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Aldimir, l'elfo verde.

Post n°9 pubblicato il 17 Novembre 2010 da lemagichefiabe
 

folletto verde

 

Aldmir l’elfo verde


A Tuatha De Dannan regnava un Re, al quale piaceva tantissimo sentir raccontare storie e tale piacere si era esteso a tutti i componenti della sua corte: dame, damigelle, Principi e notabili.
Il Re aveva nominato un suddito “Narratore” e ogni sera, prima di coricarsi, pretendeva che questi gli raccontasse una storia e la storia doveva essere diversa ogni volta.
Il Re era molto ricco, amava andare a caccia, e costruiva recinti e castelli a non finire, facendo tagliare interi boschi per avere materiali e soprattutto lo spazio per costruire. Un giorno decise di costruire un altro castello, ma, per far questo, era necessario tagliare tutti gli alberi del bosco sulla collina degli elfi, dove , in mezzo ad un bellissimo bosco di querce, abitava il narratore con tutti i suoi animali.
Questa notizia preoccupò non poco il narratore: dove sarebbero andati a vivere tutti ? E che fine avrebbe fatto il suo bosco, con i suoi daini e i suoi uccellini?
Una mattina il narratore si alzò presto, si mise a passeggiare tra i suoi boschi .... doveva pensare ad una nuova storia da raccontare al Re per la notte ..... ma era troppo preoccupato e non riusciva a trovare qualcosa di nuovo ...nessuna nuova storia gli veniva in mente…
All’improvviso vide una piccolissima forma verde sgattaiolare tra i rami delle querce; sembrava volesse giocare a nascondino.
Voleva certamente farsi notare, e, una volta fattosi vedere, lanciava una risatina e correva a nascondersi altrove .....
-“chi sei tu ?” - chiese il narratore .....
- “Sto aspettando qualcuno che giochi con me!” - rispose da dietro un ramo l’essere misterioso ...
-“ Cosa sei cosa vuoi da me ?” - chiese a gran voce il narratore.
- “ Io sono la luna, che custodisce i tuoi sogni con cura, così come posso essere anche il sole, che ti riscalda. Quando sono felice, io sono la dolce brezza che fa muovere le cime di questi alberi , ma quando sono arrabbiato … fai attenzione perché io sono anche la tempesta. Sono così sempre e ovunque: dalla più dura roccia alla montagna più alta. Posso essere vivace come una piccola lepre che salta o come gli zampilli di una bella fontana; sono la pioggia che nutre i campi di fragole; d’inverno mi vesto di fiocchi di neve; dono vita ad ogni filo d’erba e seguo i percorsi di ogni nuovo fiore e albero. Questo mondo è la mia culla, trattalo con cura ed esso ti sosterrà in tutti i tuoi giorni e si occuperà di tutti i tuoi sogni , tra una dolce luna e luminosi raggi di sole” - rispose la piccola forma verde , che tutto ad un tratto cominciò ad assumere forme più definite .....
Era un piccolo ometto, con un cappello buffo, e due grandi occhi verdi .......
-“Cosa stai facendo?” – chiese poi al narratore. -“Ti va di giocare un po’ con me? Dai forza, fai un un sorriso … Sei riuscito a pensare a qualcosa da raccontare al tuo Re questa sera? ....
Il narratore restò stupefatto e gli chiese:
-“Sarebbe chiedere troppo sapere chi sei o da dove vieni, o perché ti preoccupi di ciò che mi affligge?”
-“Io sono lo spirito dei boschi”- rispose l’elfo - “ ... e mi chiamo Aldmir. Sono un elfo verde. Questo bosco mi appartiene. Prendi Narratore!”
L’elfo gli diede una bacchetta di agrifoglio verde..... -“Con questa riuscirai a risolvere ciò che ti affligge. Prendila e vai dal tuo Re”.

Il narratore la sera si presentò al Re senza esser riuscito a trovare una storia nuova e consegnandogli la bacchetta di agrifoglio, gli disse:
- “Maestà ho trovato per i boschi questa bacchetta e si dice sia magica, si possono fare tante cose con questa, vi mostrerò la più importante a patto, però, che salviate la mia collina degli elfi ed il suo bosco.”
-“Hai la mia parola d’onore!” - rispose il Re.
- “Mio Re” - disse ancora il narratore - “ sapete ci si può giocare, e mi è stata donata in verità dal re degli elfi ... e gli raccontò poi tutto ciò che gli era accaduto.
Il Re, ascoltato il racconto del narratore, si mise a ridere a crepapelle, coma mai gli era successo, e rise così tanto che quella sera non riuscì a prendere sonno: non poteva smettere di ridere.

Arrivò l’alba ..... e con essa la luna cedette il posto ai primi raggi di sole.
Il Re aveva finalmente smesso di ridere , anche se ogni tanto al sol pensiero ricominciava …
Lui solo era il Re e nessun altro ed era anche il padrone incontrastato di ogni bosco, collina e di ogni terra.
Poi il suo sguardo andò sulla bacchetta di agrifoglio verde e smise di colpo di ridere. Uno spettacolo strano dinanzi ai suoi occhi: la bacchetta di agrifoglio si trasformò in un piccolo elfo verde, con un cappello buffo e grandi occhi verdi ... e cominciò a parlargli:
- “vuoi giocare con me?”
Il Re trasalì e gli chiese: - “E tu chi sei ?”
-“ Io sono la luna, che custodisce i tuoi sogni con cura, così come posso essere anche il sole, che ti riscalda. Quando sono felice, io sono la dolce brezza che fa muovere le cime di questi alberi , ma quando sono arrabbiato, fai attenzione perché io sono anche la tempesta. Sono così sempre e ovunque: dalla più dura roccia alla montagna più alta. Posso essere vivace come una piccola lepre che salta o come gli zampilli di una bella fontana; sono la pioggia che nutre i campi di fragole; d’inverno mi vesto di fiocchi di neve; dono vita ad ogni filo d’erba e seguo i percorsi di ogni nuovo fiore e albero. Questo mondo è la mia culla, trattalo con cura ed esso ti sosterrà in tutti i tuoi giorni e si occuperà di tutti i tuoi sogni , tra una dolce luna e luminosi raggi di sole ...” e poi gli chiese:
- "cosa stai facendo ... ti va di giocare un pò con me ?”
Aldmir fece un sorrisetto , alzò il palmo di una mano e soffiò spargendo una polverina verde …..
Il Re meravigliato, fece sonori starnuti, osservò ad occhi sgranati lo strano essere e, spaventato, gli promise che non solo i suoi boschi non sarebbero nemmeno stati sfiorati, ma che avrebbe ripiantato e non più toccato tutti gli alberi che aveva abbattuto e, questo in sole 27 Lune .....

Aveva finalmente capito che il vero Re non era lui, ma Madre Natura, che Aldmir l'elfo verde era il suo messaggero e, infine, che tutti gli altri erano il suo popolo.

 

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