così giovane e bella ed io sono così vecchio e consunto. -
- Solo carne e pelle e sangue amore mio. Non fermarti a quello. -
- Ma se mi spoglio della mia carne, non potrò più toccarti! -
- Allora cambieremo il nostro guardaroba. -
- Sceglierai tu il vestito più adatto? -
- Come sempre. -
Chiusi di nuovo gli occhi per riaprirli con altri colori.

Mi sei mancata tantissimo. Sorrido nell'abbracciarti stretto a me. Guardo le sbarre arruginite della mia prigione, le guardo dalla strada polverosa, aspetto che il tuo braccio afferri il mio e mi lascio trasportare dal vento e dalla polvere.

 
 
 

Chi Sei?

Post n°17 pubblicato il 16 Agosto 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

E' una corazza d'argento che indossi e che scintilla al bagliore dei lampi? O la tua bellezza è pari a quella di Kriemhild? Dovrò combattere per sempre e resuscitare ogni sera per poi banchettare con squisita carne di cinghiale?
Le mie spade non sono affilate, non lucido la mia armatura da molto tempo e le vecchie cicatrici mandano fitte di dolore per la sola preoccupazione di venire riaperte.
Wodan, dio della guerra e dio della morte, colui che acceca i suoi nemici, dio della saggezza, dominatore delle rune, a te chiedo una piccola parte di conoscenza.
E al dio Donar chiedo un pò della sua forza e un pizzico della sua genorisità.

Non so quanto vicina sia la fine di questo mondo, secondo alcuni finirà con grandine e fuoco mescolati a sangue. Un terzo della terra verrà arso, un terzo degli alberi sarà bruciato ed ogni erba verde si seccherà. Poi una grande montagna di fuoco verrà scagliata in mare. Un terzo del mare diverrà sangue, un terzo delle creature marine morirà e un terzo delle navi verrà distrutto. Angeli suoneranno trombe e verseranno coppe colme del vino dell'ira di Dio e tutti coloro marchiati e sedotti dalla bestia, verranno spazzati via.
Secondo altri il crepuscolo degli dei sarà preceduto da un inverno terribile della durata di tre anni. Il Sole e la Luna spariranno, divorati dai due lupi: Skoll e Hati, anche le stelle si spegneranno. Yggdrasill, l'albero cosmico, si scuoterà liberando le immani forze della natura. Le creature del caos attaccheranno il mondo. Nel grande combattimento finale ogni divinità si scontrerà con la propria nemesi, in una distruzione reciproca.
Altri ancora prevedono la fine del mondo per il 22 dicembre 2012. Collegandolo al calendario Maya e associandolo a cambiamenti climatici e spirituali, non chedetemi a che ora, però...

Se sarò testimone di questi eventi, sicuramente mi piacerebbe stare sotto ad un piumone caldo e pulito, le lenzuola appena cambiate ed il ricordo di una doccia fatta cinque minuti prima. Sarò abbracciato a colei che amo o che spero di amare e gusterò il profumo dei suoi capelli e della sua pelle, le confesserò tutto il mio amore e le mie paure, attendendo il fragore della fine... Perchè io me la immagino rumorosa.
Prego con tutte le mie forze che ciò non avvenga al lavoro, mentre cerco di spiegare la differenza tra un Centrino single core ed uno dual core, indossando una ridicola maglietta rossa e aspettando di finire il mio turno... Sarebbe davvero imbarazzante oltre che fastidioso.
Ma finirà mai?

 
 
 

Dimentica Le Favole.

Post n°16 pubblicato il 14 Agosto 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

E le ho dimenticate. Fate, elfi e gnomi e nani e lupi bianchi e bellissime sirene verde smeraldo. Tronchi e luci e torcie e grandi fuochi celebrativi. I miei occhi hanno perso la capacità di vedere, hanno smesso di colorare le foglie e giacciono ai miei piedi raccogliendo polvere e vetro.
Ricordo il tempo in cui l'uomo dalla barba rossa danzava davanti la porta della mia stanzetta ed io avevo paura. Ricordo quando nei sogni cadevo e l'uomo incappucciato lanciava contro di me la sua colomba bianca. Ricordo la magia delle notti d'inverno, quando Orione, maestoso nella sua imponenza, ammiccava con la sua stella più bella, la rossa Betelgeuse. E ricordo la risata di mio fratello.
Adesso una luce fredda mi avverte che il computer è acceso, il ronzio delle ventole e il metallo della fotocamera ed il ticchettio dell'orologio, tutti rumori e oggetti privi di poesia e di mistero, che rendono questa realtà fredda e troppo vera.
Entro in mondi che non mi appartengono più, osservo con invidia i paesaggi che una volta creavo con la semplicità di un battito di ciglia.
Mi bastava chiudere gli occhi e posare un braccio su di essi per immergermi nello spazio tra stelle d'oro e turchese e blu oltreoceano, immagine paradisiaca che non riesco più a ricomporre.
Ed allora disegno, disegno qualche sogno, disegno qualche sprazzo di mondo lontano e alieno, dipingo emozioni che non riesco più a provare e cerco...
Cerco disperatamente qualcuno che sogni, qualcuno che speri ancora e che non demorda.
Cerco, con la forza della speranza, qualcuno che fischietti la musica di un vecchio videogioco da sala, che si commuova guardando i cartoni animati e che cercando di trattenere le lacrime pianga ancora di più... Cerco qualcuno che abbia frammenti di mondi da far combaciare, luci e prismi colorati da regalare, suoni e parole inventate, gioia e stupore da mostrare...

