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Ritorna il nucleare: un regalo a due generazioni

Post n°2581 pubblicato il 26 Febbraio 2009 da Antalb
 

Editoriale di Franco Battaglia su il Giornale di mercoledì 25 febbraio.

Il ritorno italiano al nucleare sarà la cosa più importante che si sarà decisa in questo Paese negli ultimi 30 anni. Dobbiamo rendercene conto: la nostra civiltà è fondata sulla disponibilità di energia abbondante, economica e garantita secondo i nostri bisogni. E i nostri bisogni sono che essa deve essere erogata nel momento in cui viene richiesta e con la potenza richiesta. Non aver compreso quanto appena detto ha indotto la sbornia da eolico e fotovoltaico che il mondo, purtroppo, non ha ancora sbollito. Quando accadrà, sarà sempre tardi.

I combustibili fossili contribuiscono all’85% del fabbisogno d’energia primaria dell’umanità. Contribuiscono anche, nel mondo, al 66% del fabbisogno elettrico: per il resto, l’energia elettrica è prodotta da idro (17%) e nucleare (15%). Il restante 2% da geotermia e termovalorizzatori: come vedete, vento e fotovoltaico sono inesistenti (oddio, gli impianti - costosissimi - ci sono: sono solo inutili).

L’Italia è messa peggio del resto del mondo: i combustibili fossili soddisfano il 73% del nostro fabbisogno elettrico, l’idro il 10%, geotermia e rifiuti solidi urbani il 3%: anche in Italia, a dispetto dei colossali sperperi del precedente governo su eolico e fotovoltaico, questi sono quasi assenti. Se avete fatto le addizioni, rimane un 13% di fabbisogno: esso è coperto dal nucleare che importiamo dalla Francia. Insomma, nel mondo il nucleare è a +15% da noi, unici al mondo, a -13%. Non avete idea del danno economico che il Paese ha dovuto subire. Per farla breve: è da 20 anni che paghiamo alla Francia, ogni anno, l’equivalente di un reattore nucleare: come dire che un quarto del parco elettronucleare francese l’abbiamo pagato noi contribuenti italiani.

C’è però una ragione più profonda della necessità del ritorno al nucleare in Italia, ed è la stessa della necessità del suo potenziamento nel mondo: bisogna programmare una lenta e dolce uscita dall’economia del carbonio. Non, naturalmente, per via del riscaldamento globale - che è un colossale falso scientifico - ma perché la Terra non è piatta e infinita ma tonda e finita, e finiti sono petrolio, gas e carbone. La loro produzione, cominciata a zero nel passato, ha continuato ad aumentare finché, prima o poi, raggiungerà un picco massimo; che è stato anzi già raggiunto dal petrolio e il gas ci è vicino (il picco del carbone è ancora lontano, grazie alla sua maggiore abbondanza). Quel picco è un grave campanello d'allarme: da esso in poi la produzione della risorsa sarà inferiore alla domanda. O si corre ai ripari o saranno guai che non oso nemmeno immaginare.

I ripari non possono essere né eolico né fotovoltaico perché, per ragioni tecniche, queste tecnologie hanno una sola funzione: fanno evitare la combustione di combustibile convenzionale quando il sole brilla o il vento soffia. Quando il combustibile convenzionale sarà esaurito, non potranno far evitare la combustione di alcunché, e non avranno alcuna funzione. Qualcuno, con poca dimestichezza con la fisica, si illude coi pregi dell’accumulo della energia elettrica prodotta dal vento o dal fotovoltaico: mi spiace deludere, ma non è possibile, e alla prima occasione lo chiarirò.

L’unico riparo possibile è il nucleare: il buon Dio ci ha dato uranio e torio a sufficienza per alimentare il fabbisogno elettrico dell’umanità per oltre 10.000 anni, per cui la nostra civiltà, fondata sulla disponibilità di energia abbondante e garantita, avrebbe ancora lunga vita. Quella dei reattori nucleari è di 60 anni: installarli oggi, significa lasciare un bel regalo a ben due generazioni future. Se in Italia riusciremo a farlo, dovremmo esserne orgogliosi.

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Commenti al Post:
faaalc0
faaalc0 il 26/02/09 alle 12:08 via WEB
...MA UNA VOLTA "IL GIORNALE" non era di Belusconi? ....a volte le combinazioni!!!!
 
 
Antalb
Antalb il 27/02/09 alle 18:09 via WEB
Questa tuo sarcasmo non c'entra niente con il merito della questione e dispiace perché materie così delicate non meriterebbero questo trattamento.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Cris il 26/02/09 alle 14:44 via WEB
"secondo le stime correnti, la quantità di tutto l’uranio estraibile è nell’ordine dei 3,5 milioni di tonnellate. Dal momento che il consumo attuale è di 70.000 tonnellate/anno (per coprire solo il 6% della domanda globale di energia primaria), basteranno 50 anni per esaurire tali scorte" questo è il dato che ricorre piu' spesso, confermato da vari studiosi (e dal fatto innegabile che il prezzo è salito di 20 volte negli ultimi 4-5 anni); l'unico regalo alle future generazioni sarà quello del costo e del rischio di dover smantellare e gestire sostanze pericolose per vari secoli...
 
 
Antalb
Antalb il 27/02/09 alle 18:11 via WEB
Io non sono uno studioso e quindi non replico nel merito della questione. Faccio però notare che chi ha scritto l'articolo, il prof. Franco Battaglia, non è un giornalista bensì un docente universitario nonché ricercatore scientifico di fama mondiale, studioso facente parte dell'organismo internazionale N-Ipcc. Inoltre, devo rilevare che numerosi sono gli ambientalisti pentiti che in questo periodo stanno facendo marcia indietro e perseguono l'ideale del nucleare.
 
GIGLIO2100
GIGLIO2100 il 01/03/09 alle 19:01 via WEB
M a se ancora gira x l'europa la monnezza di napoli che non sappiamo cosa farci , possiamo fare il nucleare? Se succede qualche imprevisto chi va a spegnere l'incendio? i pompieri italiani? e i contaminati chi li soccorre la protezione civile? mi sembra na cosa impossibile con le struture pubbliche a pezzi grazie alla privatizzazione che volete voi di destra
 
 
Antalb
Antalb il 05/03/09 alle 17:21 via WEB
Gli impianti di terza generazione non hanno mai provocato incidenti. Inoltre la battuta sulla privatizzazione è totalmente fuori luogo: ti ricordo che il primo ad avviare le privatizzazioni fu un tale Romano Prodi.
 
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