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Confronto tra i giovani e la politica

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Ora Battisti spara sull'Italia:"Mafiosi"

Post n°2538 pubblicato il 02 Febbraio 2009 da Antalb
 

Era inevitabile: l’assurda decisione del governo brasiliano di concedere asilo politico a Cesare Battisti, condannato in Italia a due ergastoli per omicidio e rapina (ma nel suo curriculum figura anche una violenza carnale su una disabile), non comporta solo che un assassino venga sottratto alla sua giusta punizione. Produce anche lo sgradevolissimo effetto collaterale che ora dobbiamo sorbirci gli insultanti vaniloqui dell’assassino medesimo. L’odioso impasto di calunnie, insinuazioni, finto stupore e autoassoluzioni a uso e consumo della Corte Suprema brasiliana (che potrebbe - speriamo - ribaltare l’ideologica presa di posizione di Lula e dei suoi ministri) si commenta da sé. Solo alcune precisazioni, dunque. Innanzitutto è falso che Battisti abbia abbandonato le armi dopo l’omicidio di Aldo Moro, nel maggio 1978. Il delitto Torregiani, per il quale, ripetiamo, è stato condannato all’ergastolo, fu compiuto nel febbraio 1979. E lui fu arrestato nel giugno dello stesso anno, insieme con alcuni complici, in una base terroristica di Milano, dove vennero sequestrati mitra, fucili, pistole e documenti falsi. Battisti gioca con le date (anticipa anche di un anno la sua adesione ai Pac: il ’76 anziché il ’77) e con le parole, ma racconta frottole. Non sappiamo, e forse non sapremo mai, quanto ci sia di menzogna nell’affermazione secondo la quale furono i servizi segreti francesi a farlo fuggire in Brasile. Il nostro ministro degli Esteri Frattini non ci crede. E forse ha ragione. Di sicuro, però, Battisti ha goduto in tutti questi anni di una rete di protezione che sarebbe ingenuo identificare solo con gli intellettuali nostrani e transalpini incomprensibilmente innamorati del suo profilo criminale. E altrettanto certamente è risibile la motivazione che dà delle mosse degli 007: lo avrebbero fatto scappare «perché l’Italia stava facendo pressioni a causa delle denunce contenute nei miei libri». Ma andiamo! Le uniche «pressioni» contro i suoi libri possono essere arrivate da lettori offesi per come maltrattava i fatti e la sintassi. Quanto al Paese di torturatori governato dalla mafia, be’, qui forse Battisti qualche sponda la troverà. Grillo, Camilleri e Travaglio saranno pronti ad accoglierlo a braccia aperte: finalmente un altro che la pensa come loro. E Di Pietro starà già preparandogli la tessera per l’iscrizione all’Italia dei valori. Posto ce n’è, viste le falle che vanno aprendosi nel partito dell’ex Pm. Per i soldi, invece, Battisti non si illuda: la cassa Idv, ormai lo sappiamo, è affare di famiglia.

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