Questa notte pregherò Deneb, le strapperò la promessa di un desiderio.

Forget your singalongs and your lullabies
Surrender to the city of the fireflies
Dance with the devil in beat with the band
To hell with all of you hand in hand
But now it's time to be gone - forever

 
 
 

Dell'Amore e Della Morte.

Post n°15 pubblicato il 13 Agosto 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Lacrime. Sono lacrime grosse e lucenti quelle che vedo scendere dal tuo volto, lacrime di chi soffre una pena feroce e repentina, improvvisa e spietata. Chi ti conosce? Io no di certo, io conosco solo la tua spavalderia, la tua simpatia e la tua gioia nascosta. Nero è il colore che indossi, ma è il colore che indosso anche io e non certo per lutto. Lo indosso perchè è un colore semplice e pratico, perchè è serio e perchè mi fa sentire quell'attimo più crudele di quello che mai sarò.
Dove sei? Ahhh! Eccoti.
Poco più avanti di me, in modo che io possa ammirarti di profilo e scorgere la tua bocca, il tuo naso non proprio perfetto e le tue lacrime lucenti. Mi scopro a desiderare la tua attenzione ad assaporare parole che non mi rivolgerai mai.
Il prete strascica frasi pronunciate con un accento troppo marcato, troppo poco comprensibile, legge capitoli che si storpiano tra denti e lingua e fuoriescono privati del loro significato... E' straniero. Bisogna avere pazienza.
Ed è il pianto di persone mai viste ed il conforto di gente a cui poco importa l'infondere coraggio. Guardo te in mezzo a questo trambusto di anime e mi domando come dirti che tutto prima o poi si sistemerà.
I parenti scemano, ringraziano un pochino per poi sparire silenziosi. Nuovamente nell'oblio.
Ammiro coloro che scavano abbastanza in profondità, di solito trovano l'acqua ed i vermi...
Mi distendo e aspetto che il sonno mi porti in un mondo diverso.
Un mondo dove tu sai metterti in posa, la stessa di un famoso quadro rubato qualche tempo fa e poi sorridi.
Morte e Amore in un'unica giornata.


 
 
 

WormHoles.

Post n°14 pubblicato il 08 Agosto 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Leggo. Mi faccio coinvolgere da cose ed avvenimenti immaginari e combatto e gioco e amo. La realtà mi stordisce con la sua banalità e ripetitività, mi delude con i suoi personaggi privi di spessore e di carattere e mi disincanta con la sua atmosfera priva di magia e di arcani incantesimi.
Guardo intorno a me e vedo il nero del vuoto, l'oblio dei sentimenti celati per poter sopravvivere in una società dove falsità e ipocrisia dominano incontrastate, dove l'aspetto e l'apparire controllano gli impulsi più semplici e banali.
Dire ti amo è diventato una specie di intercalare, ci si bacia a comando, si recita l'amore diviso in tre atti e si muore con la pomice nel cuore.
Vorrei uccidere per questo, vorrei scovare chi e come ha generato questo vortice di rabbia e invidia e avarizia e voglia di accumulare vuoto su vuoto.
E la tristezza e l'amaro riempiono la mia bocca e rigano le mie guance. Come può accadere che ancore vitali diventino ombre e che tutto sfugga viscidamente tra le dita?

E mi accorgo che avevo sbagliato. Non tutto è così. Il nulla vestito di nero non ha il completo controllo di ogni essere vivente, sparuti gruppi di esseri luminosi combattono e contrastano, resistono. Io mi unisco a loro. Con tutta la forza e la rabbia che covo.
Li abbraccio e combatto perchè le cose belle e buone trionfino. So già che la mia battaglia è vana e impari, ma veder brillare diamanti in mezzo a tutto questo fango mi rende forte e coraggioso e cancella le macchie di ipocrisia che il mio animo ha generato per difesa. Come vorrei che queste battaglie evolvessero in una grande guerra contro tutto quello che di sbagliato questo mondo ci riversa addosso. Combatterei armato solo della mia voglia di voler bene, combatterei anche privato della vista e del tatto e dei sapori e dei profumi e della musica. Combatterei fino a non avere più forze.
E quando il campo di battaglia sarà ricoperto dai cadaveri di tutto quello che di malvagio e stupido ed inutile questo pianeta racchiude, solo allora, avrò pace. Guarderò i guerrieri che hanno combattuto al mio fianco e piangerò insieme a loro la vittoria e nessuno mai potrà più sperare che l'oscurità scenda nuovamente a macchiare il mio animo finalmente libero.

E lei mi sarà accanto, guarderò nei suoi occhi e assaporerò la passione malcelata. Pochi istanti di silenzio e di battitti accelerati dall'emozione e un sorriso che racchiude tutto il romanticismo del momento e...
- Oh, non riesco a superare il terzo livello di Super Mario Bros, quello nuovo per DS! Sto impazzendo! Guarda qua! -

Ematomi su tutto il corpo. Tagli vari sparsi e sale sulle ferite. La prossima volta mi porto la PSP...



 
 
 

Esistenze Toccanti.

Post n°13 pubblicato il 01 Agosto 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Mi domando spesso cosa possa voler dire amare qualcuno che non può e non vuole essere amato. Qualcuno di intagibile, irreale, talmente etereo da non essere considerato vivo, ma lo è, io sento che è così. Quel "qualcuno" l'ho creato io. E' nata una sera di maggio, mentre rientravo a casa. E' nata senza particolari dolori ed il travaglio è stato relativamente breve.

E' nata impugnando una spada frastagliata e assolutamente non simmetrica, talmente affilata da non poter essere toccata senza che si apra una ferita, assetata di sangue e completamente nera. E' nata combattendo un esercito di nemici in armatura, in un campo di battaglia intriso di sangue e intestini e cadaveri lacerati. E' nata con una canzone degli Evanescence: My Immortal, che accresceva le emozioni di quella scena creata dal mio cervello. Una scena dove l'unica persona che aveva capito il carattere crudele e spietato di lei, moriva sopraffatto dalle lame avversarie.
Una scena che nella mia mente doveva commuovere chi aveva seguito l'intera storia. Una scena che non ho mai realizzato, ma che continuo a visualizzare a volte con una canzone e a volte senza. La immagino tragica, la vedo terrificante. Il volto del mio personaggio che si fa dolore, rabbia e sofferenza. Lei che finalmente viene inghiottita da un vortice di passioni e sensazioni mai provate fino ad allora.
Lei, che ha capelli che sembrano fiamme talmente sono rossi e lucenti. Che ha occhi verde smeraldo che sembrano brillare di luce propria, intensi, freddi, calcolatori. Il corpo ricoperto da cicatrici di infinite battaglie ed ogni cicatrice è un motivo che la spinge ad andare avanti portando a termine la sua terribile vendetta. Contro chi, ancora non è chiaro nella mia mente, immagino un nemico talmente terribile da essere insopportabile, fastidioso ed inaccettabile.

Scrivo di lei e m'innamoro sempre di più di questa figura tormentata e bisognosa di sentimenti perchè ne è completamente priva. La ritraggo e ne delineo le forme, i difetti, ogni piccola cicatrice e riesco a vederla, sentirla... Ha una voce roca, calda. Parla pochissimo ed i suoi movimenti sono precisi e felini. Ogni semplice gesto mostra una sua eleganza, un suo stile. La amo, ma lei non potrà mai saperlo e così aspetto.

Aspetto che il mio mondo si concretizzi, che la magia antica e perduta ritorni ad essere la vera tecnologia e che la natura prenda nuovamente possesso di questo pianeta.
Così siedo ai piedi del letto, una tazzona di caffè al mio fianco, il quaderno degli scarabocchi sulle ginocchia e parlo con un foglio bianco sporco di grafite, pregandolo di vivere.
So bene cosa vuol dire amare niente e nessuno. Ma non per questo mi arrendo, anzi...

 
 
 

La Senti Scorrere Dentro.

Post n°12 pubblicato il 29 Luglio 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

"Guardami negli occhi
Spogliati da ogni falsità
Quell'aura di purezza tradisce diaboliche anomalie
E sai di cosa sto parlando
di cosa ho bisogno"

La luna sorride al sole che tramonta e le colonne si tingono di rosso e viola e d'oro. La musica penetra a fondo, lasciando il sapore gradevole di un paese fatto di ciarameddi e ciancianeddi e violini. Ascolti chiudendo gli occhi e lasciandoti trasportare dalla danza di luci colorate.
Apprezzi la semplicità e la forza delle idee e della musicalità supportata dalla potenza melodiosa di una voce carica di coraggio. E vorresti che il concerto fosse dedicato solo a te. Che sugli spalti vuoti, tu sei l'unico che riesce ad apprezzare le parole , mai sciocche e la musicalità, mai prevedibile ed i suoni nascosti dal fragore delle anime che si esibiscono. Ed è bello. Ed è un riempirsi il cuore di nuova linfa che ti spinge ad abbracciare chi ti sta accanto.

Peccato per la fisarmonica.

"Sembrava fosse giunto un angelo a farle visita
aveva occhi grandi e un corteo di nuvole
contornava enormi ali bianche
celestiali sembianze, intensi occhi grandi
custodi di un addio"
-Carmen Consoli-

 
 
 
 
 
 
 

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